Titolo: Chronicles of Thunder and Ice
Titolo del Capitolo: 2. Esiliato
Fandom: Thor
Personaggi: Thor Odinson, Loki Laufeyson
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Alternative Universe
Conteggio Parole: 1342 (
FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da
500 Themes Italia con prompt: 427. Bambino Esiliato
2. Si tratta di una Alternative Universe dove mi baso un po’ sui comics della Marvel ed un po’ sulla mitologia norrena. In questa fic Loki non è stato adottato da Odino e né quest’ultimo né Thor lo conosco. Thor è ancora un adolescente guerrafondaio e ad Asgard non sono state costruite le mura per proteggerla dai Giganti. Inoltre, Asgard e Jotunheimr - secondo le mie informazioni - sono separati da un fiume: l’Iving. Questo per via dell’assenza delle mura.
3. Come si è compreso nel prologo, tra Jotunheimr ed Asgard c’è una guerra in corso. Che dire sul capitolo… iniziano i problemi per Thor e vediamo per la prima volta Loki :3 Loki è più giovane di Thor, non è propriamente un bambino anche se il prompt è quello.
4. Nella mitologia Farbauti e Laufey hanno il sesso “inverso”. Laufey è la madre e Farbauti è il padre. Sono rimasta federe alla Marvel in questo caso, con Laufey padre di Loki e Farbauti sua madre. La sua figura non la conosco tanto bene, lo ammetto, quindi l’accenno che do della sua caratterizzazione è una mia idea. Per quanto riguarda il “destino” di Loki, mi sono ispirata ai classici trattamenti medievali, dove l’essere “storpi” era sinonimo di sventura e bisognava uccidere i bambini nati malati.
5. Dedicata alla mia dolce metà<3 Ti amo oggi come ti amerò domani ed in futuro<3
{ Chronicles of Thunder and Ice ~
- 2. Esiliato -
Sembravano essere passate solo poche ore dal suo risveglio, tant’è che quando Thor vide il cielo divenire scuro, e l'ombra calare sulla bianca foresta di Jotunheimr, comprese che il ciclo solare di quella giornata era già giunto al termine.
Provò una sorta di sollievo nel rendersene conto. Il suo corpo non avrebbe retto altre ore di marcia, sentendosi inoltre indebolito nello spirito dalla bruciante sconfitta alla quale stava andando incontro.
Nonostante l'orgoglio, Thor aveva presto capito di aver preso troppo alla leggera la sua missione e di essersi suo malgrado smarrito nella terra dei Giganti di Ghiaccio. Tuttavia aveva continuato la sua marcia, certo che tornare indietro sarebbe stato oltremodo deleterio sia per il suo fisico che per lo spirito.
Aveva quindi tentato di proseguire verso un ipotetico sentiero - affondando nella neve ad ogni passo -, con l’unico obiettivo di trovare un riparo ed un po' di cibo.
Ormai avvertiva i morsi della fame e l'assenza dei lauti pasti asgardiani che era solito consumare, e senza quel sostentamento non sarebbe mai riuscito a tornare indietro. La sua alla fin fine era una scelta obbligata... ma con il calare delle tenebre fu costretto a fermarsi, appoggiandosi contro un albero e stringendo forte i suoi indumenti alla ricerca di un po’ di sollievo.
Gli mancava il calore di Asgard... ed avrebbe fatto di tutto pur di rientrarvi: era addirittura pronto a subire la furia di Odino.
Accennò un sorriso a quel pensiero, stringendo poi i denti quando iniziò a sentire le forze abbandonarlo lentamente...
Si morse le labbra quasi a sangue, cercando con quel fastidioso dolore di restare sveglio e concentrato... ma era sempre più complicato.
L'ennesimo solco sulla roccia segnò la fine di quella giornata passata nella solitudine della sua grotta.
Osservò i segni lasciati sulla parete, sfiorandoli con le piccole e fredde dita. Contarli era inutile - era abituato a compiere quel gesto al calare della sera -, perché anche senza guardare la parete, Loki sapeva quante volte il gelido sole di Jotunheimr aveva fatto spazio all'ancor più fredda notte di quel regno dal giorno in cui la sua unica compagna, amica e confidente - ma soprattutto sua Madre - era morta a causa sua.
Un anno, sei settimane e cinque giorni.
Tanto tempo, eppure a Loki sembrava non essere passata neanche un'ora da quell'infausta mattina.
Ormai non piangeva quasi più al ricordo della morte di sua Madre, aveva imparato a nascondere quei suoi sentimenti che lo rendevano tremendamente debole... tuttavia, non era ancora in grado di accettare la perdita dell'unico membro della sua famiglia che l'aveva amato nonostante la sua natura.
Perché Loki non era un normale Gigante del Ghiaccio, era nato troppo piccolo e debole per essere il degno erede della Casa Reale... inadatto addirittura per essere considerato uno Jotnar.
Era stato accusato e giudicato ancor prima di avere memoria di quei giorni o di riuscire ad aprire gli occhi.
Suo Padre, inorridito, l'aveva visto come un crudele errore della natura. Uno sbaglio da eliminare in quanto portatore di sventura in quei tempi di guerra contro Asgard, e per quel motivo aveva ordinato di ucciderlo, rinnegandolo e privandolo del suo titolo di erede al Trono di Jotunheimr.
Solo la prontezza di sua Madre - l'istinto protettivo materno e, forse, anche la necessità di liberarsi dell'oppressione del coniuge - lo salvarono dall'essere giustiziato.
Aveva inscenato la sua morte e l'aveva portato lì, in quella grotta... l'unica dimora mai conosciuta da Loki.
Era diventato un esiliato nella sua stessa terra che, come gli aveva sempre detto sua Madre, gli sarebbe appartenuta un giorno. In futuro, lui si sarebbe sollevato dinnanzi a suo Padre, il Re Laufey, e l'avrebbe sconfitto reclamando il suo posto sul trono.
Era quello l'ambizioso progetto di sua Madre, ed era proprio per quel motivo che sin dalla più tenera età era stato istruito in varie discipline. Arti curative e la Storia dei Nove Regni, gli aveva trasmesso l'amore per la lettura dei testi magici di Jotunheimr e gli aveva insegnato anche l’utilità della menzogna - dono che l'aveva salvato da morte certa.
Stava crescendo un Sovrano che avrebbe spodestato l’attuale Re del Regno e Loki era fiero e affascinato da quel futuro dipinto dalla Madre.
Diligente e sempre assetato di sapere, aveva ascoltato paziente ogni sua lezione senza mai deludere la sua insegnante... almeno fino a quel fatidico giorno.
Sapevano entrambi che prima o poi Laufey avrebbe scoperto il motivo delle lunghe assenze della sua consorte, ma avevano sempre sperato che quel momento giungesse il più tardi possibile. Ma si sbagliavano.
Il Re, durante una breve tregua dalla guerra contro Asgard, aveva seguito sua moglie e l'aveva trovata con quel figlio che doveva essere morto.
Tradimento.
L'accusa più pesante era caduta sulla testa della Regina, con un'unica e inevitabile sentenza: la morte.
Era quello il suo destino, ed ancora il suo pensiero era andato verso suo figlio: doveva proteggerlo e fare in modo che il suo piano d’odio contro Laufey avesse modo di compiersi.
Loki ricordava le lacrime versate quel giorno, mentre una magia della Madre - più forte della sua ancora acerba - lo rinchiudeva nella grotta, rendendone invisibile l'entrata.
Neanche i cacciatori più esperti sarebbero riusciti a rintracciare quel luogo senza un'abile guida come lo era la Regina o lo stesso Loki. Tutti lo sapevano, ed in quel modo aveva salvato per la seconda volta suo figlio... senza però evitare l'ira del Re.
La giustiziò senza ripensamenti, certo che Loki stesse guardando l'esecuzione. Giurando poi a gran voce che presto anche il suo sangue indegno sarebbe stato versato sulla bianca terra di Jotunheimr.
Inizialmente era stato il dolore a tenerlo sveglio, tra lacrime e fitte al petto al solo ricordo del sangue scuro che sporcava la neve... in seguito, quando le sue pene erano state lenite dallo scorrere del tempo, aveva passato le notti a cacciare e a studiare la sua vendetta.
Avrebbe portato a compimento i sogni di sua Madre, vendicandone la morte e donando egual dolore a quel Padre che regnava sulla terra che gli apparteneva.
Era il suo destino - il destino che sua Madre aveva designato per lui -, e anche se talvolta non riusciva a ricacciare dentro le lacrime, la sua sicurezza non aveva mai vacillato.
Raccolse quindi la lancia che si era costruito utilizzando una lama di ghiaccio, e immergendosi nella notte di Jotunheimr, abbandonò la grotta per andare a cacciare e recuperare le prede catturate con le svariate trappole disseminate attorno al suo rifugio.
Abituato all'oscurità della foresta, Loki percorse con sicurezza i sentieri noti solo a lui, raccogliendo i piccoli ed incauti animali caduti nelle sue trappole.
Aveva ottenuto un buon bottino, e anche se erano delle prede minute, Loki avrebbe mangiato per due giorni con ciò che aveva catturato. Si concesse un sorriso soddisfatto, senza però perdere la concentrazione e tenendo sempre le orecchie tese e pronte a capire rumori estranei.
Proprio grazie a quella sua attenzione sentì giungere in lontananza dei versi concitati.
Lupi, si disse. Dovevano aver trovato qualche preda anche loro.
Ascoltò ancora i rumori trasportati dal silenzio della foresta poi, come accadeva sempre in quelle occasioni, cercò di ignorarli. Non erano affari suoi le battaglie dei grandi lupi di Jotunheimr... certi animali era meglio evitarli, soprattutto in branco e durante delle battute di caccia.
Tuttavia, quella notte gli risultò impossibile non prestare più attenzione ai lupi.
Era così abituato a quei versi che riuscì subito a sentire un qualcosa di stonato nella zuffa degli animali... e si trattava di una voce.
I lupi non attaccavano mai gli Jotun, e quella voce doveva per forza appartenere a... a chi?
Che i Giganti di Fuoco provenienti da Múspellsmegir fossero riusciti ad oltrepassare i confini?
Gli risultava impossibile, ma con la guerra ancora in corso con Asgard poteva accadere di tutto. Tuttavia, sentiva di poter escludere i Giganti di Fuoco... con quella neve il loro passaggio sarebbe stato molto più evidente, e più Loki si avvicinava più sentiva che l'altro essere era in pericolo.
Non sapeva esattamente il perché stesse correndo verso la 'battaglia' - ignorando il buon senso e la conoscenza dei lupi di Jotunheimr -, ma sapeva di dover fare qualcosa.
Forse era la solitudine a spingerlo fino a quel punto... o forse qualcos'altro, ma alla fine non gli importava: contava solo arrivare alla sua destinazione in tempo.