[Final Fantasy X] Ereditarietà indotta: dello spazio per una rovesciata

Jun 22, 2011 02:08

Fandom: Final Fantasy X
Titolo: Ereditarietà indotta: dello spazio per una rovesciata
Rating: arancino
Personaggi/Pairing: Tidus, Auron
Riassunto:  Erano solo ragazzi all'ombra del Grande Jecht. Un gioco di specchi finisce per ricreare l'immagine originale.
Conto Parole: 498
Avvertimenti: ma in realtà neanche troppo spoiler.
Prompt: tutte le limitazioni della sfida #2 (genere drammatico) col prompt "Lo/la Sfigato/a incontra Mary Sue/Gary Stu e inevitabilmente si trasforma in Gary Stu/Mary Sue"
Note dell'Autore: Orca boia, più rileggo i flashback e più continua a sembrarmi Obi-Wan in Ep.IV. Tidus non sa nulla di lui, in dieci anni non uno sputo di menzione che sia uno al suo passato, nemmeno a Jecht. Non dico spiattellare di Spira, ma almeno "Conoscevo tuo padre", via, uomo, invece no, niente. *depenna due plot collegati e li saluta con funerale vichingo* *un terzo esce dalla porta e rientra dalla finestra* Quindi il ruolo di Stu Ispiratore resta parecchio distaccato... mostrare Tidus novello marcantonio invece ha richiesto grossi WTF sulla wikia e l'intera seconda metà della drabble XDDD
Di suo faceva le 565, ho tolto un paio di periodi accessori, rispunteranno altrove *spallucce*



Ereditarietà indotta: dello spazio per una rovesciata

C'era una volta un bambino che viveva imprigionato da un'ombra scintillante. L'ombra si stendeva sui muri della sua città, attorno al pallone con cui giocava, si rifletteva negli occhi innamorati di sua madre. Il bambino ne era schiacciato e piangeva.
Un giorno l'ombra se ne andò.
Il bambino non sapeva che farsene di tutto quello spazio vuoto e pianse.
Era rimasto solo, sperso fra compagni di lezioni e allenamenti - tranne che per quell'uomo. L'aveva odiato, come odiava tutti quelli che provavano a mettersi fra lui e quell'odio più grande di cui si sentiva pieno e da cui riusciva a cavare solo occhi gonfi e arrossati, ma rimaneva fin troppo distante per uno che aveva promesso che si sarebbe preso cura di lui. Cercava un limite, un punto d'incontro da poter definire e trovava solo un vuoto freddo e impacciato. Tranne una volta. Sugli scogli a ovest dello stadio, mentre in mare aperto infuriava una tempesta attorno a una singola massa scura, gli aveva confidato: “La vita è troppo strana per prenderla sul serio.”
Lapidario nell'ammettere quella sua personale verità e null'altro. Era rimasto lì a dargli le spalle guardando il mare, mentre il suo silenzio parlava e gli mostrava un altro modo di essere adulto, fatto di pensieri privati e contraddizioni sciolte infine da una risata sommessa.
L'indomani, il bambino si ritrovò su quello stesso scoglio a immaginare di acconciarsi un lungo pastrano. Cadde in acqua e si sbucciò un ginocchio ma tornò a casa a testa alta, tirando su col naso, le sopracciglia fisse in un'espressione truce e un improbabile ghigno da duro ingessato sulle labbra.

Anni dopo, Grande Via Mi'ihen: cinque paia d'occhi puntati di sbieco sul miracolo di un Guardiano Leggendario che camminasse al loro fianco e non uno notò il movimento saettante alle sue spalle. La fiera era un fascio di nervi e zanne, a stento ricoperto da un velo di pelle, e scattava segnata dal guizzo rosso della lingua flaccida che sbatteva a terra o sui pochi peli irsuti che le coprivano il petto. Si avventò sulla retrovia, gettando a terra Sir Auron con un'artigliata che gli squarciò un fianco. Il guardiano restò in ginocchio, ricurvo sulla ferita col volto paralizzato da una dolorosa concentrazione mentre il sangue iniziava a scorrere dai lembi di quella che a tutti doveva sembrare carne. La fiera ruzzolò poco oltre.
Tidus seguì l'istinto. Non perse tempo a voltarsi, si incurvò e saltò all'indietro, certo della sua posizione nello spazio e della distanza dal suo bersaglio, certo che l'aria era un fluido e che vi erano tutti immersi e certo di saper mirare e imprimere forza a qualsiasi colpo, con la sicumera di chi ha scoperto di essere sempre nel suo elemento. La spada roteò contro il cielo e si abbatté di taglio schiantando le costole alla creatura, che svanì con un guaito in una nube di luci fatue.

Tidus conficcò la spada nel terreno e vi si appoggiò con studiata disinvoltura. “Troppo facile”, sogghignò.

“Degno di tuo padre.”

Annuite a una poveraccia che s'è fritta il cervello a forza di headcanon, ma io all'influenza di Jecht su Auron ci credo davvero... e Tidus consciamente rifiutava l'impostazione di Jecht... ma alla fin fine c'è più che qualcosa di Jecht nel figlio... e se parte di quel qualcosa fosse passato per Auron?
La frase centrale lì era per l'appunto un tentativo di cavare qualcosa che sembrasse 'da Auron', ma mutuato dal Jecht-pensiero, e che potesse al contempo ispirare Tidus ad abbandonare il suo status di moccioso frignante. Giuro, in preda alla disperazione in scaletta ci ho fatto il diagrammino con l'intersezione.

PS Jecht ha palesemente vinto l'edizione 2011 del premio "E TOGLITI DA SOTTO QUEI RIFLETTORI STO CERCANDO DI SCRIVERE DI QUALCUN ALTRO DANNAZIONE". Yunalesca detentrice del titolo presiede alla premiazione e gli consegna la fascia.

mdf: sfida #2, game: final fantasy x, mdf: squadra #6

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