Title: ‘Let me hold you (For the first time)’
Author:
jen_jmBeta:
lisachanoandoPairing: Gerard Piqué/Bojan Krkić
Rating: R/NC-17
Category: slash
Word count: circa 1,500
Warnings: pr0n
Disclaimer: se mi appartenessero-- meglio che non finisca questa frase. Non sono miei, punto.
Author’s Notes: titolo ispirato dal testo di Broken Strings di James Morrison.
Scritta per il p0rn fest @
fanfic_italia con il prompt RPF Calcio (FC Barcelona), Bojan Krkić/Gerard Piqué, labbra
Summary: “[…] E ora che la ritrova così senza preavviso, con Gerard che gli sta accarezzando l’angolo della bocca e lo bacia come non succedeva da non sa più quanto, ora che sente il cuore gonfiarsi un po’ al pensiero che tutto quello che c’era tra loro forse è ancora intatto, se non più forte, capisce perché Gerard non voglia dirlo ad alta voce, che si erano persi.”
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“Ehi.”
Bojan sente a malapena quel sussurro e lo ignora con decisione, fingendo di essere addormentato. Aspetta qualche secondo per non destare sospetti, poi si volta sul fianco mugugnando qualcosa di studiato per farlo sembrare impegnato in un sogno molto importante. Gerard evidentemente lo conosce troppo bene per cascarci e una manciata di secondi dopo si infila nel letto con lui, incurante della sua farsa.
“Bojanito,” chiama piano e gli scivola vicino fino a sentire la sua schiena contro il petto. “Lo sai che non ci casco,” mormora contro la sua nuca e gli circonda la vita con un braccio in un gesto affettuoso e possessivo.
“Sto dormendo,” borbotta Bojan in risposta, cercando di tirargli una gomitata. “Lasciami dormire.”
“No che non dormi,” insiste Gerard con un tono esasperato, mantenendo la presa salda nonostante i colpi ben assestati che sta prendendo nelle costole.
“Non ho voglia di farlo, Geri, sono stanco,” pigola Bojan nel tentativo di intenerirlo e smette di dimenarsi.
“Guarda che non è per quello che ti voglio sveglio,” protesta Gerard indignato e deluso, dandogli un pizzicotto sul fianco.
“Sì, come no.” Bojan alza gli occhi al cielo e si rigira sulla schiena senza sfuggire al suo mezzo abbraccio, e subito nota il velo di tristezza che c’è nei suoi occhi a quella sua risposta. “Che c’è?”
Gerard sorride appena e scuote il capo con l’aria di chi ha a che fare con un bambino irrecuperabile. “Sono una persona così orribile se voglio privarti di qualche minuto di sonno per stare un po’ con te senza mezza squadra intorno?”
Bojan sembra spiazzato da quelle parole e sbatte le palpebre diverse volte, mortificato. “No, non lo sei,” ammette con un sorriso dolce e un po’ pentito.
“Bene.” Gerard gli bacia la tempia e infila le dita appena sotto il bordo della maglietta per accarezzargli il fianco. “Non che il sesso mi dispiaccia, eh,” continua con un espressione divertita. “Ma ogni tanto è bello aver tempo anche per questo.”
“Ti senti particolarmente romantico, stasera?” scherza Bojan, ma il suo tono è affettuoso e meravigliato, e cerca di nascondere quanto quelle parole gli alleggeriscano il peso che ha sul cuore da troppo tempo.
Gerard annuisce contro il suo collo, poi risale a posargli un bacio più in alto, proprio dietro l’orecchio. “Mi manchi,” sussurra senza spostarsi.
“Sono sempre qui,” risponde Bojan con una punta di divertimento, abbandonandosi senza riserva a quei gesti così dolci e così inaspettati. Finge di non sapere a cosa si riferisca, finge di non avere lo stesso pensiero fisso da più di qualche giorno, da qualche settimana.
“Sai cosa intendo,” ribatte Gerard serio. “Non farmelo dire.”
“Lo so,” mormora Bojan quasi subito, voltando un po’ il volto per guardarlo negli occhi.
Gerard sorride e fa scorrere le dita su lungo il suo fianco e oltre la spalla, per poi arrivare fino al suo viso. Gli posa il pollice sulle labbra, un po’ per zittirlo, un po’ perché gli piace sentirle, morbide e rilassate sotto il suo tocco. Fa scorrere il dito piano prima su una, poi sull’altra, tracciandone il contorno che conosce già a memoria. Sono il suo punto debole, Bojan lo sa e lo lascia fare, piegando un po’ la testa per sentire il suo palmo sulla guancia. Le schiude appena quando il ragazzo china il viso abbastanza per baciarlo e c’è qualcosa di diverso in quel bacio, c’è una tenerezza che era lentamente scivolata via dai loro gesti senza che loro se ne accorgessero.
E ora che la ritrova così senza preavviso, con Gerard che gli sta accarezzando l’angolo della bocca e lo bacia come non succedeva da non sa più quanto, ora che sente il cuore gonfiarsi un po’ al pensiero che tutto quello che c’era tra loro forse è ancora intatto, se non più forte, capisce perché Gerard non voglia dirlo ad alta voce, che si erano persi. Perché sembra tutto meno importante adesso, perché i mesi passati senza quasi parlare - se non dopo il sesso fatto un po’ di fretta in qualche stanza anonima che di loro non sapeva niente - sembrano volatilizzarsi. Perché essere stati idioti in due invece che uno solo, in qualche modo, rende le cose più facili da sistemare, o almeno lo spera.
Gerard sorride contro la sua bocca, stuzzicandogli le labbra con i denti in un gesto giocoso e possessivo, e quando si tira indietro - e potrebbero essere passati mesi, come pochi secondi, non lo sa dire - sono arrossate e ancora socchiuse. Le accarezza di nuovo, con più decisione, ripensando a tutte le volte che avrebbe voluto, dovuto farlo invece di dare per scontato che sarebbero state lì per sempre a sua disposizione. Bojan risponde con un sospiro quasi sollevato che gli scivola sulle dita, caldo e rassicurante come la sua presenza in quel letto oggettivamente troppo piccolo per tutti e due.
“Scusa,” mormora piano Bojan, con gli occhi serrati e le mani che si intrufolano sotto la sua maglietta mentre si volta sul fianco verso di lui.
“Ehi,” chiama Gerard un po’ sorpreso da quella reazione e lo stringe a sé, avvertendo la tensione nella sua schiena. “Vieni qui.”
Bojan si lascia stringere, docile come lo ha visto poche altre volte, e alle sue carezze inizia a rilassarsi. “Che ci è preso?” chiede con un tono un po’ infantile, come se gli stesse domandando perché si fanno gli incubi o perché si piange.
“Non lo so,” ammette Gerard chiudendo gli occhi e sentendo le sue labbra muoversi piano contro il collo. “Non pensarci.”
Bojan si fa sfuggire una breve risata a quelle due parole e solleva di nuovo il viso per guardarlo. “Non mi sembra un grande piano,” commenta con un’aria per metà scettica e per metà divertita.
“Ne hai uno migliore?” Gerard alza gli occhi al cielo, ma sente il cuore alleggerirsi nel vederlo sorridere.
“Sì, sentiti romantico più spesso,” risponde il ragazzino dandogli una calcio scherzoso sullo stinco. Gerard sa che non vuole scaricare le sue responsabilità con quella frase, che sta semplicemente dicendogli grazie per averlo riavvicinato nonostante tutto, per aver fatto quello che era necessario quando lui non ne trovava il coraggio. “Oppure potremmo smettere di fare sesso,” aggiunge con aria fintamente ingenua.
“Sai che se facessimo una cosa del genere,” si ferma, aspettando che lui colga l’aria solenne con cui sta pronunciando quelle parole. “Potrebbero accusarti di omicidio?”
Bojan scoppia a ridere e anche quella poca tensione rimasta abbandona i suoi muscoli, e Gerard vorrebbe baciarlo ancora, attaccare quelle labbra umide e distese con le proprie e non staccarsi più. Vorrebbe restare così per quello che rimane di quella notte un po’ strana, con la sua risata così vicino alla sua pelle da poterne sentire il calore, perché Bojan è la cosa più bella che gli sia mai capitata e non vuole scoprire cosa si prova a non averlo più accanto.
“Scemo,” mormora il ragazzino con un’allegria ancora mitigata dall’intensità di tutte le cose che si sono appena detti, pur senza dire nulla. Poi nel suo sguardo si fa strada qualcos’altro, un velo di emozione che sa di nostalgia e impazienza. “Ti ricordi la prima volta?”
“Sì,” soffia fuori lui, sorridendo contro la sua bocca, e la sua sorpresa aumenta quando Bojan gli prende la mano e se la porta tra le gambe, incerto e speranzoso.
Quel ‘Toccami di nuovo come la prima volta’ che non riesce a pronunciare è chiaro nei suoi occhi e Gerard non riuscirebbe a dirgli di no nemmeno se lo volesse. Perché la supplica silenziosa che lo accompagna gli arrossa le guance in quel modo innocente che fa quasi credere ad entrambi di poter davvero tornare ad allora, anche solo per una notte.
Lo spinge delicatamente fino a farlo sdraiare sulla schiena e gli posa di nuovo l’indice sulle labbra. Lo aveva fatto anche quella volta, e anche quella volta solo in parte per zittirlo, così come pochi minuti prima. Lo accarezza al di sopra del pigiama, lento e deciso, e la sua risposta è così veloce che lo fa sorridere e gli ricorda cos’era per loro il sesso, all’inizio. Allontana quel pensiero in fretta, dedicando tutta la sua attenzione a quel ragazzino che già allarga le gambe per chiedere di più, ma Gerard continua con quel ritmo e spinge il proprio bacino contro la sua anca.
I loro respiri si fanno più veloci e corti, ma sono gli unici suoni nella stanza semi-buia. Nessun gemito, nessun nome sussurrato, niente se non il fruscio delle lenzuola e quei sospiri concitati, e il silenzio sembra avvicinarli ancora di più, come se fossero gli unici rimasti nel palazzo, in quella strada, al mondo.
Gerard lo guarda negli occhi quando lo sente venire e gli posa un bacio sulle labbra socchiuse, catturando il suo respiro prima di prenderne possesso con una dolcezza che non dovrebbe essere così nuova. Non interrompe quel bacio se non dopo essere venuto, e quando lo fa, si lascia cadere sul letto senza una parola. Ha gli occhi chiusi, ma riesce a tirarsi contro Bojan, che si lascia guidare e affonda il viso contro il suo collo, respirando profondamente.
“Ti amo.” Non le sente, quelle parole, e probabilmente è perché non vengono dette; le avverte sulla pelle, tracciate da quelle labbra che gli dicono tutto anche quando Bojan non trova la forza di metterci la voce.
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A/N: come sempre quando voglio scrivere un pornettino spensierato, l’angst mi tende queste trappole infami. Forse è stato un bene, non lo so, ai posteriori l’ardua sentenza (cit.) X’D