Fandom: Ghost Trick
Titolo: La sua cicatrice di quel giorno
Rating: PG
Personaggi/Pairing: Sissel, spoiler-iel e spoiler-nonlavediamomasappiamochiè
Riassunto: “I'm not the kind of guy to stand back and let a poor woman get shot”, Sissel? Davvero? E cosa te ne fa essere tanto convinto, tutto considerato che non sai chi eri? Possibile che...?
Conto Parole: 201
Avvertimenti: Duh, spoiler per tipo fino ai credits. Suicidio.
Prompt: Scrivere una drabble su un videogioco che abbia su EFP meno di 10 fic, squadra 2. Grazie della wild card, squadra 2 XD (Ghost Trick finora ne ha 2. Mie.)
Note dell'Autore: spoiler spoiler trallallà. Se proprio non vi schifano le avventure grafiche facilotte, le trame intricate che si risolvono completamente, i giochi ingegnosi, i personaggi dalla silhouette riconoscibile e gli sprite
animati da far cascare la mascella, vipregovipregoviprego procuratevi GT in qualche maniera ç_ç
Guardatelo, gratta alla porta per venire adottato ç_ç
A me quell'uscita simil-machista in apertura (riportata nel riassunto della drabble) sembra un'introduzione del personaggio possentemente a caso, in contrasto con la caratterizzazione effettiva del poverello =/ Sul momento m'ha fatto parecchia antipatia, anche perché in seguito non si spreca a declamare che non è tipo da lasciar morire un povero pomerano/non è tipo da lasciar morire un povero gentiluomo rosa che rotola/non è tipo da lasciar morire un povero vecchietto col piccione. Guardate quanto sono cool, c'ho il gel, c'ho gli occhiali da sole, c'ho la giacca fiammante e sono il paladino delle pulzelle indifese, ao'.
Poi mi è passato di mente, perso nel guazzabuglio di strani dettagli che andava a comporre “l'enigma di me”. Però la battuta è lì. Sissel è uno che non lascia morire una povera ragazza, capito?
La sua cicatrice di quel giorno
Il gatto strusciò il muso contro il palmo della mano che sporgeva dal letto, lasciandosi accarezzare dal peso delle sue dita. Per quanto si affannasse a spingerla con piccoli colpi di naso, quella restava fredda e inerte.
“Sissel”, miagolava l'uomo alle sue spalle. “Sissel. Sono arrivato tardi. Sissel, perdonami...”
Il gatto - Sissel, da quel momento in poi, perché non era un nome che l'uomo fosse pronto a lasciar andare - sedette di fronte al cadavere, immobile. Il dolore gravava ancora nell'aria: lo sentiva impregnare la stanza fino a fargli rizzare il pelo sulla schiena. Era un dolore che un gatto potesse sentire, ma non capire. Era un dolore umano. Aveva spezzato la donna, affogandola e scavandola fino a farle cercare come ultimo appiglio la pistola che stringeva ancora in mano, e stava facendo lo stesso con il suo compagno. Sopportò quel peso per entrambi, lasciandosi sfuggire un'unica truce sferzata di coda. Era tutto troppo sbagliato. E umano.
Mai più, promise a se stesso, e non importava che fosse solo un gatto, che non avesse avuto alcun mezzo per prevenire la tragedia o che non rimanesse più nessuno al loro fianco da salvare. Mai più, si impresse a fuoco nella mente. Mai più.