Titolo: Uno sguardo al futuro
Autore:
koorime_yuFandom: Comunque vada non importa
Pairing/Personaggi: Darla/Alberto (♥), Alessandro/Andrea, due OC
Rating: Pg
Charapter: 1/1
Pre-lettrice:
lisachanoando (♥ ♥ ♥)
Words: 1266 (
fiumidiparole)
Genere: ... boh? Commedia, immagino. E future!fic
Warning: slash (CANON \O/), het (CANON \O/)
Summary: La verità è che se esiste una coppia perfetta, quelli sono Darla e Alberto.
Note: Titolo stupido che è più una spiegazione che altro. Btw, fic scritta per sverginare il fandom far entrare la bella
whoa_nevermind nell’ottica di scriverci del canon su Darla e Aberto *ride* A tale proposito, avete letto il libro, vero? E avete votato la vostra ship preferita, vero? No?
FATELO.
DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Alberto, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Alessandro, no *sigh* Però Matteo e Alessandra sono miei, hah! u_u
La verità è che se esiste una coppia perfetta, quelli sono Darla e Alberto.
Probabilmente per un osservatore esterno è impossibile da notare, ma Alessandro conosce bene entrambi per riconoscere l’equilibrio che li tiene uniti nonostante tutto. Dietro le continue prese in giro e i litigi, c’è un modo di amare concreto, a volte rabbioso, che ha permesso loro di costruire insieme qualcosa di duraturo.
Forse il loro modo di rapportarsi non è il più convenzionale del mondo, ma è l’unico che conoscono, e fin’ora è andata bene, quindi perché cambiarlo?
Alessandro può giurare di non averli visti un solo giorno della loro vita non litigare, compreso il giorno del loro matrimonio e quello della nascita del loro primo figlio.
In effetti, quella volta litigarono per nove mesi ininterrottamente su qualunque cosa, dal sesso del bambino - che si scoprì poi essere maschio - al nome da dargli. Quest’ultima fu la questione più spinosa, a cui lui aveva assistito solo all’ultima settimana, quando lui e Andrea erano tornati in Italia per dar loro una mano - o meglio, lui era tornato per aiutare e Andrea lo aveva seguito.
Così, tra un «Vaffanculo» e un «Mi faccio un tè», li aveva guardati sfidarsi a colpi di nomi improponibili, con Darla che continuava, battagliera, a proporre nomi assurdi presi da Evangelion e Alberto che ribatteva con nomi altrettanto assurdi scelti a caso. Quando la scelta si era ridotta a Unità Prototipo Zero Zero - affettuosamente chiamato Zero - e Fisting (perché Darla si ostinava a lasciare le scan aperte sullo schermo del portatile e «Porco cazzo, Darla, se volessi vedere certe cose chiederei ad Ale e Andrea di lasciarmi guardare!»), Alessandro aveva deciso che forse era il caso di intervenire.
Invece era stato Andrea a farlo, sorprendendo tutti.
«Matteo» aveva detto all’improvviso, arricciato nella poltrona, con il maglione tirato fin sulle mani, le gambe raccolte al petto e le dita dei piedi, coperti dai calzini scuri, che si muovevano nervosamente. Non l’aveva pronunciato con un’inflessione particolare o chissà che altro, l’aveva solo detto e neanche a voce troppo alta.
L’aveva fatto, però, guardando Darla negli occhi e lei gli aveva restituito uno sguardo prima sorpreso, poi incerto. Infine aveva sbuffato.
«Se non posso chiamarlo Zero» aveva borbottato, grattandosi la pancia prima di lasciar cadere la mano oltre il bordo del divano sui cui era semidistesa - o piaggiata, a detta di Alberto.
«Ehi, io non ho voce in capitolo?» aveva abbaiato quest’ultimo, allargando le braccia. Darla gli aveva concesso una singola occhiata con corrispettivo sopracciglio inarcato.
«Il giorno che ti alzerai ventordici volte di notte per pisciare avrai voce in capitolo» aveva detto e Alberto aveva sbuffato.
Questo aveva decretato la vittoria di Darla e la scelta del nome.
Dopotutto, avevano un equilibrio.
Matteo era nato esattamente una settimana dopo, dopo un travaglio di ventisette ore e una sequela infinita e fantasiosa di minacce ai genitali di Alberto.
Ora, forse Alessandro era un po’ di parte perché era il suo primo nipote e il figlio dei suoi più cari amici, ma Matteo era il bambino più bello e intelligente che avesse mai visto. E visto che la genetica non è una favoletta campata sull’aria fritta, anche il più scassa palle.
«Daiiii» pigola il bambino, che ormai ha quasi sette anni e un enorme cespuglio di ricci neri indomabili in testa, alzandosi sulle ginocchia e quasi cadendo dal divano, mentre continua a premere e stringere il joypad tra le mani come se ne andasse della sua stessa vita. Le sue suppliche non valgono a molto e il suo personaggio viene abbattuto da un cecchino.
Alessandra, che di anni ne ha tre e condivide con suo fratello la sfortuna sui capelli, lo guarda con una domanda dipinta negli occhi (Posso giocare?) ma l’assoluta certezza che le parole non solo siano superflue, ma anche fastidiose. Peccato, però, che le sue urla siano capaci di perforargli i timpani.
Alessandro spera con tutto il cuore che non sia una di quelle volte - o che magari Darla e Alberto tornino dalla loro qualunque cosa siano andati a fare in giro per Londra e ripartano anche per l’Italia. Li ama, sono i suoi nipoti, ma dopo tre giorni ha l’istinto di mettergli del bromuro nel latte.
La verità è che quei due stronzi ne approfittano, con la scusa del «Sono i vostri nipoti, non li vedete mai», per mollarglieli e scappare a godersi la libertà. E lui può capirli, davvero, ma sono comunque degli stronzi.
Quando Matteo continua ad ignorare la sorellina, Alessandra gonfia le guance e gli molla un pizzicotto sul braccio.
«Ahia! Ale!» si lamenta lui, ma l’altra è già scappata via dalla stanza, riapparendo però dopo pochi minuti con un enorme libro tra le braccine. Si ferma sulla porta e guarda gli occupanti, finendo poi - come ogni volta - per sgambettare verso Andrea, abbarbicato su una sedia, un libro poggiato sul tavolo e le dita che giocano nervosamente con l’anello al dito.
Sembra che la bambina abbia una vera e propria venerazione per Andrea, e più il tempo passa, più cresce la sua morbosa curiosità per quello zio silenzioso tanto quanto lei.
Ricorda che quando era piccola pretendeva che fosse Andrea a imboccarla, rifiutandosi categoricamente di aprire la bocca fino a quando non fosse stato suo zio a impugnare cucchiaio e vasetto. E se all’inizio era apparso scocciato e infastidito dalla presunzione della bambina, con il passare del tempo Alessandro lo aveva scoperto più volte a guardare il corpicino tondo della bambina con una sorta di fascinazione morbosa. Anche ora che è un po’ più grande, Ale conserva quella morbidezza tipica dei bambini, le guance tonde e il pancino sporgente, a differenza di Matteo, che invece è sempre stato alto e magro come un giunco.
Alessandra si ferma a mezzo passo da lui e lo fissa, silenziosa - e inquietante - e attende. Quando finalmente Andrea sembra notarla, lei gli rifila prepotentemente il libro tra le mani e ritorna a fissarlo.
Andrea si rigira il libro tra le mani, apre la copertina rigida, lo sfoglia, poi guarda la bambina, che nel frattempo ha preso una sedia e l’ha spinta più vicino a lui, prima di arrampicarcisi sopra con difficoltà. Lui tentenna ancora un attimo - Alessandro può vederlo dibattersi tra il dubbio di accontentare la bambina e ignorarla, tornando ai suoi affari - poi spinge lontano il proprio libro per fare spazio a quello della bambina, aprendolo alla prima pagina.
Quando comincia a leggere ad alta voce, Alessandro sorride, guardando i grandi occhi neri di sua nipote allargarsi e le labbra dischiudersi, rapita da una storia fatta di maghi, cavalieri e una leggendaria spada nella roccia.
«Noooo!» lo distrae Matteo, urlando, quando una granata nemica lo colpisce, uccidendolo per l’ennesima volta.
«Aspetta, ti do una mano» dice lui, sedendosi accanto a lui e prendendogli il joypad dalle mani. Matteo lo lascia fare e quasi gli si arrampica sulla spalla, urlandogli nelle orecchie «Vai zio, vai vai vai!», mentre lui abbatte uno a uno i nemici e fa saltare un ponte.
«Aspetta, aspetta, gioco io, dai!» lo supplica poi il bambino e lui lo lascia fare, alzandosi quando il campanello di casa suona.
Quando apre la porta, quelli che si ritrova davanti, sul pianerottolo, sono Darla e Alberto che discutono accesamente di vasectomia e sterilizzazione tubarica, mentre lei si sfila la giacca e mette in mostra una pancia da gravidanza ormai avviata.
Alessandro spera solo che questo terzo assomigli ad Alessandra, ma qualcosa - le urla di Matteo e il continuo tarattattà della televisione - gli dice che non sarà così fortunato.
Fine.