Titolo: Dice
Autore:
slugableTipo di fanwork: Fan fiction
Fandom: Supernatural
Personaggi: Sam Winchester, Dean Winchester
Pairing: Sam/Dean
Rating: pg15
Warning: incest (<-<), leggero underage
Numero di parole: 1037
Riassunto: Sam e Dean trovano dei dadi nella cantina di Bobby ...
Disclaimer: Sam, Dean, Bobby e John sono di Kripke e non sono miei, io mi diverto unicamente, senza scopo di lucro, a scrivere storie random e utili solo per la mia personale sanità mentale, scarsa.
Note: Per la challenge "Unholy Cards"; prompt usati: The Lovers, The High Priestess, The Wheel of fortune
06. Gli Amanti.
Rappresentano l'amore e il libero arbitrio, la vocazione e l'affinità. Le due creature, maschio e femmina, si trovano nell'Eden. Gli occhi di lui sono puntati su di lei; l'attenzione della donna, invece, è tutta per l'angelo dalle ali spiegate sopra di loro. Un caldo sole splende sui presenti, illuminando l'albero da frutto e il serpente alle spalle della donna, e l'albero in fiamme dietro l'uomo.
02. La Sacerdotessa.
Rappresenta la conoscenza e lo studio, la purezza e l'intuizione. Calma e distaccata, la sacerdotessa siede su di un trono di pietra, incassato fra due alte colonne. Alle sue spalle, una tendaggio sinuoso lascia appena intravedere il corso di un fiume. In grembo tiene una pergamena, sul petto una croce. Ella conosce il futuro.
10. La Fortuna.
Rappresenta il fato e la mutevolezza della sorte, il cambiamento e la ricchezza. Al centro dell'immagine vi è la ruota della Fortuna, che fluttua a mezz'aria fra le nubi. Intorno a essa si dispongono tre figure: una sfinge con la spada, simbolo di giustizia; un cane col collare, la sottomissione; infine, una scimmia che cade, la decadenza. Ai quattro angoli della carta vi sono una figura alata, un toro, un leone e un'aquila, i simboli dei quattro evangelisti.
Dice
La casa di Bobby di per sé era grande e spaziosa.
C’erano abbastanza stanze e tantissimi spazi dove raggomitolarsi e nascondersi. I letti avevano le gambe alte e non si faceva fatica a strisciare sotto e usare le coperte che sfioravano il pavimento per celarsi del tutto.
Sam e Dean avevano passato la maggior parte della loro infanzia a correre per i corridoi e tossire negli antri più polverosi di quella casa, sempre sull’orlo di diventare terreno fertile per una colonia di scarafaggi.
Ne avevano visti due o tre, qualche volta, ma li avevano subito schiacciati, come gli aveva fatto vedere Bobby: schiacciarli e muovere la punta del piede per essere sicuri che le budella uscissero del tutto.
Sam arricciava il naso per il disgusto ma Dean sapeva benissimo che si divertiva anche lui a sentire lo scricchiolare delle alette che si rompevano.
Come in tutte i posti, erano riusciti a trovare un loro rifugio preferito, dove poter rimanere da soli e indisturbati anche per ore, quando Bobby era troppo impegnato nelle ricerche o quando semplicemente lui e John dovevano parlare di cose che “non erano adatte a bambini della loro età”; come se loro fossero uguali a gli altri loro coetanei.
Indipendentemente da tutto ciò che succedeva intorno a loro la cantina di Bobby era il rifugio perfetto. Pieno di scatole di ogni tipo che strabordavano di cianfrusaglie varie e di dubbia natura. Avevano passato intere giornate a riordinare, rovistare e giocare con le cose che ci trovavano dentro.
Avevano anche fatto finta d’interessarsi alle scatole.
Quando era capitato per la prima volta entrambi non avevano capito cosa realmente fosse successo, ma non gli aveva fatto male, quindi non doveva essere una cosa da non fare.
Era una di quelle giornate calde e noiose di agosto, quando in uno scatolone avevano trovato alcuni noiosi giochi da tavolo, inutili per lo più. Soddisfatti di averli tolti tutti dalla scatola e impilati ne trovarono uno con la confezione completamente nera.
“Cos’è?”
“Non lo so”
“Aprilo!”
“Forse non possiamo, papà si arrabbia se scopre che abbiamo rovinato qualcosa di Bobby”
“Papà non lo verrà a sapere se poi lo nascondiamo! Forse è un gioco divertente …” Sam prese piccola scatola, rigirandosela tra le manine ancora leggermente tozze. Ci mise un po’ ad aprirla, la polvere e lo scarso utilizzo l’avevano fatta bloccare ma, quando finalmente la sbloccò, due grossi dadi a 6 facce caddero per terra seguiti da un foglietto d’istruzioni.
“Oh” disse Sam deluso “sono solo dei dadi”
Dean ne prese in mano uno, rigirandolo tra le dita e leggendo le parole scritte in bianco: baciare, leccare, mordere, toccare, solleticare e succhiare.
“Allora?” Sam si sporse da dietro la spalla.
“Sarà una cosa da adulti” concluse il maggiore.
“Se tu lanci e ti esce una parola devi fare quello all’altra persona … forse” Sam corrugò la fronte “Lancia” disse più serio del dovuto.
Dean lanciò il dado a poca distanza: baciare.
Lo guardarono per qualche secondo poi, improvvisamente, Sam alzò le spalle e schioccò un bacio sulle labbra di Dean.
“Come fanno gli adulti” si giustificò.
Il maggiore non seppe come contraddirlo e lasciò correre.
“Lancio io” Sam afferrò i dadi e li rilanciò: mordere
Dean lesse e scattò subito mordendo la guancia sinistra di Sam.
“Ah! Stupido!” si lamentò urlando il minore.
“Io ho solo fatto quello che mi dicevano i dadi” si affrettò a rispondere.
“Ma io dovevo morderti, le regole …”
“Che succede?” Bobby era sceso in tutta fretta dalle scale, dopo aver sentito l’urlo di Sam; diede una veloce occhiata in giro, coltello d’argento in mano, e, dopo essersi accertato che nessuna creatura sovrannaturale fosse nei paraggi guardò i fratelli con aria grave “Che state facendo? Cos’è tutto questo casino?”
Dean nascose i dadi dentro la tasca dei jeans, quando Bobby concentrò la sua attenzione su Sam.
“Mi ha morso!”
“Dean!”
“Non gli ho fatto male, era un gioco!”
“Mi hai fatto male!”
“Non è vero!”
“Sì!”
“Smettila di dire bugie!”
“Dean! Sam! Piantatela! Giuro che chiamo vostro padre!”
Calò un silenzio tombale.
Sam si posò un dito sul labbro, in un muto ordine di silenzio a Dean, prima di spostarsi e iniziare a mordicchiargli il collo, per risalire all’orecchio. Dean sorrise, affondando le dita nei capelli di Sam e alzando lo sguardo verso la scala, per controllare che né Bobby né John scendessero.
Per terra le facce mordere e collo dei dadi erano rivolte verso l’alto e a poca distanza Dean, gambe divaricate per far spazio a Sam, era seduto su una scatola in legno divorata dalle termiti.
Il minore continuò a mordere leggermente, alternando qualche succhiotto fino a che Dean non gli scosse leggermente la testa: “E’ luglio e non riesco a coprirli” sibilò. Sam sghignazzò, ma affondò ancora una volta il viso tra la spalla e il collo, continuando il suo lavoro.
La porta della cantina si aprì velocemente e Bobby scese le scale in tutta fretta.
Dean fece appena in tempo ad allontanare Sam con uno spintone e farlo alzare dritto di fronte a lui. Avevano entrambi i visi arrossati e le labbra piene a causa dei buoni venti minuti precedenti che avevano passato a baciarsi.
Il vecchio li guardò in silenzio, bloccato sugli ultimi scalini, gli occhi leggermente sgranati da sotto il cappello da baseball.
Sam fece per aprire la bocca, per dare qualche spiegazione insensata, ma pur sempre una spiegazione.
“Bobby muoviti! Prendi le erbe e finiamo questo schifo!” la voce di John li raggiunse dal salotto.
Bobby li guardò per pochi altri secondi, spostando gli occhi prima su uno e poi sull’altro.
Inutile dire che aveva capito.
“Arrivo!” urlò di rimando senza staccare gli occhi dai due fratelli, si spostò velocemente prendendo un vaso in vetro e ritornando sulle scale.
“Vi do tre minuti per mettervi apposto e salire, non mi interessa niente, ma non voglio vedervi mai più qui sotto da soli” Dean fece dire qualcosa ma Bobby lo interruppe “non ho visto niente”.
Quando uscì non si chiuse la porta alle spalle e, dopo che Sam e Dean ritornarono in salotto ostentando la loro faccia più tranquilla, non li guardò neppure.
L’argomento non venne più trattato e la cantina smise di essere il loro rifugio.