Ecco a voi l'ennesimo angolo felice in cui rotolarvi tra prompt e fill!
Come sempre:
1. Un prompt per commento
2. RPF - Pairing - Rating vanno nel titolo
3. Kink e spiegazioni varie nel commento
Lunga vita e prosperità al crack.
RPF generale RPF CALCIO RPF ATTORI RPF MUSICA RPF DOPPIATORIRPF SPORT RPF IDOLS
Titolo: Itsumo koko ni iru bokura ga subete.
Numero Parole: 2733
Pairing/Personaggi: Sakurai Sho, Ninomiya Kazunari/Ohno Satoshi, Arashi
Raiting: Verde
Genere: Sentimentale, Fluff, Comico
Avvertimenti: Slash, One-Shot, What If?
Intro/Note: Gli Arashi non mi appartengono, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione.
Ed eccoci di nuovo qua.
Altro prompt altra ff.
Questa storia è stata scritta per il kinkmemeita con il prompt suggerito da megane_chan:
Ohno chiede la mano di Nino. A Sho.
Embè. A quanto ho capito la signorina di cui sopra non voleva una cosa seria, ma alla fine a me è uscita fuori una cosa molto strana. Non saprei nemmeno io come giudicarla.
Il pezzo dei ricordi a Seoul sono tutti veri e vengono dritti dritti dal blog di Sho (grazie a rosa_elefante mi sono letta tutti i suoi resoconti).
Inoltre il titolo viene da “Mada minu sekai e” ed il significato su per giù dovrebbe essere “Noi che siamo qui, siamo tutto” e credo che c’entri abbastanza con la storia.
E’ uno sclero… E poi c’è di mezzo Sho, per cui non poteva essere una ff normale.
Buona lettura (????). Non lo so XD
Itsumo koko ni iru bokura ga subete.
Era da tempo che non aveva un’occasione simile. Stare tutti e cinque nella stessa stanza gli riportava alla mente splendide sensazioni e ricordi di qualche anno prima, quando gli Arashi erano già famosi, ma non così famosi.
A Sho venne in mente il periodo del tour How’s it going?, quando ogni sera a fine concerto lui e gli altri membri del gruppo si ritrovavano tutti in una stanza a commentare i concerti che avevano fatto, esibizione dopo esibizione.
Nonostante la stanchezza delle ore spese a cantare e dei tanti altri loro impegni, preferivano stare assieme e divertirsi, piuttosto che dormire qualche ora in più. Ricordava con un sorriso sulle labbra le mattine seguenti a quelle notti, quando riusciva a malapena ad aprire un occhio su due, con la testa che scoppiava ad ogni suono che gli rimbombava dentro.
Gli tornarono in mente i vari compleanni degli Arashi, quei 3 Novembre che spesso e volentieri si erano ritrovati a trascorrere insieme, per via di impegni lavorativi riguardanti il gruppo.
Ricordò soprattutto quello del 2008, che avevano festeggiato assieme proprio dopo il secondo concerto a Seoul. Si erano ritrovati tutti in una stanza d’albergo, assieme allo staff, ed avevano aspettato la mezzanotte godendosi lo scenario notturno dal bancone spazioso dell’hotel.
Avevano contato alla rovescia fino all’ora esatta e poi avevano brindato con del vino e della una torta che il team aveva preparato per loro.
Si ricordò di come era grande il pezzo di quel dolce che Aiba gli aveva dato e di come Jun se la fosse presa a male perché il suo era davvero piccolo in confronto, ed Aiba che se la rideva perché aveva capito di non essere assolutamente in grado di tagliarla. Ed ancora Nino e Ohno che guardavano il fiume Han e parevano essere in un mondo tutto loro.
Gli tornò in mente anche l’anno seguente, quando per i loro primi 10 anni avevano festeggiato il 15 Settembre, la data del loro debutto.
Sorrise a se stesso, pensando che gli Arashi avevano davvero tante date importanti da festeggiare.
Quei momenti erano sempre rimasti nascosti in una parte nel suo cuore e non li aveva mai dimenticati.
Quelle sere passate assieme, Sho le ricordava come alcune delle più belle trascorse nella sua vita.
Uscire con i suoi amici di sempre, quelli con cui era andato a scuola, lo divertiva e lo faceva stare bene. Le occasioni per vederli non erano mai tante, quindi quando gli si presentava l’opportunità non se la lasciava sfuggire. Ma passare del tempo con gli altri membri degli Arashi lo faceva sentire parte di una famiglia. Una famiglia davvero unita. Non gli importava se quando era con i loro i suoi pensieri finivano per meditare sul lavoro, perché quei pensieri non li sentiva più come un peso. Erano naturali e lo facevano sentire parte di loro.
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