Titolo: Fotoricordo
Categoria: Originale
Personaggi: un po’ tutti (LOL)
Autore:
koorime_yu Beta:
t_jill Avvertimenti: relazioni omosessuali varie ed eventuali
Genere: di fluff sparso qua e là
Rating: PG15
Prompt: 04. Fotografia
Disclaimer: tutto mio! \*O*/ tutto tutto mio e di
ellepi. Per avere delucidazioni sulle maternità varie cliccare
qui.
Note: nata per il compleanno della mia deliziosa amica e beta
ellepi, mi ha tirato giù dal letto la scorsa mattina facendomi buttare alle ortiche la storia che le stavo scrivendo da settimane. E che era quasi conclusa. Comunque, ho imparato a mie spese che non seguire i voleri delle voci che ho in testa non è un bell’affare, quindi, con santa pazienza, mercoledì mattina mi sono alzata e mi sono accinta a lavorare. Solo che quando ho acceso il pc per mettermi a scrivere, le voci hanno cominciato a strepitare indignate e, per non tirarvela troppo a lungo, hanno preteso che scrivessi le loro storie a penna, su fogli volanti e IN STAMPATELLO!
Ora, Elli, io ti adoro e ti voglio un mondo di bene, ma la prossima volta che UN TUO bambolotto se ne esce fuori con una pretesa del genere, io li faccio andare tutti in bianco per i prossimi quindici anni! Marionettista avvisata... ;)
No, okay, tutto questo per dirti che se l’altra sera ero sclerotica un motivo c’era XDD (tra cui che nel bel mezzo la penna mi era finita e sono dovuta andare in cerca di una sostituta. Ed ecco spiegato il motivo di quell’ARG! XDDD).
Prima di lasciarti (e lasciarvi) a questa piccola raccolta, devo fare una precisazione. Ricordi quando ti ho chiesto il permesso per usare qualunque tuo bambolotto? Bene, non ero sicura del perché ti avessi formulato la richiesta in quel modo fino a quando non ho cominciato a scrivere questa prima flash. Spero solo che ti piaccia lo stesso e... se devi prendertela con qualcuno, prenditela con lei. XDDDD
Ah, sì, giusto, partecipa anche alla
Criticombola!
#1. Click
Lisa entrò in camera di Eros e sorrise al ricordo di quanto tempo ci avesse trascorso da bambina, poi da adolescente e infine da giovane donna. La verità era che lei adorava quella camera, quella casa e i suoi abitanti. Erano stati una seconda famiglia, un rifugio sicuro quando il dolore sembrava accanirsi contro il suo cuore.
Sorrise sedendosi sul letto e ricordandosi di quante lacrime avesse pianto lì per Niki e quanto protetta e amata si fosse sentita tra le braccia di Eros, quella notte. Le scappò una risata dalle labbra leggermente truccate quando le tornò in mente il viso imbarazzato e quasi sconvolto del suo migliore amico dopo che avevano fatto l’amore, quella stessa notte. Solo Eros poteva scoprirsi attratto anche dalle donne consolando lei per una delusione d’amore.
Lisa sbuffò, lasciandosi cadere sul materasso, e guardò il soffitto bianco di quella camera così conosciuta, pensando che adesso era Eros ad avere problemi di cuore e lei non sapeva che fare. Fece una piccola smorfia di dolore quando il senso di colpa le ricordò che Eros i problemi li aveva già da molto prima, ma lei non li aveva visti, troppo presa dalla sua vita lontana da lì e dalla sua storia d’amore. Chissà chi c’era stato in quei momenti con lui, a parlargli ed a cercare di aiutarlo ad andare avanti, a non soffrire per quella stronza che sembrava aver preso il suo cuore come il nuovo giocattolo da usare a suo piacimento e poi gettare via una volta rotto.
Il cuore di Eros sembrava essersi guastato per davvero, al punto che neanche il suo proprietario era certo se funzionasse più in modo corretto.
Gli occhi di Lisa furono catturati da una cornice ben conosciuta appoggiata sulla scrivania e la sua mano si allungò subito a catturarla per portarsela al viso, sorridendo di nostalgia.
Accarezzò con gli occhi e un polpastrello le tre figure ritratte e si chiese con dolore che fine avessero fatto la gioia e la spensieratezza di quei momenti. I piccoli Franz, Eros e Lisa continuarono a sorriderle, ma sembravano non saperle dare altra risposta.
Si concentrò sul viso infantile di Eros e sul suo sorriso luminoso e assolutamente contagioso e la fitta di colpa tornò a trapassarle il cuore, perché, stupida e cieca, non si era neanche resa conto che quei sorrisi non c’erano più, che la voce di Eros al telefono non era più allegra e piena di voglia di vivere come un tempo, e la lontananza, accidenti a lei e al suo egoismo, non era una scusante.
Si mordicchiò un labbro, stringendo la fotografia tra le mani affusolate, e si chiese per l’ennesima volta che cosa avrebbe dovuto fare. Era andata lì appena tornata dal suo viaggio e saputo che Eros era tornato dagli Stati Uniti, per parlare con lui e cercare di rimediare in qualche modo a quella spiacevole situazione, altrimenti era certa che avrebbe aspettato invano che fosse lui a confidarsi con lei. Eros era troppo buono per fare la prima mossa senza credere di stare riversando su di lei i propri problemi, quindi spettava a Lisa immobilizzarlo e fargli sputare il rospo. Anzi i rospi, passati e presenti.
Non sarebbe stato facile e anzi, sicuramente si sarebbe dato il via a un processo lungo e doloroso per ritrovare tutti i frammenti ancora dispersi del cuore di Eros e rimetterli al proprio posto.
Sperava solo che Franz tenesse duro e non si arrendesse, non prima che Eros fosse pronto a decidere cosa fare della sua vita e del suo cuore.
#2. Click
Daniel scostò le coperte e si alzò il più silenziosamente possibile, sgusciando via dalle braccia di suo marito e rimboccandogli le coperte, prima di uscire dalla stanza e inoltrarsi nel corridoio buio. Si fermò accanto alla prima porta e la socchiuse appena, allungando lo sguardo verso il letto occupato, sorridendo mite.
Giulietta dormiva tranquilla nella camera che l’aveva vista crescere e diventare una donna, almeno per un po’. L’occupante addormentata si mosse e si scoprì la schiena, e lui entrò per la forza dell’abitudine e la ricoprì con amore, come aveva sempre fatto da quando quel piccolo folletto dai capelli rossi e gli occhi verdi era entrata nella sua famiglia. Il giorno seguente sarebbe stato un giorno troppo importante e tutto sarebbe dovuto essere perfetto, la sua bambina non poteva ammalarsi.
Le posò un bacio tra i capelli e uscì, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi poi nel soggiorno, accomodandosi sul divano con un sospiro e guardando la parete dei ricordi in penombra. L’alba doveva ancora rischiarare l’aria, ma lui riusciva perfettamente a distinguere ogni fotografia e ogni viso e sorriso che le riempivano.
Passò da quella del matrimonio suo e di Ephram, uno dei giorni più belli della loro vita, a quella in cui portarono a casa Giuly per la prima volta. Sorrise, guardandosi giovane, innamorato ed emozionato nel suo abito nuziale mentre leggeva gli stessi sentimenti e le stesse paure negli occhi del suo uomo, ancora più bello di come lo vedeva lui tutti i giorni. E poi c’era Giulietta con il suo sorrisone sdentato e i suoi codini e fiocchettini tra i capelli, che cercava di arrampicarsi sulla sua spalla per riuscire ad afferrare il maglioncino di Billy, al sicuro tra le braccia del suo padrino.
Ridacchiò al ricordo del tempo impiegato per scattare quella foto, con quelle due piccole pesti che continuavano ad agitarsi e a voler fare cambio di posto, alternandosi prima tra le braccia di uno e poi dell’altro, mentre Leo e Nora ridacchiavano e sbuffavano seduti accanto a loro sul divano.
Era bellissima la sua famiglia ed era bellissimo vederla allargarsi con il sopraggiungere di nuovi nipotini acquisiti, vederli crescere e diventare giovani uomini e donne bellissime, tutti sicuri delle proprie capacità, ma sempre pronti a farsi coccolare dai vari zii quando un problema, quasi sempre di origine amorosa, li faceva incupire e rattristare: la piccola Luce e la sua cotta adolescenziale per Billy e quella della sua gemella Alexandra per Leo; Billy e il suo amore per Francesco, che era un Francesco e non una Francesca, e poi l’accettazione di quell’amore speciale e i problemi di una relazione a distanza che non sa come essere duratura e matura senza un po’ di sofferenza.
E poi c’era stato il problema più grande per loro due, quello più difficile da gestire, con la loro piccolina, ormai donna, che diceva loro in lacrime che li amava, ma che non riusciva a vivere serenamente lì con loro, senza che le chiacchiere delle malelingue la ferissero giorno per giorno. Se n’era andata via, lontano, per cercare la sua strada e non essere sempre riconosciuta come la figlia di due uomini. Il sorriso mite sul viso di Daniel divenne quasi una smorfia di dolore al ricordo dei pianti singhiozzati al telefono con la sua bambina che ripeteva ancora di amarli, che le mancavano da morire, ma che non poteva tornare, non ancora...
Un paio di braccia lo circondarono all’improvviso e un petto caldo gli coprì la schiena nuda, facendolo sospirare e rilassare immediatamente.
-Ciao.-
-Ciao. Che ci fai qui?-
Daniel si strinse nelle spalle e non rispose, conscio che Ephram già conosceva la risposta. Rimasero così, in silenzio, ad abbracciarsi nelle prime luci dell’alba, guardando le immagini dei loro ricordi venire illuminati dai primi, timidi bagliori del giorno, aspettando insieme di vedere la loro bambina pronunciare il fatidico “sì” e cominciare un nuovo capitolo della sua giovane vita.
#3. Click
Billy rise e cercò di rotolare di lato per portarsi sopra di lui e non essere più alla sua mercé, ma Franz era sempre stato più alto e prestante di lui e durante la lotta su un letto singolo era una disparità che si faceva sentire.
Il flash della macchina fotografica lo accecò per qualche istante e questo permise a Franz di bloccarlo di nuovo sotto di sé, sedendosi a cavalcioni sul suo stomaco, con il fiatone e un sorriso divertito sul viso.
-Arrenditi!- ridacchiò Franz alzando la mano con cui impugnava la macchinetta digitale e facendo un’ennesima foto del suo ragazzo che si agitava e ribellava al suo peso e alla sua stretta.
-Mai!- sbottò infatti quello, cercando di ripararsi dal nuovo scatto. -Ma la smetti?-
Billy lo spinse di lato e questa volta Franz rotolò via da lui senza fare resistenza, ridacchiando e visualizzando sul piccolo schermo digitale la sequenza di scatti fatti. Allungò una mano e si tirò contro il suo ragazzo , facendoselo accoccolare sul petto con un sospiro. Billy gli strusciò la testa contro il petto e si accomodò come meglio credeva, passandogli un braccio sullo stomaco e stringendosi così a lui. Lo guardò trafficare con i pulsanti della macchinetta tra le sue mani e inarcò un sopracciglio curioso.
-Si può sapere che stai cercando di fare con quella cosa?- chiese allungando il collo per vedere. Franz scrollò le spalle e inclinò un po’ di più lo schermo per mostrargli la serie di fotografie che scorrevano. Alcune erano belle, altre inquadrate male o sfocate, ma a ognuna di esse Franz sorrideva o ridacchiava e dopo un po’ Billy si ritrovò a fare lo stesso.
-Tu sei completamente matto.- si sentì in dovere di precisare il più piccolo, appoggiandosi con un braccio sul suo petto e usandolo come leva per arrivare alle sue labbra e baciargliele dolcemente.
-Sono solo felice.- rispose l’altro, stringendolo per la vita affinché non si muovesse da quella posizione e facendogli scuotere la testa, divertito e un po’ rassegnato.
-Ti è venuta la fissa per le fotografie.-
-Sei fotogenico.- rispose Franz con semplicità, senza che il sorriso potesse abbandonarlo per un solo istante.
Billy guardò critico le immagini scattate e rispose: -Ma dai, non sono mica questo granché. Sono solo foto di noi due che facciamo gli scemi sul mio letto, Franz.-
Franz si voltò a sorridergli e gli posò un bacio casto sulle labbra.
-Sono foto di noi due, quindi sono bellissime. Molto più belle di quelle che ci hanno fatto i ragazzi del DAMS.-
Billy fece un musino intenerito e si sporse per concedergli l’ennesimo bacio, più morbido. -Quanto sei dolce quando dici certe cose. - Gli afferrò il viso tra le mani e poggiò la fronte contro la sua, prima di ridacchiare e continuare: -Sicuro di essere il mio cazzuto ragazzo?-
Franz mollò la piccola macchina fotografica, che ricadde sul letto con un soffice ‘pof’, e rivoltò il suo ragazzo sotto di lui, di nuovo.
-Chi è che non sarebbe cazzuto, cucciolo?- domandò ironico, mentre con le dita gli strappava risa e lacrime per il solletico ai fianchi. Billy cercò invano di divincolarsi, fino a quando non riuscì a catturargli le mani e a fermarlo con la promessa di un bacio.
Franz ridacchiò e non oppose resistenza quando si sentì risucchiare le labbra e la lingua nella bocca del suo ragazzo, stringendolo tra le braccia e stendendosi su di lui, rilassato.
-Non tu.- disse alla fine Billy, ancora con il sorriso a stirargli i lineamenti del viso. -Tu sei il mio cazzuto e perfettissimo Azzurro.-
Franz sorrise soddisfatto e lo baciò ancora dolcemente, ma non prima di aver posizionato la macchinetta digitale e aver inserito l’autoscatto.
#4. Click
-Che fai?-
Claudia sorrise, riducendo a icona la finestra sul desktop del suo portatile e si appoggiò all’indietro, sentendo i seni di Stella accoglierla in un abbraccio morbido e caldo, insieme alla stretta delle sue braccia.
-Guardavo vecchi scatti.- le rispose semplicemente, senza dar troppo peso alla faccenda e accoccolandosi contro di lei, felice.
Stella si morse un labbro e allungò una mano verso il touch mouse del portatile, curiosa come un gatto, ripristinando la finestra nascosta neanche un secondo prima. Claudia se ne accorse troppo tardi e quindi non poté fare altro che arrossire mentre l’immagine di un primo piano di una Stella dormiente occupava tutto il desktop. Stella, alle sue spalle, guardò la foto di sé stessa che dormiva rilassata con un braccio sotto la testa e un sorriso a stirarle dolcemente le labbra, mentre un filo rossastro di luce le illuminava una guancia chiara. Lei sbatté le palpebre per un attimo confusa e si scostò appena per la sorpresa.
-Quando... quando me l’hai fatta?-
Claudia si strinse nelle spalle, quasi cercasse di farsi più piccola di quello che già era, e brontolò qualcosa di indistinto prima di agitarsi un po’ sulla sedia e rispondere: -Un po’ di tempo fa- e di alzarsi e allontanarsi da lì, da lei e da quella foto.
Stella la guardò andare al frigo e versarsi un bicchiere d’acqua, berlo senza riprendere fiato e rimettere tutto a posto, prima di cominciare a camminare avanti e indietro torcendosi le mani. Solo in quel momento si raddrizzò dalla sua posizione poggiata alla spalliera della sedia e la raggiunse, afferrandola per le spalle e guardandola anche un po’ preoccupata.
-Piccola? Che succede?-
Claudia rimase ferma tra le sue mani sottili e ricambiò lo sguardo mortificata, mordicchiandosi il labbro inferiore e prendendo infine un respiro profondo per ammettere:
-Tre settimane fa.-
-Cosa?-
-Quella foto... è di tre settimane fa.-
Stella parve non capire subito. Corrugò la fronte, si grattò i capelli ispidi e corti alla base del collo e inclinò la testa di lato per cercare di ricordarsi cosa ci fosse stato tre settimane prima di così... particolare da spingere una fotografa come Claudia a fare quella foto.
Eppure non le tornava in mente nulla. In fondo tre settimane prima loro due si erano conosciute, avevano fatto gli scatti per il suo book fotografico, si erano baciate e... e avevano fatto l’amore per la prima volta. Sgranò gli occhi castani dietro la montatura di plastica quadrata degli occhiali e balbettò qualcosa.
-Quello è di... cioè quando... perché?-
Claudia si dondolò un po’ sulle punte e i talloni come una bambina che ammette una marachella e si strinse appena nelle spalle, rispondendo con un sorrisino birichino: -Perché... mi sono innamorata di te da quel momento?-
Stella rimase a bocca aperta e lasciò andare la presa alle sue spalle, cosa che mandò Claudia nel panico per la paura di aver fatto una cazzata, e la fissò senza fiato. Quando richiuse la bocca, strinse le labbra in una linea sottile e chiese in un sussurro -Mi ami?- , sussurro a cui Claudia non poté che rispondere con un sorrisino di scuse e un -Sì- piccolo a causa del groppo in gola che non le permetteva di parlare. Stella annuì una volta e chiese ancora, con la voce incrinata dall’emozione:
-E allora perché ancora non mi hai baciata?-
Il viso di Claudia si aprì in un sorriso luminoso, con gli occhi lucidi di commozione, e si avvicinò a Stella annuendo felice, prima di stringerla tra le braccia e baciarla sussurrandole un -Ti amo.- a cui si senti rispondere con un emozionato -Ti amo anche io.-
#5. Click
Enzo si accomodò per bene sul costoso divano del loft di Lorenzo e mugolò felice.
Ma una volta non si diceva che le cose belle e costose erano scomode?
La sua schiena incriccata per le troppe ore di studio diceva il contrario, che anzi a quanto pareva più costavano e più erano piacevoli. Con un gemito di sollievo si fece schioccare il collo e si massaggiò le palpebre abbassate, cercando di lenire il bruciore agli occhi. Lasciò ricadere le braccia con uno sbuffo stanco e scocciato e scivolò disteso sul divano, sfilandosi malamente le scarpe e accoccolandosi con le gambe piegate per riuscire a entrarci per tutta la lunghezza.
Lorenzo era uscito ore prima per uno di quei set fotografici che si sapeva quando cominciavano e mai quando finivano, e lui aveva passato l’intera mattinata e metà del pomeriggio a studiare. Gettò uno sguardo svogliato al suo libro di Diritto Commerciale abbandonato sul tavolinetto davanti a lui e lo richiuse con un colpo di mano, mandandolo al diavolo per il momento.
Si guardò attorno in cerca di uno svago o un qualcosa che attirasse la sua attenzione per almeno la prossima ora, e sbuffò per la mancanza di attrattive oltre all’assente padrone di casa. Si alzò con un gemito scocciato, avvicinandosi allo stereo sperando di trovare almeno qualcosa da ascoltare. Premette play e un attimo dopo stop quando si rese conto che il cd all’interno era di Bach, lasciandosi andare a un gemito sofferto e chiedendosi come potesse Lo ascoltare certa roba a tutte le ore e in qualunque situazione. Beh, quasi.
Scorse la collezione di cd in cerca di qualcosa di commerciale e abbandonò le speranze quando si rese conto che di quel genere non ce n’era neanche l’ombra.
Tornò al divano con un sospiro sconsolato, dopo una capatina al frigo per una cocacola e una alla libreria sperando in un titolo che lo attirasse, ma niente. Appoggiò la lattina sul tavolinetto e tornò ad accoccolarsi sui morbidi cuscini, notando solo in quel momento una cartellina che spuntava da sotto il suo libro. Allungò una mano e l’aprì curioso, sicuro di trovarci gli ultimi scatti del fotografo delle star, e invece si ritrovò tra le mani sé stesso con un paio di pantaloni di una tuta di Lorenzo addosso, che guardava l’obbiettivo con uno sguardo serio e predatore, mentre la posa morbida del corpo, abbandonato sulla poltrona, trasmetteva l’indolenza del suo giovane spirito. Lo spirito di un giovane leone che ha voglia di fare, di dimostrare al mondo quanto vale, come gli aveva detto una volta Lorenzo, mostrandogliela.
Quella fotografia era vecchia e Lorenzo gli aveva fatto molti altri scatti migliori di quello, eppure non era la prima volta che la trovava in giro per casa quando avrebbe dovuto rimanere con le altre, al suo posto in un cassetto della scrivania del fotografo.
Si morse le labbra studiando la foto, deciso a capire cosa ci trovasse Lorenzo di tanto bello da spingerlo ogni volta a prenderla e riguardarla, e ricominciare a studiarla.
Okay, era sensuale e riusciva a trasmettergli ancora la tensione sessuale che c’era tra loro in quei momenti, ma solo perché lui sapeva cosa c’era, perché lui ricordava perfettamente il fremito di piacere nel sentire le dita dell’uomo più grande slacciargli il nodino della tuta e abbassargliela di poco sotto la linea dei boxer, accarezzandolo in punta di dita. Chiuse gli occhi con un sospiro al ricordo del piacere di averlo così vicino, così preso da lui, e sentì l’eccitazione risvegliare il suo corpo di ventenne proprio nel momento in cui la porta dell’appartamento veniva aperta in silenzio, segno che Lorenzo era tornato... ed era da solo.
Enzo lanciò la cartellina sul tavolino e si sbottonò i jeans, infilandosi la mano nei boxer e cominciando ad accarezzarsi lentamente l’erezione, un sorrisino goloso a illuminargli gli occhi di malizia.
Il giovane leone aveva fame di giocare.