[Originale] Pensieri notturni

Jul 10, 2009 19:38



Titolo: Pensieri notturni
Fandom: Originale
Personaggi: Ephram/Daniel
Avvertenze: slash
Word: 1.903 (W)
Prompt: Jolly del Fluffathlon. Prompt generico + 1.500 parole + quattro frasi dalle scorse storie della challenge:
-Responsabilità:
Non gli interessa che la posizione sia scomoda, ora come ora vuole solo abbracciare la sua famiglia
-Confronto all’alba:
Non ti chiederò chi è, non sono affari miei, ma cerca solo di ricordarti che ad ogni azione corrisponde una reazione e se... sei giovane e fertile... può capitare che...-
-For one so small, you see so strong...
Si schiariva la voce e cominciava ad intonare una canzone, come una ninna-nanna.
-Meditazione:
Adorava sentirlo così, abbandonato e cedevole sotto i suoi tocchi, completamente fiducioso, tanto da mostrarsi così debole e indifeso ai suoi occhi
Riassunto:A notte fonda, Ephram veglia il sonno di Daniel e pensa.  
Note: Daniel è come sempre mio. Ephram invece me lo ha prestato ellepi, come ogni volta. Sono gli stessi personaggi di: Responsabilità (mia), Paperelle e altre amenità (lei), solo per i tuoi occhi (lei).


Nonostante fosse tornato quel pomeriggio, nonostante nelle notti precedenti non fosse riuscito a chiudere occhio, un po’ per la stanchezza per il lavoro e un po’ per i mille pensieri che affollavano la sua testa da prima che partisse per la tournèe, Ephram quella notte non riusciva a dormire.

Era lì, nel suo letto, nel suo appartamento, a stringere in un abbraccio amorevole il corpo caldo e addormentato di Daniel, e non riusciva a dormire.

Non gli interessava che la posizione fosse scomoda, ora come ora voleva solo abbracciare la sua famiglia.

Si voltò con in viso un sorriso dolce e gli sfiorò la fronte con le labbra, scostandogli poi i capelli con un dito.

Gli aveva fatto una strana impressione quando quel pomeriggio era tornato a casa e aveva trovato un Daniel sorridente e felice di vederlo, ma con i capelli corti. Aveva sempre avuto una passione per i capelli lunghi del suo ragazzo, li aveva sempre trovati morbidi e rilassanti da lisciare. E invece, gli era bastato salutarlo tre settimane prima, per ritrovarlo con un taglio del tutto nuovo che lo faceva sembrare più giovane di quanto era. Se poi aggiungeva il fatto che quello si facesse la barba sì e no una volta a settimana, vista la lentezza con cui gli cresceva, e il suo corpo quasi del tutto glabro, aveva quasi l’impressione di avere tra le braccia il fratello minore del suo ragazzo piuttosto che il suo ragazzo stesso.

Sbuffò piano una risata immaginandosi uno dei colpi di testa tipici di Daniel che lo avevano portato dal barbiere per dare un taglio a tutto, nostalgia compresa, magari.

Daniel si mosse appena nel sonno e si strinse un po’ di più a lui, mugolando qualcosa di imprecisato nella sua maglietta, facendolo sorridere di nuovo intenerito, mentre continuava ad accarezzargli i capelli con le dita.

Adorava sentirlo così, abbandonato e cedevole sotto i suoi tocchi, completamente fiducioso, tanto da mostrarsi così debole e indifeso ai suoi occhi. Proprio Daniel che aveva la fobia di mettersi nelle mani di qualcuno, di concedere il dominio di sé a chiunque, gli si era concesso con una tale fiducia da conquistarlo totalmente nel giro di neanche una settimana.

La ricordava ancora la sensazione di una bolla di calore che gli scoppiava al centro del petto mentre Daniel gli confessava, con gli occhi bassi pieni di vergogna, di avere paura delle costrizioni, di sentirsi esposto e vulnerabile al punto da avere delle crisi di panico, ma di essere pronto a farsi legare da lui, di fidarsi talmente tanto da rimanere nudo e indifeso sotto le sue mani. Ricordava di aver pensato E’ perfetto, prima di sciogliere i lacci di spugna e abbracciarlo forte, sussurrandogli per la prima volta di amarlo.

Era stato per questo e per tanti altri piccoli particolari che quell’idea si era intrufolata nel suo cervello.

Era una follia, lo sapeva, e la sua parte più recidiva scalpitava urlando che sarebbe stato un massacro, che poteva anche non esporsi, che anzi, così nessuno avrebbe sofferto. Ma c’era quell’altra parte di lui che gli ricordava insistentemente a chi apparteneva, anima e corpo, e quanto si sentisse felice e al sicuro tra quelle braccia calde e protettive.

Si chiese cosa diavolo avesse fatto per aver meritato un uomo come Daniel accanto a lui, che lo amava e lo venerava come non credeva fosse possibile, che si lasciava amare con una semplicità che lo spiazzava ancora. Era come se Daniel avesse capovolto tutto il suo mondo, mostrandogli come semplici e comuni tutte quelle cose che per lui erano sempre state aliene.

Una relazione amorosa, la fiducia, quel sentore di gelosia che nasceva nei suoi occhi castani quando lui sorrideva in modo troppo malizioso a un ragazzo. Tutte cose che per anni aveva creduto non avrebbe mai vissuto, eppure poi, una sera, era comparso lui, Daniel, e gli aveva insegnato che essere amati era tanto facile quanto amare.

Era per quei piccoli particolari disseminati nella loro vita di coppia che si era convinto a chiedergli di andare a vivere con lui. Con Paco che liberava l’appartamento coabitato per andare a dividerne uno nuovo con Luci, lui si era reso conto che ormai la convivenza con Daniel era già iniziata e lui neanche se n’era reso conto. E così ne avevano parlato e avevano stabilito di traslocare la montagna di cose di Dan alla fine di quel mese e rendere finalmente effettiva la loro vita insieme.

E mentre il trasloco si avvicinava sempre di più, lui si era reso conto che c’era qualcosa che stonava in tutto quello.

Perché per quanto adorasse considerare Daniel, Paco e Luci la sua famiglia, sapeva che il suo cuore ne reclamava un’altra, una di sangue, che lo aveva cresciuto e amato, mentre lui non aveva avuto neanche il coraggio di farsi conoscere per quello che era veramente.

Sospirò sconsolato, con le fitte dei sensi di colpa a perforargli il petto.

Adorava la sua famiglia, la adorava sul serio. Sua sorella Myriam era piccola e carina ed era l’unica a sapere di lui e Daniel e ad adorarlo quanto lo adorava Luci e Paco, anche se questi non l’avrebbe ammesso mai, neanche sotto tortura.

Suo padre lo aveva sempre visto come uno di quegli uomini tutti d’un pezzo, seri e ligi, figura simbolo dell’eterosessualità e della tradizionale famiglia credente, che aveva sempre per loro quella carezza della sera come augurio di buona notte. Sorrise al pensiero che se Daniel l’avesse conosciuto vi avrebbe rivisto certamente Paco e avrebbe cominciato a ipotizzare per lui una specie di complesso di Edipo irrisolto.

Ma per lui erano così diversi. Paco era... beh, era il suo migliore amico, il fratello che raccoglieva i cocci della sua misera vita sentimentale ogni volta che il belloccio di turno lo scaricava, il padre che si preoccupava che avesse sempre una scorta di preservativi per del buon sesso sicuro...

Si morse le labbra. Questa cosa gli ricordava che effettivamente anche suo padre aveva fatto una cosa del genere anni addietro.

Ricordava ancora l’imbarazzo che trasudava dalla voce sempre severa di suo padre mentre gli faceva la tradizionale lezione sul sesso sicuro, perché sua madre aveva trovato il suo intimo in condizioni pietose.

-E’ qualcuno in particolare?- Gli aveva chiesto suo padre, con il suo tono scuro, che lo faceva sembrare sempre arrabbiato.

Lui non aveva risposto, sentendo le guance arrossarsi ogni minuto che passava, terrorizzato dall’idea di farsi scappare che si era toccato pensando a un ragazzo. Un ragazzo come lui.

Suo padre aveva sospirato e poi aveva continuato -Ephram, non ti chiederò chi è, non sono affari miei, ma cerca solo di ricordarti che a ogni azione corrisponde una reazione e se... sei giovane e fertile... può capitare che... -

Ephram aveva pigolato solo un -Papà...- E si era nascosto la faccia bollente tra le mani, pregando che il pavimento si aprisse e lui sprofondasse in quello stesso momento.

Suo padre, per fortuna, si era fermato e aveva fatto un altro sospiro, ma questa volta alle orecchie di Ephram era parso quasi di sollievo. Poi aveva sentito il rumore di un qualcosa che veniva appoggiato sul tavolo davanti a lui e aveva alzato lo sguardo curioso, trovandosi davanti una scatola di preservativi e suo padre imbarazzato come non l’aveva mai visto prima.

-Papà...- Aveva ripetuto appena, senza neanche la forza di piangere per la vergogna. Lui si era schiarito la voce e aveva chiesto:

-Sai come si usano?- E a un accenno affermativo del quattordicenne aveva continuato -Allora, se proprio devi... usali e usa anche la testa, intesi?-

Nel buio della sua stanza, abbracciato al suo ragazzo, Ephram sorrise sentendo le guance scaldarsi per il ricordo dell’imbarazzo di quei momenti, ma con un senso di nostalgia e tenerezza che credeva avrebbero accompagnato per sempre il ricordo di suo padre, da quel caldo pomeriggio estivo.

In fine c’era sua madre, tutta sorrisi e gentilezze, la perfetta reincarnazione della massaia soddisfatta della sua vita e della sua famiglia.

Oh, lui la adorava, come solo un figlio maschio e primogenito può, ma sapeva anche che lei sarebbe stata quella con cui sarebbe stato più difficile parlare e spiegarsi.

Perché lei era quella che preparava i biscotti e le torte di compleanno, sempre pronta a ripulire una ferita di guerra del suo bambino che giocava a nascondino, che divideva baci e carezze equamente tra i suoi due bambini e li faceva sentire amati sopra ogni altra cosa. Quella che ogni notte gli rimboccava le coperte e cantava per loro, senza preoccuparsi tanto di cosa esattamente cantasse.

Si schiariva la voce e cominciava ad intonare una canzone, come una ninna-nanna.

Ma era anche quella che, Ephram lo sapeva, era leggermente omofobica, e neanche l’aveva mai sfiorata l’idea che uno dei suoi bambini perfetti lo potesse essere.

Epharm era terrorizzato all’idea di veder fiorire negli occhi di sua madre la vergogna per un figlio come lui.

-‘More?-

Un mugolio lo richiamò alla realtà e lui si voltò a sorridere al visino assonnato e imbronciato dell’amore della sua vita.

-Ehi. Ti ho svegliato io?-

-Mmm.- Rispose solo Daniel, strusciando gli occhi sul suo petto e soffocandoci dentro anche uno sbadiglio. -Non riesci a dormire?- Chiese, alzando gli occhi su di lui.

Ephram sorrise e si sporse a dargli un bacio.

-Già.-

-Come mai? Qualche pensiero molesto?-

E lui si sentì amato ancora un po’ in più, perché sembrava che quell’uomo fosse capace di leggerlo con una facilità impressionante, e questo gli faceva pensare che se riusciva a farlo era perché lo osservava costantemente, proprio come faceva lui.

Era come la questione dei capelli di Daniel. O del caffè, se era per questo.

-Daniel?-

-Mh?-

-Ti amo.-

Daniel sorrise nella quiete oscura di quella camera da letto.

-Anche io.- Disse e lo fece con la sicurezza della consapevolezza che fece nascere a lui un magone per la felicità.

-Adesso mi dici cos’è che ti agita tanto anche tra le mie braccia?-

Ephram sbuffò una risata per la solita aria da spaccone che acquisiva Daniel ogni volta che voleva tirarlo su di morale. Era proprio un pagliaccio, il suo adorabile uomo.

-Niente, è una sciocchezza.- Provò comunque a minimizzare lui. Ma Daniel si alzò dal suo petto e si appoggiò ai cuscini prima di attirarlo tra le braccia e posargli un bacio tra i capelli.

-Non è una sciocchezza, lo vedo anche al buio, sai?- Sussurrò quello tra i suoi capelli, facendogli salire le lacrime agli occhi per l’amore che sentì esplodergli nel petto.

Doveva aver fatto qualcosa di davvero ammirevole nella sua vita precedente per essersi meritato un tale dono in questa.

Respirò profondamente un paio di volte, beandosi della sensazione di sicurezza che il petto del suo uomo gli trasmetteva e sentì i muscoli del suo intero corpo rilassarsi sotto le carezze gentili di quelle mani conosciute.

-Domani torno al paese. Vado a... parlare ai miei... di noi.-

La mano tra i suoi capelli si bloccò per un istante e poi riprese il suo lento movimento sulla sua cute, mentre la voce di Daniel chiedeva:

-Sicuro?-

Ephram si scostò appena per guardarlo negli occhi e gli sorrise mite.

-Voglio che al prossimo pranzo domenicale ci sia anche tu, come mio compagno.- Rispose sicuro.

Le lacrime di Daniel non le vide, preso com’era dal baciarlo con tutto l’amore che sentiva, ma sapeva che c’erano, perché lui conosceva la vera anima di quell’uomo tanto generoso e folle che gliel’aveva donata.

challenge: fluffathlon, pairing: ephram/daniel, fluff, originale

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