Questa è la prima categoria aperta, promptate, miei intrepidi kinkers!
Fuoco alle polveri e si dia inizio alle danze! \o/
Ricordo che:
1. Un prompt per commento
2. Promptate nel MACRO apposito
2. Fandom - Pairing - Rating vanno nel Titolo
3. Kink e spiegazioni varie nel Commento
DOCTOR WHO/TORCHWOOD GAME OF THRONES/A SONG OF ICE AND FIRE GLEE INCEPTION
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E mentre Robb mette insieme una pessima scusa che Greatjon neppure sente, troppo perso a inseguire la sua felicità di aver finalmente convertito alla sua integerrima, salutista condotta di vita nientemeno che il suo pupillo, Lord Musone gli lancia un’ultima occhiata, forse con una punta di commiserazione, e accelera il passo, seminandoli in fretta.
Maledizione.
*
«Dovresti andare a parlargli,» dice Sam, un giorno a pranzo, e lo sbotta quasi tutto d’un fiato, come se fosse un discorso cattivo e amaro da tirare fuori il più in fretta possibile per non perdere coraggio, e invece è solo un consiglio da amico, e pure decisamente ragionevole. Jon sa che Sam ha ripetuto quelle quattro parole infinite volte davanti allo specchio, cambiandone qualcuna e aggiungendo e togliendo e alla fine scegliendo quelle più semplici, quelle più dirette ma meno aggressive, e che gli ci sono voluti davvero dei giorni per trovare dentro di sé la forza di venirgliele a dire, anche se Jon non l’ha mai neanche guardato male, anche se Jon non è mai stato meno che un amico per lui, dal primo giorno che si sono conosciuti. Jon lo sa perché lui e Sam sono compagni di stanza, e lo specchio davanti al quale Sam ha fatto le sue prove nel cuore della notte è separato dal suo cuscino da venti centimetri appena di cartongesso e carta da parati.
Pyp, seduto accanto a Sam e di fronte a Jon, guarda dall’uno all’altro aggrottando le sopracciglia, e poi punzecchia una spalla di Sam con una forchetta, ma gentilmente.
«Forse mi sbaglio, ma mi pare che il signor Sam, qui, abbia appena detto una grande verità,» commenta, troppo serio, e infatti gli sfugge subito un ghigno alle sue stesse parole. Jon sospira, giochicchia nervosamente con l’insalata. Grenn, al suo fianco, si agita un po’ sulla sedia.
«Non capisco,» dice, guardando Sam, poi Jon, Pyp e di nuovo Sam, la confusione evidente sul suo volto. Pyp sospira, e appoggia una mano sulla sua, paziente.
«È normale, non preoccuparti,» dice, e Grenn gli rifila uno schiaffo su un orecchio che lo fa sibilare di dolore. «Puoi menarmi quanto ti pare, bestia, ma questo non ti renderà meno scemo.»
«Invece sì,» obietta Grenn, corrugando la fronte come una vecchia pergamena usurata dagli anni. «Invece sì, vedrai, ti menerò così tanto che mi daranno un premio.»
«Il Nobel per la Pace, magari,» sospira Pyp, poco impressionato dalla minaccia. Grenn si stringe nelle spalle.
«Un premio vale l’altro,» dice, e poi sogghigna. «Basta che mi diano anche dei soldi.»
Jon si agita appena sulla sedia, a disagio. In un qualsiasi altro momento, gli oramai familiari battibecchi di quei due cretini dei suoi amici l’avrebbero divertito oltremisura, sarebbe stato lui stesso a gettare benzina in quantità industriali sul fuoco, ma oggi, adesso ci sono gli occhi scuri di Sam che lo scrutano con un po’ di timore e un po’ di rimprovero, e Jon non riesce davvero a trovare dentro di sé la forza di ridere.
«Tornando all’argomento principale,» riprende Pyp, liquidando con uno svolazzo magnanimo del polso i tentativi di Grenn di dimostrarsi più intelligente di lui e di chiunque altro nell’universo creato, «Samwell Tarly ci ha fatto dono di una preziosa perla di saggezza. Jon, dovresti andare a parlargli.»
«Dovresti andare a parlargli,» fa eco Grenn, e assediato così, su tre lati, Jon non sa dove scappare.
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