Allora.
Devo, devo, e ripeto ancora DEVO parlare di questo libro:
Roberto Grande: Il Bambino di Cioccolato
(dieci storie di bambini ed adolescenti
nella narrazione esemplare del loro psicoterapeuta)
E' una delle cose più belle che abbia mai letto.
L'io narrante è proprio questo psicoterapeuta che - non smetterò mai di pensarlo - scrive come una donna.
E non è un'offesa, anzi. E' un complimento - senza voler essere femminista per niente. Il fatto è che scrive con una sensibilità che non ho mai trovato in nessun altro autore maschio, tant'è vero che, anche se avevo letto che era un uomo, ho fatto una grandissima fatica a NON immaginarmelo come una donna, durante la lettura.
Ma torniamo al libro.
Non è un saggio, non è accademico per niente. E' un romanzo a tutti gli effetti, che ti catapulta nei pensieri di questo psicoterapeuta - la narrazione è in prima persona -, alle prese con genitori che gli portano i propri figli "per farli aggiustare", come dice lui stesso, tristemente - ad indicare quanto, il più delle volte, ai genitori importi solo che i figli "funzionino", non che stiano bene veramente.
Dice in un punto:
"Ma tant'è, i genitori dissero che erano soddisfatti e che eventualmente, se avessero avuto bisogno, sarebbero ritornati.
Mi ringraziarono, senza dirmi che volevano evitare altre spese, come presumevo fosse. Pronti a comprarsi il prossimo modello di Nokia o di LCD quarantasei pollici, ma non a dedicare un euro di più per la salute, il benessere mentale loro e della loro figlia. Ma forse se avessi fatto loro gratis la psicoterapia sarebbe stato lo stesso. Loro volevano soltanto eliminare un sintomo, mica fare un trapianto dei lobi frontali."
Simpatico, sensibile, acuto e divertente quanto basta, Roberto Grande traccia il ritratto di una società impietosa, dominata dai soldi, dall'egoismo e dalla volontà dei più forti di prevaricare i più deboli - anche se questi sono i nostri stessi figli, sangue del nostro sangue.
Un mondo dove "il bambino diventa un cioccolatino: concepito e comprato, scartato e mangiato."
Di seguito, alcune delle mie citazioni preferite - perchè il libro "si parla" da solo:
"Prendo una cartellina e la intitolo con nome e cognome del ragazzo. La apro e inserisco un foglio di carta intestata, sul quale scrivo: «Padre esasperato, della serie 'mi spezzo la schiena per l'erede a cui non importa nulla della mia fatica'. Richiesta dei genitori non ancora decifrabile: vorranno che lo faccia tornare a scuola, che faccia una psicoterapia alla Woody Allen al loro pargolo, oppure che indaghi davvero le verità di famiglia?»
"[...] vorrebbero essere genitori perfetti come quelli del Mulino Bianco, ma rimangono male scoprendo che devono essere autenticamente di esempio per risultare credibili agli occhi della prole; la realtà è che non basta dare al figlio asino una merendina, per farlo felice e studioso."
"«Ho provato di tutto» riprende la madre.
E' un altro classico della mala-educazione. Non bisogna «provare di tutto». Bisogna fare la cosa giusta, almeno quella che si crede lo sia, convinti."
"Nessuno apre volentieri la botola del proprio inferno, tranne gli psicoanalisti e i coraggiosi."
"Sempre così, noi psico-e-qualcosa: a confrontarci con incertezze, a rimuginare, macinare interrogativi. Dopo molti anni di schiaffi presi dalla sofferenza e da chi soffre, o diventi cinico, o depresso, o somatizzi: il minimo è un herpes labiale."
"Quanti ne ho visti, ritirarsi sulla difensiva e abbandonare i figli dicendo: «Dottore, mi sta dicendo che il matto sono io?»
E' stupefacente come siamo pronti a cambiare opinione, a seconda dell'opportunità del momento: prima si trattava di aiutare il figlio a scuola; ora l'aiuto al genitore è una patente di pazzia."
"Mi sentivo come quando su Internet, compilando una richiesta per comprare un libro, ti dicono che devi scegliere se divulgare o no i tuoi dati.
Tu clicchi sul «no» e compare l'odiosa scritta: «Campo obbligatorio, senza il 'sì' non puoi proseguire».
Ecco la nostra libertà."
"Dicono che se ti porti a casa il lavoro sei finito. Quanti colleghi lo fanno? Non l'ho mai chiesto, ho paura della risposta. Quelli che stimo, di sicuro sì."
"Insomma, un caso comune, difficoltà di separazione.
Della mamma dal bambino, naturalmente. I bambini fanno i bambini: sono i genitori che spesso fanno come loro, a gara a chi vuol crescere di meno."
"[...] esiste la scienza classica, quella dei manuali, che scrive i trattati sulle malattie, e la scienza romantica, quella degli scrittori, che racconta le persone malate nei romanzi.
Spesso sulla mia scrivania ci sono assieme manuali e romanzi. Quel giorno avevo, aperti a parlarsi, Il Piccolo Principe e i tre volumi del Trattato di psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza di Lebovici. Davide e Golia vicini."
"C'è troppo rumore in giro, bisognerebbe fare un po' di silenzio.
Il silenzio oggi è la malattia, il rumore è la normalità. E' un mondo a gambe all'aria."
E infine - lo prometto, è l'ultima - l'autore stesso cita, all'inizio della sua postfazione, questo articolo - molto bello, a mio parere:
"Un buon governo, adeguato ai tempi, dovrebbe dotarsi di un ministero della Salute Psichica.
Invece di promettere scorte colossali di vaccini immaginari, un introvabile Governo Saggio dovrebbe creare, come trinceramento antipandemico, una fitta catena di insegnamenti yoga e Zen a costi politici, accessibili a tutti, dai Tre ai Novant'anni, con orari tali da renderne facile la frequentazione, e senza limiti di durata, perchè la vera perfezione non si raggiunge in corsi accelerati. Credo ci sarebbero frequentazioni di molti milioni e che le vertebre dei nostri popoli si raddrizzerebbero. Crollerebbero gli ascolti televisivi e l'abuso di farmaci cesserebbe.
(Guido Ceronetti, La Stampa, 30 ottobre 2005)"