p0rn fest!

Dec 30, 2007 16:19

Ah, parlare l'italiano, che soddisfazione<3

Aggiorno giusto per postare una nuova e fiammante (?) Fanfiction, scritta per il p0rn Fest di
fanfic_italia  , con il promt "Inchiostro" di
eledh_3 
Non credo di essere molto portata per il genere, ma insomma, ho cercato di fare del mio meglio xD
Cosa degna di nota, sono tornata con amore al mio Fandom con la effe maiuscola, le Rem/Sir<33. Questa cosa riempie di gioia il mio povero cuoricino malato, perchè mi sono mancati tantissimo ç_ç (?)

Ah, prima di lasciarvi alla FanFiction... Voglio che il mondo sappia della mia nuova ossessione: Skins<3
A gennaio andrà in onda su MTV, e se proprio non vi va di scaricarlo (sono solo 9 puntate *ammicca*) seguitelo lì. E' un tale amore di telefilm... I British sono fenomenali. Insomma, dei Teenager che fumano ma non sono tossici, bevono ma non sono alcolizzati... Sono reali e cinici. Li amo!
E se ve lo state chiedendo, sìì! l biondino amoroso nella mia icona è il personaggio gay di skins, Maxxie >.<
Ok, basta divagare.

Titolo: Tatuaggio
Fandom: HP
Pairing: Remus/Sirius<3
Parole: 1340, circa.
Warning: Se non vi piace il yaoi non leggete
Disclaimer: Niente di tutto ciò che ho scritto è mio e non posso garantire la veridicità dei fatti (anche se ne sono certa<3)

All’udire il boato di gioia della folla stipata nello stadio, Sirius chiuse gli occhi e strinse i denti, fino a farli scricchiolare, con ferocia quasi canina.
Si domandò che diamine stesse facendo James. Erano ore ormai che giocavano, e del boccino ancora nessuna traccia. Per lo meno, così immaginava Sirius.
Già. Immaginava.
Perché il suddetto Sirius Black, dopo un insensato ed ingiustificato (a detta della McGranitt, ovviamente) attacco fisico al battitore dei Tassorosso (tanto per smascherare il pregiudizio che solo i Serpeverde o i Grifondoro boriosi siano attaccabrighe), era stato esonerato dal Quidditch per l’intero semestre.
Questo ovviamente non gli impediva di prendere parte nella tifoseria dei Grifondoro, se non fosse stato per le lamentele e le punzecchiature del Cercatore Potter, al quale la faccenda dell’espulsione dell’amico proprio non andava giù. Senza contare il fatto che Sirius, accusando quella che per i comuni mortali è chiamata vergogna, non aveva voglia di mostrarsi troppo in pubblico, non dopo essersi fatto beccare in un lite con un Tassorosso.
Questa la ragione per la quale Sirius stava ad occhi chiusi e digrignando i denti nella Sala Comune dei Grifondoro, ad ascoltare le urla e gli strepiti che provenivano dallo stadio.
Il fatto che fosse nudo, e che sopra di lui ci fosse il Prefetto Remus Lupin, nudo anch’egli, ovviamente non aveva nulla a che fare con le motivazione di cui sopra, e forse non aveva nemmeno una motivazione tangibile.
“Ci stanno mettendo molto, eh?”
“James è il solito coglione. Due ore contro i Tassorosso sono inaccettabili. Che cazzo starà facendo, poi..”
Sirius era disteso davanti al caminetto accesso, sepolto in mezzo ad una miriade di cuscini che Remus aveva fatto apparire precedentemente. Era disteso a pancia in giù, la testa fra le mani, lo sguardo alla finestra, e l’amante che giocava sulla sua schiena.
Remus infatti stava seduto a gambe incrociate di fianco a lui, impegnato a disegnare chissà cosa sulla spalla di Sirius, ed era quasi a metà dell’opera quando il proprietario della spalla se ne accorse.
“Ehi, che stai facendo?”
“Un tatuaggio. Per non farti dimenticare…”
Dimenticare.

Era cominciato tutto con il muso lungo di Sirius. Come tutte le volte. Remus malediva quella sua innata spinta materna che lo portava a cercare di mettere sempre tutto a posto, come se le cose attorno a lui dovessero sempre essere belle e le persone felici, dimenticando di curare il bello e la felicità in lui.
Sapeva che a Sirius questa cosa della sospensione non era andata giù, e sapeva anche che Sirius non si aspettava di dover passare il tempo da solo, perché sapeva benissimo che Remus prima o poi sarebbe arrivato.
Ed infatti, eccolo lì, il Prefetto che cautamente entra in Sala Comune, lancia un’occhiata all’amico seduto sulla poltrona, e sorride timidamente. L’amico gli risponde. Il sorriso del diavolo.
Remus tentenna, non si avvicina, si gingilla con la sua bacchetta da quattro soldi. Dentro di se sa che c’è ben poco da consolare, che il Quidditch per Sirius è una cosa sì importante, ma non così importante. E tra l’altro, se proprio Black avesse voluto saperlo, se l’era proprio cercata. Attaccare un Tassorosso, ma dai.
I Black non sono mai stati famosi come una famiglia paziente. Sirius lo sa benissimo, sa perfettamente che ogni suo difetto proviene da quel sangue immondo che gli scorre nelle vene. Si alza, e si avvicina.
“Ebbene sì, Lupin, sono stato cacciato dalla mia squadra e sono tanto tanto arrabbiato. Proprio non ci vedo più dalla rabbia. Sì, se stai pensando che qualcuno deve consolarmi e farmi sfogare, la risposta è sì. Sono davvero furente.”
Remus rise, perché non ha mai visto una persona furente con un sorriso così bello.
“Dio, sono tutti dei coglioni”
Il Prefetto lasciò blaterare lo studente Black solo perché nel frattempo si stavano abbracciando, e perchè Sirius gli stava già baciando il collo. Non aveva certo voglia di interrompere.
Remus si scostò un po’, cercò il viso del Cacciatore espulso e di calmarlo con un bacio, mentre le mani di entrambi erano già impegnate a togliersi i vestiti.
Proprio un secondo prima di cadere entrambi a terra, Remus aveva già fatto comparire una montagna di cuscini, in un momento di lucidità ormai perduta.
Sirius, con la grazia che lo contraddistingueva, stese Remus a terra, e si portò le gambe dell’amico sopra le spalle e, per ringraziarlo, portò le sue di mani all’inguine dell’altro.
Non è che Lupin fosse poi molto contento di come stessero andando le cose. Sapeva che assecondare Sirius in ogni suo capriccio non poteva far altro che nuocergli e portare la viziosità di Sirius a livelli spropositati, per poi subirne tutti le conseguenze.
Purtroppo le mani di Sirius lo costrinsero ad arrendersi.
Non appena Remus decise di lasciarsi andare, Sirius smise di armeggiare, e scostò i capelli dal volto del’altro, per guardarlo in un modo alquanto eloquente. Remus afferrò le intenzione dell’amico, si aggrappò alle sue braccia e si lasciò penetrare.
Non era in una posizione molto comoda, ma in quelle circostanze qualunque posizione sarebbe davvero andata bene. Sirius nascose i volto nell’incavo fra il collo e la spalla di Remus, e strinse i denti. Lo faceva sempre, malgrado Madama Chips gli avesse detto mille volte che non faceva per niente bene allo smalto.
Liberò le mascelle nel momento preciso in cui venne.
Si abbandonò sul corpo di Remus, lasciò che l’amico trovasse una posizione più comoda, e lo abbracciò.
Lo abbracciò e lo baciò, gli scompigliò i capelli, sperimentò con gioia ancora una volta la sensazione della pelle di Remus sulla sua, del sorriso di Remus stampato sul suo collo, sorriso che presto si sarebbe tramutato in un bacio.
Si distese sui cuscini, la testa fra le mani. Remus per qualche arcano motivo si era alzato, aveva preso qualcosa dal tavolino accanto alla poltrona, e si era seduto a gambe incrociate accanto a lui.
Sirius fissava il vetro della finestra, rimuginando sul fatto che James fosse davvero un coglione, ma davvero davvero. Non gli venne in mente una motivazione valida per scusare questo pensiero acido, ma era sicuro che ce ne fosse uno.
I suoi pensieri seguirono questo filo ancora per poco, finchè finalmente qualcosa successe nello stadio, e Sirius sentì il boato gioioso della folla.

Dimenticare.
Se chiudeva gli occhi e si concentrava, Sirius riusciva ancora ad immaginare la sensazione del pennino della piuma che disegna sulla sua spalla, sotto il tocco gentile di Remus. Il tutto durava per pochi secondi.
Pochi secondi preziosi, che conservava come uno dei ricordi migliori che aveva. Bastava una piccola dimenticanza, magari scordarsi dell’espressione impegnata di Remus, la lingua fra le labbra, gli occhi, chissà perché, semichiusi.
Bastava omettere anche il più minimo dei particolare per rischiare di perderlo. Di perdere uno dei pochissimi e rari ricordi di loro.
Ecco perché Sirius era costretto a rivedere quel momento ogni santo giorno della sua vita. Ogni fottuto minuto ripassarsi quella scena di confortevole amore, trattenendo lacrime e bestemmie.
Perché il tatuaggio di Remus, quel coglione, era d’inchiostro. Era bastata una doccia per dirgli per sempre addio.
“Era solo inchiostro Remus”pensa Sirius “Solo inchiostro. E non c’è tatuaggio che tenga, ad Azkaban, prima o poi ti dimentichi anche di quelli incisi sulla tua pelle. E’ bastata un po’ di acqua per cancellare il tuo, coglione.”
Nella sua cella ad alta sicurezza, con una fila di Dissennatori proprio davanti alle sbarre, così pensava Sirius Black.
Nella follia, odiava quell’amante incauto che non aveva saputo disegnargli il loro amore indelebilmente sulla spalla.
Lanciava maledizioni, si crogiolava nella disperazione più nera, cercava di resistere ancora e ancora, sostenuto da un malsano desiderio di vendetta.
Ed in questo turbine di emozioni, non si chiedeva come mai ricordasse ancora quel momento, quell’attimo di quella vita lontana, quando Remus aveva cercato invano di non fargli scordare quell’amore.
Non si chiedeva perché quell’istante fosse impresso a fuoco nella sua testa, perchè se lo rivedesse davanti agli occhi ogni giorno, ogni minuto.
Perché non scomparisse, soffocato nella miseria di quel posto.
Perché invece fosse ancora così vivo. Così impresso. Come un tatuaggio.

fanfiction, ship:remus/sirius

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