Nov 17, 2013 21:01
Never Have I Ever - uncensored edition.
Era una sera come un'altra nella base di Cardiff di Torchwood. Il che significava, la sera che seguiva a una giornata straordinaria. Appunto, una sera come un'altra. Sole, luna, sole, luna, un processo praticamente automatico.
Jack era seduto nel suo ufficio, pensieroso. Per quanto fosse abituato e avesse la tempra necessaria per superare determinati eventi che caratterizzavano la sua vita lavorativa (o tutta la sua vita, chi voleva prendere in giro), uccidere di nuovo Suzie quel giorno non era stato facile. Dopo tutto, era stata una valida collaboratrice, anche se ultimamente, come dire... Aveva perso vitalità.
Pessimo, Jack, si disse, alzandosi e avviandosi verso la porta mentre si stiracchiava. Aveva voglia di mangiare qualcosa, di distrarsi. Si chiese se Ianto avrebbe potuto preparare del caffè.
“Gwen! Ianto! Siete ancora qui da qualche parte?”
Quella sera, Gwen era rimasta più a lungo nell’Istituto per via del rischio corso poche ore prima a causa di Suzie - non se la sentiva di tornare a casa in quelle condizioni e far preoccupare Rhys più di quanto non lo fosse già normalmente per via del suo lavoro era l’ultima cosa che voleva. Non era di certo facile nascondere Torchwood quando c’era qualcuno a casa ad aspettarti. E qualcun altro al lavoro che ti lanciava occhiate ambigue, rifletté.
E Ianto, bé... Ianto era lì e basta. Era il primo ad arrivare la mattina e assicurarsi che tutto fosse pronto; indubbiamente, il resto della squadra contava su di lui per tanti piccoli dettagli che però avrebbero fatto la differenza se fossero mancati. Se Jack alla fine lo aveva accettato e gli aveva assegnato un ruolo di fiducia, un motivo c’era e per lui era fondamentale. Inoltre, da quando era successo ‘l’incidente Lisa’, come qualche volta lo appellava Owen quando Ianto non era a portata di orecchie, nessuno sapeva né aveva il coraggio di chiedere cosa facesse una volta a casa, dopo il lavoro. Ammesso che ci tornasse.
Alla voce di Jack, Gwen distolse lo sguardo dai documenti superstiti dove veniva citato il Gauntlet. Nonostante fosse stato distrutto, non voleva archiviare il caso finché non avesse fatto maggiore chiarezza su come diavolo funzionasse quell’aggeggio, checché ne dicesse il suo capo, Capitano Jack Non-Se-Ne-Discute-Gwen Harkness. A ogni modo, credeva di meritarsi una pausa, considerando il fatto che non fosse ancora del tutto in forma.
“Jack? Sono qui.”
“Ehi. Allora, ti fermi qui stanotte?” le domandò il Capitano, sorridendo.
“Credo di sì. Sai, Rhys...” tentennò. Jack fece un gesto affermativo con il capo e la guardò come faceva quando voleva rassicurare qualcuno.
“Non devi darmi spiegazioni. Torchwood dà sempre il benvenuto a chi lavora per lui.”
Lei le sorrise di rimando, sollevata. Sapeva che lui la capiva molto di più di quanto lasciasse di fatto intendere.
“Dove cavolo è finito Ianto? Rischio di morire di fame!” scherzò Jack, cambiando argomento per lei.
Come da copione, al suo nome Ianto Jones sbucò dall’entrata principale. “Oh. Ciao. Ho pensato che... Aveste fame,” disse, indicando con il mento i tre cartoni di pizze un po’ in bilico sulle braccia.
Jack fece un gesto di approvazione, battendo le mani. “Ah! Sapevo che non potevo scegliere di meglio quando ho deciso di assumerti! Dammi la più unta che hai preso!”
***
La cena venne spazzolata in tempi sorprendentemente brevi e i tre si ritrovarono seduti sul pavimento al centro dell’ufficio di Jack a parlare e sorseggiare delle birre che Ianto aveva precedentemente acquistato perché ‘pensavo che ci avrebbero aiutato a lavar via la giornata pesante’, un’idea apprezzata all’unanimità.
“... e quindi gli ho detto ‘Alieno o meno, hai promesso di usare la lingua!’” Jack era impegnato a intrattenere il suo scarno pubblico con una delle sue solite storie dell’orrore, che sfociavano sempre in qualche racconto sessualmente imbarazzante o al limite della decenza. Fattore che non impedì a Gwen di scoppiare a ridere ad alta voce a Ianto di strozzarsi con la birra.
“Non potrei aspettarmi che una risposta del genere da te,” disse l’ex poliziotta, mandando giù un generoso sorso della sua birra. “Mi sorprendo che se la sia bevuta.”
Jack strizzò un occhio nella sua direzione. “Ho armi nascoste, sai. Mai dubitare di un Capitano, tesoro. A proposito di bere,” decretò, tirandosi in piedi e avvicinandosi al suo armadietto, “direi che queste birre sono sparite un po’ troppo in fretta. Non vorrei che il mood della serata precipitasse; sarebbe un peccato con questa bella luna.” Quando si voltò, l’etichetta di un noto whiskey brillò sotto la lampada al neon della scrivania.
Ianto arrossì leggermente, a disagio.
“Jack, non credo sia una buona idea, domani dobbiamo lav-”
“Hai il permesso del tuo capo. E detta tra noi, Ianto, credo proprio che tu ne abbia bisogno,” sentenziò con una pacca sulla sua spalla.
Gwen annuì e gli sorrise comprensiva, prima che gli occhi le si illuminassero all’improvviso. “Bé, a questo punto... Potremmo fare un drinking game!”
Gli altri due la guardarono confusi.
“E’ un gioco! Un gioco dove il punto è bere più degli altri partecipanti.”
“E c’è bisogno di un gioco per quello?” domandò Jack.
Ianto spalancò gli occhi. “Non sarebbe più logico se vincesse chi riesce a non bere?”
“Ma che razza di adolescenza avete avuto?!” Un’occhiata a entrambi le bastò come risposta. “Ok, non importa... Ho un libro con delle domande,” annunciò, tirandolo fuori a sorpresa dalla borsa e sventolandolo davanti ai loro volti. “A turno, ognuno di noi legge una delle domande e chiunque ha fatto ciò che c’è scritto deve bere.”
Ianto afferrò il libro confuso. “Però il titolo è Non Ho Mai. Quindi, si beve quando non si è fatto qualcosa.”
“No, è ironico. Altrimenti non è divertente,” gli rispose lei, scuotendo la testa e agitando le mani frenetica.
“Oh.” L’altro sembrava comunque perplesso.
“Voi britannici avete strane tradizioni,” rifletté Jack. “Comunque, mi piace! Iniziamo!”
Gwen emise un gridolino soddisfatto. “Bene! Parto io. Allora...Ecco: ‘Non ho mai indossato biancheria intima del mio partner,’” lesse e depose il libro, senza bere. Jack fu l’unico a portare il bicchiere colmo di liquido ambrato alle labbra. “Nessuna esperienza omosessuale, deduco,” e ingoio il whiskey in un unico sorso. “Woah. Tocca a me? Ottimo,” disse, prendendo il libro dalle mani di Gwen. “Oh. ‘Non ho mai usato un sex-toy su qualcuno’”. Stavolta, tutto il gruppetto bevve.
Gwen non riuscì a trattenersi.“Ianto...!”
“Cosa?!” replicò lui, con aria offesa.
Jack si schiarì la voce, “Ehm... Ora, non è per farmi gli affari tuoi e probabilmente e l’alcol a rendermi così esplicito, ma... Non era un po’, come dire, meccanico?”
Alla risata soffocata di Gwen, Ianto sbottò, rosso in viso, “Lisa non è stata l’unica persona con cui sono stato, sapete?!? Oh, dammi quello stupido libro, è il mio turno...”
***
Proseguirono così, per un po’, fuori un cielo di velluto senza nuvole e la luna che lo illuminava, unica osservatrice di quello strano trio sempre meno sobrio.
“Ok. Ok. Io direi che... Che è abbastanza,” cercò di formulare Ianto. “Ultimo giro?”
Gwen riemerse da una risata apparentemente suscitata da una sedia fuori posto. “Ultimo? Ultimo cosa?”
“Non preoccuparti, limitati a rispondere,” si sentì dal lato del pavimento dove era disteso uno stordito Capitano Jack Harkness.
Ianto girava lentamente le pagine del librettino, scegliendone una a caso. “Mh... ‘Non ho mai- Oh.’” si bloccò, in imbarazzo. Gwen gli diede una spallata amichevole. “Dai, continua.”
“‘Non ho mai... avuto... Non ho mai avuto fantasie sessuali su nessuno dei partecipanti a questo gioco.’” sentenziò.
Jack fu il primo a bere e un secondo dopo fu seguito da Gwen che non aveva smesso di ridacchiare.
“Non è poi così strano per quanto mi riguarda,” disse il Capitano, ammiccando.
Ianto osservò prima l’uno e poi l’altra. Alla fine, buttò giù lo shot di whiskey.
“A-ah!” gridò Gwen.
“Voglio... voglio fare il gentiluomo ed eviterò di chiedere chi è l’oggetto dei vostri pensieri.”
“Jack, quello più ambiguo tra di noi sei tu, sarebbe più logico chiedere il contrario,” borbottò lei, alzandosi faticosamente semi-barcollante. “Credo che... Uhm... vado a dormire sul divano al piano di sotto. Jack, Ianto. A domani, eh!”
Ianto seguì con la sguardo Gwen oltre i vetri della porta, finché non sparì per le scale. Era troppo imbarazzato per voltarsi verso Jack, dopo quell’ultima domanda. Ma al “Ianto,” di Jack, seppe di non avere scampo. Iniziò a giocherellare con le pagine di quel libro maledetto.
“Quindi...quindi, presumo che tu abbia un debole per la nostra cara Gwen Cooper?”
“Non si era detto che non lo avresti chiesto?”, formulò in fretta, uno scatto della testa verso Jack.
“Sì, ma... Ho cambiato idea!” ridacchiò. Poi, avvicinandosi, gli sussurrò all’orecchio, “So tenere un segreto, Ianto.”
Quel che sembrava fosse una miriade di scariche elettriche gli corse lungo la schiena, quando percepì il respiro di Jack contro la guancia. I suoi occhi erano ancora fissi alla parete alle sue spalle e a causa del troppo alcol ingerito, in quel momento non aveva i riflessi abbastanza lucidi da potersi scansare. O forse, semplicemente, non voleva.
Fu Jack a scostarsi per primo, quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi. E basta. Ci fu un attimo in cui a Ianto parve dannatamente lucido, come se avesse finto di essere brillo per tutta la sera. E magari era davvero così, cosa ne sapeva lui, d’altronde. Lo conosceva bene, ma allo stesso tempo così poco.
Rimasero a fissarsi per un po’ e ancora un po’. C’era, nell’aria, quella tensione elettrica che precede determinati momenti in cui sai, non si sa come, che sta per accadere qualcosa di emotivamente forte, come se una freccia ti colpisse in pieno petto. Non ebbe il tempo di soffermarsi troppo su quel pensiero, perché Jack lo baciò e la sensazione delle sue labbra contro le proprie fu così d’impatto che sentì un crampo da qualche parte tra lo stomaco e la pancia.
Fu un bel bacio. Proprio un bel bacio. Un bacio rotolante. Sul pavimento - ringraziò di essere un po’ ubriaco, così non sentì troppo dolore quando la sua mano colpì la gamba del tavolo nel tentativo di infilarsi nei capelli di Jack e tirarli forte verso di lui. Faceva tremendamente caldo. Ed era buffo pensarci, perché due mani lo stavano spogliando freneticamente. Forse perché c’erano loro a essere così calde. O forse perché c’era il calore di una bocca e una lingua ad avvolgerlo. Questo fu il turbinio sconnesso di pensieri che accompagnarono Ianto quando si perse con Jack, quella notte. Questo, e la luce della luna piena.
#ianto,
#slash,
#jack,
#torchwood