Titolo: Dangerous Game
Fandom: Le 5 Leggende
Pairing/Personaggi: Black Ice (Pitch Black/Jack Frost)
Rating: NC17
Warning: Slash, AU
Riassunto: AU in cui i ruoli sono invertiti: Pitch è un Guardiano e gli altri sono minacce per i bambini che protegge. Dopo la sconfitta di Sandman, Pitch è pronto ad affrontare Jack, che lo ha sfidato apertamente. Arena di battaglia: Antartide. Come andrà a finire la battaglia fra ombre e ghiaccio?
Note: Scritto a quattro mani con
miharu92 (il mio kohai, muoveva Jack) per il prompt 68 (Bizarro Universe) della Maritombola di
maridichallenge Antartide. Questa era la sua meta. Qui lui gli aveva dato appuntamento per il loro duello finale.
Pitch aveva già sconfitto Sandman, il nemico più forte a suo parere, non avrebbe dovuto essere troppo difficile sconfiggere anche Jack Frost. Soprattutto considerando che era solo un ragazzino, mentre lui aveva secoli, millenni di esperienza in combattimento.
Ma non era affatto tranquillo, quell'appuntamento lo preoccupava molto più di quanto desse a vedere.
L'ambiente era totalmente a favore dello Spirito dell'Inverno, che non desiderava altro che vedere le persone tremare di freddo e morire congelate.
Doveva impedirlo, doveva salvare tutti, non solo i bambini, al contrario di quando combatteva contro gli altri.
Quando posò piede sul deserto di ghiaccio che sarebbe stato il luogo del duello rabbrividì. Non pensava che il ghiaccio potesse essere così... sinistro.
Non aveva dubbi che Jack fosse sicuramente stato là altre volte, si vedeva il suo lavoro nelle sculture astratte tutte aculei e riflessi grigio-blu che si ergevano verso il cielo.
In quello stesso momento lo Spirito dell'Inverno si stava dirigendo verso Sud, sfrecciando indisturbato fra vecchi villaggi e città ultra moderne, lasciando una scia di gelo ovunque passasse. Le sue labbra sottili erano piegate in un ghigno che pareva squarciare il suo viso, e quando fece ghiacciare un mulino, passandogli solamente accanto, Jack proruppe in una risata che rimbombò su ogni sasso e contro ogni corteccia d'albero.
Quella risata era il suono che Jack Frost stava arrivando, portando caos, gelo e distruzione sul suo cammino.
Mano a mano che l'Antartide si avvicinava, sentiva sulla sua pelle il familiare brivido che lo coglieva ogni qual volta si trovava in procinto di creare un incidente stradale, far scoppiare qualche tubatura, o rovinare i raccolti. Aveva la vittoria in pugno, perché il suo rivale aveva appena vinto, e questo lo aveva reso troppo sicuro.
Inoltre, il suo aspetto ingannava molto. Dopotutto, come aver paura di un fragile, innocente e delicato ragazzino? Niente di più lontano dalla verità, Jack conosceva bene il suo poteziale e sapeva nasconderlo ancor meglio.
Sorvolando la distesa di ghiaccio, vide Pitch in lontananza, ed una risata gli cavalcò nel petto, rimbombando fra le lastre di ghiaccio.
"Pitch Black, il potente cavaliere dell'Oscurità!" lo derise Jack, nascondendosi e lasciando solo la sua voce a far tremare l'aria gelida, "Pronto a perdere? Posso anche essere indulgente e torturarti meno, se ti inginocchi subito e riconosci la mia superiorità!"
Pitch girò su sè stesso alla ricerca della fonte di quell'ingiuria, senza successo.
"Jack Frost! Fatti avanti e combatti da uomo invece di nasconderti come un codardo!" rispose prontamente, richiamando la sua falce di ombre per essere più pronto a difendersi e attaccare.
Quella falce per ogni bambino della terra era simbolo di protezione, simbolo che niente e nessuno avrebbe mai potuto fargli del male, perchè colui che la impugnava avrebbe sconfitto qualsiasi cosa.
Il ragazzo rise, divertito da quell'affermazione. Strinse la sua staffa, richiamando il vento e facendogli portare con sé frammenti taglienti di ghiaccio. Li fece vorticare attorno alle caviglie e ai polsi dell'uomo, come uno sciame d'api.
"Oh, Pitch..." iniziò poi, fingendosi quasi rattristito dalle sue parole, "Non vuoi giocare con me?" concluse, sporgendo il labbro inferiore e modulando la sua voce come quella di un bambino, creando con il ghiaccio e la neve una replica di se stesso, davanti a lui, le braccia tese e il volto supplicante, per poi ridere ancora.
Pitch strinse i denti alle punture gelide sui polsi e le caviglie, cercando di ignorare il dolore il più possibile.
La posa e soprattutto l'espressione della scultura di fronte a lui lo fecero esitare, gli fecero venire in mente tutti i bambini che avrebbero avuto quella stessa espressione se avesse perso.
‘Pitch, dove sei? Perchè non ci proteggi più? Cosa abbiamo fatto di male?’ avrebbero pensato, versando calde lacrime che sarebbero congelate sulle loro guance per opera di Jack.
Digrignò i denti e con un movimento secco e preciso della falce tagliò in due la statua.
"Fatti avanti, Jack! Non è il momento di giocare, questo!"
La replica di se stesso si disintegrò, sotto il colpo della falce dell'uomo, ed il ghiaccio divenne fine neve, fondendosi al pavimento. La risata di Jack era ancora squillante, e si mosse attorno a Pitch, facendo giungere la sua voce da numerosi punti. Nello stesso momento, indirizzò uno spiffero di vento freddo, unito a soffici cristalli di neve, sotto la tunica dell'uomo, dal basso. Gli accarezza la gamba, risalendo verso l'alto, accarezzando la curva dei suoi fianchi e delle sue natiche, fino al collo, dove si attorciglia come un serpente pronto a stringere.
"Ma a me piace giocare, Pitch..." rispose, il tono allegro e contempo minaccioso, divertito dalla situazione e dalle sue reazioni. Gli era sempre piaciuto giocare con lui... l'uomo era un giocattolo così interessante.
Pitch rabbrividì per il tocco gelido e troppo intimo dell'aria fredda sotto la tunica.
"A me no! Smettila di tergiversare, non ho tempo da perdere con te!" rispose seccamente, girando in tondo per cercare di prevedere da che parte sarebbe arrivato l'attacco.
La risata di Jack si spense lentamente.
"Peccato, perché il gioco è già iniziato..." ghignò il più giovane, mentre quel filo di vento e di neve si intensificò, quasi raddoppiando di volume, ed altra neve raggiunse quella che già gli aveva percorso la pelle. Quei pochi fiocchi sul suo collo divennero una mano gelida, di morte, e si strinsero come le spire di un serpente attorno alla sua preda. L'ambiente gli permetteva di avere risorse pressoché illimitate, e si morse il labbro quando lo vide lottare contro il suo attacco, subdolo ed infido.
Ah, che spettacolo sublime... se bastasse così poco, lo ucciderebbe solo soffocandolo. Ma Pitch non è un umano, loro gridano molto di più. Non sarebbe divertente.
Pitch rilasciò le ombre da sotto la veste in una piccola esplosione che scacciò la neve dalla sua pelle, disperdendola in tutte le direzioni.
"Basta trucchetti da quattro soldi, Jack! Combatti come si deve!" gridò per indurre l'avversario a mostrarsi. "O hai troppa paura di essere sculacciato come il bambino cattivo che sei?" lo provocò.
Il suo ghigno si incrinò appena, alla visione della sua neve venir spazzata via dalle ombre, ma era solo l'inizio. Ridacchiò, invece, alle sue parole, e scattò in avanti, attaccandolo con la propria staffa. Ovviamente aveva previsto che il colpo venisse parato, e si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso.
"Ottima idea, Pitch, sono un bimbo tanto cattivo..." ghignò Jack, sensuale, leccandosi poi le labbra prima di fare un balzo all'indietro, evitando il contrattacco dell'uomo. Fece una capriola, toccando il terreno con la mano libera, dandosi la spinta per fare un altro salto indietro ed atterrare su entrambi i piedi nudi, le gambe larghe, la staffa puntata contro di lui.
Pitch non rispose a quella frase, preferendo il silenzio per rimanere concentrato durante il combattimento.
L'attacco era stato banale, ma il ragazzo era veloce e agile, avrebbe potuto dargli del filo da torcere.
Si mise in posizione di difesa, preferendo studiare la tecnica di combattimento di Jack ancora un po' prima di attaccarlo. Solo gli avventati attaccavano senza sapere a cosa andavano incontro.
Appena i suoi piedi toccarono terra, giusto il tempo di un ghigno, Jack fece roteare la staffa, afferrandola poi con entrambe le mani e facendone picchiare l'estremità piatta contro il terreno ghiacciato, creando uno spostamento d'aria e ghiaccio contro l'uomo, usandolo come diversivo. Si nascose in quel turbinio di neve, e sbucò alle spalle dell'uomo, calando un fendente con la sua staffa, ricoperta di ghiaccio appuntito, mirando proprio al collo di Pitch.
L'uomo non si mosse quando il ghiaccio si alzò da terra, sfruttando al meglio il senso dell'udito per prevedere la direzione del colpo.
Alle spalle, ovviamente. Si abbasso per evitare il colpo, sollevando il manico dell'enorme falce per colpire Jack al petto. Con lo slancio che aveva preso sarebbe stato difficile evitare quel colpo, almeno secondo i suoi calcoli.
Il ragazzo si era gettato contro di lui conscio che il contrattacco sarebbe giunto, e ghignò quando intravide la punta della falce sfrecciare contro il proprio petto. L'uomo, nonostante tutto, era piuttosto veloce. Ma non quanto lui.
Con una veloce manovra delle dita, abbandonò la staffa, infilzandola nel terreno, mentre -usando il vento come punto di appoggio, facendosi sorreggere in aria- deviò il colpo con il piede, facendo sbilanciare l'uomo. La forza del proprio gesto lo fece roteare dalla parte opposta, e tese il braccio per afferrare la staffa, ancora nel terreno, raccogliendola e passando immediatamente all'attacco, mirando questa volta alla parte posteriore delle sue ginocchia.
Pitch roteò su sè stesso per non perdere l'equilibrio, parando l'attacco col lato piatto della falce, facendola poi girare sulla testa per colpire l'avversario al petto.
Era più veloce di quel che pensasse, probabilmente più di lui. Avrebbe dovuto contare sulla strategia e la forza fisica, che erano poi i suoi punti forti.
Jack trattenne il fiato quando si vide arrivare la falce dall'alto, e veloce frappose la staffa -in orizzontale- fra sé e l'arma nemica, premurandosi di rivestire il proprio bastone di uno spesso strato di ghiaccio. Il rumore delle loro armi fu sordo, ed il più piccolo si trovò in un gioco di mera forza, continuando a respingere la pressione dell'ascia di Pitch. Ringhiò roco, dal fondo della gola. La forza fisica non era certo il suo punto forte, ma lo era la velocità.
Piegò appena una gamba, fingendo che il suo braccio stia minacciando di cedere, mentre creava un suo doppione con ghiaccio e neve, facendolo erge alle spalle di Pitch. La sua copia si aggrappò alla schiena dell'uomo, le gambe attorno al suo bacino, mentre un suo braccio circondò il suo collo, cercando di soffocarlo e di crearsi un diversivo.
Pitch digrignava i denti per lo sforzo, cercando di spezzare la staffa di Jack. Quello era il suo punto di forza, senza quella era troppo debole per combattere ancora.
Non si aspettava il doppione, ma reagì con una esplosione di ombre dalla veste, sbalzando Jack e il doppione a diversi metri di distanza.
"Ancora questi trucchetti, Jack? Non sai combattere senza barare?" lo provocò prima di attaccarlo, caricando la falce dietro le spalle per poter dare un colpo più forte e più veloce all'avversario.
L'esplosione d'ombre che aveva sbalzato Jack lontano dall'uomo giunse imprevista, e mentre il doppione andò a sbattere contro una roccia, frantumandosi, il ragazzo volteggiò in aria, per cadere su piedi e mani, rannicchiato come un animale pronto a balzare sulla preda. Voltò il capo per controllare dove fosse la sua staffa, e la vide ad un paio di metri da sé.
Ghignò. "Abbiamo entrambi le nostre carte da giocare, Pitch, non prendertela se sono più bravo di te!" lo derise lo Spirito dell'Inverno, ridacchiando. Creò spuntoni di ghiaccio, ma non ebbe il tempo di farli innalzare contro l'uomo, perché si vide la lama della falce praticamente davanti al viso.
Scattò di lato, evitando il colpo, e fu in quel momento che -in un balzo felino- afferrò la staffa, creandovi una lama ghiacciata all'estremità superiore, per rispondere al suo attacco. Mirò nuovamente le gambe, ma fece innalzare gli spuntoni di ghiaccio proprio davanti a Pitch, facendoli volare e sfrecciare contro il suo viso. Doveva riuscire a ferirlo, a farlo inginocchiare a lui, a fargli capire che non si scherza con l'inverno!
Pitch roteò la falce davanti a sè per distruggere gli spuntoni di ghiaccio, balzando di lato all'ultimo per evitare l'attacco di Jack.
Voleva continuare a usare quei trucchi? Bene, non sarebbe stato l'unico!
Rilasciò le ombre, che strisciarono sulla superficie liscia del ghiaccio verso l'avversario, cercando di lambirgli le gambe per tenerlo fermo mentre il protettore dei bambini ritentava l'attacco di poco prima.
Quando l'attacco del più giovane andò a vuoto, Jack fece una capriola per rimettersi in posizione verticale, la staffa tenuta con entrambe le mani. Rilasciò l'aria dal naso, senza creare ovviamente alcuna condensa, e fu in quel momento che ebbe un'idea.
Mentre si impegnava per abbassare la temperatura di quel luogo, drasticamente, sentì le ombre di Pitch attorcigliarsi alle sue caviglie. Contrattaccò con il ghiaccio, facendo gelare le sue ombre, mentre il gelo risaliva lungo quella scia di polvere scura, raggiungendolo ed iniziando ad intaccare la sua veste. Nel frattempo, la temperatura continuava a scendere vertiginosamente, e le labbra di Jack si dipinsero di un ghigno ferino.
Pitch si accorse del cambio di temperatura solo quando la veste iniziò a ricoprirsi di ghiaccio. Fu costretto a usare la falce per tagliare il legame con le ombre congelate, perdendo diversi secondi e lasciando la parte superiore del corpo completamente scoperta agli attacchi.
Decisamente non si aspettava che il ghiaccio potesse essere più potente delle sue ombre! Era una cosa assurda, le aveva bloccate completamente! Nessuno, nemmeno Sandman, era mai riuscito a bloccare le sue ombre!
Quando Jack vide la sua falce impegnata a spezzare le ombre congelate, comprese che era il suo momento. Il ragazzo ghignò soddisfatto del proprio operato, e si mosse veloce.
Tese la staffa davanti a lui, perpendicolare al terreno, ed usandola come un arco, formò una freccia di ghiaccio. La fece roteare veloce su se stessa, scoccandola poi come se davvero avesse fra le mani un arco. Aveva mirato il suo cuore. Era arrivato il momento, per Pitch, di provare sulla propria pelle il suo gelo, di sentire il dolore, e di piegarsi davanti a lui, riconoscendolo come superiore.
Non ci sarebbe stato più nessuno a proteggiere i bambini, e finalmente Jack avrebbe potuto farsi riconoscere per chi era davvero. Nessuno avrebbe mai più detto "Non esiste Jack Frost!", perché tutti avrebbero conosciuto il gelo ed il caos!
Pitch vide la freccia, ma non fece in tempo a proteggersi o scansarsi: fu colpito alla spalla, che ghiacciò dolorosamente.
Ringhiò per il dolore, mentre i nervi congelati lo obbligarono a tenere la falce con una sola mano, il braccio momentaneamente inutilizzabile. Ci sarebbero voluti diversi minuti come minimo prima che il suo corpo riuscisse a recuperare la sensibilità di quella zona.
Creò uno scudo di ombre davanti a quel braccio per proteggerlo da ulteriori attacchi, mentre indietreggiava guardingo per mettersi sulla difensiva.
Combattere contro Jack era molto più difficile di quel che aveva pensato, ma mai avrebbe immaginato di essere colpito così duramente.
La sua reazione fece ghignare il ragazzo, che non perse tempo a crogiolarsi per quel punto incassato, ma creò un'ulteriore serie di freccie, scagliandole tutte a gran velocità verso di lui. Sapeva che aveva poche possibilità di colpirlo ancora con lo stesso attacco, ma voleva distrarlo e sfinirlo. Jack non sentiva la stanchezza, rinvigorito dal freddo che continuava a calare su di loro, artigliando le membra dell'uomo, e dal gelo attorno a loro.
C'era un motivo se lo aveva sfidato proprio in quel luogo, ed il motivo era che su quel terreno Jack era ancora più pericoloso che altrove. Le condizioni climatiche gli erano favorevoli, ed il freddo lo aiutava a riprendere energia dopo ogni attacco.
Cosa che non poteva dirsi dell'uomo davanti a lui, ovviamente.
Mentre le frecce venivano scagliate una dopo l'altra, lasciando il tempo a Jack di riprendersi, lui continuò ad avvicinarsi, creando nel frattempo una lama affilata all'estremità della propria staffa, e quando fu abbastanza vicino, si scagliò contro Pitch, in un colpo frontale, mirando all'altra spalla, quella della mano che teneva la falce. Doveva disarmarlo.
Pitch parava ed evitava abilmente le frecce, digrignando i denti per la frustrazione e la stanchezza. Jack si stava avvicinando troppo per i suoi gusti, ma lui non poteva indietreggiare ulteriormente perchè era già con le spalle quasi a contatto con una parete di ghiaccio.
L'attacco frontale dell'avversario non lo stupì minimamente, anzi gli permise di saltare di lato e allontanarsi dalla parete, anche se a costo di un graffio sulla spalla. Per fortuna era solo un taglio superficiale e poteva ancora usare la falce.
Si stava stancando, iniziava ad avere il fiatone, ma non avrebbe mai mollato, avrebbe continuato fino alla vittoria o alla morte. Aveva un obiettivo al contrario di Jack: proteggere i bambini. E questo gli dava forza.
Jack non si diede per vinto quando lo vide balzare di lato al suo attacco, e ne scagiò un altro, e un altro ancora. Prima di ogni attacco, però, creava dietro allo spirito delle Ombre uno spesso muro di ghiaccio, per impedirgli di muoversi all'indietro. Lo stava chiudendo in una scatola mortale di ghiaccio e gelo.
Vederlo col fiatone gli dava un senso di potenza non indifferente, e ghignò.
Pitch cercò di evitare ogni attacco, ma i muri di ghiaccio gli davano problemi. Si fuse con le ombre, strisciando sopra di essi per uscire, riguadagnare campo libero per difendersi mentre la spalla si riprendeva. Già sentiva il formicolio sulla punta delle dita, presto avrebbe potuto usare di nuovo il braccio.
Jack ringhiò nel vederlo sfuggirgli, ed abbassò ulteriormente la temperatura dell'ambiente circostante. Con un balzo, superò i muri di ghiaccio, e continuò ad attaccarlo con frecce e spuntoni di ghiaccio, provenienti da ogni direzione. Stava iniziando a sentire il nervosismo scalpitare sotto la propria pelle, era spazientito; non gli piaceva aspettare per ottenere ciò che voleva.
I suoi movimenti, nonostante tutto, erano ancora puliti e ragionati, i suoi sentimenti che non intaccavano il proprio stile di combattimento. Lo voleva sofferente, e lo avrebbe avuto!
In versione ombra Pitch era molto più veloce, ma incapace di attaccare o di guarire. Evitò accuratamente ogni freccia o spuntone, cercando di allontanarsi il più possibile da Jack prima di riprendere forma umana. Teneva ancora la falce con una mano sola, mentre l'altro braccio, protetto dallo scudo rotondo, ora era in grado di muoversi un pochino. Non abbastanza per attaccare, ma sufficientemente per difendersi con lo scudo.
La pazienza di Jack, nel frattempo, era giunta al limite. Si fermò, posando i piedi a terra, e strinse entrambe le mani sulla staffa. La piantò a terra, prendendo un profondo respiro, prima di emettere l'aria in un roco grido, mentre tutto intorno a loro il ghiaccio pruduceva un assordante rumore, incrinandosi. Le zolle di permafrost si innalzano e si abbassano, mentre il vento attorno a loro iniziò a soffiare furibondo, trasformandosi velocemente in una tromba d'aria, dirigendosi minacciosa verso Pitch.
Il suo intento era quello di sollevarlo da terra, di togliergli punti di appoggio e di torturarlo. Si era stancato di rincorrerlo.
Pitch era impressionato dalla potenza di Jack: era molto più di quello che aveva mai immaginato.
Fu costretto a sollevarsi in volo per evitare di restare incastrato nelle lastre di ghiaccio, allontanandosi più velocemente possibile dalla tromba d'aria.
Doveva spostarsi verso zone più calde, dove Jack sarebbe stato più debole. Perciò si spostò verso nord, sperando di attirare lo Spirito dell'Inverno verso l'equatore.
Jack lo seguì con lo sguardo, senza spostarsi. Ghignò con l'angolo della bocca, intuendo il suo piano. Pensava davvero che fosse così stupido?
Dal terreno, il più giovane fece scaturire delle catene di ghiaccio, che si scagliarono contro l'uomo, intente a fermare i suoi movimenti ed a trascinarlo a terra. Era un peccato che non fossero catene vere, pensò Jack per un momento, e ne creò altre, indirizzandole tutte contro di lui.
Pitch valutò che erano troppe le catene per poterle evitare tutte, quindi rallentò per distruggerle con la falce, con calcolati movimenti semicircolari intenti a spezzarle e bloccarne la corsa.
Da terra, Jack osservò l'uomo attaccare le sue catene, ed osservò i suoi movimenti per qualche istante prima di attaccare. Continuò a creare una catena dopo l'altra, mentre si spinse con le gambe per prendere il volo. creando alla base della staffa una lunga lama affilata.
Partì a tutta velocità, dandosi potenza sia con le gambe sia con il vento, ed usando le catene come diversivo, si concentrò a colpire la spalla ancora sana del suo avversario, deciso a colpirlo una volta per tutte. La rabbia gli scivolava nelle vene, e non vedeva l'ora di averlo inginocchiato davanti a sé per sfogare il suo risentimento nei suoi confronti.
Jack sarebbe stato, per Pitch, l'angelo di ghiaccio che lo avrebbe condotto al suo personale inferno.
Pitch era troppo concentrato sulle catene e sul mantenere la direzione per accorgersi in tempo di Jack: non fece in tempo a parare il suo colpo e la lama di ghiaccio gli penetrò nella spalla, costringendolo a lasciare la presa sull'unica difesa che gli era rimasta.
La falce sparì nelle ombre quando fu lasciata cadere, mentre Pitch fissava gli occhi infuocati dalla frustrazione e dal dolore in quelli di Jack.
Non riusciva ancora a muovere il braccio offeso in precedenza e ora era completamente alla mercè del suo avversario, ma non avrebbe ceduto, non così.
Gli occhi di Pitch furono il primo di una lunga serie di premi che Jack era intenzionato a strappar via dalla carne dell'uomo. Sfruttando la forza con la quale si era spinto contro di lui, spostò la staffa, facendo precipitare entrambi, il Maestro delle Ombre sotto di lui, per conficcarli maggiormente il ghiaccio nella ferita.
Una volta che toccarono terra, Jack non perse tempo: plasmò il ghiaccio per bloccargli le gambe e le braccia, oltre a creare uno stretto collare attorno al suo collo, tanto da fargli mancare l'aria. Con un movimento secco spezzò il ghiaccio che collegava la lama -ancora dentro alla spalla di Pitch- con la propria staffa, e ne approfittò per dare un colpo allo zigomo dell'uomo.
Si sedette comodo sul suo bacino, mentre lo colpiva un altro paio di volte, spaccandogli il labbro, e quando si ritenne soddisfatto prese un profondo respiro, guardandolo con superiorità.
"Mi auguro che tu ora non faccia la stupidaggine di farmi incazzare ulteriormente, Pitch." gli sibilò contro, le dita che tremavano dalla rabbia.
Pitch ringhiò di dolore quando fu gettato a terra, sibilando ad ogni colpo ricevuto in viso, guardando con rabbia quel ragazzino che con i suoi miseri 300 anni era riuscito a sconfiggerlo così brutalmente. Lo aveva sottovalutato e questo era stato il suo errore più grande.
"Falla finita, Frost, che altro vuoi? Non ti basta avermi sconfitto?" gli ringhiò contro.
In risposta, Jack infilzò la sua staffa nel terreno, di fianco al volto dell'uomo, e ghignò, ridacchiando.
"Scherzi, Black? Il mio divertimento inizia adesso. Non ti avevo chiesto di giocare con me?" gli ricordò, piegando la testa di lato ed accarezzandogli il collo con un dito, "Avresti potuto risparmiarci tutto il teatrino se ti fossi inginocchiato subito..." continuò, lasciando la frase in sospeso, mentre si morse il labbro e graffiò la pelle dietro al suo orecchio, divertito.
Pitch sibilò di dolore al graffio, cercando di allontanare la testa, ma ovviamente il collare di ghiaccio glielo impediva.
"E io ti ho risposto che questo non è il momento di giocare. Smettila di cincischiarti e uccidimi!"
La sua risposta fece scoppiare Jack in una risata divertita, gettando la testa all'indietro ed esponendo il collo niveo. Continuò a ridere anche quando spostò il busto in avanti, praticamente sdraiandosi addosso all'uomo, ridendogli roco all'orecchio.
"Oh, Pitch... ti piacerebbe, non è così? Preferiresti di gran lunga morire per mano mia, ma non è così che funziona. Quando avrò finito, non saprai più se pregarmi di rifarlo o di smettere." mormorò, mordendogli il lobo dell'orecchio, mentre con una mano afferrò i suoi capelli e con l'altra artigliò il suo fianco. Doveva ammettere che aver combattuto con lui gli aveva smosso qualcosa, dentro, e non aveva mai taciuto quanto gli sarebbe piaciuto avere l'Uomo Nero come giocattolino personale, da usare e torturare a suo piacimento.
Pitch si agitava sotto i tocchi sgraditi dell'avversario, senza ottenere nulla.
"Mai!! Uccidimi o lasciami andare!" rispose con rabbia.
Jack ridacchiò al suo tono, continuando a posare freddi baci e morsi sulla sua pelle, scendendo al suo collo e cercando un qualsiasi punto che avrebbe potuto far tremare l'avversario. Perché che lui non volesse essere sotto di lui era chiaro, ma a Jack non importava granché della sua volontà. Il suo corpo avrebbe reagito ai suoi stimoli sia che Pitch lo volesse oppure no. Anzi... soprattutto se non lo volesse.
La mano fra i suoi capelli intensificò la propria stretta, in corrispondenza con un morso particolarmente forte, mentre la mano libera continuò ad accarezzare il suo petto, aprendogli la veste e passando le mani sulla sua pelle nuda.
"Mmmh, te l'ha mai detto nessuno che sei eccitante, quando ti arrabbi?" ridacchiò il più piccolo contro la sua pelle, ignorando completamente le sue proteste, "Mi fai venire voglia di torturarti in modi che -Dei!- fatico a contenermi!"
Pitch si morse un labbro per non mugolare di dolore, ma non potè trattenere un brivido di freddo dovuto alla mano sopra il suo petto caldo.
"Lasciami andare e vedrai che altro faccio quando mi arrabbio!" gli sibilò in risposta.
Il suo sibilò scivolò sulla pelle di Jack, che continuò a ridere in risposta. Le sue unghie graffiarono il suo petto, trovando poi il suo capezzolo ed iniziando a giocarci divertito, quasi curioso. Dopotutto, l'uomo rappresentava per lui un terreno sconosciuto, una terra vergine (chi lo sa...) ed inesplorata da scoprire pezzo a pezzo. Continuò a leccargli e mordergli sensuale il collo, strusciandosi appena con il bacino contro il suo, ghignando.
"Oh, per gli Dei, così me lo fai venire duro!" cantilenò, quasi prendendolo in giro, e sospirò contro la sua pelle bagnata dalla propria saliva, "Vale ancora la tua offerta di prima di essere sculacciato? Potrei acconsentire..."
"Liberami e vedrai se ti piacerà essere sculacciato!" ribattè Pitch, agitandosi sempre di più per cercare di liberarsi.
Non gli piaceva affatto quella situazione e soprattutto non gli piacevano nemmeno un po' le reazioni che il suo corpo stava avendo. Erano anni, se non decenni o addirittura secoli, che non toccava una donna, ma non poteva reagire in questo modo per un ragazzino, per la miseria!
Jack continuò a strusciarsi contro di lui, muovendosi sensuale e provocatorio, spostandosi dall'altro lato del suo collo e torcendo un suo capezzolo fra le proprie dita. Sentiva, oltre la propria eccitazione, il corpo dell'uomo sotto di sé reagire positivamente ai suoi tocchi. Chissà quando era stata l'ultima volta che Pitch si era dedicato a quel genere di attività... ? Più anni erano passati e meglio sarebbe stato per Jack.
"Mh, non farmici pensare, potrei eccitarmi troppo... E più mi eccito, più mi viene voglia di farti male!" ridacchiò, tirandosi su con il busto ed aprendo la sua tunica, squarciandola, per guardare il suo petto. Si morse il labbro inferiore, per poi leccarselo velocemente. Portò entrambe le mani a graffiare la sua pelle, divertendosi a creare fantasiosi ghirigori sulla sua pelle scura.
Pitch continuava a lottare contro le morse di ghiaccio che lo bloccavano in quella posizione per cercare di liberarsi, ma il suo corpo mandava a Jack degli altri messaggi, come se apprezzasse il modo in cui veniva trattato.
Sibilò debolmente di dolore per i graffi sul petto, fulminando il ragazzo con lo sguardo.
Le unghie di Jack continuarono a graffiare il suo petto, mentre i suoi polpastrelli gelidi torturavano un suo capezzolo, tirandolo e torcendolo, godendosi le sue reazioni. Perché stava avendo le reazioni migliori che potesse immaginare. Chissà quanto si stava odiando per i leggeri sibili che sfuggivano dalle sue labbra!
Lasciò che dalla sua gola scivolasse una risata roca, e risalì il suo petto con i denti, mordicchiando la sua pelle e ghiacciandola senza nemmeno rendersene conto.
"Lo senti?" mormorò, spingendo il bacino contro quello dell'uomo sotto di sé, ghignando, la propria erezione a contatto con le ossa dei suoi fianchi, "E' colpa tua, Pitch. E dovrai rispondere delle tue azioni, non credi?"
Rise ancora, prima di mordere con forza il suo collo, mirando a far uscire il sangue. Continuò a stringere i denti sulla sua pelle fino a quando non lo sentì... un sapore ferroso che gli inondò la lingua, facendolo gemere lascivo, vicino al suo orecchio.
Pitch si morse le labbra per non far sfuggire alcun suono, agitandosi sotto i tocchi di Jack. Sentiva perfettamente la reazione del ragazzo, ma sperava che lui non sentisse la sua. Era troppo tempo che non aveva rapporti di quel genere, il suo corpo reagiva contro il suo volere a quei gesti eccitanti e dolorosi. Doveva riuscire in qualche modo a liberarsi, ma non sapeva come. Le ombre non riuscivano a intaccare le morse di ghiaccio che lo tenevano bloccato lì.
Jack si spostò all'indietro col busto, guardandolo e sovrastandolo. Sì leccò le labbra, una goccia di sangue che gli cadde lungo il mento per finire poi sulla guancia dell'uomo imprigionato sotto di lui. Inspirò, chiudendo gli occhi.
"Ah, la sensazione di potere che ho in questo momento..." mormorò, più rivolto a se stesso, per poi far scivolare una mano lungo il petto di Pitch, nuovamente, fermandosi di poco al di sotto del suo ombelico.
Gli rivolse un'occhiata di puro sadismo prima di iniziare ad accarezzare la sua pelle come se fosse un gioco.
"Ho in mente tante cose... e gemerai parecchio." iniziò, come se stesse parlando ancora da solo, nonostante si stesse rivolgendo all'altro, "Spero che il dolore non ti spiaccia, perché a me eccita. Oh, ma che dico? Non mi importa se ti spiace o meno!"
Scoppiò a ridere, abbassandosi sul suo corpo ed accarezzandogli il rigonfiamento dei pantaloni.
"Anche se qualcosa mi suggerisce che... ti piaccia eccome. Guardati, Pitch. Da quanto non ti fai una sana scopata? Sempre attorno a quei bambini... ti ci vedo a nasconderti dietro un cespuglio!" lo derise, accarezzandolo con più forza.
Pitch lo stava fulminando con lo sguardo durante tutto il suo discorso.
"Me la pagherai, Frost." sibilò minacciosamente prima che l'altro iniziasse ad accarezzarlo. Cercò di restare serio, ma era molto più difficile del previsto; fu costretto a interrompere il contatto visivo e chiudere gli occhi, respirando a fondo dal naso per controllare le reazioni del proprio corpo.
"Nh.. non sono affari tuoi, Frost!" replicò all'ultima frase in un sussurro roco, sentendo il calore salirgli al volto. Probabilmente nonostante la sua pelle grigia ora Jack era in grado di vedere l'arrossamento dovuto all'eccitazione.
Jack ridacchiò ancora, per l'ennesima volta, ma le reazioni di Pitch erano fin troppo divertenti. Invece di lasciarsi andare e scoparlo, preferiva combattere il proprio piacere per una costruzione di morale che, bisognava ammetterlo, non stava né in cielo né in terra.
Jack non riusciva a capirlo, e mai l'avrebbe fatto.
"Certo, Black, certo..." lo assecondò, aprendogli piano i pantaloni, con voluta lentezza per fare in modo che sentisse la vergogna ogni momento, che assaporasse quelle sensazioni e che ne reagisse, facendolo godere.
Inspirò forte dal naso, e spostò gli occhi al viso dell'uomo.
"Ma come siamo pudici, Pitch! Che carino!" lo prese in giro, accarezzandolo solo con la punta del dito lungo tutta la sua nascente e crescente erezione, passando l'unghia sul glande, senza compiere alcuna pressione. Giusto per stuzzicarlo.
Inspirò nuovamente.
"Lo senti questo odore, Black? E' l'odore di sesso. Proviene proprio da qui..." ghignò, accarezzandogli ancora il membro, "E non farà che aumentare. Lo ricorderai per giorni. Anzi, farò in modo che tu non lo dimentichi mai..."
Pitch strinse i pugni, contraendo le spalle per cercare ancora di liberarsi dal ghiaccio che lo teneva bloccato, sempre senza successo. Questa situazione era molto peggio della sconfitta, era molto più umiliante ed era proprio per questo che Jack lo stava costringendo a subire tutto ciò.
Riaprì gli occhi per fulminarlo con lo sguardo, sbuffando dal naso per non gemere.
"Piantala di giocare e falla finita una volta per tutte!" sibilò in un tono che sperava sembrasse iracondo e minaccioso.
In risposta, Jack appoggiò il gomito alla sua coscia, tenendosi il mento con la mano, mentre con le dita libere continuava a stuzzicare il membro dell'uomo intrappolato sotto di sé.
"Sembri un cucciolo che gioca a fare il grande. Non mi spaventi affatto, lo sai? Ti conviene abbandonarti a queste sensazioni, anche se mi diverto di più se non lo fai..." mormorò, prima di stringere le dita attorno alla sua erezione, esattamente al di sotto del glande, per poi iniziare a stringere, con forza, per fargli male. Voleva sentirlo implorare.
Pitch stava per ribattere, ma la stretta gli bloccò le parole in gola.
Strinse i denti per non gemere, piegando la testa all'indietro il più possibile. Non avrebbe emesso alcun suono di dolore, non avrebbe supplicato, non si sarebbe umiliato a tal punto.
No, non avrebbe ceduto. Era un soldato, aveva sopportato di peggio in battaglia. O almeno questo era quello che si diceva per farsi forza.
Continua qui