Titolo: Love is blind. And sometimes, it’s a bitch
Autore:
koorime_yu Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Sam, Castiel, Dean (Destiel ♥)
Rating: NC17
Charapter: 6/7
Beta:
hikaruryu Words: 4273 (
fiumidiparole )
Genere: Commedia, Avventura, Erotico, Angst, Romantico, Introspettivo.
Warning: Spoiler, Slash (of course), maltrattamento di Winchester, Scene di sesso descrittive.
Summary: Castiel deve recuperare una reliquia sacra e per farlo chiede aiuto a Sam e Dean. Ma un Cupido trama nell’ombra per sfruttare la Lancia e compiere il Destino. Perché ormai le frecce sono fuori moda...
Note: allora, prima di tutto questa storia si posiziona, ipoteticamente dopo la 6X14 e prima, quindi, che Balthazar si ricordi di essere amico di Castiel e lo affianchi nella guerra contro Raphael.
In secundis: grazie a
hikaruryu per avermi dato una mano con il betaggio, oltre che avermi sopportato durante tutta la fase di scrittura (un parto, davvero), e a
thirdmoon91 per questo meraviglioso, bellissimo, perfettissimo banner. Hanno fatto entrambe un lavoro stupendo e io non potrò mai ringraziarle abbastanza *piange amore*
Cos’altro dire?
Spero che vi piaccia almeno un po’ così commentate ♥ perché, nonostante il dolore e la fatica (immensi, credetemi) per scriverla, mi sono divertita e la amo alla follia. Anche perché, a ben vedere, è la prima storia impegnativa che scrivo su questi due.
Bene, non mi resta che dirvi: buona lettura!
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla.
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7 I've kissed your lips and held your hand.
Shared your dreams and shared your bed.
I know you well, I know your smell.
I've been addicted to you. [1]
Dean aprì gli occhi su un nuovo tramonto, inspirando a fondo l’odore di lenzuola scadenti e quel qualcos’altro che gli aggrediva lo stomaco da giorni.
Castiel.
Si mosse lentamente, ancora un po’ intontito dal sonno, per saggiare lo stato dei suoi muscoli. Le fitte che gli si piantarono nel corpo non lo sorpresero più di tanto, ma almeno erano più deboli di quanto si aspettasse.
-Vaffanculo...- gracchiò all’indirizzo dell’angelo, che almeno ebbe la decenza di abbassare lo sguardo colpevole.
-Ehi, come ti senti?- lo richiamò la voce di suo fratello.
-Bene.- rispose lui, tirandosi faticosamente su con le braccia; un attimo dopo sia Sam che Castiel lo aiutarono a sistemarsi contro i cuscini. Scoccò ad entrambi delle occhiatacce, ma non rifiutò l’aiuto. -Certo, se per bene intendi come se un Arcangelo mi avesse usato come pungi ball...- ironizzò.
Il fratello gli sorrise e recuperò un involucro dal comodino.
-Questo ti tirerà su il morale. L’ho presa stamattina, era ancora calda.-
-Torta!- esclamò lui entusiasta, mentre l’altro liberava una fetta di crostata di mele dalla carta e gliel’appoggiava in grembo.
-E queste ti aiuteranno.- aggiunse poi il minore passandogli il flacone di antidolorifici e una bottiglietta d’acqua.
Dean le accettò con gioia e ne inghiottì due dopo appena il primo boccone.
-Quanto ho dormito?-
-Quasi un giorno intero.- rispose il minore, scambiandosi uno sguardo con l’angelo -Ne avevi bisogno.-
-Stronzate!-
-Riesci a muoverti, vero?- chiese Sam con un sorrisetto divertito e lui brontolò, mettendo il muso.
-Ci sarei riuscito comunque!- mugugnò infilzando l’ultimo pezzo di dolce e portandoselo alle labbra con un sospiro di godimento e beatitudine.
-Ma così non hai sentito dolore per tutta la notte. Dovresti ringraziarlo, Cas ti ha fatto un favore.-
Dean voltò lo sguardo verso l’amico che continuava imperterrito a scrutarlo, forse per capire se stesse davvero bene. Ne ebbe la certezza quando si ritrovò ad annegare nella preoccupazione che dilagava in quelle iridi; sembrava che, nonostante tutte le sue parole, quello continuasse a fidarsi solo dei propri occhi. Maledetto stupido moccioso, pensò tra sé con un sospiro frustrato.
Scese un silenzio improvviso e Sam ebbe l’istinto di agitarsi sul posto, a disagio.
A ben vedere lì era di nuovo il terzo incomodo - per quanto Dean non sembrasse propenso a rimanere solo con l’altro - e cominciò a sentirsi un guardone quando non trovò nulla su cui focalizzare l’attenzione. Peggiorò quando sprazzi di quella stessa notte gli tornarono alla mente, senza che lui potesse contrastare il rossore sulle proprie guancie. Tossì cercando di riprendere controllo sui proprio pensieri, ma invano. Gli altri due, per sua fortuna, non notarono nulla, troppo presi a continuare quella piccola guerra di sguardi.
-Stai bene, Sammy?- chiese comunque suo fratello, spinto dallo spirito di protezione.
-Sì!- rispose lui con troppa enfasi, sfilandogli il contenitore ormai vuoto dalle mani e gettandolo nella pattumiera.
-Sì.- ripeté con più calma, lasciandosi andare a un sorriso divertito quando notò le sopracciglia di Dean aggrottarsi, ma i suoi occhi continuare imperterriti a rimanere fissi in quelli dell’altro.
-Credo che... andrò a farmi una birra.- disse continuò, visualizzando nella propria mente il bar in cui era passato la sera prima, quando era andato in cerca di una medicina senza ricetta per Dean. Ricordò anche il sorriso di Tracy, quella cameriera con cui aveva chiacchierato e che gli aveva suggerito la tavola calda per fare colazione. Molto carina, davvero, e lui sentiva l’impellente necessità di un contatto umano. Eterosessuale.
-Uhm, magari faccio anche qualche tiro a biliardo...- In orizzontale. Con Tracy -Sì, credo proprio di averne bisogno, ecco.-
Si alzò senza aspettare risposta - senza aspettarsela, a dirla tutta. Era già con un piede fuori dalla stanza, le chiavi dell’Impala strette tra le dita, quando la voce del fratello lo raggiunse:
-Divertiti con lei! E vedi di giocare davvero a biliardo e vincere un po’ di grana!-
Lui non rispose, richiudendosi semplicemente la porta alle spalle con il viso in fiamme.
Castiel aggrottò le sopracciglia e Dean ghignò, indovinando la sua confusione.
-Sesso.- sogghignò, salvo poi sussultare quando gli occhi dell’angelo si spalancarono e la sua bocca si socchiuse in un piccolo sussurro.
-Oh.- mormorò quello e gli zigomi gli si colorarono appena, mentre con lo sguardo scattava sulle sue labbra, umettandosi le proprie.
Il cacciatore fu percorso da un lungo fremito che gli fece rizzare i peli rasi sulla nuca, quando sentì quegli occhi scivolargli addosso. La carezza fantasma tornò a fargli formicolare la pelle, e questa volta non poté negare quanto la sensazione fosse piacevole. Sembrava il tocco erotico di una piuma.
Boccheggiò senz’aria sotto lo sguardo carico di lussuria dell’angelo - dio, era strano anche solo pensarlo, una vera e propria contraddizione in termini.
-Sam.- si costrinse a spiegare in un sussurro. -Una specie di codice che usa lui, sai com’è fatto... È Sam che farà sesso, solo lui.- smozzicò, sviando lo sguardo con una risatina nervosa. -Io non farò sesso e tu... beh, tu sei vergine.- aggiunse come se questo spiegasse il suo pensiero.
Peccato che lui stesso non capì quel ragionamento e aggrottò le sopracciglia, chiedendosi perché diavolo stesse pensando al sesso. Anche se a ben vedere lui ci pensava sempre, o almeno il più delle volte. Ciò che lo scioccava era più che altro il fatto che ci stesse pensando in relazione a Castiel. E questo lo innervosiva, spingendolo a parlare a raffica, cosa - oltretutto - che aveva sempre odiato e che lo faceva sentire uno sfigato.
-Dean...-
-Noi non faremo sesso!- esclamò preso dal panico, quando le dita dell’amico gli sollevarono il mento per far incontrare i loro sguardi.
-Dean.- La presa si trasformò in una carezza discreta, un gesto così umano che lo sorprese. L’angelo sorrise imbarazzato, ma la sua espressione era decisa - era quella di un soldato - e Dean sentì di nuovo quel fremito sbocciare e risalirgli la schiena, tuffandoglisi poi nel ventre. Deviò la vista, sopraffatto dalle emozioni contrastanti, ma cedette infine quando l’altro lo chiamò ancora, con quella nota calda nella voce.
-Dean.-
Incrociò i suoi occhi, sentendosi di nuovo una formica davanti l’infinita vastità del creato.
C’era l’universo intero in quelle iridi.
-Non voglio sopravvivere.-
Quella frase sussurrata lo strappò dalle sue - romantiche? - elucubrazioni, facendogli sbattere le palpebre.
-Cosa?- domandò, non riuscendo a capire. Da quando era cominciata quella storia si sentiva spesso in quel modo.
Castiel aggrottò la fronte, quasi stesse cercando di concentrarsi per non perdere il filo logico. Assunse un’aria determinata - la stessa che Dean gli aveva visto addosso in battaglia innumerevoli volte - e gli afferrò una mano abbandonata mollemente sul copriletto. Le labbra erano una pallida linea di tensione e concentrazione.
-Tutte queste emozioni, questi sentimenti, mi stanno corrodendo costantemente.- spiegò con un’espressione quasi dolorosa, neanche ne sentisse davvero l’azione erosiva sulla pelle. L’altro ragazzo si scoprì incapace di distogliere lo sguardo. -Mi sento debole e dipendente da te, e ancora non sono riuscito a trovare un lato positivo in tutto questo, ma una cosa la so.- Fece una pausa, guardandolo risolutamente -Non voglio solo sopravvivere.-
-Neanche io.- si sentì dire il ragazzo - e, oh Dio, era davvero suo quel sussurro quasi singhiozzato?
Castiel sorrise, sporgendosi verso di lui, e Dean pensò che si stava davvero innamorando di lui. O forse lo sono già, aggiunse tra sé, respirando su quelle labbra carnose.
-Se ti fai ammazzare giuro che vengo dovunque sei e ti prendo a calci in culo.- lo minacciò, sentendo la sua risata vibrare e scivolargli sul corpo come un balsamo caldo.
Un attimo dopo si stavano baciando - e di nuovo il cacciatore si sentì investire da quel profumo nostalgico che gli diede un capogiro e lo spinse ad aggrapparsi al trench spiegazzato dell’angelo - esplorandosi con l’incertezza dei primi baci adolescenziali, attenti ad ogni centimetro di pelle in contatto. C’era la concentrazione dello studio in quei movimenti, la cautela di un funambolo in bilico nel vuoto.
Stavano cercando un nuovo equilibrio, realizzò.
Poi i denti di Castiel gli morsero le labbra facendolo gemere. L’angelo si tirò indietro sorpreso e si corrucciò quando lui sbuffò una risata.
-Non mi hai fatto male.- Le sopracciglia dell’amico si aggrottarono ancora di più e lui continuò -Davvero, quello era... okay. Mi piaceva.-
Sotto quello sguardo limpido, Dean si sentì quasi sporco e le sue guancie si imporporarono d’imbarazzo. Diamine, si sentiva un ragazzino beccato a masturbarsi su giornaletti porno.
-Che c’è?- sbottò innervosito -L’ultima volta è piaciuto pure a te!-
L’angelo tentennò, poi ammise -Mi piace ancora.-
Il cacciatore incrociò le braccia al petto e gli rivolse un piglio malizioso e trionfante, tentando poi di trattenere la smorfia di fastidio alle ormai consuete fitte di protesta dei suoi muscoli, inutilmente visto come l’altro lo tenesse costantemente sotto controllo.
-Stai ancora male, dovresti...- cominciò, alzando le dita verso la sua fronte, ma lui gli afferrò di scatto il polso.
-Se mi abbatti di nuovo, giuro che ti prendo a pugni!- lo minacciò con un ringhiò. Castiel sorrise e annuì in accettazione, abbassando la mano. Gli occhi, invece, rimasero fissi su di lui, facendolo sbuffare spazientito.
-Hai continuato a farlo per tutta la notte?- chiese, guardandolo male. -Fissarmi, intendo.- aggiunse quando l’altro aggrottò le sopracciglia senza capire.
L’angelo però scosse la testa. -Non volevi che lo facessi.-
Dean inarcò un sopracciglio sorpreso, rivolgendogli una muta domanda.
-Ho trovato una soluzione.- continuò quello sibilino. -Un... compromesso.- aggiunse, lanciandogli uno sguardo colpevole che lo mise in agitazione.
-Uhm?- lo spronò lui, cercando di non entrare nel panico. L’amico sviò lo sguardo un paio di volte, fino a quando il cacciatore notò che non stava semplicemente evitando il suo, stava fissando qualcosa. Lo seguì, sentendosi sbiancare e poi arrossire furiosamente.
-No...- sussurrò, osservando a disagio come la porzione di letto accanto a sé sembrasse usata. -No...- ripeté, quasi in una preghiera, e quando l’altro non negò lui si voltò e lesse la colpevolezza sul suo viso. Sospirò, lasciandosi andare con un gemito contro il cuscino.
-Spiega.- ordinò abbassando le palpebre. Passarono una manciata di secondi prima che la voce di Castiel riempisse l’aria.
-Avevo bisogno di controllarti personalmente.- cominciò, tentennando subito dopo, mentre il rossore dilagava su di lui. -Sam aveva detto che potevo stendermi e io ho pensato che così facendo non avrei avuto bisogno di guardarti.- espose, mortificato all’espressione adesso allucinata di Dean.
-Facendo cosa? Sii... esplicito, dannazione!-
L’imbarazzo sulle guance dell’angelo dilagò a macchia d’olio e questo non fece che aumentare la sua ansia.
-Mi sono steso. Con te.- spiegò ancora l’altro -Tenendoti tra le braccia.-
Dean gemette debolmente.
-E credo che Sam ci abbia visto.-
Questa volta il gemito fu più alto.
-Per fortuna non ero cosciente.- brontolò, sentendosi il viso spiacevolmente caldo.
-Mi dispiace.- sospirò e il ragazzo cercò di fulminarlo con lo sguardo. Non ebbe molto successo, soprattutto perché ci provò aprendo un solo occhio. Castiel continuò a guardarlo mortificato, come un bambino dopo una ramanzina molto severa, e a lui venne l’istinto di fare come aveva fatto per anni con Sam: allungare una mano per scompigliargli i capelli e sussurrargli: “È tutto okay”.
Non lo fece, ovviamente, ma scrollò le spalle come poté.
-Ormai è fatta.- disse con rassegnazione, chiudendo il discorso.
L’angelo però continuò a fissarlo dispiaciuto e il cacciatore sentì di nuovo la pelle formicolare; cominciava a diventare una sensazione piacevole - troppo piacevole - e questo non andava bene.
-Cas...- lo redarguì, accigliandosi e quello sussultò, abbassando per un attimo lo sguardo, prima che l’istinto lo forzasse a riportarlo su.
La ruga tra le sopracciglia di Dean divenne più marcata quando quello inclinò appena la testa, osservandolo con l’espressione che si tingeva di stupita meraviglia. Alzò una mano verso la sua fronte e automaticamente lui si tirò indietro, guardingo; l’angelo tentennò, poi lo sfiorò con le dita, quasi a seguirne le pieghe e lui si accigliò ancora di più quando sentì il suo tocco studiarlo, scivolando cauto sul sopracciglio e sulla tempia.
-I tuoi occhi...- lo sentì sussurrare rapito -Sono così verdi.-
Il ragazzo trattenne il fiato, investito dalla venerazione che trasparì da quelle parole.
-Così belli.- aggiunse l’angelo, attardandosi in una carezza sulla guancia.
Dean si sentì rabbrividire e aprì la bocca per dirgli di smetterla con quelle cose smielate, ma Castiel ne approfittò per baciarlo, insinuando da subito la lingua tra le sue labbra.
Sta diventando intraprendente, pensò mugolando sorpreso. Questa volta, quando gemette al morso, l’altro strinse ancora di più, tirandogli il labbro. Lui gli affondò le dita tra i capelli e lo tirò a sé, inclinando la testa per approfondire l’atto, sentendo quel profumo aleggiare attorno a loro; Castiel lo assecondò curvandosi su di lui e piantandogli i palmi ai lati del viso per non gravargli addosso.
Il cacciatore cercò di scivolare all’indietro, ma una fitta lo colse alla base della schiena e si irrigidì, lamentandosi sottilmente.
-Cazzo!- ansimò, staccandosi dall’altro e strizzando gli occhi, mentre cercava di muoversi con più calma. Le mani dell’amante lo soccorsero all’istante, aiutandolo a stendersi ma, una volta che fu sistemato con attenzione, non lasciarono il suo corpo. Rimasero lì, ferme, a intiepidirgli la pelle da sopra il cotone.
-Tutto bene?- chiese l’angelo accarezzandogli con i pollici le ossa del bacino. Lui annuì, rabbrividendo, per poi afferrargli il bavero del trench e tirarlo verso di sé con presa decisa.
-Benissimo.- sibilò sulle sue labbra, un attimo prima di mordergliele e strattonarlo ancora, facendogli perdere l’equilibrio. L’angelo mugolò sorpreso ed eccitato, ma ancora una volta lo assecondò, gettando alla rinfusa le coperte e scivolando su di lui. Ansimò quando il ragazzo lo strinse per i fianchi e lo incitò a dondolarsi, infilandogli un ginocchio tra le gambe.
Alla prima ondata di piacere che partì dal ventre, il viso di Castiel si caricò di uno shock così genuino che lo avrebbe fatto ridere se solo non fosse stato speculare al suo. Boccheggiarono, aggrappandosi l’uno all’altro, mentre si muovevano di nuovo in prova e una nuova scarica serpeggiava lungo i loro corpi, mozzandogli i respiri.
Cazzo, Dean non avrebbe mai creduto che la sensazione di un altro pene eretto che si strusciava contro il suo gli sarebbe piaciuta così tanto.
-Dio!- ansimò, aggrappandosi alle sue braccia, scivolando poi a stringergli le natiche quando, quasi in ammonimento, l’angelo diede una spinta più decisa. Oh cazzo, pensò incitandolo con le mani a farlo ancora, a non rallentare.
Ma l’altro invece si scostò da lui e infilò una mano tra loro, slacciandogli i jeans e stringendogli l’erezione tra le dita - di un angelo, cazzo!
Oh porca puttana, gemette nella sua mente, incapace di articolare nulla di sensato, sentendo il godimento montare con ferocia quando la mano cominciò a masturbarlo.
-Cas! Oh, cazzo...- boccheggiò, tendendosi sotto di lui, il dolore dei muscoli indolenziti che si mischiava al piacere dilagante nel suo corpo. Strinse i denti sul collo, strattonandogli il colletto della camicia, mentre con l’altra mano si faceva strada a tentoni tra i suoi vestiti, sentendo un’ondata di soddisfazione investirlo quando finalmente strinse la sua eccitazione tra le dita. Tentennò giusto un attimo, poi la mano di Castiel divenne più decisa, facendogli rovesciare gli occhi all’indietro e cominciare a muoversi a sua volta. L’angelo ansimò sorpreso e travolto contro la sua spalla, aggrappandosi quasi con disperazione e spingendosi nella sua mano, non facendo altro che aumentare il suo desiderio.
Cazzo, era fottutamente magnifico, e ‘fanculo che si stessero masturbando come due ragazzini alle prime armi!
Gli passò l’altra mano tra i capelli, guidandolo in un bacio affamato in cui annegarono i respiri, tra carezze di labbra e denti, mentre con le mani continuavano a darsi piacere l’un l’altro. Dean strinse gli occhi, mordendolo e irrigidendosi tutto quando sentì l’orgasmo montare rapidamente, sciogliendosi in un lungo e continuo brivido tra le braccia dell’angelo, un basso ronzio che gli riempiva le orecchie.
-D-Dean...- lo chiamò Castiel con la voce che moriva nella sua bocca in un mugolio indistinto, affondando ancora un altro paio di volte con i fianchi e venendo, le palpebre serrate e la fronte premuta con forza contro la sua, mentre l’aria attorno a loro crepitava di elettricità.
Nonostante la sensazione ovattata dell’orgasmo lo circondasse ancora, il cacciatore si accorse distintamente di tre cose: la sua mano fu investita dalla familiare e contemporaneamente estranea sensazione dello sperma - normale no? Dopotutto, Castiel era un uomo -, il ronzio nelle sue orecchie aumentò di volume fino a concretizzarsi nel vibrare deciso dei vetri delle finestre e nell’esplosione della lampada sul comodino, e finalmente il profumo che continuava a sentire su Castiel prese forma.
Poi, all’improvviso, tutto cessò e l’unico suono che riempì il suo mondo fu l’ansimare esausto contro le sue labbra. Dean socchiuse gli occhi, osservandolo pigramente, la mente ancora ottenebrata dal piacere: una ruga di concentrazione solcava la fronte tra le sopracciglia, dandogli un’aria quasi sofferente, e lui si accigliò a sua volta.
Si era... cosa, trattenuto?
-Ehi...- lo chiamò, alzando la mano pulita ad accarezzargli una tempia. Il volto dell’angelo si rilassò all’istante e lui si ritrovò investito da un blu liquido che gli mozzò il fiato. Dio, non avrebbe mai creduto di poterlo anche solo pensare, ma in quel momento era ancora più bello.
Sono davvero fottuto, pensò accarezzandogli inconsciamente uno zigomo e sorridendo quasi con rassegnazione. L’amante rispose con un sospiro e uno stirarsi pigro di labbra, rivolgendo poi l’attenzione più in basso dove c’era la loro situazione disastrata; inclinò la testa, fissandosi con curiosità la mano sporca di liquido seminale. Per un oscuro motivo, Dean si sentì avvampare per l’imbarazzo.
-Uhm, aspetta.- tentennò, agitandosi per un attimo, non sapendo bene che fare. Si guardò attorno, ma sembrava che non ci fossero fazzoletti nelle vicinanze. Sarebbe servita una bella doccia a tutti e due, ma per adesso lui era troppo stanco per pensare di muoversi da quel letto, quindi si limitò a sfilarsi la maglia con un sospiro e ripulire entrambi grossolanamente, gettandola a terra prima di riassettare i loro vestiti. Castiel lo lasciò fare continuando a osservarlo con malcelato interesse. Squadrò prima la patta dei propri pantaloni, su cui capeggiava ancora una macchia evidente, e poi Dean, tornando infine a stendersi su di lui e circondandogli la vita con le braccia, accoccolandosi. Per tutto il tempo il cacciatore lo guardò con un sopracciglio inarcato, divertito.
-Finito?- chiese con la voce che tremava di ilarità e quello strusciò la guancia sul suo petto per sollevare lo sguardo verso di lui.
-Ti ho fatto male?- domandò, corrucciandosi. Lui negò prontamente e lasciò che le sue mani scivolassero tra i capelli e sulla schiena dell’angelo, in una carezza rassicurante.
-No, sto bene.- rispose comunque a voce, notando come l’espressione dell’amico - amante - fosse pericolosamente simile a quella angosciata del giorno prima. -Dico davvero. Se non fosse così non avremmo potuto fare... quello.- aggiunse, sperando di riuscire a convincerlo - e che non notasse il rossore in eccesso sulle sue guancie. -Un paio di giorni e tornerò come nuovo, vedrai.-
L’angelo soppesò per un attimo il suo sguardo, poi annuì e reclinò il capo nella posizione iniziale, rimanendo semplicemente fermo tra le sue braccia.
Era una posizione scomoda, Castiel - per quanto magro - non era certo una piuma e lui sentiva davvero la necessità di una doccia, ma non pensò neanche per un istante di muoversi. Il potere di quei maledetti Cupido era davvero impossibile da combattere, a quanto pareva, se non riusciva ad allontanare l’altro neanche per infilarsi una maglietta pulita.
Dopo quelli che parvero secoli - ma che probabilmente erano stati solo minuti - l’altro si tirò su ad altezza del suo viso e poggiò la testa sul cuscino, continuando a tenerlo stretto. Si osservarono in silenzio, e il ragazzo si ritrovò di nuovo a fare i conti con la portata emotiva contenuta in quegli occhi assurdamente espressivi. Avrebbe dovuto fare qualcosa o sarebbe stato davvero fottuto, e questo lo terrorizzava discretamente. Soprattutto in senso letterale.
Un cazzo di Cupido non cancellava un’intera vita di eterosessualità, grazie tante.
Poi però quelle labbra pallide e carnose furono di nuovo sulle sue e qualunque altro pensiero passò in secondo piano. Sembrava che l’angelo non riuscisse a farne a meno e per quanto lui cercasse di convincersi che fosse un problema, che avrebbero dovuto combattere quel morbo, il suo corpo sembrava di tutt’altro avviso.
Mugolò, accarezzandogli una guancia, rabbrividendo per la sensazione aliena della barba sotto i polpastrelli e socchiuse gli occhi, sorpreso quando quel profumo tornò ad investirgli i sensi.
-Pancake.- sussurrò a un soffio da lui. Le ciglia scure - lunghe, belle - di Castiel vibrarono prima di schiudersi sopra uno sguardo confuso.
-Cosa?-
-Questo profumo.- riprese, inclinando poi la testa come aveva visto fare all’altro tante volte. -Sai di... pancake.- spiegò annusandolo -Perché diavolo profumi di pancake?-
-Non sono io, sei tu.- fu la risposta che gli fece aggrottare le sopracciglia confuso.
-Eh?-
L’angelo sorrise.
-È un profumo legato a te e alla tua vita. Io non sento niente.-
-Oh. Quindi è... cosa? Uno dei vostri trucchetti da cazzoni alati?- domandò, stirando le labbra in un ghignetto irriverente.
-Non usiamo trucchetti, Dean, lo sai.- ribatté quello, sviando sull’epiteto offensivo -Si tratta di un ricordo.-
Il cacciatore aggrottò le sopracciglia, barcollando di nuovo nel buio e l’angelo parve rendersene conto perché continuò:
-Quando lo percepisci provi qualcosa, vero? Un sentimento forte.-
-Ehi, che diavolo ne sai tu?- chiese sorpreso, cominciando a innervosirsi.
-Cosa ti ricordano i pancake, Dean?- lo incitò invece quello sempre con quel sorriso mite sulle labbra. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia richiamando alla mente quel profumo, la forte sensazione di nostalgia e la risata cristallina di un bambino. Non gli ci volle molto per visualizzare il ricordo, dopotutto era il motivo per cui i pancake erano la sua colazione preferita. Gli ricordavano casa.
-Mia madre li cucinava la domenica mattina.- mormorò -Mi svegliavo e sentivo questo profumo per tutta la casa. Lei mi accoglieva con un sorriso e un bacio tra i capelli, prima di posarmi davanti un piatto di pancake e sciroppo d’acero. A volte papà era già al tavolo a bere caffè, altre volte gironzolava per la cucina mentre dava il biberon a Sammy.- Mosse appena le dita in una lenta carezza tra quei capelli soffici, prendendo un respiro profondo e inalando così quel profumo della sua infanzia. Neanche si chiese perché mai gli stesse raccontando tutto quello. Sapeva già la risposta: era Castiel, che conosceva la sua anima, l’aveva vista e l’accettava. -Ero piccolo e ascoltare i miei genitori commentare le notizie del giornale o chiacchierare dei vicini, mi rendeva felice. Sereno.-
Inspiegabilmente il sorriso di Castiel si allargò.
-Allora, ne sono onorato.- rispose, prima di sporgersi di nuovo e baciarlo.
Questa volta fu carico di una tenerezza a cui il cacciatore non era abituato, ma che gli diede la piacevole sensazione di essere avvolto in un grande cappotto caldo, come quello con cui suo padre lo copriva quando era bambino e si addormentava sul sedile del passeggero. E quasi gli parve di sentirne l’odore.
-Sicurezza!- [2] esclamò dopo un attimo di sconcerto, capendo finalmente cosa fosse quella sensazione.
Lo scintillio ridente negli occhi dell’angelo gliene diede la conferma senza che parlasse. Invece lo baciò ancora, sospirando con così tanta soddisfazione che Dean non poté impedirsi di rabbrividire sotto i suoi tocchi.
Avrebbe dovuto sentirsi un idiota a comportarsi come un maledetto moccioso alla sua prima pomiciata, ma era rilassato e si sentiva dannatamente al sicuro tra quelle braccia, quindi non gliene importava davvero.
Al diavolo, pensò, Perché no!
Gli circondò il collo e rotolò sulla schiena, ignorando i muscoli che protestavano e tirandosi l’altro addosso. Castiel lo assecondò, sempre attento a non fargli del male, e approfondì il bacio,mugolando quando le dita del ragazzo tornarono tra i suoi capelli - una cosa che aveva scoperto piacere da impazzire ad entrambi.
Sembrano piume, pensò il ragazzo continuando a baciarlo con gusto, mentre le palpebre si facevano sempre più pesanti.
-Sei stanco.- lo raggiunse dopo un po’ la voce di Castiel e lui mugolò, sentendo la stanchezza calargli addosso come una coperta calda.
-No, è... normale dopo...- biascicò un attimo prima di sbadigliare -Dopo quello.-
-Sei ancora provato. Raphael non è stato affatto clemente con te.-
-Ma non mi dire.- ironizzò. L’angelo sopra di lui lo guardò intensamente e Dean sbuffò, strofinandosi una mano sul viso. -Piuttosto, per quanto hai intenzione di continuare a fare il cazzone, tu?- lo apostrofò, sbadigliando ancora. Le sopracciglia di Castiel s’inarcarono in modo quasi comico.
-Dean, non...- cominciò, ma l’altro lo interruppe con foga:
-‘Fanculo, Cas! Stai abbandonando i tuoi uomini!-
L’espressione dell’angelo si fece dura e lo fissò con lo sguardo impassibile del soldato di Dio, alzandosi a sedere.
-Credi che non voglia tornare da loro e combattere? Raphael potrebbe attaccare da un momento all’altro, lo so, ma... Dean, quella sensazione è ancora qui e...- Si toccò il petto, il viso che si macchiava di sofferenza.
Il cacciatore sospirò, tirandosi sulle braccia e sistemandosi contro la testata del letto.
-Non se ne andrà, se è quello che speri.- ribatté. -Non se ne andrà mai. Fa parte del pacchetto, quindi abituatici in fretta.- esclamò con decisione, sostenendo lo sguardo tormentato dell’angelo.
-Cosa dovrei fare?-
Dean sospirò davanti l’espressione disperata dell’amico, di chi sa che dalla propria decisione dipenderanno le vite di molti.
-Devi tornare in Paradiso.- rispose con fermezza, incrociando le braccia al petto. L’angelo tentennò, mentre i suoi occhi seguivano istintivamente i movimenti del compagno e scivolavano più in basso del suo viso, rapiti. -Ehi!- lo richiamò lui, schioccandogli due dita davanti agli occhi -Longino, Paradiso, Raphael, ricordi? Non distrarti!-
L’angelo arrossì mortificato.
-Mi dispiace.-
Il cacciatore lo guardò male, ma l’effetto venne rovinato dal nuovo sbadiglio che gli fece lacrimare gli occhi.
-Dovresti dormire.-
-E tu dovresti tornare in Paradiso.- rimbeccò lui, strofinandosi gli occhi arrossati -Quando tu smetterai di fare il cazzone e tornerai dai tuoi fratelli, io riposerò.-
Castiel lo osservò per lungo tempo, prima di annuire in accettazione.
-Bene, se questo è l’unico modo...- sospirò prima di poggiare le labbra sulle sue, sorprendendolo. Ma Dean non ebbe il tempo di fare altro che quello gli premette due dita sulla fronte, facendolo sprofondare - di nuovo - in un sonno profondo.
_________________________
[1] Ho baciato le tue labbra e stretto a me la tua testa. Ho diviso con te i tuoi sogni e il tuo letto. Ti conosco bene, conosco il tuo odore. Ho aggiunto la mia persona alla tua. Sono diventato dipendente da te. (
Goodbye my lover, quarto singolo dell’album Back to Bedlam di James Blunt, 2005)
[2] Tutta la questione del profumo non è altro che una citazione rivisitata di
Michael il film di John Travolta del 1996.