Mia lover adorata, fai finta che abbia postato questa cosa tre ore fa *cough* scusa il ritardo, giornata tremenda T_T
E questa è una, probabilmente la migliore delle due <3
Titolo: Please
Pair: Dean/Castiel
Rating: boh, NC? Ma molto meno porno di quanto speravo ;_;
Spoiler: l'avevo già scritto sul cut ma se non hai visto la prima parte della finale chiudi ora XDD
A/N: lover mia adorata, io ci ho provato ;_; sarà stato che ne ho lette almeno altre cinque oggi di cui una con un'idea simile dietro che mi sogno di essere brava la metà ma... argh, spero ti piaccia T_T di base ho usato quella canzone degli U2 che sai tu XD e... aaarrrgh, io Cas neanche in inglese lo so scrivere tra un po', figuriamoci in italiano, e avrei voluto tirare su il rating di più ma il signor angelo non cooperava quindi perdono ancora e spero che ti piaccia lo stesso ;_; <333 e non ho avuto tempo per betizzare quindi perdona gli eventuali anglismi XDDD
Gli ordini sono ordini, e le sue possibilità sono finite. Si è ritrovato è al punto di partenza; tutto dovrebbe essere diviso in bianco e nero e se c’è una cosa che Castiel vorrebbe, è riuscire ad ignorare le sfumature di grigio che rimangono insistenti sotto i suoi occhi, decise a dare dimostrazione della loro esistenza anche se non dovrebbero.
La lezione è stata dura e sarebbe dovuta bastare ad eliminarne ogni traccia, ma qualcosa è andato storto o forse era troppo tardi, ma quello che sarebbe dovuto cambiare in meglio è cambiato in peggio. Certo, è servito a riportarlo in riga; sa benissimo che non rifiuterebbe mai di eseguire un ordine, per quanto possa non piacergli, e il fatto che dal suo ritorno non abbia ricevuto un ordine che gli sembrasse giusto portare a termine non vuol dire niente.
L’acqua del fiume scorre lenta davanti a lui e cerca di non vedere il volto di Anna riflesso nella luce pallida del lampione, e cerca di non immaginarsi quello di Dean quando scoprirà chi è stato a liberare suo fratello. A quel punto sarà inutile cercare di convincerlo; nel momento in cui aveva fatto la proposta era sincero e credeva che fosse davvero la verità, che a quel punto Sam non sarebbe più stato una loro preoccupazione, ma Castiel non pensa che Dean gli crederebbe.
Dovrebbe non importargli; il suo ruolo non consiste nel preoccuparsi di quello che Dean pensa o non pensa, o di quale sia la sua opinione, o delle conseguenze delle sue azioni, ma si preoccupa lo stesso. E non riesce a vedere il disegno generale, non riesce a capire perché, ma i Suoi ordini non sono il genere che possa ignorare. Non più.
Sei davvero sicuro che siano i Suoi? , una voce che è la sua voce umana solo di qualche tonalità più alta mormora nella sua testa, e Castiel la ignora. Ha già abbastanza problemi da cercare di risolvere; per esempio, cercare di capire perché prima svolgere il suo compito era gratificante mentre ora non sente nessuna connessione con quello che fa. Perché si sente un traditore quando quello che ha fatto era solo quello che gli era stato comunicato e il suo dovere. Perché si senta lui stesso tradito. E soprattutto, perché pur non avendoLo mai visto, l’unica volta in cui ha sentito la Sua voce è stata nel momento in cui gli era stata assegnata la salvezza di Dean e perché, se davvero il suo comportamento era stato così grave, perché non ci fosse traccia di Lui o della sua voce mentre… mentre.
Pensarci non è davvero un’opzione, adesso. Le Sue creature non risplendono più di quella luce intrinseca che Castiel prima vedeva sempre (e in Dean era sempre la più splendente) e questo non è il genere di pensieri che dovrebbe avere, per niente, e non riesce a fermarli lo stesso. Pregherebbe, ma ha un qualche sentore che non servirebbe, e non è mai stato tanto vicino alla blasfemia in tutta la sua esistenza.
Se quello che ha passato per quaranta anni che sulla terra sono stati due giorni doveva renderlo meno umano, non ha funzionato. Se non altro, Castiel pensa, l’ha reso più umano di quanto fosse prima, ma non nel senso positivo. Se l’obiettivo era mettere fine alla sua confusione, non è stato raggiunto; ma quando non puoi vedere l’intera situazione, non puoi neanche chiederti perché.
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Non sono passate neanche due ore e c’è un peso sulle sue spalle che non riesce a scrollarsi; sa quale sarebbe la cosa giusta da fare, ma non è sicuro di riuscirci. Si chiede per qualche minuto se la mente di Dean non sia un posto più sicuro di quanto aveva pensato l’ultima volta, anche se non sa se valga la pena provare. Forse sarebbe inutile lo stesso.
Se vuoi una possibilità che non ti odi per il resto della sua vita, forse dovresti farlo. Castiel vorrebbe davvero capire da quando Jimmy sente il bisogno di esprimere la sua opinione così spesso, ma per una volta forse potrebbe tornare utile. Alla fine, se tra loro due qualcuno può capire le reazioni di un essere umano, probabilmente è Jimmy.
Magari davvero sa cosa sta dicendo.
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Quando vede che il lago al tramonto è scomparso, sostituito da quello scherzo di città fantasma dove Sam Winchester è morto due anni fa, qualcosa gli fa stringere il cuore, o quello che ne è rimasto, se mai ne ha avuto uno. Dean è in piedi di fronte ad una casa pericolante; la porta sbatte contro gli stipiti alzando una nuvola di polvere scura e l’angolo sinistro della sua bocca si alza per qualche secondo in un’espressione che può essere solo sarcastica.
“Che succede, è ora del servizio di leva?”
“No. E non sarei venuto fin qui, se fosse stato per quello.”
“Allora perché?”
“Avevo bisogno di un posto privato.”
“L’ultima volta non era abbastanza privato.”
“Dovrà esserlo ora. Dean, sono stato io.”
“Cosa?”
La voce di Dean è improvvisamente bassa e Castiel per un secondo si sente ancora più schiacciato da quel peso che non accenna a sollevarsi.
“Sono stato io a liberare tuo fratello.”
“… ma perché? Avevi promesso che…”
“Lo so, e credimi, non volevo. Era…”
“Un altro ordine?” chiede Dean, e si sente dalla voce che sta facendo uno sforzo per trattenersi. Castiel annuisce, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
“Non… non posso ignorarli. Non più. Non dopo… non posso.”
“Anche se non vuoi?”
“Noi non dovremmo neanche volere, se è per questo.”
“E di chi era l’ordine, del tuo amico appassionato di decoupage?”
“No. Più in alto.”
“…Dio?”
“… non credo,” risponde, cercando di mantenere un tono neutrale, e si scosta sentendo Dean avvicinarsi.
“Perché? Perché me l’hai detto?”
“Volevo che lo sapessi. Prima di… prima che lo scoprissi da solo. Mi dispiace.”
Dean sembra troppo preso di sorpresa per avere una qualsiasi reazione che non sia annuire leggermente e Castiel si volta, è ora, se va adesso sarà finita qui e pazienza se avrebbe evitato di fare quello che ha causato la conversazione, ma poi Dean parla e non riesce ad andare avanti.
“Cosa ti hanno fatto?”
“Non vuoi saperlo.” E anche se davvero volesse, non potrebbe neanche cominciare a spiegarlo.
“E invece direi di sì.”
“No.”
“Dannazione, Cas, grazie mille per avermi gentilmente informato di quanto tutto quello che ho fatto negli ultimi cinque giorni sia stato inutile, ma pensi davvero che ora che me l’hai detto tu farò finta di niente? O che mi possano bastare delle scuse?”
“Non lo vuoi sapere, Dean. Non vuoi saperne neanche un decimo.”
“Quanto?”
“Cosa?”
“Quanto tempo?”
Castiel decide che forse questo può dirlo. Non vuol dire niente, alla fine. Ma continua a dare la schiena a Dean.
“Quaranta anni. Venti per ogni giorno. Soddisfatto?”
“Cosa?”
“No.”
“Cosa?”
Qualcosa si smuove e davvero, se Dean ci tiene davvero tanto, glielo farà vedere. Mentre spera che sia abbastanza per evitare una qualsiasi altra domanda, sente qualcosa di molto simile ad una specie di soddisfazione nel sapere che ne soffrirà e davvero, desiderare che qualcuno soffra non è proprio quello che dovrebbe passare per la sua testa.
“D’accordo. L’hai chiesto tu.”
Castiel spiega le sue ali, mettendosi controluce contro l’unico lampione acceso sulla strada, e non ha bisogno di girarsi per indovinare l’espressione di Dean; la sua ombra proietta sul suolo uno scheletro spoglio, senza una piuma, solo ossa. Può ancora usarle per volare, ma non c’è più nulla a coprirle. Non chiede neppure a Dean se sia soddisfatto prima di andarsene.
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“Avanti, Cas, ti prego. Devo parlarti, d’accordo?”
Castiel resta fermo nell’angolo della camera d’albergo dove si trova Dean, senza farsi vedere, senza fare nulla. Una volta avrebbe trovato quasi divertente la maniera in cui Dean tenta di pregare mostrando palesemente che non ha troppa esperienza nel campo, ma non adesso.
“No, eh?”
Castiel continua a non reagire.
“Dannazione.”
Non saresti obbligato a rispondere?, riecheggia nella sua testa, e Castiel fa finta di nulla.
Una volta il solo fatto che provasse a pregare ti avrebbe fatto apparire all’istante.
E come lo sai?, Castiel risponde automaticamente. Non avrebbe dovuto.
Sei pur sempre nel mio corpo. Non potrò sentire tutto, ma qualcosa sì.
Castiel deve concederglielo; ma non cambia niente.
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“D’accordo, vediamo se cambiando metodo funziona.”
Castiel ascolta, ma non appare e non si muove di un millimetro.
“Ehi, grande capo? Sì, parlo con te. Non avrei voluto disturbarti ma l’altra persona a cui posso rivolgermi non è… disponibile. Penso. Comunque, se hai un secondo, avrei una domanda. Forse un paio, ma… vedi, se Tu hai un piano non pretendo di conoscerlo. Non pretendo neanche di dubitarne. Alla fine il capo sei tu, e comunque ho giurato di servire te, quindi dovrei accettarlo. Ma dicevo, ecco… non penso che risorgere sia una cosa da niente. Nel senso, sicuramente non l’ha deciso nessuno dei… beh, suppongo l’avrai deciso tu. Quindi suppongo che se sono qui è perché l’hai deciso tu. Poi… davvero, lo apprezzo, anche perché non stavo facendo nulla che meritasse una resurrezione, lì sotto. Ma mi chiedevo, se sei stato Tu a mandare Castiel per tirarmi fuori da lì, non posso credere che sia stato Tu a richiamarlo. Non… insomma, ammetterai che è la stessa cosa. E non credo che lo meritasse. Alla fine… svolgeva il suo compito, no? Non… diamine, Sam è chissà dove, non so dove cercarlo, sono a Tua disposizione e ancora non so nulla, ma te lo chiedo per favore, fallo venire qui. Non penso sia chiederti troppo, no? Non che ti abbia chiesto niente finora, ma…”
“Sono già qui.”
Alla fine, tutti hanno dei limiti. Anche angeli che non dovrebbero oltrepassarli.
“Che tempismo. Sono tre giorni che chiamo te e devo rivolgermi a Lui per riuscire a farti arrivare? E soprattutto, sei sempre stato qui?”
“… sì.”
“E non… se ti chiedo perché sarà inutile, vero?”
“… sì.”
“Non sarebbe… non sarebbe ora, comunque?”
“No, ma non penso volessi parlare di questo.”
“No. Volevo solo dirti che… cazzo, Cas, non avresti dovuto.”
“Non avrei dovuto cosa?”
“Cercare di dirmi quello che dovevi dirmi. Non… è stato perché volevi aiutare me. Mi… mi dispiace. Davvero.”
“Non…”
“Non provare a dirmi che non posso capirlo.”
Castiel riesce solo ad annuire. Probabilmente è l’unica cosa di cui è sicuro, e appunto per questo desidera solo poter sparire. Potrebbe, ma qualcosa lo frena.
“L’errore è stato mio, non tuo. Ma appunto per questo vorrei che tenessi le debite distanze.”
“Cas, non crederai che dopo… dopo quella notte io pensi che davvero non te ne importa niente?”
“Tu non crederai davvero il contrario, spero.”
Lo schiaffo è così imprevisto che Castiel non riesce neanche a reagire; improvvisamente la sua guancia brucia e se avesse avuto bisogno di respirare probabilmente adesso starebbe cercando aria. E non riesce a credere che Dean abbia davvero…
“Non sapevo come diamine fartelo capire. Cazzo, adesso sono davvero nei guai, vero?”
“Non… perché?”
Castiel sente che Jimmy vuole dire qualcosa, ma neanche lo sente. Ci sono molte cose che dovrebbe fare, e che potrebbe fare, ma per ora c’è solo il dolore lancinante sulla sua guancia e gli occhi di Dean fissi nei suoi.
“Perché mi importa, ecco perché. E perché non ne posso più di non vedere una dannata reazione sulla tua faccia, o sulla sua faccia, e non dirmi che voi non dovreste avere reazioni perché prima ne avevi.”
Vorrebbe chiedergli di smetterla di tormentarlo, vorrebbe chiedergli solo di non cercare più di fare niente perché renderà solo tutto ancora più complicato, e intanto la sua schiena brucia quanto la sua guancia anche se non c’è traccia visibile delle ferite sulle sue spalle; quello che dice è qualcos’altro che non si aspettava e che lo fa solo sentire angosciato.
E pensare che una volta tornato avrebbe dovuto scordare cosa vuol dire angoscia.
“Cosa vuoi da me? Non ho niente che…”
“Cas, te lo chiedo per favore. Smettila.”
C’è qualcosa negli occhi di Dean che Castiel non riesce a inquadrare, forse Anna ci sarebbe riuscita, forse no, ma non c’è bisogno di chiedere cosa intendesse. Sa benissimo cosa vuole Dean, e sinceramente non c’è qualcosa che vuole di più, ma se smette succederà di nuovo e sarà stato tutto inutile e…
Potrei…? chiede, senza dire cosa. Lascia che Jimmy veda cosa intende perché non può neanche pensarlo, ma per qualcosa del genere deve chiedere prima.
Sì, è l’unica risposta, e Castiel non oppone resistenza mentre le mani di Dean si appoggiano sulle sue (loro) spalle stringendole, anche se non troppo forte.
Forse quello che l’ha scosso di più è stato che Dean abbia chiesto per favore qualcosa che non fosse legato a Sam.
“Non posso,” mormora senza un minimo di convinzione. “Non puoi fare niente neanche tu. E dovresti…”
“Forse dovrei, ma si dà il caso che a differenza di voi, io possa prendere le mie decisioni.”
Castiel può solo muoversi in avanti e Dean fa lo stesso; ma il bacio è solo labbra che si sfiorano prima che finisca bruscamente.
“Io… scusa, forse non… c’è anche lui, vero? Non posso…”
“Va bene,” e Castiel vorrebbe capire da quando la sua voce ha iniziato a tremare mentre parla.
“Cosa…?”
“Ho… se ti riferisci a lui, gliel’ho chiesto prima. Dice … ha detto di sì.”
Forse in un’altra occasione non sarebbe successo, o forse in un’altra Dean l’avrebbe preso per le spalle e sbattuto contro il muro senza troppe cerimonie; ma in questa, il suo impermeabile cade lentamente a terra insieme alla cravatta mentre Dean lo bacia senza fretta e sbottona la sua camicia. Non si muovono dalla loro posizione davanti ad un frigorifero fin troppo rumoroso, e Dean mormora spero che Bobby non decida di svegliarsi adesso o qualcosa di simile; ed è tutto sbagliato perché non dovrebbe sentire nulla ma invece brividi percorrono il suo (loro) corpo ovunque, le dita di Dean sono fin troppo delicate mentre sfiorano la sua schiena e forse adesso avrà oltrepassato il limite e la prossima volta sarà la sua grazia a fare una brutta fine, ma non riesce a pensarci. Non ora, non mentre dei denti mordono leggermente l’incavo della sua spalla, non quando i vestiti di Dean raggiungono i suoi sul pavimento, non mentre la coperta sul divano è ruvida e fastidiosa contro la sua schiena ma piacevolmente fastidiosa. Non capisce perché Dean stia facendo questo invece di detestarlo come dovrebbe e come avrebbe il diritto di fare, ma forse non deve neppure provarci. Non quando una mano stringe il suo fianco e l’altra percorre il suo sterno, sempre più giù. Non riconosce il suono del gemito strozzato che lascia le sue labbra mentre la mano di Dean si chiude sulla sua (loro) erezione e reclina la testa automaticamente, spingendola contro il bracciolo del divano mentre un paio di baci furtivi raggiungono il suo collo.
E forse la sua espressione dice tutto, perché quando Dean sussurra nel suo orecchio che sa benissimo di cosa ha bisogno Castiel chiude gli occhi e si lascia andare. Non c’è nessun motivo di continuare a fingere, non quando sono arrivati fino a questo punto e quando Castiel si rende conto che in realtà forse questo è quello che ha voluto dal momento in cui Dean gli aveva piantato un coltello nel cuore; e può darsi che prima amasse tutte le Sue creature dalla prima all’ultima, ma forse solo ora capisce cosa sia l’amore per cui si può cadere. Quello incondizionato e quello che si dà anche quando non si merita. Lo capisce quando la mano sparisce e la sostituisce una bocca e due labbra, quando non pensa neanche a cosa dovrebbe o non dovrebbe fare e spinge i fianchi verso l’altro, quando si morde il labbro per attutire un grido che aveva quasi lasciato uscire senza controllo nel momento in cui la lingua di Dean aveva fatto un dannato movimento che l’aveva quasi fatto venire all’istante. Lo capisce quando non riesce più a controllarsi, gira la testa contro il cuscino e viene con il nome di Dean sulle labbra, e la sua voce è un misto di piacere e desiderio e vergogna e preoccupazione, lo capisce quando il sapore sulla bocca di Dean è amaro e non riesce a distogliere lo sguardo mentre Dean viene in pochi secondi dopo un paio di spinte contro l’interno della sua (loro) coscia e l’unica parola che dice è Cas.
E mentre Dean prende la sua camicia dal pavimento, Castiel per un secondo si sente davvero sopraffatto, come se in questa stanza ci fosse un terzo occupante dal quale nessuno di loro due può fuggire, ma poi si rende conto che quel peso che aveva sulle spalle è sparito. E anche se non riesce a credere che ci sarà una seconda possibilità e anche se sa benissimo che da domani sarà tutto mille volte più complicato, non si muove e quando Dean passa un braccio attorno alla sua vita, l’idea di alzarsi e andarsene non viene neanche presa in considerazione.
Fin.
[e l'anno prossimo ti scrivo un capolavoro ma in inglese, cazzo XDDD <3]