Poichè ogni volta che mi loggo per guardare la friends page LJ mi da ansia con quel "sono tot settimane che non scrivi" E che la mia lotta badge di anobii VS LJ non ha dato alcun frutto, ho deciso di tediarvi coi comment che posto su anobii delle mie letture!
Principalmente perchè ci tenevo a segnalare alcune letture interessanti... e poi per la suddetta ansia da "sono un tot di settimane che..."
Insomma, iniziamo dall'ultimo libro che ho finito di leggere un paio di settimane fa (al momento mi sto immergendo in una passione folle per Ian McEwan), "On Writing", di Stephen King
Di King avevo letto solo "Stagioni Diverse", perchè sono una terribile, inguaribile fifona (che da piccola aveva gli incubi avendo visto la pubblicità del film di It ^^;;;;). L'avevo trovato un libro bellissimo (anche se a tratti troppo truculento per i miei gusti ;D), opera sicuramente di un ottimo autore.
Poi al corso di scrittura creativa mi hanno consigliato di leggere "On writing" e dopo le prime pagine mi sono subito detta che, miseria, è un vero peccato avere un subconscio fifone che fa fare incubi tremendi per il più innocente degli horror perchè in questo libro autobiografico King si rivela geniale, divertente, versatile, ironico, sincero... uno scrittore straordinario. La prima parte, bellissima, può essere letta da chiunque: narra della sua vita, dall'infanzia fino a quando è iniziata la sua carriera, e ti strappa più di una risata con aneddoti, battute, e uno stile straordinariamente autoironico, tra pulite di culo con piante urticanti e giornalini scolastici che fanno finire nei guai.
La seconda parte è una vera e propria "cassetta degli attrezzi", utile per chi vuole scrivere, ma anche scoprire COME scrive un grande autore come Stephen King. Lo stile ironico riesce a farti rimanere impressi la maggior parte dei suggerimenti (sfido chiunque a fine lettura a non ricordarsi di usare pochissimo gli avverbi!).
Naturalmente nessuno può uscire scrittore dalla lettura di queste pagine, ma se uno ama già scrivere, avrà delle indicazioni utilissime per la seconda bozza dei propri lavori. E, se è sperso, per sapere dove è meglio prendere le idee.
Infine, ci racconta in un lungo post scrittum del suo incidente in cui ha quasi rischiato la vita. Per farci capire come la scrittura può salvarti la vita, in alcuni casi. E aiutarti a tirare avanti.
Ok sono di parte ;D è di uno dei miei tutor al corso di scrittura. Ma penso davvero che valga la pena leggerlo. E' un libro intenso, una scrittura brillante. Pur nella sua imperfezione, dovrebbe essere letto.
Esco da questo libro con una serie di emozioni contrastanti. Scivola via, come Emi, il protagonista, quando "diventa" sul linoleum del campo da basket. E' uno stile fresco, piacevole, che fa sorridere e coinvolge e riesce anche a lasciarti con il fiato sospeso, a farti immedesimare, a farti toccare con mano quel pallone fatto a spicchi tutti uguali, perfettamente uguali.
L'unico consiglio che posso dare è: leggetelo se avete amato uno sport, se sapete cos'è aspettare in panchina il vostro turno e conoscete l'aria che si respira in quel mondo a sè che è lo spogliatoglio... Non per forza il basket, e credo sia questa la grande forza del libro, che ti disegna qualcosa che tu riesci ad afferrare, anche se non l'hai vissuta esattamente allo stesso modo.
E' davvero difficile commentare un'opera di questo livello. E' soltanto da leggere.
Mi è stato consigliato di leggerlo in inglese, e anche se ci sono alcune parti un po' ostiche, sono contenta di averlo fatto... riesci a comprendere appieno i personaggi anche attraverso il modo in cui parlano.
Pur avendo a che fare con un fatto di cronaca Capote riesce a tenerti col fiato sospeso quasi fino alla fine. L'unica pecca sono infatti le ultimissime pagine, che sembrano davvero troppo affrettate, come se l'autore avesse deciso di troncare in fretta. Riesce comunque a dipingere con vividezza incredibile personaggi e la vita di un'intera comunità.
Credo sia uno di quei libri che tutti devono leggere almeno una volta ^^
Altro... "sono un po' di parte" perchè è dell'autore che tiene la parte teorica del corso di scrittura che seguo. Ma ti colpisce con uno stile ruvido, che tutti dovrebbero leggere almeno una volta.
E' uno di quei libri che colpiscono. Profondamente. Talvolta tanto da lasciarti senza fiato come un pugno nello stomaco ben assestato. E' bello vedere come ci sia ancora in giro gente che scrive senza considerare il lettore un idiota che ha bisogno che tutto gli sia spiegato. Colmare i "vuoti" narrativi è una delle esperienze più affascinanti dell'essere lettore, e Davide Longo te ne offre la possibilità appieno, dipingendo scene, usando mezze parole per farti comprendere, e poi lasciando a te il resto.
Sicuramente per leggere questo romanzo bisogna aver voglia di far "fatica". Di metterci del proprio. Il resto, è un mondo all'apparenza squallido, ma dipinto in modo tale da renderlo quasi affascinante.
Toccante. Assolutamente da leggere. Antonia Arslan con uno stile che non so come definire se non favoleggiante e onirico, riesce a raccontare, a disegnare davanti al lettore una storia di persone e luoghi scomparsi con vividezza quasi atroce. Uno di quei libri che si DEVONO, leggere.
Credo che sia un altro di quei libri che dovrebbero leggere tutti. In uno stile fresco, gradevole (anche quando narra cose assolutamente orribili), Beah riesce a dipingere una situazione tremenda senza moralismi. E a far riflettere.
Da un pezzo del libro trascritto da un altro utente anobii
" 'C'era una volta un cacciatore che andava a caccia di scimmie. Dopo pochi minuti, ecco spuntarne una, seduta comoda sui rami più bassi di un albero, che non gli prestò attenzione nemmeno quando sentì il rumore dei passi tra le foglie secche. Quando fu abbastanza vicino e nascosto dietro un albero da cui la vedeva chiaramente, il cacciatore alzò il fucile e mirò. Ma quando stava per premere il grilletto, la scimmia parlò: - Se mi spari, tua madre morirà, se non lo fai morirà tuo padre-. Poi si rimise tranquilla a mangiare, grattandosi di tanto in tanto la testa o la pancia.
-Cosa fareste voi, nei panni del cacciatore?-
Io e i giovani del mio villaggio ascoltavamo quella storia una volta l'anno. Dovevamo rispondere, ma nessuno ci riusciva, per paura di offendere il padre o la madre [...]
Poi io e i miei compagni - tutti bambini tra i 6 e i 12 anni - discutevamo su quale fosse la risposta che evitava la morte di uno dei nostri genitori. Ma la risposta giusta non esisteva. Se salvavi la scimmia moriva qualcuno, se la uccidevi, qualcuno sarebbe morto lostesso. [...]
All'età di 7 anni avevo trovato una risposta che secondo me era molto ragionevole, però non ne avevo mai parlato con nessuno per paura di ferire mia madre. Se fossi stato nei panni del cacciatore, avevo pensato, avrei senz'altro sparato per evitare ad altri di doversi trovare nella mia stessa situazione."