.Pedalò.
Il sole picchia, rifrangendosi sul mare calmo tutto intorno. Il pedalò è fermo nel niente da mezz’ora, la spiaggia si intravede appena, le boe sono così vicine che Zlatan potrebbe allungare una gamba e toccarle. Lo dice. José ride. “Hai le gambe lunghe, non è indicativo.” Ride anche Zlatan.
Le vacanze sono appena cominciate, l’anno a Barcellona è stato soddisfacente, ma duro e solitario. Si allunga a sfiorarlo da sopra il costume e lui ghigna. “Di già?” chiede con un sorriso. Zlatan non risponde, si china e basta.
.Crema.
Zlatan si stende sul telo da bagno a pancia in giù e lascia che José si perda nel seguire il movimento flessuoso dei due chilometri di spina dorsale che Iddio gli ha dato in dotazione quando ha permesso a Jurka e Sefik di metterlo al mondo per il bene dei popoli. Momento di beatitudine seguente: le mani di José che quella curva la percorrono tutta per coprirlo di crema solare. Poi le mani finiscono sul sedere, lì si fermano e Zlatan capisce che non avrà tempo per la tintarella, oggi.
.Bagnasciuga.
In riva, la spuma segue il moto delle onde come un’innamorata. Zlatan adora quando gli bagna i piedi e lascia sulle dita quella scia un po’ frizzante - bollicine scoppiettanti che gli fanno il solletico dappertutto. Come le mani di José, seduto dietro di lui, il petto che si muove mentre respira sulla sua schiena, sul suo collo, contro le sue spalle. E le mani ovunque, giù lungo il petto, il ventre, fra le cosce. Zlatan chiude gli occhi. Ed anche lui segue il moto delle onde come un innamorato.
.Sabbia.
Si contorce sotto il getto d’acqua nel tentativo di lavarsi di dosso la sabbia che gli si è appiccicata ad ogni dannato centimetro della pelle durante la giornata. I granelli sono entrati in luoghi di se stesso che non conosceva, non pensava nemmeno di avere, e in altri luoghi su cui invece ha avuto il permesso di mettere le mani solo José. Una cosa disdicevole. “Zayyy!” lo chiama lamentoso, piagnucolando un po’, “Non riesco a toglierla!” José sospira, mentre scivola nel box accanto a lui. Pulirà a proprio modo.
.Bagnino.
“Niente male, il bagnino” biascica, sistemando le magliette in valigia. È triste, torna a Barcellona domani e poi va in ritiro - ok, è triste un casino, non vedrà José fino all’estate prossima, è devastato. Vuole litigare o forse solo un po’ d’attenzione. José, probabilmente, gli darà entrambe le cose.
“Niente di speciale,” sputa fuori astioso. Zlatan sbuffa. Il secondo dopo è piegato contro il materasso. Ansima e geme e no, il bagnino non era niente di speciale. Quello che si porta a letto lo Special One è lui.
*
Note. DIO SANTISSIMO CHE IMPROBA FATICA. *UNF* Mai più - ricordatemelo, la prossima volta che mi lancio in qualche follia similare - mai più fic con limiti tanto rigidi, neanche se si trattano di limiti più ampi. Gesù santo. Ho già un pessimo rapporto con i diktat tipo “non più di tot parole” o “non meno di tot parole”, era semplicemente ovvio che per scrivere una roba da novanta precise - da contare a mano, poi - sarei sclerata. Gra, ti odio tanto, ma con amore.
Me la prendo con Gra perché l’idea dello
Short Service - [spam] challenge estiva che si chiude il 15 agosto e il cui obiettivo è appunto scrivere una drabblina da 69 o 90 parole, e i numeri non sono gettati lì a caso XD [/spam] - è sua. Poi me la prendo anche con Maki e Fae, perché invece i temi cui le drabble sono ispirati vengono dritti dritti dalla community
Kinks&Pervs, community cui sognavo di partecipare da secoli, anche perché la kinkaggine e il pervismo rappresentano una parte consistente della mia anima di ficwriter.
Me la prendo inoltre pure con Def e Juccha che, quando ho annunciato che avrei scritto altro Jobra dieci minuti dopo aver concluso
la Jobra dell’addio, non mi hanno fermato. E me la prendo col Jobra, infine. Perché è troppo bello per lasciarlo stare ;_; E poi ci serviva un happy ending, dai. Ci serviva che non ci fosse ending at all, probabilmente XD E sono contenta di averlo messo su carta. Bye bye <3
PS. Il soprannome Zay mi ucciderà XD