Titolo: Lampo di coscienza
Fandom: Final Fantasy XII/XIII
Personaggi: Lightning, Hope, Ashe, Basch
Rating: 14+
Warning: boh, crack + accenni infinitesimali di femslash? XD
Conto Parole: 300 (W)
Challenge: Special #8
Prompt: Senso
Significato: #2 - il significato di una parola, di una proposizione, ecc.
Disclaimer: di mamma Square e dunque non mie. Peccato, almeno per Light.
Lampo di coscienza
Il misterioso oggetto fece ancora una volta il suo dovere, mostrandole nuovamente scampoli di un mondo tanto lontano da Ivalice da sembrarle innaturale e, nonostante il metallo che rifulgeva ovunque nel suo campo visivo, immateriale.
Gli occhi penetranti della giovane donna che si ritrovò improvvisamente a fronteggiare la fecero sussultare, quasi si fosse resa conto soltanto in quell’istante di avere al collo quel ridicolo fiocchetto rosso e che la lieve increspatura sulle sue labbra fosse soltanto un sorriso canzonatorio nei suoi confronti. Ashe lo strappò in un misto di rabbia e paura, lasciando che il pozzo in cui aveva osservato quelle immagini sconosciute inghiottisse la sottile striscia di seta impregnata di magia.
«Non troveremo più un accessorio tanto utile nemmeno scuoiando ogni singola bestia rara di Ivalice, Altezza» le fece notare Basch con un accenno di ironia.
«Siamo arrivati fin qui facendone a meno» ribatté risoluta, passandosi una mano sulla gola. «Non ho intenzione di fare affidamento su una branca della magia tanto inesatta come la predizione del futuro.»
«Ha visto qualcosa di interessante?»
«Nemmeno un particolare. Non rimpiango di averlo gettato via.» Basch le rivolse un’occhiata saputa, ma lo ignorò e si chinò sulla superficie del pozzo per rinfrescarsi. Al solo pensiero di quegli occhi, sentiva la pelle arrossire come nella più rovente delle giornate nel deserto di Dalmasca.
«Hai sentito qualcosa, Light?» le chiese Hope, nascondendo il leggero tremito della sua voce con un colpo di tosse. «Tutta questa polvere mi fa lacrimare gli occhi.»
«Nulla.» Lightning guardò il riflesso della sua immagine sul metallo curvo e arrugginito di un automa abbandonato a terra. «Credevo di aver visto qualcuno.»
«Amico o nemico?»
Lightning si strinse nelle spalle. Sfiorò il gunblade alle sue spalle con la punta delle dita, prima di spiccare un salto e scavalcare l’enorme macchina inerte.
Titolo: Isola del Pinguino
Fandom: House MD
Personaggi: Rémy "13" Hadley, Robert Chase
Rating: Per tutti
Warning: ... ma direi proprio nessuno O_O"
Conto Parole: 250 (W)
Challenge: Special #8
Prompt: Verso
Significato: #2 - linea di direzione, senso di un moto
Disclaimer: Non miei ma della FOX, e le spese mediche sono a mio carico come sempre.
Isola del Pinguino
«Dovevi proprio essere così diretta con i genitori? Ci sono modi e modi per dire loro che la loro unica figlia ha soltanto il cinque percento di possibilità di sopravvivere alla notte.»
«Resti mezza giornata con Cameron e diventi il più ottimista di tutti» ribatte seccamente Rémy, senza neanche degnarlo di uno sguardo: la sua attenzione è tutta rivolta ai valori della bambina - poco più di uno scricciolo che scompare nel candore assoluto della camera sterile.
«Tu potresti restarci un anno, con Allison, e non diventeresti affatto più umana.»
«Cavoli miei» sibila, seguendo con gli occhi una linea verde lungo lo schermo dell’oscilloscopio. All’improvviso Robert le prende una mano, costringendola a seguire col dito il verso di un’altra linea che aveva ignorato.
«Sono i reni.»
«Non è possibile, avevamo escluso che-»
«Hai intenzione di continuare a lungo a parlare di cosa era escluso e cosa no, o vuoi deciderti a intervenire?» la interrompe, fronteggiandola con la sicurezza di chi sa di aver ragione su tutta la linea. Rémy esce dalla saletta di controllo, confusa.
«Isola del Pinguino in vista» dice dolcemente Rémy nel microfono il pomeriggio successivo all’operazione, mostrando dalla sua parte del vetro alla bambina estasiata un pupazzo fantastico alto più di un metro, con l’espressione più beota che si possa immaginare. Robert ride sommessamente alle spalle di Rémy, quel tanto che basta perché il pinguino gli finisca addosso in tutta la sua immensa morbidezza, accompagnato da una di quelle parole che una donna non dovrebbe mai neppure pensare.
Titolo: These boots are made for walkin'
Fandom: Gossip Girl
Personaggi: Blair Waldorf, Serena van der Woodsen
Rating: Per tutti
Warning: BOOKVERSE, post GG-4.
Conto Parole: 200 (W)
Challenge: Special #8
Prompt: Fine
Significato: #2 - risultato, esito, riuscita
Disclaimer: Non sono miei ma della zia Cecily. Al massimo posso farvi un tè. A mie spese. E il titolo viene dall'omonima canzone di Nancy Sinatra.
These boots are made for walkin'
«Blair?»
Perfino la voce di Serena - non troppo alta da sembrare invadente, né troppo bassa in una pessima imitazione della finta complice e vera pettegola: insomma, perfetta come non mai - risuonava indifferente alle sue orecchie: semplicemente, Blair non se ne curava. Si stupiva di essersi sentita così sicura, stretta nel suo montgomery azzurro e pronta ad aggredire il mondo che complottava contro di lei con i suoi stivali neri di camoscio e il suo abito vintage di Diane von Furstenberg, quando l’unica cosa che desiderava in quel momento era confidarsi con un’amica.
Ogni accenno di rabbia nei confronti di Serena si era sciolto come la neve della tormenta al sole caldo e rassicurante di mezzogiorno. Era finita. Era tempo di ricominciare a girare. Se lo meritava.
«Blair?» disse ancora Serena, muovendo appena la spalla schiacciata dalla testa ciondolante di Blair; immaginò che fosse indolenzita, e finse di essersi appena ripresa dal brevissimo crollo, stiracchiandosi con grazia e rassettandosi le inesistenti pieghe dell’abito. Le loro labbra fiorirono in un sorriso identico nello stesso momento: quello di chi sa qual è la prossima mossa da fare per ribaltare l’esito già scritto della partita - non limitarsi a vincerla: farlo dominando, e con classe.