[original] Midnight Kiss; chapter two

May 11, 2010 09:29

Titolo: Midnight Kiss
Titolo Capitolo: L'ultimo bacio
Fandom: Original
Personaggi: Gahrt van Hallen, Elizabeth Evans, Joël Dixon, Lukretia Jansdottir, Vincent Bell, Jeoffrey Hamilton, Thania Jackson
Rating: Arancione | VM17
Conteggio Parole: 300 parole
Avvertimenti: Non per stomaci delicati, Angst
Genere: Dark, Sovranaturale, Suspance, Sentimentale

Disclamer: I personaggi sono tutti maggiorenni e sono tutti di mia invenzione (© Juliet), per tanto appartengono unicamente a me (L).

Dedicato a Manu ed EssE.
Midnight Kiss, capitolo 2 - L'ultimo bacio; scritto e ideato da Shileen.

E i giorni passano. E' ovvio, è inevitabile .. non puoi chiedere al tempo di smettere di scorrere, così come non puoi chiedere al cuore di finirla, una buona volta, di scandire i secondi con il suo battito insistente. Un sospiro fugge le labbra della ragazzetta, sempre più pallida, sempre più sfinita. Sembrano passati secoli da quella sera, quella maledetta sera nella quale, forse, se lei fosse stata meno testarda, se lei avesse dato ascolto alle parole di quello che considerava come il suo migliore amico .. forse avrebbe potuto evitare di perderlo. Lui non sarebbe scomparso, non avrebbe smesso di rispondere alle sue chiamate, non avrebbe saltato la scuola pur di non vederla. Un nuovo sospiro, che accompagna il lento posarsi del visetto sottile sul braccio disteso lungo il banco, in un totale senso di abbandono.

» .. dopotutto ragazzi, chi altri se non Beatrice ? Colei ch'è stata non solo la donna che ha fatto sì che il viaggio di Dante avvenisse, ma colei ch'è stata il tormento, del poeta e che l'ha introdotto al Paradiso .. un tormento dolcissimo, non trovate ? «

La voce del Professor Rivers - Jhonatan Rivers - si perse prima di arrivare alle orecchie di Liz.
• Il suo tormento. Già. •

I giorni passano. Passano per tutti. Ed è orribile, e sbagliato. Avrebbe dovuto dirle la verità e basta, prendersi la sua paura ed il suo odio, e invece, per colpa della paura di perderla aveva fatto peggio. L'aveva distrutta. Gahrt deglutì sordamente, digrignando i denti mentre lassù, nella sua postazione nascosta tra i rami di uno degli alberi presenti nel cortile dell'Istituto - quello che avrebbe dovuto considerare anche il suo, di Istituto - osservava inerme il lento straziarsi della sua migliore amica. Il suo piccolo scricciolo. L'osservava di nascosto, per ore ed ore, riparandosi dietro il tronco dell'albero quando lei alzava la testa dal banco, e ricomparendo un attimo dopo, quando si abbandonava nuovamente allo sconforto. Se non fosse stato per le ciglia scure che battevano ritmicamente, ad intervalli più o meno regolari, Liz sarebbe sembrata una di quelle bambole da esposizione; una bambola con le cuffie di un iPod sempre presenti nelle sue orecchie, ma inanimata, questo è certo. Gahrt sospirò piano, privo di forza, come svuotato.

» Oh ! Andiamo cucciolo ! Puoi anche smetterla con questa pagliacciata. Ora non ne hai più bisogno. Lei ha visto quello che sei, no ? E che ha fatto ? Dimmelo pulce ! Che ha fatto ? E' scappata .. com'è ovvio. Che cosa ti aspettavi facesse ? Gli umani ci temono .. è ormai ora che te lo ficchi bene in te- «

» Dacci un taglio Joël. «

Ma fu una mossa azzardata, decisamente, e Joël non è affatto tipo da accettare mosse azzardate. Non dai suoi Fratelli minori. Non da quelli posti sotto la sua tutela almeno. Si arrampicò in un attimo, nemmeno fosse un dannatissimo gatto troppo cresciuto, e si portò sul ramo sotto quello dov'era Gahrt che, nonostante la sua stazza e nonostante fosse più in alto, non riuscì ad evitare che il più grosso dei suoi nuovi Fratelli lo tirasse giù del suo nascondiglio con un solo, violento strattone ad una delle sue gambe, e prese a ruzzolare giù, rovinando al suolo. Joël era così, e basta; Gahrt lo sapeva benissimo .. per questo preferì mettere da parte il dolore che si dipartiva da ogni fibra del suo corpo e costringersi a rimettersi in piedi. Il suo tutore non sopportava "le mammolette" .. e se lo avesse visto solo un attimo cedere o abbandonarsi alla sofferenza lo avrebbe pestato ancora di più, con ancora più violenza, finché non avesse smesso di pensarci. Dai capelli di un biondo sporco, come fossero stati passati con della cenere grigiastra, e grosso all'inverosimile, Joël era un mezzo svedese, tale di nascita e non proprio di origini; ha vissuto con il padre, inglese purissimo, a Londra fino ai suoi quattro anni, per il resto la sua vita l'ha trascorsa in Svezia con la seconda moglie di suo padre più o meno per altri dieci anni, cioè finché non compì il massacro nel quale uccise suo padre e la sua seconda moglie, scappando di casa assieme alla piccola sorellastra ch'era il suo angelo già allora. La sua natura è spuntata fuori in quell'occasione e una volta tornato a Londra Vincent lo prese con sé, assieme alla sorellina che già stava mostrando i segni della medesima natura: una lupa, anche lei.

» Cucciolo. La prossima volta che mi rispondi in quel modo ti faccio sputare sangue .. e sai che sono perfettamente in grado di farlo, quindi, taci e smettila di guardarmi così. «

In effetti, Gahrt sembrava quasi lo stesse studiando. Fece uno sbuffo divertito e scosse il capo impercettibilmente.

» Stavo solo considerando che hai ripreso a mettere massa muscolare .. tra poco tua sorella ti disconosce per via della tua stazza. «

Gli sbottò divertito. Il suo colossale fratellino gli fu sopra nemmeno un attimo dopo, con le braccia grosse come due prosciutti che lo bloccavano al terreno umidiccio, e lo guardava con due tempeste negli occhi, quasi come se fulmini si potessero dipartire dallo sguardo verdastro del colosso per andare a gettarsi su Gahrt. Dopo qualche istante di panico, una risata grottesca e cavernosa spuntò fuori dalla bocca di Joël, che lo lasciò libero di muoversi, alzandosi da lui e lanciandosi con un paio di balzi pesanti fino alle cancellate del cortile dell'Istituto. Accennare soltanto a sua sorella era impossibile in sua presenza, era sacrilegio; tra l'altro Gahrt si era chiesto più e più volte se tra loro non ci fosse uno strano rapporto intimo - ben lungi da essere quello che normalmente accomuna un fratello ed una sorella - ma ancora nessuno era riuscito a dargli una risposta che non fosse un'alzata di spalle, forse non erano nemmeno realmente un fratello e una sorella .. chissà, nessuno era mai stato chiaro in proposito.

» Alza il culo e sbrigati, sai che i fratelli non si fanno aspettare. «

Ricordò Joël, inflessibile, prima di dirigersi a lunghe falciate verso la fermata dell'autobus sul marciapiede di fronte. Gahrt sospirò silenziosamente, facendosi forza con gambe e braccia e sollevandosi a fatica dal suolo sul quale era stato scaraventato; alzò un istante gli occhi verso la finestra della classe di Liz - la sua classe - e poi prese a correre agile e veloce, per raggiungere Joël e tornare a "casa" .. o meglio, quella che da solo poche settimane aveva iniziato a considerare come tale: un vecchio magazzino abbandonato reso bene o male vivibile dall'unico membro donna della sua nuova Famiglia (la sorella di Joël, appunto).

Gli occhi di Liz si sgranarono all'improvviso.
Ne era assolutamente certa: Gahrt era sull'albero innanzi la finestra della sua classe. Era lì ! L'aveva visto ! Eppure un secondo dopo non c'era più .. era stata solo un'illusione dettata dalla sua mente in pena ? Si morse le labbra con forza e si costrinse a serrare i denti, mandando giù un magone che le mozzava il respiro all'altezza della gola. Si portò una mano pallida al volto, prendendo a massaggiarsi le palpebre degli occhi chiusi con i polpastrelli del pollice e dell'indice, sino ad arrivare a percorrere il profilo del nasino e sospirare, afflitta. Non riusciva a ricordarsi quasi più cosa volesse dire sorridere, gioire, stare bene. Non ci riusciva .. perché l'ultima volta che un sorriso aveva distorto le sue labbra, è certo, era stato con Gahrt, e lui ora non c'era più, e non sarebbe più tornato da lei. Semplicemente.
Un paio di lacrime salate presero ad arrampicarsi su per le ciglia, aggrappandosi ai bordi degli occhi chiari - cerchiati da ombre scure - e scivolarono giù, lungo le guance scavate.
Fortunatamente i compagni avevano smesso da un po’ di darle il tormento, ma all'inizio era stato impossibile frequentare quella dannata scuola. I primi giorni nessuno riusciva a capire perché Liz, la studentessa migliore del suo anno, la ragazza brillante e perspicace che tutti prendevano come esempio, la rappresentante del Comitato Studentesco dell'Istituto, si fosse chiusa in un indecente ed immotivato mutismo, rotto solo ogni tanto da piccoli singhiozzi che appena spuntavano fuori la costringevano a scappare in bagno.
Poi la notizia circolò su tutti i giornali e per tutte le reti televisive: un ragazzino, scomparso, da una settimana. E quel ragazzino era Gahrt, il suo migliore amico, il suo compagno di banco, il suo punto fermo, l'altra faccia della medaglia che insieme completavano, un pezzo di sé. E allora i compagni smisero di tartassarla, e presero a compatirla .. ma almeno lo facevano standosene zitti per i fatti loro.
Erano passati tre mesi e mezzo da quando era stata resa nota la sua scomparsa. Da allora, niente.
Ovviamente, le storie di morti, sangue, stupri e violenze attorno all’Hyde Park non erano scomparse affatto.

Il suono della campanella che segnava la fine dell'orario scolastico giunse come una manna dal cielo. Liz attese che la classe si svuotasse del tutto prima di prendersi la briga di alzarsi dal suo banco, borsa in spalla, e dirigersi a passi lunghi e spediti verso l'uscita ricolma di ragazzi e ragazzini di più o meno tutte le età che bramavano soltanto di ritornare a casa e mettersi nello stomaco qualcosa di caldo. Spuntò fuori, nel cortile chiassoso e caotico, e si lasciò per un istante avvolgere dalle sferzate d'aria invernale che subito presero ad arrossarle le guance, unica parte del viso non coperta dalla sciarpa o nascosta sotto il cappello che le cadeva sin sopra le sopracciglia sottili, là dove ciuffetti ribelli di capelli scuri come il petrolio le andavano a coprire lo sguardo chiaro. Poi una figuretta dal vestitino liso e dall'inconfondibile cappellino rosso catturò la sua attenzione: una ragazza anonima e minuta, una mezza incapace, che, infatti, stava tentando con una difficoltà notevole di arraffare alcuni fogli svolazzanti che l'erano appena caduti a terra dalla borsa. Sbuffò insofferente, e poi si diresse verso di lei, decisa ad aiutarla, pur se controvoglia.

» Thania .. Hai bisogno di una mano ? «

La ragazza - che frequentava l'ultimo anno con lei ma aveva ancora la testa persa tra sogni, favole e videogame idioti - si voltò avvampando all'improvviso ed ammutolendosi, senza manco degnarsi di rispondere positivamente alla compagna di classe, che nel frattempo giù la stava aiutando a riprendersi le sue cose e sistemarsele nuovamente nella cartella che teneva in mano. D'altronde, come biasimarla ? Liz era tutto quello che lei avrebbe voluto essere: carina, spigliata, brillante ed influente, sempre perfetta in ogni circostanza. Un sogno, anche quello, che non si sarebbe mai avverato.

» Dovresti stare più attenta quando cammini .. «

Le disse con calma e tranquillità Liz, quasi non ci facesse manco troppo caso al suo mutismo.

» .. e cerca di tornare in fretta a casa, le strade non sono affatto sicure di questi tempi. «

Thania le fece solo cenno di si con la testa, prima di prendere a correre all'impazzata lungo il marciapiede, in direzione di casa sua.
Liz sospirò pesantemente, incurvandosi nelle spalle e stringendosi meglio all'interno della sobria giacca nera che la copriva sino a metà delle cosce, dove spuntava l'orlo della gonna al ginocchio e dove iniziavano le calze a righe. Fissava il pavimento lastricato del marciapiede distratta, con la mente vuota ed il cervello spento di chi ha smesso da tempo di pensare. Poi si ritrovò ad arricciare il naso, e a battere le palpebre, mentre alcuni fiocchi di neve presero a cadere all'improvviso dal cielo pallido e rivestito di nuvole chiare e dense. Una soffusa sensazione di pace e serenità prese ad avvolgerla in tutto il suo essere, e - addirittura - un sottile accenno di sorriso, mesto e stentato, s'andò a dipingere piano sulle sue labbra, nascoste dietro la grossa sciarpa di lana. Una mano sottile, guantata di bianco, si arrampicò sull'orlo della sciarpa, sì da rivelare le labbra piene che si aprirono piano. Poi, la lingua uscì fuori dalla bocca, indisponente, solo per prendersi il diritto di andare ad acciuffare un fiocco di neve e gustarne il sapore di inverno e di gelo.
Fu quando abbassò il capo, raggiante, verso il marciapiede che stava percorrendo con tutta calma che lo vide: un cappellino rosso, il cappellino rosso che Thania aveva in testa - ne era certa - solo fino a qualche minuto prima. La sciarpa tornò in fretta al suo posto mentre i passi si fecero veloci e rapidi e lo sguardo serio e preoccupato. Liz si avvicinò svelta al cappello, recuperandolo con le mani guantate ed osservandolo per qualche secondo: qualcuno l'aveva calpestato distrattamente, e quel qualcuno di certo non era Thania. Trasalì a quella certezza ed allungò lo sguardo a terra, là dove, sulla neve fresca, le piccole impronte di Thania terminavano in un ammasso confuso e strascicato dal quale si dipartiva una nuova serie di impronte, grosse il doppio di quelle della compagna.

» Oh cazzo .. «

Biascicò a denti stretti la ragazza, stringendo compulsivamente il cappellino e prendendo a muoversi in direzione del punto dove portavano le impronte, prima lenta, misurata, come stesse ancora metabolizzando l'idea che qualcuno potesse aver rapito Thania, poi, improvvisamente presente a se stessa, correndo a più non posso, seguendo le tracce sul terreno che già stavano andando a ricoprirsi della neve appena caduta. Ficcò con foga il capellino nella borsa che teneva in spalla e se la strinse meglio a sé, percorrendo a lunghe falciate la stessa strada percorsa poco prima da qualcun altro, le cui impronte erano forti e grosse nel terreno .. come se avesse dovuto sopportare un peso nel suo cammino .. il peso di una persona. Liz si bloccò di colpo mentr'era troppo intenta a riflettere e correre e correre, sperando di arrivare prima che il pazzo psicopatico torcesse un solo capello alla ragazzina; gli occhi si sgranarono e le labbra si schiusero lentamente, mentre il sangue nelle sue vene prese a gelare.
Le impronte conducevano esattamente all'ingresso dell'Hyde Park.

» THANIA !! «

Prese ad urlare a squarciagola, tornando a correre più veloce di prima ed infilandosi, quasi fosse un serpente, dentro l'apertura del cancello mezzo distrutto. Il fiato le si smorzava in gola ad ogni passo ed il tamburellare del cuore era diventato un suono assordante nelle sue orecchie. Forse non ce l'aveva fatta in tempo, forse Thania era stata presa, legata e sbattuta da qualche parte .. magari violentata .. o peggio ancora, uccisa.

» THANIAAAA !! «

Il suo richiamo divenne un grido disperato. Le gambe le bruciavano per lo sforzo di correre e saltare il più velocemente possibile attraverso gli alberi fitti del parco, poi, da lontano, un urlo, una vocina stridula ed altissima che venne rotta quasi subito dopo .. evidentemente la ragazza l'aveva sentita e aveva tentato di farsi raggiungere, ma il pazzo le aveva di nuovo tappato la bocca. Mandò giù un magone e, nella corsa, lanciò un'occhiata alla borsa, v'infilò in fretta una mano guantata e ne estrasse il cellulare, su cui compose automaticamente il numero d'emergenza della Polizia Londinese. Si portò il telefonino all'orecchio e tornò a guardare avanti a sé. Poi, fu un senso di vuoto, e di dolore al fianco.
Venne scaraventata a terra da qualcuno - o qualcosa - che l'aveva spinta con una forza inumana e le aveva fatto rotolare via da mano il cellulare; quasi subito dopo le giunse alle orecchie il suono di qualcosa che veniva calpestato e schiacciato, brutalmente, e l'ansimare rotto di una ragazza .. no, l'ansimare proveniva da lei stessa. Era rovinata a terra nel peggiore dei modi, su un fianco, e già sentiva un dolore lancinante provenire dalla sua gamba sinistra. Tentò di alzarsi, a constatare l'entità del danno, ma fu bloccata da un peso mastodontico che le veniva piazzato in petto, e la costringeva con la schiena al suolo, bloccandole il respiro. Aprì gli occhi lucidi, spaventata e dolorante: il peso era un piede, un piede umano, calzante un paio di anfibi enormi. Seguì il profilo del piede sollevando pian piano lo sguardo chiaro e palesemente terrorizzato sulla gamba grossa due volte una delle sue, che spingeva verso il basso, a bloccarla, poi sul corpo massiccio e rigonfio di muscoli tesi, infine, sul volto chiaro e spigoloso di quella specie di colosso. Le labbra presero a tremare un attimo dopo, mentre la paura la dilaniava dall'interno: non solo non era stata in grado di aiutare Thania, ma quel coso lassù l'aveva stanata, e intrappolata, nemmeno se fosse un criceto. Non riusciva a muoversi, non riusciva a respirare, non riusciva a pensare ad altro che non fossero le labbra dell'uomo - può dirsi uomo una montagna di carne e muscoli, alta due metri ? - distorte in un ghigno soddisfatto e diabolico. Una risata perfida e sottile, di gran lunga dal timbro femminile, raggiunse le sue orecchie, e poco dopo nel suo campo visivo comparve anche una ragazza.

» Oh-ho ! «

Portò una mano graffiata e lercia a coprirsi la bocca, nell'atteggiamento innocente più falso che Liz avesse mai visto.

» A qualcuno non piacerà .. no, no. «

Rideva ed annuiva a se stessa, sadicamente, puntando un paio d'occhi di ghiaccio sulla figura stesa e spaventata di Liz che non poteva far altro che osservare terrorizzata i due. La nuova arrivata era simile nell'atteggiamento alla montagna che affiancava eppure diversa da lui per stazza e fisicità: alta nemmeno troppo più di lei e muscolosa, dai capelli di un biondo chiarissimo, quasi bianco, abbacinante. La canottiera eccessivamente aderente e mezza sporca di terriccio ed il paio di jeans logori e consunti, non aiutavano la sua immagine, eppure sembrava bellissima .. bellissima e terrificante, letale ed inquietante. Stese le braccia sulle spalle del fratello - era inevitabile pensare che fossero tali - quasi a rivendicarne un possesso, e soppesava con occhiate cliniche il corpo della ragazza braccata: la preda.
Il sorriso scomparve pian piano dal volto del gigante, per lasciar spazio ad un'espressione insofferente.

» Quel qualcuno dovrà starsi solo zitto, Lukretia. «

Lukretia. La campionessa di body building al femminile sopra di lei si chiamava Lukretia.

» A te piace ? A me sì. Vincent sarà soddisfatto e Jeoffrey sarà d'accordo con lui, come sempre. Il moccioso non avrà voce in capitolo. Semplice. «

Si sentiva gli occhi del gigante su di sé, soppesarla, studiarne il corpo asciutto e tonico, guardarle con un'occhiata lasciva l'orlo della gonna sollevatasi con la caduta, che lasciava vedere il bordo di un paio di mutandine nere. Ma Liz non fu la sola ad accorgersi di quell'ultima occhiata. Con un ringhio che di umano aveva ben poco, Lukretia staccò le braccia muscolose dalle spalle dell'altro che prese a guardare con ferocia. Il volto le si distorse in un'espressione rabbiosa e famelica e i denti vennero digrignati e scoperti, bestialmente.

» A me non piace, Joël ! A me non piace affatto ! «

Liz li osservava senza capire, non capiva chi fossero, non capiva cosa volessero da lei .. non dovevano ucciderla ? Di certo si era immaginata diversamente il volto del (o meglio, deI) killer dell'Hyde Park. Il gigante - Joël - alzò gli occhi al cielo, sospirando stancamente ed incrociando all'altezza del petto le braccia - quei due ammassi di muscoli grossi quanto due colonne greche - prima di degnarsi di concentrare nuovamente le sue attenzioni sulla sorella - sorella ? - che lo guardava in preda a quello che si poteva dire un vero e proprio attacco di gelosia. Lukretia allungò rapidamente una mano verso il mento spigoloso del gigante che, sfortunatamente per Liz, ancora teneva una delle gambe intenta ad immobilizzare la loro "preda" a terra, e lo bloccò con il volto rivolto a sé. Si fissarono per un lungo istante, quasi isolandosi dal resto del mondo, prima che Lukretia si decidesse ad attirare a sé con irruenza animalesca il volto di Joël e catturargli le labbra con le sue, in un gesto che chiaramente aveva l'intento di identificare la proprietà della donna sull'altro.

» Mpf .. «

Fu la non-risposta del ragazzo, che spinse via sua sorella in un gesto di stizza, scagliandola ad un paio di metri di distanza con un solo, impercettibile colpo di palmo. Lei si lasciò investire in pieno da colpo, scivolando dietro di sé e frenando il movimento mettendosi accovacciata in terra e bloccandosi con una mano dalle dita ben piantate nel terreno fresco. Un'espressione animalesca s'andò immediatamente a dipingere sul suo volto mentre i denti sembravano andare a cambiare sotto lo sguardo terrorizzato di Liz, acuminandosi. Già era lì che si stava rialzando, intenta a correre addosso al fratello e fargliela pagare amaramente, ma una mano dalla presa salda e ferma la bloccò immediatamente al suo posto. Poi, una voce calma ed autoritaria annunciò la comparsa di un nuovo individuo.

» E così che vi date da fare affinché non ci scoprano ? «

Chiese imperioso, alla volta della ragazza che subito assunse un'espressione di sgomento e sottomissione.

» No Vincent .. è che .. Joël stava tentando di- «

Non le fece terminare la frase. Lo schiaffone le arrivò dritto in faccia, violento e brutale e lei stessa venne sbattuta a terra tale era l'impeto del colpo. Non osò più fiatare.

» So perfettamente cosa stava facendo Joël, Lukretia, e sappi che tuo fratello, come sempre, si dimostra più assennato di te. Ora .. « E si voltò calmo verso Liz, puntando su di lei un paio d'occhi gialli, ferini. » Vediamo un po’ che ci ha portato il nostro grande cacciatore. «

Vincent le si avvicinò con un'austerità infinita e subito Elizabeth si sentì immersa in un senso di soggezione senza confini. Deglutì a fatica nella bocca improvvisamente arsa e mandò giù a stento un magone che le bloccava il respiro all'altezza della gola, affannandola. L'uomo - avrà avuto una trentina d'anni - si mise accanto a lei, in piedi, e chiuse gli occhi, annusando l'aria e leccandosi le labbra, come ad assaporare il sapore dell'odore che gli giungeva alle narici: odore di femmina, odore di carne e sangue, odore di paura. Gli occhi lucidi di Liz continuavano a fissarlo, mentre il suo corpo sembrava non riuscire più a rispondere a nessun impulso: si sentiva paralizzata dal terrore.

» Ah .. è lei quindi. «

Sembrava soppesare con calme le sue parole, si abbassò, accovacciandosi e prendendo in una delle mani sporche di sangue una ciocca dei capelli scuri di Liz che, sconvolta, fissava quel sangue con orrore crescente. Il suo pensiero, immediatamente, corse alla compagna .. non era riuscita a salvarla.
• Thania .. •
E mentre delle lacrime iniziavano a sgorgare lentamente dagli occhi d'acqua, un'espressione di disgusto e rabbia prese a nascere sul visetto chiaro e smunto della ragazzetta, ancora fermamente bloccata in terra. Questo cambiamento provocò una grossa risata a quello che doveva essere il leader della banda di killer che tutta la polizia di Londra cercava ormai da mesi. Poi improvvisamente, così com'era nato, il riso lasciò il posto ad un'espressione diabolica e ferina che, condita dagli occhi gialli e dalle macchie di sangue presenti un po’ ovunque, rendevano la figura di Vincent terribile.

» Sei ancora più carina quando ti arrabbi .. peccato che la tua rabbia non sia servita proprio a niente: né a salvare la tua dolce amichetta, né tantomeno servirà a salvare te .. ma questo, ovviamente, già lo sai, vero ? «

Quelle certezze la spiazzarono. Poi Vincent chiamò a gran voce, come rivolgendosi ad altri, pur fissando ancora lei.

» Oggi faremo un'eccezione, per questa preda davvero speciale: il primo morso non andrà al Capobranco. Oggi, sarà la pulce ad aprire il banchetto ! «

Esclamò euforico. Alzandosi con un balzo agile e leggero ed andandosi ad affiancare a quello che doveva essere l'ultimo membro del gruppo, quello che lo svedese aveva chiamato Jeoffrey: un ragazzino dall'aspetto minuto di un quindicenne ma dallo sguardo molto, molto più saggio che stava porgendo una felpa a Vincent - ancora a torso nudo - e che lo guardava con sguardo indifferente ed apatico. Doveva essere lui la pulce. Poi Liz si rammentò .. Joël aveva accennato ad una pulce dopo aver detto di Jeoffrey, quindi evidentemente il gruppo doveva essere ancora mancante di almeno un elemento.
Vincent alzò gli occhi al cielo, con lo sguardo esaltato di un pazzo.

» Su pulce, non farmi aspettare. «

» Non essere idiota Vincent. «

La sua voce arrivò alle orecchie di Liz come uno schiaffo in piena faccia. Non esisteva il dolore alla gamba, non esistevano i quattro killer che la scrutavano dall'alto, non esisteva la neve su cui era stesa, esisteva solo lui: il ragazzo si lanciò dal ramo sul quale era nascosto e cadde in terra, atterrando perfettamente sulle suole delle scarpette da ginnastica nere e distrutte di sempre, a gambe piegate - sì da attutire l'urto - e con le mani poggiate entrambe innanzi a sé, nella neve. Perché non se n'era mai accorta prima d'ora ? Perché solo ora, nel guardarlo, le sembrava lampante ? Gahrt era semplicemente stupendo. Si alzò in piedi, a fronteggiare Vincent che - nonostante la differenza d'età - eguagliava in altezza; bello come una statua greca, selvaggio come uno di quegli attori dei film hollywoodiani .. i belli e dannati, insomma.

» Non cambiare le leggi del branco per me. «

Continuò freddo. Non la degnava di uno sguardo, nemmeno lontanamente, come se davvero non le importasse esattamente nulla di lei .. eppure .. Liz non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. I muscoli del petto e delle braccia si erano notevolmente ingrossati dall'ultima volta che l'aveva visto, e sul suo ventre gli addominali erano stati scolpiti con garbo e perfezione; l'incavo dei fianchi scendeva morbido e preciso sino ad entrare nei jeans larghi e consunti. Liz si trovò improvvisamente a deglutire, mentre uno strano calore le si irradiava a partire dal ventre. Vincent rimase immobile, con il sorriso strafottente dell'eterno vincitore ben stampato sulla sua faccia lercia di sangue.

» Io non cambio nessuna legge, cucciolo. La legge del branco è la legge che detta il Capobranco e .. toh, ti informo del fatto che il Capobranco sono io. Quindi .. ora Joël ci fa il piacere di levare quella sua grossa zampaccia da dosso al nostro pranzo e tu riceverai l'onore del primo morso .. è un premio, cucciolo, perché sei stato proprio bravo in tutto questo tempo. «

Lo rimbeccò con precisione e quando Gahrt aprì bocca per protestare, Vincent non gli fece neanche prender fiato.

» Ho detto che è un PREMIO, cucciolo ! Ora gira quel muso del cazzo e mangia, chiaro ?! «

Era un ordine, un'imposizione a cui non si poteva dire di no.
Gahrt strinse la mascella, digrignando i denti e chiudendo le mani a pugno, con un'espressione indecifrabile sul viso. Espressione che lasciò scemare quasi subito, con un sospiro tranquillo.

» Perdonami Vincent .. è la luna nuova. «

Replicò sommessamente, abbassando il capo in direzione del Capobranco - o almeno così si era autoproclamato - che gli diede in risposta uno svolazzare insofferente della mano per aria, in un gesto stanco di chi deve cacciare un fastidioso insetto. Gahrt si umettò le labbra, voltandosi in direzione di Liz che, improvvisamente, sentì svanire il peso mastodontico che le gravava in petto. Annaspò un attimo, quasi come se fosse stata tutto il tempo senza respirare e le fosse stato concesso sol'ora di tornare a farlo. Nemmeno si accorse degli ultimi passi compiuti, che vide Gahrt mettersi su di lei, cavalcioni, a dominarla dall'alto, in modo che - anche se avesse voluto - non sarebbe riuscita a sfuggirgli. Liz sgranò gli occhi chiari, fissandoli nei due specchi neri ch'erano gli occhi del .. suo migliore .. amico ? Deglutì con forza e si sentì improvvisamente avvampare, mentre una delle mani di Gahrt si arrampicò sul suo volto, a carezzarlo lievemente. E - Liz si maledisse per averlo pensato - se non fosse che da lì a poco sarebbe stata uccisa dal suo migliore amico, quella sarebbe stata una delle situazioni più eccitanti da lei mai vissute.
Gahrt si avvicinò terribilmente al suo volto, portando le sue labbra a sfiorarle l'orecchio sinistro, ed un sussurro basso, terribilmente basso, soffuso di un dolore incalcolabile, venne fuori dalla sua bocca.

» Addio, mio scricciolo. «

Le lacrime presero a cadere a fiotti rinnovati improvvisamente dalla dolcezza di quel nomignolo con cui lui amava chiamarla, e che le aveva detto per l'ultima volta. Per l'ultima volta lui le sfiorò l'orecchio con le labbra, lasciandole un bacio sfiorato e sofferto.
Poi, il buio.

fic: original, fic: sentimentale, rating: arancione, fic: sovranaturale, fanfic

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