Titolo: Odontoiatria tutelare
Fandom: NessunDove
Rating: Pg-13 per sottintesa tortura
Conteggio parole: 551
Discaimer: proprietà di Neil Gaiman, che si starà rivoltando nella tomba toccando le palle.
Note: 1- scritta specificatamente per Fra per il suo compleanno! Auguri zeppola!
2- ambientata prima dell’inizio del libro o forse no.
Era una giornata particolarmente piacevole. L’afa era stata spazzata via da una leggera brezza e nella fresca penombra della pineta che un uomo stava attraversando per tornare a casa arrivava l’eco delle grida dalla spiaggia. In quella giornata piacevole gabbiani volavano all’orizzonte e bambini giocavano nell’acqua. Ma l’uomo presto non sarebbe più stato in grado di apprezzare la situazione: poco più avanti tra gli alberi due figure lo aspettavano. Uno indossava quattro anelli ricavati da teschi di corvi, l’altro aveva occhi di uno sbiadito azzurro cobalto.
L’uomo provò a scappare. “Come tutti del resto- commentò Mr Croup- ma è inutile quanto mettere un fiocco alla coda di un asino.”
“Però è divertente, Mr Croup”
“Certo, Mr Vandemar. E’ forse la parte più divertente del gioco?”
“Io preferisco quando li uccidiamo.” rispose sicuro Mr Vandemar. “Beh, non posso darle torto. Quella parte è…magica.”
La fuga dell’ uomo non durò a lungo. Per ora aveva solo qualche graffio: presto ne avrebbe avuti molti di più. Vandemar si caricò in spalla il corpo privo di conoscenza e raggiunse Croup. Grugnendo abbandonò il suo carico su una poltroncina di plastica bianca con i cuscini a righe colorate. Aveva tutta l’aria di essere stata trafugata da uno stabilimento balneare.
Vandemar si accomodò lì vicino iniziando a pulirsi le unghie con il suo coltello, mentre Croup legava la loro vittima. Tirò fuori da sotto la giacca nera del suo vestito una scatolina di attrezzi che parevano usciti dagli incubi di un bambino che il mattino successivo avesse un appuntamento dal dentista. “Con cosa vuole cominciare, Mr Vandemar?Va bene il ferro nove?” L’altro scrollò le spalle, indifferente, ma Croup non lo notò neppure: teneva lo sguardo sul ferro, quasi con affetto. Poi si mise al lavoro.
Trafficò qualche istante con l’attrezzo nella bocca dell’uomo, tracciando grida scarlatte nell’aria e si ritrasse tenendo qualcosa stretto nel pugno. Nascose il pugno dietro la schiena, giocosamente. “Sa, Mr Vandemar- cominciò con voce affabile- La delizia e l’orgoglio di svolgere questo piacevole incarico…”
“Molto piacevole.” lo interruppe Vandemar, occhieggiando la figura legata alla poltrona, svenuta dal dolore.
“…Sì, quasi estasiante…dicevo, questi sentimenti maleficamente positivi hanno fatto nascere in me il desiderio di rigraziarla.” Vandemar sbatte le palpebre: “Prego” rispose magnimamente.
Croup continuò nel suo monologo ispirato: “In quale altro luogo e tempo potrei trovare un compagno di simile caratura, un uomo di così grande valore e specchiata malignità?” Poiché sembrava che Vandemar volesse azzardare una risposta, o forse chiedere il significato della parola ‘caratura’, Croup continuò, avvicinandosi al suo socio: “Mio caro amico! Non immagina cosa ho qui per lei? Le darò un indizio: proviene dalla bocca del nostro amico…”
“Un uccellino?”
“Interessante supposizione, Mr Vandemar. Ma chi terrebbe un uccellino in bocca?”
“Io- rispose senza esitare- Ma non a lungo. Lo masticherei quasi subito.”
Croup sospirò e consegnò al compagno quello che teneva in mano: un dente del giudizio dalla lunga radice. “Forse può trasformare anche questo in un gioiello con la fine abilità delle sue mani. Oh, quanti talenti in un uomo solo!”
Mr Vandemar prese il dente guardandolo da vicino e sfiorandolo appena con le dita lunghissime, poi annuì.
“Bene- concluse Mr Croup, soddisfatto- Ora credo sia tempo di terminare il nostro lavoro.”
Prese un altro attrezzo dalla scatolina e rivolse nuovamente la sua attenzione alla loro vittima.