... Perché io so essere una creatura inqualificabile.
Titolo: Giochi di bambini
Fandom: Final Fantasy XII
Pairing: Noah/Basch
Challenge:
The Prompting PostPrompt: Basch/Noah, “Siamo uomini d’onore.” “Assolutamente.”
Parole: 2395
Rating: NC17
Note: twincest, lemon, slash e pure underage, perché
lisachanoando mi owna. NON LI SHIPPO QUASI PER NULLA, E CHIEDO PERDONO A
defenderxl, che ha voluto leggerla lo stesso nonostante l'avessi avvisato, e a
crimsontriforce...
Giochi di bambini
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The Prompting Post] Basch/Noah, “Siamo uomini d’onore.” “Assolutamente.”
Nell’aria spruzzata di rugiada che gli investe il viso mentre Basch apre la finestra, c’è qualcosa di inspiegabilmente frizzante che lo spinge a respirare a pieni polmoni.
Quel qualcosa, a Noah, sembra semplicemente un freddo cane in virtù del quale gli chiede di richiudere le dannate imposte. Basch sospira pesantemente mentre il suo gemello - che pure è così ordinato e preciso nell’aspetto da non sembrarlo, data la perizia con cui taglia quasi a zero i capelli e rade quei due ridicoli pelini di barba - si avvoltola in un bozzolo di coperte che non gli appartengono.
«Tu potresti farmi il favore di tornare nel tuo letto?» borbotta il proprietario di queste ultime, ma riceve in risposta una sottospecie di sbuffo contrariato.
«Ma adesso il materasso si è scaldato.»
«Noah. Oggi dovremmo essere diventati un po’ più grandi dell’anno scorso, no?» sospira ancora suo fratello, le braccia incrociate contro il petto.
«… sì, Basch. Buon compleanno anche a te.»
Il maggiore fra i due - se maggiore si può chiamare un fratello quindicenne che ha venti minuti in più di lui - continua a fissare il monticello immobile di coperte da cui Noah lo sta spiando, ricavandosi un occhiello fra le pieghe.
«E suppongo sia roba da grandi aprire la finestra con questo freddo a petto nudo, eh?»
«Rafforza lo spirito!» scatta Basch, risentito.
«Mpf.»
In realtà, quindici anni sono pochi anche perché Noah, da là sotto, debba mordersi il labbro guardando il modo in cui Basch sia sì uguale a lui, ma, nello stesso tempo, molto più attraente, i muscoli ben definiti e il petto ampio, le braccia robuste e le mani che, pur essendo ormai abituate a maneggiare armi d’ogni tipo, sono rimaste delicate nei gesti, come quando erano bambini.
Basch, poi, ha un aspetto arruffato e disordinato, al suo confronto - ma sa renderlo incredibilmente… giusto, in un disperato tentativo di differenziazione da quel mondo che li vede come un’unica carne.
Spera che non lo si senta sospirare.
In realtà, pensa che quindici, venti, trenta o quarant’anni siano comunque pochi per pensare quello che sta pensando di Basch.
«Come sarebbe a dire, ‘mpf’?» si accerta, intanto, suo fratello, mentre nota il bozzolo spostarsi all’estremità del letto per fargli posto mentre si siede.
«Non mi piace dormire da solo.»
«Dai, Noah, lèvati…» ridacchia Basch, cercando di smuoverlo almeno col solletico «Siamo uomini no? E siamo grandi.»
All’improvviso, si stupisce di come lo specchio dei suoi occhi sia emerso a fissarlo con intensità, senza traccia di dispetto o di dolcezza - è solo uno sguardo serioso e profondo.
Strano, sì, ma di certo non poteva prevedere che Noah avrebbe appoggiato la bocca sulla sua guancia - pensa sia uno di quei suoi innominabili momenti di tenerezza, ma quello decisamente non è un bacio.
Basch non sa che fare, quando il naso di Noah si struscia liscio lungo la guancia non rasata, e lo stupore è decisamente troppo quando le labbra ruvide del gemello cercano e toccano le sue.
Panico.
Totale.
Si sottrae - o almeno tenta - ma lui gli tiene dietro, sbilanciandosi contro di lui. Il peso del suo corpo lo disorienta, al punto che Noah ne approfitta, e il bacio si trasforma. Con un orrore che cala sulla pelle come un brivido, Basch si accorge della punta della lingua del fratello che si svolge contro la sua in una carezza e, nello sforzo che fa per staccarsi, inclina lentamente la testa, il che dà modo all’altro di baciarlo ancora più profondamente, nel modo più goffo e disdicevole di cui Basch sia mai stato oggetto, mentre il sapore di lui s’insinua fin sotto la lingua e gli fa mancare il respiro e battere il cuore come quando guarda la sua sagoma correre davanti alla sua nello spiazzo di fronte casa.
Quando ne prende coscienza, lo sta assaggiando con una passione che non avrebbe mai potuto tirar fuori - e il sapore di Noah è diversissimo dal suo, ed è delizioso ed è il suo maledettissimo fratello gemello.
«Mhh… Noah?» sussurra senza fiato, nell’incavo caldo e bagnato della sua bocca, e Noah gli risponde con un grugnito, steso di traverso sul letto, con la testa che tocca la parete.
Tira con forza i capelli di Basch per tenerselo premuto sulla bocca, succhiandogli la lingua con una tenacia che gli fa schizzare il fiato via dai polmoni, oltre a portarlo in ginocchio sul letto per poter essergli abbastanza vicino, le ginocchia di lui che gli toccano le costole, lo schiocco delle labbra che prendono fiato nelle sue con lievi, piccoli gemiti - premuto sul ventre del gemello, Basch si accorge dell’erezione che spinge attraverso i pantaloni, e cerca di staccarsi prima dell’irreparabile, sapendo che la lingua di Noah che corre lungo il suo palato gli fa sentire la testa leggera, eccitandolo praticamente nella stessa misura.
«N-Noah, non possiamo-» esita in un sibilo strozzato, mentre cerca di sfilare le mani di lui dai capelli, e si accorge di esserci riuscito solo perché le mani suddette stanno cercando di strattonare i suoi calzoni, riuscendoci, peraltro, e Basch non può non sopprimere il gemito di protesta che gli sale alle labbra, quando la mano caldissima e sudata di Noah impugna la sua erezione, avvolgendola con tutte e cinque le dannatissime dita: per un attimo non esiste più niente, e getta semplicemente la testa all’indietro.
«Ah-» esala Basch, leccandosi lentamente le labbra, il bacino che si spinge contro le dita che giocherellano con la sua erezione, accarezzandola per tutta la lunghezza con le dita - ora se n’è accorto - appena bagnate di saliva.
«Noah-» lo supplica, a voce alta, senza osare dar voce a quello che pensa di volere, e un brivido percorre la schiena del gemello, perché non sa quante volte abbia voluto sentirsi chiamare così, da lui.
Fa scivolare il palmo della mano sulla punta, ma la ritira quasi immediatamente, dato che sente la tensione spargersi sulla pelle come elettricità.
Si puntella con le braccia sulle lenzuola, e la vista che offre a Basch gli dà i crampi allo stomaco.
Perché sì, in quindici anni Basch l’ha visto bagnato di sudore milioni di volte.
Ma non così.
Il pigiama quasi gli si appiccica alla pelle, e lo copre a pezzi disordinati - per guardare gli occhi di Noah gli basterebbe uno specchio, ma dubita che vi leggerebbe lo stesso desiderio che sembra strappargli la carne di dosso adesso, mentre Noah lo afferra e lo tira contro di sé.
Non sta bene.
Non sta affatto bene, tutta questa cosa, ma adesso è lui che lo sta baciando affondando con la lingua nella sua bocca, anche se suo fratello ha i capelli troppo corti per prenderli fra le dita, e deve fare la fatica di spogliarlo tutto, scollando via i vestiti dalla pelle sudata - e il suo odore gli punge il naso.
Basch lo appiattisce contro il muro con tanta forza che ha l’impressione di farsi male alle mani, mentre resta fermo col corpo schiacciato sul suo - la pelle bagnata di lui scivola via dalla sua stretta, e Basch si tira giù i calzoni con un sonoro strappo di stoffa.
«Noah, se vuoi io-» sospira, cercando di tenerlo fermo, palesemente ignaro di cosa stia facendo, ma le dita di lui gli scavano nelle spalle.
«Col cazzo che stai sopra tu!» sibila suo fratello con violenza, e basta uno spintone bene assestato per ribaltarlo, facendogli battere forte la testa contro il muro.
«Ahia!» sbotta Basch, il dolore che gli rimbomba nel cranio e gli offrirebbe, in teoria, un ottimo motivo per prenderlo per il collo, se non fosse che, riaprendo gli occhi, si ritrova all’ombra del corpo di Noah, le sue mani puntate sulla parete e il bacino che minaccia di spingersi sul suo.
«Mi serve qualcosa di bagnato» sibila sulla punta delle sue labbra, e sa che Basch è teso come una corda perché lui gli si sta strusciando addosso, in modo più che convincente, considerando come chiude gli occhi e cerca di assecondare i suoi movimenti.
Sospira, mentre Noah, sceso dal letto, si preme sul bordo di legno e lo fissa con una smorfia di serioso corruccio sul viso. Basch lo fissa a sua volta per un attimo, prima di accoglierlo mentre s’infila quasi di forza nella sua bocca, dandogli a stento il tempo di inginocchiarsi.
Costretto dalla situazione, decide di ignorare la fretta e il desiderio che lo martellano, e fa scorrere la lingua su di lui, succhiandolo con una lentezza quasi dispettosa, in cui Noah freme e si sporge verso di lui, tanto che Basch riesce appena ad evitare che tocchi la parete della gola.
«Basch…» singhiozza il suo gemello, con le dita chiuse a pugno fra i capelli di lui, e si sente un giocattolino, con la lingua di Basch che si avvolge attorno al suo cazzo come ha sognato ogni volta che scendeva giù al fiume, dalle ragazzine che lavavano i panni e ridevano quando Noah faceva rotolare loro sul palmo una moneta da mezzo guil.
E forse nemmeno Basch va al fiume a pescare, si dice, strattonandolo forte quando la lingua di lui comincia a stuzzicargli la punta.
Noah si tira fuori dalla sua bocca di prepotenza, gli ficca le unghie in una spalla e lo rivolta di nuovo sulle lenzuola, senza dargli altra scelta se non allacciargli le gambe sudate attorno ai fianchi, perché ha così tanta voglia di scoparlo che le mani gli tremano.
Si schiaccia contro la sua apertura, puntandogli addosso l’osso sporgente del bacino, e i suoi occhi lo inchiodano contro il muro più di quanto faccia il suo peso.
Basch si fissa nel suo sguardo severo mentre Noah si bagna le dita, e bagna lui, quasi per sfidarlo.
La voce di suo fratello non esita - il respiro si spezza prima delle parole.
«Siamo uomini d’onore» dice, ed è un monito, a quanto pare, per dirgli che non succederà mai più.
Sorride appena.
«Assolutamente.»
Quando si spinge dentro di lui con due piccoli colpi di reni, assestati con troppa forza, Basch trattiene un grido di dolore, e quasi si taglia le labbra nel farlo, ma Noah non lo sente - la carne dura e inospitale del gemello è tutta serrata contro di lui, bollente e secca come un deserto senza uscita.
Passano dei secondi densi come caramello, in cui rimangono immobili entrambi, uno ad abituarsi ad essere effettivamente nel corpo di suo fratello, e l’altro a convincersi che l’intrusione potrebbe non essere del tutto dolorosa.
Prende un respiro insieme a Noah, quando lui si aggrappa con una mano al suo cazzo e lo massaggia senza complimenti, i fianchi che affondano dentro di lui a ritmo impossibile, come a volersi seppellire in fondo a lui - Basch urla il suo nome nella sua bocca mentre Noah cerca di stringerlo fra le dita con più delicatezza, per rendergli dolce e prolungato l’orgasmo mentre si fa largo in quella strettoia caldissima, che adesso gli oppone meno resistenza di prima.
«Mhh… Basch…» freme, schiudendo la mano contro l’erezione di lui e sentendolo emettere flebili lamenti. La smorfia di fastidio sui suoi lineamenti si fa leggera, e Noah spinge di nuovo, gemendo nel rendersi conto che la morsa dei muscoli di Basch attorno al suo sesso si allenta ulteriormente, e lo lascia davvero sprofondare lungo le sue pareti. Gli si muove contro, gli si muove dentro, nella maniera più disperata che conosce, strofinandolo, accarezzandolo, stuzzicando, finché non si accascia su di lui in un brivido, con un singulto strozzato - Basch viene fra le sue dita un attimo prima.
Noah si stende sul suo petto con le mani che gli accarezzano i capelli in un gesto automatico. Basch, indolenzito e stordito, appesantito dall’orgasmo e dal dolore iniziale, respira piano, a pieni polmoni, ancora rigido dallo stupore. Cerca gli occhi di Noah, che è fermo sopra di lui, ma desiste, adesso che lo sente morbido e rilassato. È uscito da lui e gli si è accoccolato sopra, così - Basch non riesce a smettere di pensare di avere il suo seme fra le cosce. Sarà la stessa sensazione che prova una donna nella sua situazione?
Abbassa le palpebre.
Non crede proprio.
Al disopra del fatto di essere andato con un maschio e di aver sentito le scariche di un desiderio che gli aveva tolto ogni altro pensiero dalla testa, c’è il fatto che Noah sia suo fratello, e non solo quello - perché Noah è più di un fratello e di una semplice copia di se stesso: è quanto di più simile a lui esista sulla terra. E lo sbaglio in cui si è lasciato trascinare è anche più grande di quello contro cui si potrebbe scagliare tutta la Chiesa Kiltia, se lo venisse a sapere.
Prima di tutto - quelle carezze fra i capelli gli stanno facendo venire i brividi, e sa che Noah è ancora sporco del suo orgasmo - è una questione di presunzione, vedere la bellezza negli occhi, nelle labbra e nel corpo di Noah. Significa riconoscerle in se stessi senza vergogna e con un bel po’ di compiacimento, e Basch davvero non sa spiegarsi come Noah abbia potuto volerlo così, e come lui abbia potuto permetterglielo.
Lo ripetono sempre a tutti e due - la presunzione assottiglia l’onore e la virtù di un uomo, perché lo rende incapace di guardare in faccia la realtà e di affrontarla a testa alta.
«Noah?»
«Mhh…»
«Come fai ad aver voluto una persona identica a te?»
«…Tu come hai fatto?» lo rimbecca lui, sardonico.
Basch sospira.
«Tu non sei affatto uguale a me» sentenzia Noah, convintissimo - e stavolta lo fa puntandogli gli occhi addosso, dondolandosi appena appena su di lui. Gli sfiora le labbra in un bacio, e resta così, col respiro che gli accarezza la bocca «Sei tutto quel che ho sempre voluto vedere in me, e che invece non esiste. Non posso non volerti. Non ci ho mai provato.»
Non ha senso, ma non sempre chi non ha senso non ha ragione di conseguenza - il tutto fila, ed è spaventoso, Basch sa che lo resta comunque abbastanza per non azzardarsi mai più.
Prende Noah per le spalle, e per un attimo rotolano senza capire né come né dove, ma Noah sente tutto il diritto di imbronciarsi quando si ritrova sotto di lui, con la testa che tocca il muro.
«Quindi penso che stavolta tocchi a me.»
Noah sbuffa, ma Basch lo ignora.
Per essere la prima e ultima volta della loro vita, merita almeno un confronto ad armi pari.
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A/N 5 maggio 2009, ore 23:39. Mi paro il culo subito dicendo che io NON avrei mai scritto Rosencest se liz non me l’avesse chiesto esplicitamente… e lo so che questo non giustifica né le duemila parole e rotti, né il fatto di aver scritto la slash più sporca e sincera di tutta la mia vita con due gemelli adolescenti arrapatissimi XD. Con Amore che vieni, amore che vai per tre quarti della stesura. Con un certo compiaciuto piacere, pure XDDDDDD. Spero non vi siate coperti gli occhi!
Juuhachi Go.