[Supernatural] Love is blind. And sometimes, it's a bitch (5/7)

Apr 20, 2011 22:26

Titolo: Love is blind. And sometimes, it’s a bitch
Autore: koorime_yu 
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Sam, Castiel, Dean (Destiel ♥)
Rating: NC17
Charapter: 5/7
Beta: hikaruryu 
Words: 4435 (fiumidiparole )
Genere: Commedia, Avventura, Erotico, Angst, Romantico, Introspettivo.
Warning: Spoiler, Slash (of course), maltrattamento di Winchester, Scene di sesso descrittive.
Summary: Castiel deve recuperare una reliquia sacra e per farlo chiede aiuto a Sam e Dean. Ma un Cupido trama nell’ombra per sfruttare la Lancia e compiere il Destino. Perché ormai le frecce sono fuori moda...
Note: allora, prima di tutto questa storia si posiziona, ipoteticamente dopo la 6X14 e prima, quindi, che Balthazar si ricordi di essere amico di Castiel e lo affianchi nella guerra contro Raphael.
In secundis: grazie a hikaruryu per avermi dato una mano con il betaggio, oltre che avermi sopportato durante tutta la fase di scrittura (un parto, davvero), e a thirdmoon91 per questo meraviglioso, bellissimo, perfettissimo banner. Hanno fatto entrambe un lavoro stupendo e io non potrò mai ringraziarle abbastanza *piange amore*
Cos’altro dire?
Spero che vi piaccia almeno un po’ così commentate ♥ perché, nonostante il dolore e la fatica (immensi, credetemi) per scriverla, mi sono divertita e la amo alla follia. Anche perché, a ben vedere, è la prima storia impegnativa che scrivo su questi due.
Bene, non mi resta che dirvi: buona lettura!

DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla.

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It’s really good to hear you voice saying my name, it sound so sweet
Coming from the lips of an angel. Hearing those words it makes me weak [1]
Seduto sulla sponda del letto, Dean si rigirò la reliquia tra le mani. Era nella camera di un motel che avevano incontrato sulla strada a cercare di trovare il coraggio.
Sam era uscito a comprare la colazione e lui sapeva che ci avrebbe messo un po’ più del dovuto per dargli il tempo di fare ciò che doveva. E di farlo da solo.
Prese un respiro profondo, grattando con l’unghia corta il legno scheggiato tra le sue mani. Stava tergiversando, lo sapeva, ma non riusciva a decidersi. Sapeva che nel momento in cui l’avesse chiamato, Castiel sarebbe accorso e tutto sarebbe cambiato. In qualunque modo fosse finita quella storia, nulla sarebbe mai stato più come prima. E lui odiava i cambiamenti.
-Al diavolo!- borbottò tra sé, chiudendo gli occhi. -Cas? Potresti venire? Ho recuperato la tua preziosa Lancia.- chiamò. Attese qualche secondo, poi aggiunse -Senti, mi sono comportato da stronzo, lo so, ma...-
-Ciao, Dean.-
Il ragazzo spalancò gli occhi, ritrovandosi faccia a faccia con l’angelo, e il cuore gli si contrasse in maniera dolorosa, mentre allo stomaco succedeva qualcosa di altrettanto spiacevole.
-Ciao.- biascicò, cercando di riprendere a respirare normalmente e non mostrare lo sconvolgimento che la sola sua presenza gli aveva provocato.
-È bello rivederti.- mormorò Castiel abbozzando un sorriso, e lui pensò: Cazzo, sono fottuto.
-Ho... ho recuperato la Lancia.- dichiarò invece, e si odiò per quanto la sua voce fosse incrinata e sul punto di spezzarsi. L’angelo abbassò lo sguardo su di essa - una semplice azione che sembrò costargli uno sforzo immane - e annuì.
-Grazie.- replicò, rimanendo fermo al centro della stanza. Dean tentennò appena prima di decidersi ad alzarsi e fare qualche passo verso di lui. Dio, si sentiva le gambe molli e le viscere continuavano a torcerglisi, neanche fosse un adolescente alla sua prima cotta. Anzi, era anche peggio, visto che la sua cotta era un fottutissimo angelo!
Il succitato fottutissimo angelo accettò l’arma e le loro dita si sfiorarono appena, spedendogli una lunga scarica su per il braccio e dritta nello stomaco, facendo incatenare i loro occhi inevitabilmente. Il cacciatore tremò sotto l’intensità di quelle iridi blu quando si posarono sulle sue labbra con bramosia e per istinto fece un passo indietro.
-Uhm...- disse, passandosi nervosamente la mano sul collo -Senti, per l’altra volta... mi dispiace, okay? Ero solo nervoso... credo.- Prese un respiro profondo -Tutta questa cosa delle anime gemelle e di te e... e tu sei un uomo...-
-Non lo sono.- lo interruppe l’angelo, apparentemente senza emozioni. Il cacciatore lo guardò come se non capisse.
-Non lo sono.- ripeté quello -Jimmy, il mio tramite, lo è. Io sono un angelo, Dean, non ho sesso.-
-Beh, questo non facilita le cose.- sospirò lui, tornando a sedersi sul letto; poggiò gli avambracci sulle proprie cosce e fissò, senza realmente vederle, le punte delle proprie scarpe.
-Posso cambiare, se vuoi.-
La voce di Castiel gli fece rialzare lo sguardo, in cerca del suo. L’angelo non si era mosso, ma Dean notò quanto i tratti del suo viso - per non parlare degli occhi, maledizione! - tradissero di nuovo il suo desiderio, la voglia che aveva di lui. Boccheggiò, deviando la vista.
-Cosa?- domandò disorientato, ma nella sua mente tornò prepotentemente l’immagine di Castiel nel corpicino di Claire Novak e rabbrividì. -Non voglio una bambina, Cas!-
Questi sorrise appena, facendo qualche passo nella sua direzione.
-Loro non sono gli unici, Dean.-
-Ma... la linea di sangue...-
-È lunga e diramata. Ho scelto Jimmy perché lui aveva fede, ma potrei trovare qualcun altro. Una donna.- Fece una pausa, fermandosi esattamente di fronte a lui e il ragazzo dovette alzare di più la testa per poterlo guardare -Se ricordo bene, ti piacciono con i capelli scuri.-
Dean per un attimo ci pensò davvero. S’immaginò accanto a una affascinante donna mora, magari anche con un bel seno prosperoso, ma non riuscì a pensare: “Sarebbe perfetto”.
La verità era che Castiel sarebbe stato Castiel in qualunque corpo fosse stato, ma non sarebbe stato il suo Cas. Negli ultimi quattro anni aveva imparato a leggere ogni sua espressione facciale e a decifrare le impercettibili sfumature del suo sguardo intenso. Aveva imparato a leggerle e ad amarle, come amava quelle di Sam o quelle di Bobby. Il viso di Jimmy Novak era diventato il viso di una persona - se così si poteva dire - a lui cara, nonostante tutto.
‘Fanculo, pensò, afferrandogli la cravatta e premendogli le labbra contro le sue, gemendo quando il suo sapore gli esplose in bocca, insieme a quella morsa di nostalgia non ben identificata. Castiel lasciò andare la reliquia accanto a loro e gli incorniciò il viso tra le mani, baciandolo e sospirando con desiderio sulla sua pelle. Gli infilò un ginocchio tra le gambe per sostenersi sul materasso e continuare a baciarlo, scivolando con la lingua tra le sue labbra dischiuse; Dean ringhiò, afferrandogli i fianchi e strattonandolo contro di sé, trattenendo il fiato quando l’angelo assecondò il suo movimento e si stese su di lui.
Dio, era così diverso da una donna.
Era più pesante e più spigoloso e mancavano del tutto le curve morbide che lui adorava tanto. In compenso, sentì chiaramente qualcosa premere contro la sua coscia quando Castiel si mosse - per istinto, per forza. Era pur sempre un verginello alle prime armi - e si strusciò contro di lui.
-Oh cazzo!- esalò, sbarrando gli occhi e scostandosi appena da lui. L’altro lo guardò confuso e Dean cercò di concentrarsi su quel lato della sua espressione piuttosto che su quello eccitato. Ma c’era una parte di lui che invece sembrava apprezzare particolarmente gli occhi liquidi e le labbra gonfie e lucide dell’angelo, maledizione.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma un’altra voce - femminile, priva di ogni emozione - lo anticipò, raggelandoli.
-Ma che scena disgustosa.- asserì Raphael, con un ghigno -Fornicare con una scimmia, Castiel? Non credevo che saresti potuto cadere più in basso e invece...-
Lasciò la frase in sospeso e, nel mentre, agitò una mano verso di loro, mandandoli a sbattere con forza contro la parete e incatenandoli lì.
-Maledetta puttana!- esplose Dean, cercando di liberarsi dalla stretta mentale dell’Arcangelo, ma invano. Questi gli concesse un arricciarsi divertito delle labbra imbellettate, avanzando verso il letto sgualcito.
La Lancia, si ricordò il ragazzo, vedendolo raccoglierla da terra, dove era rotolata nella foga dei loro gesti. Dio, sono un idiota!
-Beh, grazie comunque per averla recuperata, Dean Winchester. Almeno sei servito a qualcosa.- Raphael sorrise, impeccabile nel suo tailleur, voltandosi poi verso Castiel e arrivandogli a non più di un palmo dal naso -Certo, oltre a distrarre te, fratello.-
Gli occhi di quest’ultimo scattarono verso di lui, spalancati, prima di tornare sull’Arcangelo, scuriti dalla rabbia.
Dunque è così, eh? È sempre stata opera di Raphael, pensò Dean, esalando un sospiro quasi impercettibile.
-Sei stato tu.- lo accuso l’angelo -Tu hai mandato quel Cherubino.-
Raphael sorrise, ma non rispose, passeggiando invece fino al centro della camera, il suono del suoi tacchi che rimbalzava contro le pareti.
-Non lo trovi poetico?- chiese, voltandosi a guardare Castiel, ancora bloccato -Il traditore che muore a causa di un sentimento umano. Ti sei rivoltato contro i tuoi stessi fratelli, Castiel, e per cosa? Per delle scimmie senza peli, arroganti e convinte di essere l’opera perfetta di Dio. O meglio, per una sola di loro.- I suoi occhi scivolarono con indolenza su Dean e il suo sogghigno si allargò -Cosa c’è, scimmia?-
-Ti ucciderò.- abbaiò questi -Dammi il tempo di liberarmi e ti strapperò quelle ali del cazzo, puoi giurarci!-
Le sopracciglia dell’Arcangelo scattarono verso l’alto, mentre la sua risata cristallina e vuota risuonò nella stanza.
-Tu uccidere me?- il suo viso si contorse, mutando in una maschera di odio, mentre la sua mano si chiudeva a pugno davanti a lui e Dean urlava -Portami rispetto, stupido, insignificante umano!-
Dean boccheggiò in cerca di ossigeno, quando il dolore sparì all’improvviso dal suo petto, liberandolo. Aveva i polmoni in fiamme e qualcos’altro - era la milza? - che doleva come se fosse stato trapassato da uno spuntone rovente. Dio, quanto odiava gli angeli!
-Dean?- lo chiamò Castiel e lui alzò quel minimo la testa per lanciargli un’occhiata rassicurante. Non doveva averla fatta bene però, perché gli occhi dell’altro si allargarono, tingendosi di preoccupazione. Non poté cercare di rimediare che una nuova tempesta di dolore lancinante si abbatté su di lui, squassandogli l’intero corpo. Digrignò i denti, cercando di resistere, di contrastare le stilettate continue in ogni angolo del suo corpo, ma alla fine cedette, urlando.
-Lascialo andare!- ordinò Castiel e Raphael rise, inclinando la testa di lato, ma rilasciò la mano e la vittima si accasciò su se stesso, per quanto quelle catene invisibili glielo permettessero.
-No, non credo proprio.- l’Arcangelo poggiò l’arma divina sul tavolino, sistemandosi esattamente di fronte all’altro angelo -Sai cosa farò, invece? Ti ucciderò, Castiel. Dopo averti mostrato come torturo e uccido il tuo adorato animaletto, ovviamente.- Prese il viso di Dean tra le dita e lo contemplò per qualche istante. -Stavo pensando: cosa potrei fargli esattamente?- ponderò, lanciando uno sguardo curioso al fratello, che aveva un’espressione rabbiosa sul viso. - Tu che dici? Cominciamo dall’esterno? Potrei sempre scuoiarlo vivo, non credi?- domandò, scivolando poi con una mano curata fino all’ombelico -Oppure un tumore allo stomaco? Tu che dici, scimmia?-
Dean gli rivolse uno sguardo annebbiato dal dolore -Va’ all’Inferno, puttana.- gracchiò, cercando di ingoiare l’accumulo di saliva nella bocca.
Raphael sbuffò una risata.
-Credo di aver deciso. Sono convinto che affogare nel proprio sangue sia una morte perfetta per un essere insignificante come te.- dichiarò, toccando con la punta delle dita il petto di Dean, che gemette.
Sentì una pressione spiacevole ai polmoni e tossì, sgranando gli occhi quando la bocca gli si riempì di sangue. Istintivamente tossì ancora, cercando di buttarlo fuori, ma più lo faceva, più la sua bocca ne veniva invasa e la respirazione diventava difficoltosa. Pensò che sarebbe davvero morto in quel modo, con i polmoni che si riempivano del suo stesso sangue, quando l’Arcangelo tolse le dita e la pressione svanì.
-Piaciuto?- gli chiese con un evidente divertimento nella voce, rivolgendosi a Castiel. Questi serrò la mascella e i pugni, strattonandoli nel tentativo di liberarsi. -Cosa c’è, fratellino? Vuoi provarlo anche tu?- chiese avvicinandosi a lui.
-No!- urlò Dean con il poco fiato che aveva in corpo.
-Ehi, figlio di puttana!- urlò invece Sam, fermo nello specchio della porta. Raphael ebbe appena il tempo di notare il sangue luccicare sul legno scrostato che il minore dei Winchester vi applicò il palmo sopra, attivando il sigillo enochiano e scacciandolo.
Nell’istante in cui l’arcangelo sparì con un urlo rabbioso - a cui fece eco quello sofferente di Castiel, il cui corpo tremò ma rimase - l’incantesimo venne reciso e Dean si accasciò su se stesso come una bambola di pezza. Sarebbe crollato a terra se l’angelo non fosse stato rapido e non l’avesse afferrato al volo.
-Dean!- Sam fu in un attimo accanto a lui, osservandolo con un cipiglio preoccupato.
-Sto bene, Sammy.- gracchiò lui, ma un secondo dopo fece una smorfia e gemette -Devo solo smettere di respirare.-
-Questo non è un buon segno.- asserì Castiel con le sopracciglia aggrottate e lui non poté fare a meno di ridere, pentendosene subito dopo quando sentì tutti i suoi muscoli protestare.
-Mh...- gemette sofferente -Okay, ridere non è una buona mossa.-
-Ti porto in ospedale.- decise il fratello minore, passandogli un braccio attorno alla vita -Aiutami a portarlo in macchina, Cas.-
-Sto bene.- riprovò Dean, ma un attimo dopo le gambe gli tremarono e lui uggiolò di dolore.
-Benissimo.- ironizzò l’altro ragazzo, facendo un cenno a l’angelo verso la porta.

In ospedale, Dean fu sottoposto a tutti gli accertamenti del caso, mentre Sam si occupava di riempire i documenti di generalità false. Aveva inventato un malore improvviso che aveva fatto accasciare suo fratello per strada e rimettere sangue - giustificando così anche i vestiti sporchi. Quando l’infermiera gli aveva chiesto come si fosse procurato il taglio sul palmo, lui aveva finto di notarlo solo in quel momento.
-Oh...- disse -Non lo so. Forse c’era un vetro rotto a terra e mi ci sono tagliato quando ho soccorso Jeremy.-
-È fortunato, la ferita non è profonda, quindi non saranno necessari i punti.- sorrise la donna. Sam pensò che fosse molto carina e che avesse delle mani da fata, mentre la osservava ripulirgli il palmo dal sangue e medicarlo.
Le analisi di Dean non mostrarono alcuna anomalia, cosa che incuriosì i medici, ma che a lui fece tirare un sospiro di sollievo. Evidentemente, era arrivato prima che Raphael facesse sul serio.
La prima cosa che fece, saputa la notizia, fu aiutare Dean a rimettersi in piedi. O meglio, provarci visto che suo fratello gli lanciò un’occhiataccia delle sue e si infilò da solo la giacca, con una lentezza estenuante e un continuo sibilo di dolore, ma con la ferma decisione di volerlo fare da solo.
La seconda fu alzare gli occhi al cielo e uscire a telefonare a Castiel.
-Dean sta bene.- lo rassicurò, sorridendo quando sentì il sollievo evidente nella voce dell’angelo -Deve solo riposare un paio di giorni e sarà come nuovo.-
-Bene.-
-La Lancia?-
-È al sicuro.-
-Okay. Credo che per i prossimi giorni resteremo in quel motel, comunque.- aggiunse a titolo informativo, prima di chiudere la comunicazione.

***
Dean gemette, richiudendo lo sportello dell’Impala.
-Cristo, mi sento un vecchio.- sbottò quando fece una mossa azzardata e i suoi muscoli protestarono veementemente. Sam ridacchiò, raggiungendolo con i sacchetti del fast food tra le braccia.
-Vuoi una mano?- chiese, ridendo apertamente all’ennesima occhiataccia che ricevette.
-Posso ancora prenderti a calci, Sammy!-
-Sì, certo, come no!- ironizzò questi, infilando la chiave nella toppa e girandola. La porta si aprì e la prima cosa notò fu che la camera era occupata.
-Cas? Che ci fai qui?- chiese, osservando l’angelo seduto sul letto di Dean.
Castiel però lo ignorò, concentrandosi unicamente sul maggiore dei Winchester.
-Come stai?- chiese con la voce che tradiva apprensione.
-Uhm, bene.- rispose quello, facendo qualche passo nella stanza. Gli occhi dell’angelo non lo abbandonarono neanche per un istante, innervosendolo ogni minuto di più.
-Devi continuare a fissarmi ancora a lungo?- sbottò Dean esasperato, gemendo poi quando una fitta gli trapasso il costato -Merda!-
-A letto, immediatamente!- ordinò Sam, raggiungendolo e sospingendolo sotto le coperte.
-Sto bene!-
-A me non sembra!- ribatté il minore, sostenendo il suo sguardo. L’altro sbuffò, incrociando le braccia al petto, movimento che gli strappò una smorfia sofferente che non passò inosservata né al fratello né all’angelo.
-Dio, non riesci neanche a respirare!- si preoccupò Sam, il sacchetto con l’hamburger e le patatine fermo a mezz’aria.
-Va’ al diavolo, Samantha!- brontolò Dean, strappandoglielo di mano, previo poi lamentarsi per il dolore. Lui gli scoccò un’occhiataccia di rimprovero, sedendosi poi sull’altro letto e prendendo la sua insalata. Alla fine, il fatto che quell’idiota avesse insistito per prendere il solito take-away lo aveva rincuorato non poco. Nonostante fosse un cazzone della peggior specie, Dean aveva uno spirito di sopravvivenza discreto, quel minimo che lo spingeva almeno a mangiare sano quando stava davvero male.
Questo però non impedì a Sam di controllare ossessivamente suo fratello mentre quello litigava con l’hamburger, e appuntarsi mentalmente quanta difficoltà facesse anche solo a masticare.
Da quello che aveva potuto capire, i suoi organi - il suo intero corpo, maledizione - erano indolenziti a causa del maltrattamento a cui erano stati sottoposti. Aveva il sospetto che respirare fosse ancora doloroso per Dean, ma purtroppo non poteva far altro che obbligare suo fratello a limitare al minimo i movimenti e aspettare che il fisico guarisse da solo, sperando che lo facesse nel minor tempo possibile.
A parte il dolore - che lui sospettava fosse lancinante e continuo - c’era anche il problema che, in quelle condizioni, Dean era un bersaglio facile per demoni e angeli. Non era assolutamente una bella situazione.
-Merda!- imprecò il ferito, quando l’ennesima farcitura del panino cadde dalle sue mani. Mollò l’hamburger rimanente con uno sbuffo frustrato e si concentrò sulle patatine, mentre Sam si allungava ad accartocciarlo nell’involucro e lo riponeva sul comodino. Con quelle riuscì a cavarsela un po’ meglio, anche se la sua presa continuava ad essere debole.
Non protestò quando il fratello gli sfilò il cartoncino ormai vuoto dalle mani e gettò tutto nella pattumiera, ma inarcò un sopracciglio in sfida quando questi si avvicinò di nuovo.
-Vuoi anche rimboccarmi le coperte, mammina?-
-No, voglio aiutarti a stenderti.- rispose quello paziente, tentando di convincerlo a collaborare.
-Ce la faccio benissimo da solo!- sbottò Dean, puntellandosi sugli avambracci e cercando di sfuggirgli per come gli fosse possibile.
Sam sbuffò spazientito, agguantando il cuscino e tirandoglielo giù -Non mi sembra proprio.-
-Maledizione, Sam!-
-Dean!-
-Mi dispiace.- disse all’improvviso Castiel, rimasto fino a quel momento in disparte a guardarlo -È stata tutta colpa mia. Mi sono distratto e...-
-Lo ero anche io.- intervenne Dean, una punta di rossore a scaldargli le guance. Lanciò uno sguardo imbarazzato al fratello, ma continuò -E se pure non fossimo stati distratti, sai meglio di me che ci avrebbe colti comunque di sorpresa. È Raphael, no?-
Castiel aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse, non sapendo bene cosa dire. Sam gliene fu grato, non aveva alcuna intenzione di sapere i fatti privati - sessuali - di suo fratello. E di un angelo. Decise comunque di deviare la conversazione, così da scongiurare ogni possibilità.
-A proposito, la Lancia? È tornata al suo posto?- chiese, ma né lui né il fratello si aspettavano la risposta di Castiel. Questi infatti sospirò, scuotendo la testa mestamente.
-È ancora qui?- chiese allibito Dean e, al cenno affermativo dell’angelo, sgranò gli occhi al punto che per un attimo credette che sarebbero rotolati sul copriletto -Dove?-
Castiel si voltò indicando il tavolo, su cui c’era la scatola di alluminio che aveva usato lo stesso Dean per custodirla.
-Ci ho aggiunto sul fondo un secondo sigillo enochiano, più potente, cosicché né Raphael né uno dei suoi seguaci possano impossessarsene.
-Non sarebbe più sicuro riportarla in Paradiso?- Castiel annuì e Sam corrugò la fronte, confuso -E allora perché... -
-Perché non riesco a raggiungerlo.- spiegò l’angelo con un sospiro. La bocca di Sam si arricciò in un piccolo Oh, scambiandosi un’occhiata con il fratello.
-Raphael?- chiese questi, ma l’interpellato scosse la testa in segno di diniego.
-Non ha questo potere. Sono pur sempre un angelo, non può precludermi il Paradiso.- spiegò.
-E allora perché?- rincarò il minore dei Winchester. Sbatté le palpebre preso in contropiede quando l’amico si limitò a fissare Dean, che passò lo sguardo freneticamente dall’uno all’altro.
-Cosa?- sbottò lui, innervosito. L’angelo però si limitò a stirare le labbra in un sorriso appena accennato, e Sam sgranò gli occhi, colto dalla consapevolezza.
-Oh!- sussurrò, guardando l’amico.
-Cosa?- chiese di nuovo Dean, guardando lui.
-Oh.- ripeté, aprendosi in un sorriso. -Cas, sta bene.-
-Lo so.- confermò l’interessato.
-Ma non riesci a fidarti, vero? Per questo non te ne vai.-
-Ci ho provato.- spiegò Castiel, spostando con evidente fatica gli occhi da Dean per posarli in quelli di Sam -Ci sto provando anche adesso, ma non ci riesco.- Fece un attimo di pausa, poi continuò -Il sigillo avrebbe dovuto scacciarmi. Non aveva mai fallito prima d’ora.-
-Ehi!- abbaiò il maggiore esasperato, interrompendolo -Volete spiegarmi cosa diavolo sta succedendo? Perché non riesci ad andartene?-
L’angelo inclinò la testa, aprendo la bocca per rispondere, ma senza riuscire a trovare le parole adatte. O la risposta esatta alla domanda, così fu Sam a dargliela.
-È preoccupato, Dean.- spiegò con un pizzico di divertimento -Per te. Per questo non ci riesce.-
Questi ammiccò confuso, guardando alternativamente prima l’uno e poi l’altro. -Cosa?- chiese. Il fratello si leccò le labbra con l’evidente intento di non lasciar scappare il sorriso divertito che gli era nato spontaneo.
-Beh,- disse -È normale, non credi? Dopotutto tu sei... tu.- E sapeva che Dean ci avrebbe letto anima gemella -È normale che voglia restare al tuo capezzale.-
Lasciò che il significato delle sue parole fosse assorbito e compreso, e non riuscì a trattenere un sogghigno quando Dean esalò un -No...- quasi patetico.
Lui scrollò le spalle, regalandogli uno sguardo divertito.
-Non ci puoi fare niente, Dean.- asserì, combattendo contro il divertimento che continuava a solleticargli la bocca. L’altro scosse la testa - energicamente, a ben vedere le sue condizioni pietose.
-No no no.- cantilenò, una risata isterica bloccata in gola -Non subirò voi due. Non insieme!- dichiarò categorico.
A quel punto Sam ghignò apertamente, scattando con le sopracciglia all’insù.
-Spiacente, fratellone, sei in minoranza.- affermò, afferrando le chiavi dell’Impala -Io esco a procurarti qualche antidolorifico. Castiel, non permettergli di muoversi, mi raccomando.-
L’angelo annuì e Dean boccheggiò.
-Cosa? No! Non ho bisogno di una cazzo di balia!-
Il minore gli concesse uno sguardo di sufficienza, prima di tornare con gli occhi sull’amico e aggiungere -Legalo, se è necessario.-
-Sam!- sbottò Dean, oltraggiato, ma il fratello aveva già abbandonato la stanza, lasciandolo solo con la balia. Lui continuò a scrutare con astio la porta, cercando di ignorare il più possibile quell’ansia che si era impossessato del suo stomaco ora che erano rimasti da soli. Il ricordo di quello che avevano fatto, dell’eccitazione - perché sì, si era eccitato - che aveva provato quando Castiel si era steso su di lui, tornò prepotente, aumentando il suo senso di disagio.
Cazzo, che situazione di merda, pensò, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare con un sospiro contro il cuscino.
Sentiva ancora gli occhi di Castiel fissi su di sé e certo quello non mitigava il suo nervosismo.
-Cas.- lo richiamò -Smettila di fissarmi. È disturbante.-
-Mi dispiace.- rispose automaticamente l’angelo e Dean sbuffò divertito, aprendo le palpebre in cerca del suo sguardo e trovandolo ancora fisso su di sé.
-È bello vedere che mi ascolti.- ironizzò.
-Mi...-
-Si lo so, ti dispiace.- Alzò gli occhi al cielo. -Seriamente, Cas, piantala. Cos’è, hai paura che diventi anche io marmellata se non mi monitori costantemente?- lo prese in giro. Lo aveva detto davvero per scherzo, per questo quasi si strozzò per la sorpresa quando Castiel abbassò lo sguardo colpevole. -Oh, Cristo, Cas!- sbottò -Sto bene! I medici mi hanno visitato e non hanno trovato nulla di nulla!-
-Loro non sanno tutto.- ribatté l’angelo, voltandosi ad osservare la scatola di latta a poca distanza da loro. Anche Dean la guardò, inarcando poi un sopracciglio.
-Non mi ha ferito con quella.- gli ricordò -Sto bene, davvero. E non morirò se la smetterai di fissarmi. Promesso.- aggiunse dopo una breve pausa.
L’angelo stirò le labbra e una piccola ruga si formò al centro delle sue sopracciglia; Dean sorrise notandola e poi si diede dell’idiota per averlo fatto.
-Ehi, vieni qui.- lo invitò dando qualche colpetto sul materasso, conscio che dovesse fare qualcosa per sbloccare quella situazione. Non aveva ancora ben chiaro il perché, ma era evidente che fosse colpa sua se Castiel non riusciva a tornare in Paradiso e questo lo disturbava più di qualunque altra cosa. Era un angelo, non doveva essere costretto a restare lì tra i mortali, lontano dalla propria casa.
Questi si mosse rapidamente, al punto che Dean ne fu quasi divertito. Sembrava un cucciolo esagitato che aveva imparato da poco a stare a cuccia, ma che non sopportasse molto il comando.
Quando fu abbastanza vicino, lo attirò per una mano, facendolo sedere sulla sponda del letto. Osservò le loro dita intrecciate, prima di alzare gli occhi e incrociare quelli dell’angelo.
Dean si era sempre chiesto come fosse possibile che esistesse un blu così intenso, così profondo da sembrare vivo. Si era sempre sentito piccolo davanti a quello sguardo, come quando, nelle notti d’estate, si stendeva sulla sua bambina a guadare il cielo trapuntato di stelle.
Aveva sempre creduto che fosse dovuto alla vera essenza di Castiel, al suo essere un angelo, un’entità superiore, potente e terrificante, ma ora - grazie anche a quella chiarificane chiacchierata con suo fratello - era più propenso a credere che fosse per tutto l’amore che riusciva a leggere in quelle iridi brillanti. E soprattutto al fatto che fosse solo per lui.
E Sam aveva ragione: era terrorizzante, quasi annichilente, ma gli dava anche un senso di sicurezza che non aveva mai provato, dava pace e quiete alla sua anima martoriata.
-Dean?- lo richiamò la voce di Castiel. Sbatté le palpebre e rimise a fuoco il suo sguardo apprensivo, sbuffando un sorriso.
-Sto bene.- ripeté con convinzione. -Quindi smettila con queste stronzate, okay?- continuò, stringendo la presa su di lui.
-Non riesco a controllarlo. So che stai bene e che non rischi la vita, ma... non riesco comunque ad allontanarmi.-
Il ragazzo si lasciò andare a una risata, facendogli aggrottare la fronte.
-Dio, è assurdo.- borbottò, chiudendo gli occhi -Sto bene, maledizione! Seriamente, Cas, non puoi rimanere qui. Devi rimettere la Lancia al suo posto e, cazzo, hai una fottutissima guerra civile da affrontare!- Stirò appena le labbra in un sorrisetto privo di allegria -Cosa faranno i tuoi fratelli senza la tua guida?-
-Sono guerrieri, Dean, possono cavarsela senza di me per qualche giorno mortale.-
-Posso anche io!-
Castiel lo scrutò senza parlare, in cerca di chissà cosa; poi semplicemente, si chinò e lo baciò sulle labbra. Lui s’irrigidì, ma subito dopo chiuse gli occhi e sospirò, lasciandosi andare. Non aveva la forza di protestare e, a voler essere sinceri, non ne aveva motivo.
Ricambiò ogni carezza di labbra, sibilando però di dolore quando alzò d’istinto una mano a incorniciare il viso dell’altro e spingersi, contemporaneamente, con il busto contro di lui.
L’angelo si tirò indietro con un cipiglio preoccupato.
-Sto bene.- brontolò l’altro, odiando il fatto che quella sembrasse essere diventata la sua frase. -Mi ero solo dimenticato di non muovermi.- Sospirò e una smorfia di fastidio accompagnò una fitta ai polmoni.
-Dovresti riposarti.- tagliò corto Castiel, sfiorandogli la fronte con le dita.
-Cas, non...- cominciò Dean, ma le parole gli rimasero impigliate in gola, mentre l’incoscienza lo investiva, facendolo ricadere addormentato sul cuscino.

***
Quando Sam tornò, non si meravigliò di trovarci ancora Castiel, seduto sul letto a osservare Dean. Che dormiva.
-Uhm.- mugugnò, incedendo nella stanza -Sei stato tu?- domandò, colto dal dubbio. Castiel gli rivolse appena uno sguardo, prima di tornare a concentrarsi sul viso rilassato del bell’addormentato.
-Hai detto che doveva riposare.-
Lui ridacchiò posando la bustina di carta sul comodino.
-Dean non sarà affatto contento quando si sveglierà, lo sai, vero?-
-È per il suo bene.- ribatté l’angelo. Sam lo guardò muovere appena le dita sul petto di Dean, in una carezza discreta, e distolse gli occhi con un sorriso imbarazzato e la sensazione di essere di troppo.
-Non puoi guarirlo tu?- chiese con un sospiro. Vedere suo fratello in quelle condizioni certo non lo rallegrava, anche se si rendeva conto che sarebbe potuta andargli molto peggio. Se fosse arrivato anche solo qualche minuto dopo, Dean avrebbe potuto non cavarsela con solo qualche indolenzimento.
-Ci ho già provato.- rispose l’amico -Non ci sono danni da riparare.-
Sam si lasciò andare con un sospiro sulla sedia.
-L’avevo immaginato. Suppongo che non ci sia nient’altro da fare se non aspettare.-
Guardò l’angelo stirare le labbra in una pallida linea pensierosa, gli occhi perennemente fissi su Dean, e sospirò.
Sarebbe stata una lunga notte.

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[1] È veramente bello sentire la tua voce dire il mio nome, suona così dolce. Viene dalle labbra di un angelo. Ascoltare quelle parole mi fa diventare debole (Lips of an angel, secondo singolo degli Hinder, 2006).

verse: love is blind, pairing: dean/castiel, fanfiction, world: supernatural, slash

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