Titolo: In my place
Fandom: DC/Marvel AU (earth 618)
Personaggi: Dineh Harper
Rating: G
Avvertimenti: AU
Disclaimer: quel che mi appartiene mi appartiene, quel che non mi appartiene non mi appartiene, in entrambi i casi non e a scopo di lucro.
Conteggio parole: 300
Challenge:
Prompt: mateia: inglese
Gotham, si era sempre detta, era il posto in cui voleva vivere. Gotham, ne era sempre stata sicura, era la città in cui avrebbe voluto svolgere il lavoro che da sempre sognava di fare.
Le sarebbe bastato superare gli esami, prendere il diploma e poi avrebbe potuto lasciare Westchester, lo Xavier Institute e raggiungerla; gli agenti intenzionati a prestare servizio lì erano sempre meno e i volontari erano benvenuti, entrare nel dipartimento di polizia della città non sarebbe stato difficile.
Dineh diede un'ultima occhiata sonnolenta ai paragrafi del libro e agli appunti presi sui margini bianchi - in parte in inglese e in parte in arabo -.
Le sarebbe mancata la sua famiglia, quello si e pur sapendo che poteva tornare quando voleva, non sarebbe più stata la stessa cosa.
Le sarebbe mancata la quotidianità - i pranzi di Lian, pregare assieme a Rusty e la mamma, le coccole un po' impacciate di papà -, ma Gotham era il suo sogno.
Guardò l'orologio appoggiato sulla scrivania che segnava già mezzanotte, poi rivolse di nuovo lo sguardo al libro, scritto in quella lingua che, tra tutte quelle che aveva imparato, le risultava la meno congegnale.
Nell'altra stanza mamma, papà, Lian e Rusty stavano finendo di guardare un film di spionaggio e inseguimenti; Dineh aspettò che alla televisione trasmettessero la pubblicità per mettere il naso nella sala.
«Notte papà» disse in un navajo stentato ma comprensibile.
«Notte mamma» disse in arabo.
«Notte Lian, notte Rusty» disse in inglese. «Vado a letto, svegliatemi un paio d’ore prima domani, così posso ripassare.»
Lian, seduta sulla poltrona a gambe incrociate, si voltò e annuì, Roy girò un braccio intorno alle spalle di Sooraya e Rusty si era già addormentato
«Dormi bene tesoro.» la salutò.
Gotham, pensò Dineh prima di prendere sonno, era davvero vicina.
Titolo: Megastore
Fandom: originale
Beta-Reader:
levyrasputinPersonaggi: un nerd e la sua fidanzata
Pairing: il nerd e la sua fidanzata
Rating: G
Disclaimer: mioooooooooooooo
Conteggio parole: 302
Prompt: inglese: terza prova
«Tieni, l'ho preso in saldo in un negozio di hi-tech, e ho pensato a te. Buon compleanno.»
«Già, perché se non é quasi gratis o altamente tecnologico, tu non mi fai mai un regalo. Sei proprio un nerd!»
«Non era per niente quasi gratis, era solo in offerta. Ieri era il black friday all'italiana. Riesci ad aprirlo?»
«Forse. E’ che ci hai messo troppo scotch anche questa volta.»
«Perché so che perdi in fretta la pazienza e mi diverto a guardarti. Mentre cerchi di aprire potrei farti un quiz: indovina cosa contiene. Un solo indizio: è rettangolare.»
«Quindi, non é un peluche neanche stavolta?»
«Hi-tech, ho detto, ad ogni modo era nei patti: non ti avrei mai regalato un peluche. Non é nemmeno il mouse a forma di coccinella che desideravi tanto, mi hanno detto di averlo finito giorni fa.»
«Se è rettangolare non é nemmeno quel portachiavi trash che abbiamo visto al centro commerciale vero?»
«Al megastore dove siamo stati giorni fa?»
«Esatto! Quello con i led luminosi e la musichetta.»
«…la musichetta stile country? Pensavo scherzassi quando hai detto che lo volevi. Ora ti resta un ultima possibilità.»
«Mi hai usata come scusa per comprarti il tablet e ora me lo ruberai in continuazione?»
«Costa troppo un tablet e tu non te ne faresti niente. Game over. Adesso aprilo.»
«E’ il tostapane di Hello Kitty! Quello che stampa la sua faccina sui toast! Ti sarà costato una fortuna!»
«Non tanto, ho guadagnato qualcosa di più con gli straordinari del part-time e ho venduto qualcosa su internet.»
«Su quel sito web di aste?»
«Ebay. Anche se ho pochi feedback si sono fidati ad acquistare da me.»
«e cosa hai venduto? La console?»
«Qualche comic originale che ho interrotto perché non era interessante. Credi davvero che venderei mai la mia console? Mi spiace tesoro, questo neanche per te.»