Titolo: Pull Me Under
Fandom: Original
Rating: G
Conteggio parole: 1359
Disclaimer: Mio! Miei! Tutto mio! Anche se grandemente ispirato a Metal Gear Solid…
Note: 1-Cavolo, questo capitolo è stato faticoso come una puntata di Ghost Whisperer!
2-I versi in francese sono un frammento da “Invitation au voyage” di Baudelaire.
“Vorrei essere un salmone
che nuota nel mare,
vorrei essere la colomba
che tuba sull’albero.”
“Ma salmone non sei, e neppure colomba;
tu hai inventato il vapore che uccide quelli che ami.”
“Oh, nascondimi sui monti,
oh, annegami nel mare.
Rinchiudimi in galera
E getta via la chiave.”
Wystan Hugh Auden, James Honeyman
Mentre la macchina scivolava nel traffico rarefatto cominciò a piovere. Ogni cosa presto appave luccicante per le insegne al neon e le luci di posizione che si rifrangevano all’infinito sulle gocce d’acqua sul parabrezza.
Doug buttò un occhio alla strada e uno al suo passeggero. Buona parte della storia di Astor riusciva ad immaginarla anche se il ragazzo non ne aveva fatto cenno: buona famiglia, buone scuole. Genitori amorevoli e insegnanti pacati avevano cresciuto uno sprovveduto. Diavolo, non è così difficile arrivarci: se qualcuno ti cerca per ucciderti, vai alla polizia; se non puoi farlo, lasci la città il più in fretta possibile. Astor raccontò di aver affittato una stanza ed essere rimasto nascosto per un paio di giorni in quel quartiere malfamato.
-Non capisco, sono stato discreto, non ha parlato con nessuno, il padrone di casa…
-Hai dato nell’occhio.- tagliò corto Doug. Il rosso era troppo nervoso per non dare nell’occhio, oppure era stato così stupido da scappare nei quartieri bassi senza cambiare auto. -Comincia dall’inizio.- ordinò. Aveva bisogno di capire come stanno le cose. In che guaio si era cacciato?
Il rosso prese un paio di respiri profondi per calmarsi e raccontò del suo amico Berry e della berlina nera, dei soldi e della busta con le istruzioni.
-Non hai idea di chi possa essere questo Gripe? Di chi sia questa gente?
Astor scosse la testa: -Poteva trattarsi di spionaggio industriale o potevano essere criminali o anche James Bond e l’MI6 per quello che ne so. Non mi sembrava importante al momento.
-E che avete fatto? Non gli avrete dato quello che volevano senza pensarci…- abbaiò Doug. Idioti sprovveduti.
-No.- rispose l’altro, forse un po’ piccato, scrutando fuori dal finestrino -Abbiamo preso delle precauzioni. Abbiamo trovato un posto dove lavorare che nessuno potesse conoscere e creato un conto su cui avrebbero versato i soldi. Comunicavamo con loro tramite e-mail, usando account non tracciabili. Avevamo comprato attrezzature incredibili. Andava tutto bene all’inizio, ma poi…- Si interruppe e appoggiò la fronte al vetro appannato: -Andava tutto bene- ripete, e fece un breve sorriso mentre cominciava a ricordare.
L’appartamento era un disastro. Lavoravano da un paio di mesi, spesso fino a notte fonda e ogni superficie disponibile all’infuori delle scrivanie su cui dimoravano i loro laptop era ingombra di tazze di caffè bevute a metà e poi dimenticate. Spesso Astor, soprappensiero, ne afferrava una credendo che fosse l’ultima che si era versato e si ritrovava a sputare caffè freddo e ormai acido. Il tavolino del minuscolo soggiorno si intravedeva a malapena sotto gli avanzi di cibo cinese e i contenitori di vari take-away. Una volta Berry si era quasi cavato un occhio con una bacchetta finita tra i cuscini del divano. Il lavoro su LANGOSTA, così avevano battezzato il programma, procedeva alla grande e occupava il 90% delle loro energie. Le richieste e le istruzioni arrivavano frazionate, a distanza di alcuni giorni: era come rinvenire i resti di un antico acquedotto romano, un tubo, una pietra alla volta. Astor era così soddisfatto e appagato che non aveva più pensato al denaro, ma una sera, mentre per una volta cenavano in cucina, l’argomento era saltato fuori.
-Spero che finiremo presto, prima che il cibo cinese mi uccida.- disse Berry.
-Per l’ultima volta, la bacchetta nel divano può benissimo essere caduta a te!
-Umpf! In ogni caso, quando avremo finto, spenderò il mio compenso per ben altre pietanze.
Astor aveva fatto un rapido calcolo: sommando le ‘quote mensili’ e il compenso finale sarebbero presto stati milionari! Il pensiero lo aveva lasciato senza fiato per un attimo. Avevano cominciato a parlare di cosa avrebbero fatto di tutti quei soldi. O meglio, Astor aveva cominciato a raccontare che gli sarebbe piaciuto fare un viaggio in Europa e poi trasferirsi in Belgio (ricordava ancora sua madre sussurrare rapita ‘les soleils couchants revêtent les champs, les canaux, la ville entière, d’hyacinthe et d’or’ a proposito di…cosa? I contorni si sfocavano…), mentre Berry lo fissava con sorriso ironico.
-Faresti meglio a stabilirti in un paese dove non ci sia l’estradizione.- commentò.
-Perché?
-Nel caso che qualcuno sia interessato a scoprire chi ha realizzato LANGOSTA.- spiegò Berry, con tono sarcastico -Per cosa credi che la useranno? Per formattare i computer dei vicini di scrivania che gli stanno sul culo? Il programma può cancellare i sistemi di difesa di un paese. Magari anche del nostro. Immagini cosa succederebbe se venisse usato su un paio di server farm?
Astor poteva immaginarlo, come qualunque hacker: niente linee telefoniche, niente elettricità, niente acqua potabile, niente conti bancari. Il programma poteva ridurre un paese in ginocchio. Le gente sarebbe impazzita, il caos sarebbe stato mille volte peggio che durante il black out di NY, che solo per puro caso non aveva lasciato vittime sulle strade.
-Una bella scossa per il Sistema, eh?- rise Berry.
-Non…possono aver intenzione di…-
-Che importa? Noi abbiamo fatto quello per cui ci hanno pagati: io prenderò i miei soldi e me li godrò in qualche angolo di mondo…magari in Oriente. Farai meglio a fare altrettanto.- concluse.
Ma Astor, una volta aperti gli occhi, non era stato in grado di richiuderli e andare avanti con il lavoro.
-Ad un certo punto, mi sono reso conto che quello che stavamo facendo era…da criminali, ecco!- spiegò a Doug, agitandosi sul sedile. -E mi sono tirato indietro. Ho detto a Berry che non avevo intenzione di completare il programma.- deglutì: riusciva a ricordare come se ce l’avesse davanti il suo amico, con gli occhi ridotti a fessure che urlava e sbraitava. -Abbiamo litigato.
-Non puoi farlo! E’ tanto tuo quanto mio!- gridava Berry nella sua mente, mentre Astor si rivide andare via con il suo laptop e metà dei dati sottobraccio. Quello che era successo dopo gli spezzò la voce.
-Sono stato via qualche ora…probabilmente Berry ha contattato Gripe per raccontargli quello che era successo…e quando sono tornato, loro avevano messo a posto le cose. L’hanno ucciso, gli hanno sparato!- urlò le ultime parole e Doug strinse il volante tra le mani.
-Hanno portato via il vostro programma?
Il rosso impiegò qualche secondo a rispondere: -La metà di Berry…
-E quel tizio nel vicolo cercava la tua metà.- concluse Doug.
-Già…il lavoro non è completo, ma con tutto il nostro materiale non è impossibile per un esperto completarlo.
-Cos’è successo dopo?
-Non potevo andare alla polizia…ora mi sembra così ovvio che quello che stavamo facendo era sbagliato! E avrebbero potuto arrestarmi per terrorismo! Avevo pensato di prendere i soldi dal nostro conto e andarmene in Belgio come avevo programmato, ma non potevo, capisci, usare i soldi per cui Berry è morto.- scosse la testa.
Doug era lieto che avesse scartato l’idea da solo, non gli andava di dirgli la verità: se Berry sapeva dove Astor aveva intenzione di andare e qualcuno gliel’ha chiesto impugnando una pistola, Berry non se l’era certo tenuto per sé. Ben pochi uomini davanti a una pistola non si rivelavano degli stronzi.
Il rosso diede uno sbuffo di risa e a Doug suonò il campanello ‘crisi isterica’. Astor, forse per la prima volta, gli piantò gli occhi in faccia: -Neanche ti conosco e ti ho raccontato tutta la storia.- rise per un attimo, poi si passò le mani tra i capelli e si raggomitolò ancora di più su se stesso fissando la borsa con il laptop -Cristo! Non so cosa devo fare…
Beh, è semplice quello che bisogna fare: quando qualcuno ti cerca per ucciderti e non puoi andare alla polizia, lasci la città il più in fretta possibile.
Doug inspirò a fondo e accostò. Fissò il suo passeggero: gli occhi del rosso dietro le lenti erano terrorizzati.
-E se ti dicessi che posso aiutarti? Fare in modo che nessuno ti trovi?
Astor ebbe un leggero singulto, Doug si domandò se fosse il rumore della speranza, prima di rispondere: -Ti prego…