[Inception; Arthur/Eames] Disturbia

Nov 06, 2012 00:19

Titolo: Disturbia
Personaggi: Arthur/Eames, un po' tutti
Rating: PG-13
Avvisi: One-shot, slash
Note: Mi sono fissata. Mi sono fissata e non è una novità, per niente. Dopo due giorni in cui mi sono letta probabilmente tutte le Arthur/Eames sul web, ho dovuto scriverci, basta. Mi dispiace per chiunque leggerà, ho gettato cacca su un altro fandom, si D:
Il titolo è preso dalla canzone di Rihanna, perchè mentre scrivevo mi è venuto in mente un video bellissimo di secoli fa su TDK con Batman e Joker e... boh, ormai metto titoli a caso, credo anche di averlo già usato. Amen.
P.S. La mia malattia sta peggiorando e quindi i nomi sono quelli originali (vedi Ariadne invece dell'inascoltabile Arianna) e warehouse perchè non mi veniva in italiano e non avevo voglia di cercare.



Quando Arthur si sveglia e apre gli occhi, capisce che il suono osceno appena sentito proveniva dalla sua bocca. Nella stanza c’è solamente lui, in effetti è piuttosto facile arrivarci.
Ma non c’è pericolo che il nome appena uscito dalle sue labbra sia quello di Eames. Anzi, è quasi certo di aver sognato Ariadne. Era sicuramente Ariadne, senza ombra di dubbio; con la vita piccola ed i lunghi capelli castani, un tatuaggio a coprirle il braccio destro e… no.
La prima volta che Arthur sogna Eames, per quasi una settimana è più irritante del solito nei suoi confronti. Semplicemente lo manda ai matti il suo essere così stupido e non essere capace di abbinare due fottutissimi colori che non facciano a pugni davanti ai suoi occhi. Eames, d’altro canto, non s’è mai lasciato sfuggire un’occasione per farsi insultare e di sicuro non ha intenzione di smettere solo perché Arthur è in quel periodo del mese.
I dettagli del sogno lentamente riemergono dalla nebbia, nonostante per una volta in vita sua Arthur non cerchi di controllare ogni singolo aspetto della sua vita, ed il tutto si conclude con un’insonnia cronica che dura quasi un mese. Non che cambi qualcosa di fondamentale - il suo modo di lavorare è impeccabile come sempre nonostante non chiuda occhio da tre dannatissime settimane e mezzo -, il problema è che lavora con persone. Persone che presto arrivano ad accorgersi, forse persino prima che se ne accorga lui stesso, dei due cerchi neri che indossa attorno agli occhi.
Arthur è sempre stato impeccabile nelle apparenze, per questo le occhiaie risaltano tanto sul suo incarnato chiaro da riuscire ad attirare addirittura l’attenzione di Cobb.
“Tesoro, non te la prendere ma hai un aspetto orribile.”
“Sempre più bello di te nei tuoi giorni migliori.” Risponde all’Eames di passaggio chissà come dal suo ufficio. Prova ad arruffargli i capelli, ma prima di riuscire anche solo a sfiorarlo si ritrova con la Glock puntata al fianco. Arthur ha tolto la sicura ed a giudicare dal viso non dorme da una ventina di giorni; è mortalmente pericoloso in giorni normali, vista la situazione si meraviglia di non essere già morto.
“Uhhh, irascibile, amore.” Eames alza le mani e bandiera bianca, allontanandosi giusto di un paio di passi.
“Smettete di giocare, abbiamo un appuntamento.” Cobb interviene a separare i bambini prima che si saltino alla gola, Ariadne si guarda intorno appena spaventata. Ancora non è abituata a quegli scoppi di violenza, ma Yusuf pensa che lo farà presto.

Un pomeriggio Arthur si addormenta alla warehouse. Cobb è uscito con Ariadne in cerca di spunti per il prossimo incarico e Yusuf ha approfittato dell’assenza del capo per farsi un caffè come si  deve al bar all’angolo. Quando Eames si rende conto di non sentire più il ticchettio della tastiera che gli rimbomba nelle orecchie, si sporge all’indietro quel tanto che basta per sbirciare nell’ufficio di Arthur. Il primo istinto quando lo vede addormentato, è quello di sbattere la porta e svegliarlo, ma poi pensa all’incolumità del suo fegato che ricorda ancora bene la canna della pistola che gli è stata puntata contro.
Arthur ha la testa nascosta tra le braccia, semi-sdraiato sulla scrivania. Eames sogghigna, pensando di rubare la macchina fotografica di Ariadne solo per poterlo ricattare all’infinito con la foto che lo ritrae così scomposto, ma alla fine viene distratto da altro. Arthur si agita facendo scricchiolare la sedia, un braccio gli cade a penzoloni dalla scrivania. Come a rallentatore, Eames lo vede allungarsi sullo schienale, dopodiché il momento in cui si inarca e quello in cui lo chiama sono tutt’uno.
Eames si sbilancia, manca un soffio perché cada dalla sedia, poi Arthur apre gli occhi di scatto e li pianta nei suoi costringendolo a ritirarsi e ritornare seduto su tutte e quattro le gambe. Ghigna ancora, è sicuro che Arthur al momento sia più rosso di un pomodoro. Mister Perfezione che arrossisce. Quando esce dall’ufficio ha la testa bassa, ma Eames non si lascia scappare l’opportunità perfetta per la battuta facile.
“Potrei aiutarti con i tuoi sogni. Mi sembrava piuttosto chiaro che stessi chiamando me, tesoro.” Arthur afferra il cappotto ed esce con una mano stretta al pacchetto delle sigarette.
Quella notte è la prima che Eames sogna Arthur. Si sveglia sdraiato sulla pancia con fastidiosissime goccioline di sudore che gli corrono lungo al schiena. E’ semi affondato nel materasso, sente ancora i baci sulla schiena; a fare due più due riesce anche lui, e potrebbe iniziare a capire qual è il problema di Arthur con i sogni. Sospira e si volta sulla schiena. E’ l’inizio del suo mese di insonnia.

arthur/eames, chissà a chi frega 'sta roba, inception, slash, no alle ragnatele, ma chi ha partorito questo schifo

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