Domenica scorsa, nel silenzio della Pianura Padana, il Ministro dell'Agricoltura Luca Zaia aveva preannunciato l'introduzione imminente dell'obbligo di studio del dialetto nelle scuole venete. Il giorno dopo, leggermente irritata dall'invasione di campo, il Ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini aveva lasciato filtrare
qualche pensierino sull'argomento, ma poi si e' ricordata che "verba volant, scripta manent" ed ha scritto un piccolo trafiletto sul Gazzettino del NordEst, che recupero direttamente
dalla rassegna Stampa della Camera dei Deputati.
Ringrazio Seb per la segnalazione, vi invito a prendere la matita rossa e a contare gli errori grammaticali del ministro. Vince chi ne trova di piu'!!!
Gentile Direttore,
ho letto attentamente quanto affermato dal Ministro Zaia. Tengo a ribadire che i dialetti sono le base della nostra cultura e che il mio pensiero è stato volutamente travisato. Pensare che il Ministro dell'Istruzione non sia sensibile ad una parte così rilevante della nostra tradizione è un'accusa che respingo e che non si comprende se non ritenendola dettata da motivi di visibilità elettorale. Da subito ho attuato provvedimenti per legare la scuola al proprio territorio. I professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna. Le classi inoltre non possono essere composte da più del 30% di stranieri per favorire una migliore integrazione. Ogni regione devo poter strutturare un sistema educativa in linea con le richieste del mondo del lavoro della zona. Allo stesso modo la spinta verso il futuro e la modernizzazione non può non essere accompagnato dalla valorizzazione della cultura ivi compresa la lingua e il dialetto. Per questo la polemica è destituita da qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto e che conosce bene l'eccellenza, il valore e la cultura delle persone che lo popolano.
Mariastella Gelmini, Ministro della Pubblica Istruzione