Titolo: For one so small, you see so strong...
Beta:
ellepiFandom: FullMetal Alchimist
Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Pairing: Roy/Ed
Genere: generale, fluff
Rating: G
Parole: 980 (Word)
Prompt: Hurt/Comfort + uno dei versi proposti (terza settimana del Fluffathlon)
Avvertimenti: pre-slash
Note:la storia partecipa al
Fluffathlon di
fanfic_italia All’ennesima intonazione, Ed digrignò i denti bianchi.
Perché quel maledetto di un colonnello lo stava facendo apposta, per forza!
Non si poteva conoscere solo una sola, singola frase di tutta una canzone! Glielo stava facendo per dispetto, si sarebbe giocato il braccio sano!
La testa di Roy si affacciò dalla porta, gli sorrise e poi sparì. Un attimo dopo, la voce roca del colonnello intonò -For one so small, you see so strong...-
Ed ringhiò. Oh se solo avesse potuto muoversi!
Ma non poteva, era questa l’amara realtà. In effetti era già tanto che riuscisse a ringhiare.
Quella stupida influenza bastarda lo aveva lasciato spossato e senza forze a causa delle tre notti che gli aveva fatto passare in bianco.
Era stanco, nervoso e incapace di respirare adeguatamente e la frustrazione di non avere le forze neanche di urlare a quel bastardo di Mustang che se non la piantava di canticchiare quella maledetta parola gli avrebbe aperto il culo in due come una noce di cocco, non migliorava certo il suo umore. Anche perché avrebbe comunque dovuto aspettare che l’influenza passasse prima di potersi vendicare.
Si voltò su un fianco e gemette per la fitta alla spalla e alla gamba. Le articolazioni vicino agli Auto-Mail gli facevano un male cane, ma non aveva voluto saperne di toglierle nonostante le proteste del suo corpo.
-Ehi, Acciaio, che diavolo fai?-
La voce del colonnello gli arrivò solo perché questi gli aveva strappato di mano l’angolo del cuscino con cui si era coperto l’orecchio.
-Va’ al diavolo!- Gli rispose con voce nasale a causa del forte raffreddore che gli intasava le vie respiratorie, strappandogli il cuscino dalle mani e ributtandoselo in faccia, previo poi, uscire da lì sotto con un sbuffo. Dannazione non riusciva proprio a respirare!
La mano calda di Roy comparve sul suo petto ad aggiustargli le coperte e ad aggiungergli un altro cuscino sotto la testa -Così dovresti respirare meglio.-
Edward sbatté le palpebre preso in contropiede da quella gentilezza inaudita -Grazie.- Balbettò sistemandosi meglio contro quel morbido appoggio.
-Al mi ha fatto promettere che mi sarei preso cura di te mentre lui era via per farsi sistemare l’armatura da Winry.- Disse con tono annoiato rifilandogli tra le mani una tazza calda.
Ed abbassò lo sguardo tra le proprie mani e guardò insistentemente la tazza.
-Cos’è?- Chiese con un sibilo assottigliando gli occhi e guardando male il contenuto di quella tazza.
Roy ghignò senza neanche provare a nasconderlo e rispose semplicemente -Latte caldo, Acciaio.- Prima di ritrovarsi con la tazza di nuovo tra le mani, un po’ sporche del latte fuoriuscito per la foga con cui era stato rispedito al mittente.
-Io quello non lo bevo!- Ringhiò l’Alchimista d’Acciaio, facendo sbuffare divertito l’altro.
-Non fare il bambino.- Nuovo ringhio dal malato -Il latte caldo col miele fa bene per il raffreddore!-
-Lo combatterò senza quell’intruglio! Il mio corpo ha sopportato di peggio!- Ed incrociò le braccia al petto e tentò di sbuffare dal naso, come un toro, con scarsissimi risultati viste le condizioni pietose del suo naso, tutto arrossato e screpolato a causa del continuo soffiarlo.
Roy rimase immobile per un attimo, guardandolo fisso, poi si voltò e si diresse verso la porta -Come ti pare.-
Ed fissò la sua schiena ritta che usciva dalla stanza e scompariva dietro un angolo, e si chiese se non se la fosse presa per il suo rifiuto. Dopotutto il colonnello lo stava accudendo da una settimana, quasi, passando le notti insonni insieme a lui e aiutandolo a rinfrescarsi e cambiarsi il pigiama quando la febbre lo faceva sudare troppo. Si stava impegnando anche per cucinargli sempre qualcosa di caldo e nutriente.
E dire che non credeva neanche sapesse cucinare! E invece...
Un leggero fischiettare riempì l’aria e l’angolo della bocca di Ed fremette appena riconoscendo subito il motivetto. Un attimo dopo la voce roca e bassa del colonnello Mustang attaccò.
-For one so small, you see so strong...-
Edward Elric diede un urlo e cominciò a sciorinare mille e uno modi in cui l’avrebbe fatta pagare a quel bastardo del suo superiore.
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Con uno sbuffo Ed si rigirò sull’altro fianco, autoconvincendosi che tutti i muscoli e le articolazioni del suo corpo non stessero protestando per l’inutile movimento. Tanto per quanto cercasse una posizione comoda, non riusciva ad addormentarsi, e se ci riusciva si svegliava quasi subito sussultando per la sensazione di annegare.
Maledetta influenza bastarda.
Un sospiro accanto a lui lo avvisò che il momento era arrivato, e lui arrossì.
Ogni notte Roy Mustang si stendeva accanto a lui nel letto, lo prendeva tra le braccia e lo faceva accoccolare contro il suo petto. Si schiariva la voce e cominciava ad intonare una canzone, come una ninna-nanna. Ed non si sarebbe addormentato, lo sapevano entrambi, ma sapevano anche che questo in qualche modo lo aiutava a passare la notte, e a riposarsi almeno un po’.
Anche quella notte Roy si stese lì con lui e lo prese tra le braccia, trovandolo per una volta accondiscendente, e si schiarì la voce.
Cominciò ad intonare in un sussurro il motivo che aveva continuato a cantare per tutto il giorno, facendo saltare i nervi al suo paziente. Ma questa volta andò oltre, superando quella frase breve ma tanto irritante per l’indigente.
-My arms will hold you keep you safe and warm...- Cominciò a canticchiare a bassa voce, in un sussurro, che però quasi risultò amplificato nel silenzio notturno della casa.
Edward chinò la testa, come ogni volta, e strinse un po’ di più la maglia dell’uomo tra le dita calde della sua mano e socchiuse le labbra per prendere una boccata d’aria nuova. Ingoiò anche il profumo del colonnello, ma dopotutto non gli dispiacque, e rimase in silenzio ad ascoltarlo sussurrargli quei versi melodici e suggestivi, che lo rilassavano tanto.
O forse era la voce di Mustang a fargli quell’effetto. Per ora non voleva scoprirlo.