Titolo: Farmacia notturna
Fandom: Bleach
Personaggi: farmacista anonimo, Ikkaku, breve apparizione di Yumichika
Beta:
ellepi Genere: commedia
Rating: verde
Warnings: lievissimo accenno a una relazione omosessuale
Wordcount: 946 (fiumudiparole counter)
Note: scritta per la
Criticombola di
Criticoni con prompt 45 - Farmacia. La mia cartella è la numero 33. Vi consiglio di leggere anche
When I come home late at night di
ellepi , sempre sugli stessi omini. Merita davvero<3 .
L’uomo ringhiò e il farmacista ebbe l’istinto di arretrare.
-Si-signore mi dispiace ma se non è più specifico non posso aiutarla!- provò a fargli capire, cercando di non lasciar trasparire l’ansia e la paura che sentiva scuotergli le budella.
Forse non era stata un’ottima mossa quella di aprirgli quando aveva bussato all’interphon. Solo che la voce tesa e l’espressione ansiosa lo avevano convinto che fosse importante. E poi, nonostante la faccia cattiva, ricordava di averlo visto più volte in giro con quel ragazzo strano con i capelli castani che abitava lì vicino, quel Keigo. Che diavolo poteva farci se a prima vista non sembrava uno spostato? Non più di tanto, almeno. Non fino a quando non aveva cominciato a parlare di sangue e battaglie e di stupidi corpi che si ammalano per un niente. E dire che a prima vista gli aveva fatto pensare a un poliziotto: modo di camminare sicuro, gli occhi guardinghi che osservavano tutt’intorno in cerca di chissà quali imboscate. Si vedeva che aveva ricevuto un addestramento militare, che era stato forgiato sotto gli ordini urlati di un superiore con gli attributi quadrati.
Sospirò, dicendosi che ormai era meglio cercare di aiutarlo e cacciarlo, per potersi chiudere di nuovo all’interno della farmacia e sperare di terminare il turno di notte senza altri problemi.
-Ha febbre alta?- chiese, ritrovando la sua pazienza. Se aveva davvero un equilibrio mentale precario meglio rimanere calmi e gentili; meglio non farlo arrabbiare. Meglio lasciarlo uscire da lì soddisfatto.
L’uomo aggrottò le sopracciglia, come a fare mente locale del sintomo, e annuì una sola volta, con la luce artificiale si rifletté sulla boccia pelata.
-E continuava a dire che gli faceva male dappertutto. Non l’ho mai sentito lamentarsi tanto.- aggiunse, sempre con quell’espressione cagnesca in viso, neanche volesse attaccar briga invece di comprare solo antibiotici e antipiretici -Anzi, non l’ho mai sentito lamentarsi, proprio!-
Il farmacista fece un mezzo sorrisino pensando che doveva essere davvero preoccupato. Non sembrava un tipo che si preoccupasse di sovente per gli altri - o per sé stesso - e gli fece anche un po’ tenerezza, mentre si guardava intorno guardingo, neanche si aspettasse di essere attaccato da un momento all’altro. Sorrise, pensando di averci visto bene. Quello davanti a lui era uno di quegli uomini tutto d’un pezzo che ritenevano da rammolliti qualunque cosa non fosse legata a armi, motori e muscoli. Il tipico macho convinto di essere un superuomo, eroe della propria nazione.
Sorrise, mordendosi una guancia, cercando di non lasciarsi scappare la risata che l’immagine di quel tipo bizzarro in tenuta da Rambo gli aveva fatto nascere spontaneamente. Si disse che quella pelata che sfoggiava con tanta noncuranza doveva risaltare ancora di più con una bandana legata poco sotto. Sì, decisamente un’immagine divertente.
Posò sul bancone tra loro una scatola di antibiotici e una di sciroppo.
-Mi ascolti bene: gli dia una di queste compresse appena torna a casa, la febbre dovrebbe scendere un poco.- spiegò, battendo un dito sulla scatola di antibiotico - I dolori spariranno lentamente, è normale, quindi non si preoccupi. Questo invece - continuò, spostando il dito sulla confezione di sciroppo - E’ per il mal di gola e la tosse. Ce l’ha vero?-
L’uomo annuì guardandolo confuso e ringhiando appena, sospettoso su come potesse lui sapere cosa avesse il suo amico. Il farmacista ridacchiò apertamente questa volta e scrollò le spalle.
-Sono i tipici sintomi dell’influenza di quest’anno.- Nessun trucco, nessun inganno, pensò ma non lo disse.
Il giovane di fronte a sé lo scrutò un’ultima volta prima di riportare gli occhi sulle scatole che gli erano state date. Inclinò la testa di lato per osservarle, e poi sfilò un paio di banconote da dentro i jeans scoloriti che indossava. Glieli mise in mano senza neanche guardare e senza chiedere quanto fosse il conto.
Il farmacista lo guardò dubbioso e stava per dire qualcosa, ma quello era ancora intento a guardare le confezioni dei medicinali, così lui semplicemente aprì la cassa e fece da sé, restituendogli le banconote in resto.
Il giovane se li rimise in tasca nuovamente senza guardare e lui pensò che doveva essere o incredibilmente fiducioso o incredibilmente stupido.
Trasalì quando, invece di chiede una busta, afferrò le confezioni e se ne andò senza una parola o un grazie. Semplicemente, voltò le spalle e attraversò la porta a vetri, come se tutto gli fosse dovuto.
Oh, beh, pensò lui, l’importante è che ha pagato e non mi ha creato problemi. Tornò a chiudere la porta e a sedersi sulla poltroncina nell’angolo, riprendendo la rivista medica abbandonata lì per quel cliente bizzarro a tarda notte, ricominciando a leggere.
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-Mmmh... Ikkaku?-
-Sono qui.-
La porta si chiuse con uno scatto e Yumichika strizzò gli occhi in quella direzione, osservandolo con gli occhi lucidi di febbre. Ikkaku si avvicinò, posandogli una mano sulla fronte bollente e sentendolo sospirare di sollievo.
-Dov’eri andato?- pigolò, arricciandosi sotto le coperte, facendogli spazio affinché lui potesse almeno sedersi sul bordo.
-In farmacia... una specie di Quarta Compagnia che c’è qui. Ti servono le medicine, me l’ha detto Keigo.-
Yumichika si limitò a borbottare qualcosa che sembrava -Odio stare così. Mi sento uno straccio.- Che lo fece sorridere appena. Era strano vederlo in quello stato. Yumichika non era davvero il tipo da lamentarsi, davvero no. Nonostante l’aspetto frivolo era un guerriero, un guerriero vero, ed era soprattutto per questo se erano compagni da così tanto tempo, ormai. Ikkaku sospirò e prese i medicinali dalla busta.
Yumichika, curioso come un gatto, alzò subito la testolina, regalando alle confezioni tra le sue mani un’espressione dubbiosa e un’altra allarmata a lui.
Ikkaku ringhiò e aprì le scatole, imprecando contro Urahara-san, i suoi stupidi Gigai difettosi e quei maledetti, infiniti foglietti illustrativi!