[Originale] Ma il dolore ci avvinghia crudelmente

Jan 12, 2010 19:40


Titolo: Ma il dolore ci avvinghia crudelmente
Fandom: Originale
Personaggi: Franz/Giacomo
Beta: ellepi 
Genere: angst, introspettivo
Rating: NC-17
Warnings: slash, scene di sesso (gay) descrittivo
Wordcounter: 2345 (fidipa)
Note: scritta per il  p0rnfest #3 di fanfic_italia  con il prompt Original, M+M, "Vai a farti fottere!" "L'idea era quella" . Scritta anche, fuori tempo massimo, per partecipare al contest indetto dal Lost in Yaoiland Forum, con il prompt-aforisma Spesso il piacere è un ospite passeggero; ma il dolore ci avvinghia crudelmente. (Keats) Fa parte del piccolo universo creato da me e ellepi (qui per saperne di più).


Una volta in macchina, Franz sospirò profondamente e si lasciò andare contro il sedile a occhi chiusi. Aveva il cuore che gli batteva all’impazzata e il respiro alterato, neanche se la fosse fatta di corsa dalla palestra a lì.

Beh, a ben vedere, forse era davvero andata così. Di sicuro il passo lo aveva accelerato, per sfuggire il più in fretta possibile a quella scena.

Si pigiò i polpastrelli sulle palpebre abbassate fino a quando l’immagine nella sua testa fu offuscata da una serie di puntini luminosi e i bulbi oculari non cominciarono a fargli male. Scosse il capo con decisione ed espirò per non crollare, non lì e non in quel momento.

Accese invece il motore e lo fece ruggire con una leggera pressione del piede sull’acceleratore, mentre la mano metteva a tutto volume l’ultima hit del momento trasmessa dalla radio. Con la musica così alta almeno sarebbe riuscito ad evitare di pensare.

Girovagò per un po’ senza meta, privo della voglia di tornare a casa e ricominciare a pensare a Billy o chiamare Nora o Jo per... beh, piagnucolare su Billy. Aveva solo voglia di sfogare in qualche modo la rabbia, la tristezza e l’angoscia che sentiva mescolarsi dentro di lui e avvelenarlo.

Si fermò solo quando riconobbe l’insegna di un gay bar in cui aveva passato un po’ di mesi di qualche anno prima, rendendosi finalmente conto di aver guidato più di quanto credesse, arrivando decisamente lontano da casa. Dal paese, a dirla tutta.

Si mordicchiò le labbra pensieroso, fissando la porta del locale e un gruppetto di ragazzi che fumavano proprio lì fuori. Ci pensò probabilmente solo qualche secondo; l’attimo dopo stava attraversando la strada attivando l’antifurto con il telecomando a distanza.

Il muro di alcool, chiuso e sesso lo investì appena varcata la soglia, facendolo sorridere nostalgico al ricordo di quanto, una volta, lo eccitasse andare a caccia, seguire il suo mentore e imparare a provarci con i ragazzi. Lui era un bel ragazzo, ben piazzato fisicamente, e non avrebbe mai avuto problemi ad abbordare, se solo non fosse stato così irrimediabilmente innocente. E stupidamente innamorato.

Il locale non era cambiato granché, anzi, a ben vedere era rimasto praticamente identico.

Franz si accomodò al bancone e ordinò una birra, chiedendosi che diavolo stesse facendo lì, invece di tornare a casa e andarsene a dormire per dimenticare tutto. Poi il barman gli passò la birra con un occhiolino e un bigliettino con scarabocchiato un numero di cellulare - il proprio sicuramente - e lui sorrise mestamente dicendosi che magari nell’alcool si sarebbe dimenticato più facilmente della sua sfiga. E poi, magari, avrebbe potuto finalmente incontrare qualcuno di adatto a lui.

Nessuno stronzo come Giacomo o Mattia o Luca, e nessun’etero come Billy, soprattutto. Gli scappò una risata dicendosi che lì dentro certamente non avrebbe incontrato etero di ferro con William Castoldi. Il che era un bene per il suo cuore.

Prese un sorso di birra e intascò il foglietto, più per educazione che per reale interesse, e ruotò con lo sgabello per avere una visuale del bar, appoggiandosi con la schiena al bancone.

Era ancora relativamente presto e di conseguenza i ragazzi già presenti erano pochi: chi intento a una partita a biliardo, chi a chiacchierare al tavolino fingendo di fregarsene un minimo della persona di fronte a sé - probabilmente ragazzi alle prime armi -, chi ancora, con la scusa di scambiarsi i numeri di telefono, si sfioravano reciprocamente, o qualcuno che prendeva appuntamenti per quella stessa sera.

Franz assaporò un sorso di birra più lungo degli altri e chiuse gli occhi, dicendosi che era lì solo per l’alcool. Non gli interessava il sesso, non quella sera, non con emeriti sconosciuti con problemi a trovarsi qualcuno di importante al di fuori di quelle quattro mura. Un po’ come lui, dopotutto, che si prendeva cotte assurde per ragazzini appena maggiorenni e fidanzati con una gran bella ragazza più grande, oltretutto.

Guardò la birra tra le sue mani e sospirò facendola ruotare tra i palmi; la frescura lo aiutò a smettere di pensare. Era lì per liberarsi la mente, almeno per qualche ora - qualche giorno. Dio, ti prego, solo qualche giorno - dal visino pulito di Billy, dal suo sorriso, dal suo maledettissimo corpo che non si vergognava a mostrare. E grazie tante, comunque. Chi avrebbe avuto vergogna a mostrare quel corpo? Billy era poco più che un ragazzino, era vero, ma non aveva nulla da invidiare agli altri ragazzi della squadra. Magari forse solo in altezza, ma per quella c’era tempo, dopotutto.

Imprecò, rendendosi conto di stare nuovamente pensando a Billy, e lasciò la bottiglia mezza vuota sul bancone. Entrò nel bagno con l’espressione scura e le mani sprofondate nelle tasche, con la certezza di non incappare in qualche scena di sesso occasionale. Di solito quello era l’ultima spiaggia per chi voleva appartarsi.

Spinse la porta e fu investito dall’odore acre di piscio e disinfettante, ma almeno nessuna coppia stava fornicando nella zona comune. E non sembrava ci fosse qualcuno neanche nei cubicoli.

Tanto meglio, si disse, non aveva alcuna voglia di vedere niente e nessuno quella sera. Sbuffò una risata rendendosi conto che se davvero non avesse voluto vedere nessuno, in quel momento starebbe in camera sua, nel letto, con la scusa di essere stanco per l’allenamento, e non in un gay bar a fingere di volersi ubriacare.

La porta di uno dei cubicoli si aprì subito dopo il suono di uno sciacquone tirato, e Franz s’irrigidì completamente nel vedere proprio lui uscirne.

Giacomo si stava appuntando la cinta, avanzando verso i lavandini, e si bloccò quando lo notò, rispondendogli con lo stesso sguardo sorpreso.

Beh, disse una vocina nella testa di Franz, è logico che lui sia qui. Ti ci ha portato lui la prima volta.

-Toh, guarda un po’ chi si rivede.- Giacomo sorrise e lo affiancò, sciacquandosi le mani sotto l’acqua ghiacciata e aggiustandosi poi insistentemente una ciocca dei suoi perfettissimi capelli.

-Cosa ci fai qui, Mister Non Mi Importa Del Sesso Occasionale?-

Franz distolse lo sguardo dal riflesso nello specchio mentre rispondeva in un borbottio -Sono qui per bere! E comunque non sono affari tuoi.-

Il sorrisino di Giacomo si allargò un po’ di più e lui si voltò, poggiandosi con il sedere alla superficie del lavello, le mani infilate nelle tasche dei jeans sdruciti.

-Ah, certo. Hai fatto tutta questa strada in macchina solo per una birra, mi sembra ovvio. Che c’è, da noi i bar le hanno finite?- chiese ironico, inarcando un sopracciglio divertito. Franz ringhiò e lo fulminò con gli occhi prima di scostarsi da lui e uscire da lì, chiudendo il più in fretta possibile quello spiacevole incontro.

Aveva fatto sì e no due passi quando Giacomo parlò di nuovo, facendogli incassare la testa nelle spalle per la rabbia e l’umiliazione di essersi fatto riconoscere così bene.

-Chi è questa volta, mh? Uno dell’università? Oppure qualcuno del calcio? Avanti, chi è stavolta il tuo amore infelice? Su chi hai riversato le tue fantasie romantiche da scolaretta, a questo giro?-

Franz chiuse gli occhi, sentendo il cuore stridergli nel petto, contrarsi in maniera dolorosa e ricominciare a pompare in modo accelerato, e si voltò, scattando punto sul vivo.

-Vai a farti fottere!-

-L’idea era quella.- rispose Giacomo con serafica calma, regalandogli un sorrisino divertito e una scrollatina di spalle che lo fece irritare ancora di più -Dopotutto si viene qui solo per questo, no? Certo non lo troverai qui il tuo grande amore.-

La risposta di Franz arriva con un ringhio e una spinta che fece cozzare Giacomo con l’osso sacro contro la ceramica opaca del lavandino. Il bel viso di Giacomo si contorse in una smorfia di dolore e le sue mani salirono alle braccia di Franz, tese nell’atto di tenerlo premuto all’indietro, con la schiena inarcata dolorosamente verso il portasapone applicato al muro.

Franz si allungò sul suo corpo, arrivandogli a un soffio dal naso, e lo guardò con astio; la presa di Giacomo cedette appena, incerta, quando vide la portata del carico di odio che trasudava da quelle iridi grigio-blu, ma si rinsaldò subito quando una fitta alla schiena lo richiamò al reale stato dei fatti: Franz lo teneva schiacciato tra due lavelli, la nuca a sfiorare il muro e i piedi a toccare il pavimento solo con le punte. Tutto il resto di sé era tenuto in piedi solo dalla durezza dei lavandini e dalla presa ferrea di Franz sulle sue spalle. Franz che lo schiacciava con il suo corpo, che si premeva contro di lui con foga rabbiosa.

Giacomo perse per un attimo la cognizione dello spazio attorno a sé per il movimento brusco con cui venne spostato. I muri del bagno tornarono al loro posto solo dopo il dolore sordo alla schiena e alla nuca dovuto al colpo con cui era stato schiacciato contro il muro.

Sentì il fiato caldo di Franz sulla guancia e un attimo dopo la sua lingua che si spingeva nella bocca di Giacomo con prepotenza. La resistenza che oppose durò solo qualche attimo, poi le sue braccia scivolarono dietro la nuca di Franz e se lo strinsero addosso mentre rispondeva al bacio con foga.

Franz si premette ancora di più contro di lui e si strusciò contro il bozzolo caldo che sentiva crescere tra le sue gambe. Trafficò con la cinta e la lampo dei jeans, ringhiando nelle labbra di Giacomo, ed affondò le mani oltre l’orlo del suo intimo, afferrandogli l’erezione e masturbandogliela con foga. Giacomo gemette nel suo orecchio e si aggrappò alle sue spalle, spingendosi nella sua mano, e scese a fare altrettanto, mentre Franz gli stringeva l’uccello e gli faceva perdere la testa a colpi di polso.

Quando Giacomo lo prese in mano, Franz chiuse gli occhi e mugolò, oscillando con i fianchi in avanti e mordendogli la spalla per trattenere i suoni e non far accorrere spettatori indesiderati che li avrebbero beccati avvinghiati a pomiciare - più che pomiciare - nel bagno. Come lui aveva beccato Billy e Laura nel parcheggio.

Franz strizzò gli occhi quando l’immagine dell’espressione rapita di Billy si affacciò di nuovo alla sua mente. Le sue labbra rosse e lucide, socchiuse in cerca di altre, le ciglia che fremevano sulle guance arrossate, le mani che scivolavano dolcemente dalla spalla a cercare con una leggera carezza la curva piena del seno di Laura, erano vivide nella sua mente, nonostante non fosse rimasto che qualche istante, nonostante fosse scappato quasi subito da tutto quello. Eppure sembrava che la sua mente - e il suo cuore - riuscisse a registrare ogni più piccolo particolare di quel ragazzo.

Aumentò il ritmo degli affondo della mano e del proprio bacino quando richiamò alla mente il corpo nudo di Billy mentre usciva dalle docce dopo l’allenamento, con l’asciugamano perennemente in faccia invece che attorno ai suoi fianchi, e le infradito di plastica a ciabattare sul pavimento dello spogliatoio tra prese per il culo più o meno pesanti.

Gemette al ricordo della curva perfetta del suo sedere o del modo delizioso in cui i muscoli della schiena si tendevano verso l’alto mentre appendeva l’asciugamano al gancio o come la linea flessuosa della spina dorsale risaltava quando si chinava a cercare i vestiti puliti nel borsone.

La voce di Giacomo lo invocava in lievi sussurri ma per lui quello non era Giacomo e non si trovavano nel bagno dell’unico gay bar della zona: era in spogliatoio con Billy, lo teneva premuto con il proprio corpo contro le piastrelle fredde di una delle docce e non sembrava che il più piccolo ne fosse dispiaciuto. Gli sorrideva e gli infilava le mani tra i capelli, attirandogli la bocca sulla propria. Lo sentiva strusciarsi contro di lui e scivolare con la mano ad accarezzarlo prima con cautela mordendosi le labbra concentrato, poi più velocemente, e a quel punto i denti sulle labbra ci sarebbero stati per l’eccitazione. Lo sentiva ansimare sulla sua pelle e spingersi nella sua mano, fino a venire con un gemito sottile. Lui avrebbe aspettato quel momento, avrebbe aspettato di vedere l’orgasmo stravolgere i suoi lineamenti da ragazzino, di sentire il suo seme colargli tra le dita, e poi si sarebbe lasciato andare con un ansito goduto, venendogli in mano con getti caldi. Lo avrebbe tenuto stretto ancora per un po’, godendo del suo calore e del profumo della sua pelle; gli avrebbe posato un bacio sulla spalla nuda e uno sulle labbra martoriate dai denti, e infine glielo avrebbe detto: Ti amo.

Ma non era vero, non gliel’avrebbe detto. Non era nello spogliatoio e non era con Billy.

Era in un gay bar con Giacomo e questo, più di qualunque altra cosa, gli faceva male.

Aprì gli occhi stancamente, scostandosi da lui per riconquistare i propri spazi personali, e trovandosi a guardare il viso soddisfatto di Giacomo, lo stesso ragazzo che gli aveva fatto male due anni prima. Si voltò e tornò senza una parola ai lavelli, sciacquandosi le mani e rassettandosi al meglio.

Giacomo dietro di lui si stiracchiò languidamente, come un grosso gatto che aveva appena finito di gustare una deliziosa cena guadagnata con furbizia. Quel sorrisino goduto in cui si arcuavano le sue labbra gli accesero un moto di stizza in fondo allo stomaco, risvegliando l’istinto di voltarsi e farglielo sparire dalla faccia in qualunque modo. Invece Franz chiuse gli occhi e respirò a fondo per qualche secondo, intimandosi di mantenere la calma e non mettersi nei guai.

Quando li riaprì Giacomo era di nuovo accanto a lui a pulirsi le mani dai residui del suo orgasmo, e non lo guardava.

-Hai cambiato idea riguardo a... quello?-

Franz lo fissò dal riflesso dello specchio, regalandogli un’espressione di rabbia e disgusto malcelato, chiedendosi come diavolo avesse fatto a voler bene a quel ragazzo che, per quanto bello, sembrava privo di ogni sentimento più comune.

Se ne andò senza aggiungere una parola, lasciando Giacomo solo, fermo d’avanti ai lavandini, e chiudendo di nuovo la porta in faccia al suo passato nell’istante in cui chiuse quella del bagno.

Quello non era lui. Lui non andava in gay bar per rimorchiare una scopata occasionale.

Lui voleva Billy. Solo Billy.

pairing: franz/giacomo, bambolotti, originale, p0rnfest

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