Fandom: American Gods
Titolo: His game is called survivin' (as in Heaven as in Hell)
Beta:
shu_maatRating: PG
Avvertimenti: prequel, OC.
Conto Parole: 408 (Word)
Personaggi/Pairing: Dioniso (praticamente un OC..? XD), Loki.
Prompt: Filosofia, Seconda Prova (MDF @
it100)
Note:
- Colpa di
eatintoothpaste che mi scrive di
Loki punkettone e colpa dei Romani che portarono Bacco/Dioniso in quel di Britannia - ma siccome i Romani scroccano la loro mitologia dai Greci io lo calcolo greco lo stesso.
- Titolo preso da Guns of Brixton - The Clash citata anche nel testo indirettamente.
- Infarcito come un tacchino ripieno di citazioni/riecheggiamenti del libro - si, volevo scemeggiare! - ma manca #lozioporcello e questo è grave imperdonabile!
- Lo sai cosa penso di te, te l’ho ripetuto altre volte.
Loki non risponde, è impegnato a strattonare verso il basso la cerniera dei jeans neri, davvero troppo stretti anche per Londra in quegli anni. L’altro fissa la parete del cesso del pub con quello sguardo un po’ assente, perso nell’iperuranio debosciato di luci soffuse della sua sbornia perenne, e gli parla senza guardarlo, come ha fatto sempre. L’aria è statura di un’odore sgradevole - piscio di ubriaco diabetico, ma non abbastanza per i patti sacri - ma nessuno dei due sembra aver fretta di muoversi da lì.
- Corri continuamente dietro a una nuova esplosione, prima ancora di riscuotere l’ultima stai già progettando un’altra truffa…. Tu non te lo godi abbastanza il tuo caos, ragazzo.
Il greco ha quei ricci ancora morbidi e lo sguardo giocoso, oltre la patina di sudore da pub e l’afflato di birra stantia, che lo fanno sembrare eternamente più giovane della sua età, eppure ha questo strano vizio di trattarlo come un ragazzino. Gli ricorda il vecchio, e questo lo infastidisce e gli fa piacere, a giorni alterni.
- Posso offrirti da bere?
Loki inarca le labbra sfregiate in un sorriso solo apparente, e si domanda perché l’altro senta il bisogno, talvolta, di rompergli il cazzo con la sua maieutica di whiskey liscio dopo whiskey liscio quando lui si accontenterebbe di abbeverarsi nella coppa dei rumori che salgono dagli intestini della metropolitana, nel cigolare delle tastiere della City, nel respiro affannato delle pistole di Brixton, ma accetta lo stesso.
Il dio del vino siede al tavolo unto, cesellato dalle cicatrici dei graffiti, e ordina due bicchieri di porto.
E’ ricco, Dioniso, in questo mondo che rantola dalla smania di inebriarsi ogni venerdì sera, ricco ma smemorato: ha dimenticato i suoi satiri, le sue baccanti, la sua pazzia. Ha dimenticato le cose che Loki apprezzava di più di lui, e forse proprio per questo gli fa piacere, nelle notti che sudano alcool della vecchia Europa, trovarsi davanti il suo sorriso abulico; gli da’ la misura di quello che Loki non vuole in ogni caso diventare.
- Torno in America. - dice, sorseggiando il porto rosso dal bicchiere lavato male.
- Io non ci verrei nemmeno se potessi. Vino dimenticabile, gente bellicosa, troppe poche cose belle. - si ferma a conteplare le stelle e strisce fluorescenti davanti ai suoi occhi di placido ubriaco - Troppo disordine.
Loki sorride, stavolta davvero, e svuota il bicchiere.
- Appunto.