Titolo: Kiss the girl
Fandom: RPF - Arashi
Personaggi: Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari, Jun Matsumoto
Pairing: Ohmiya; Juntoshi one-sided
Set di temi: Set 5-La Sirenetta
Prompt: 10. “Baciala.”
Rating: PG-13
Genere: generale
Avvertimenti: slash
Conteggio parole: 3560 (
fiumidiparole wordcount)
Note: la puntata citata nella storia è la numero #088 dell’Himitsu no Arashi-chan del 06 Maggio 2010 in cui l’ospite della VIP Room è stata Sasaki Nozomi. Dei rumor al tempo affermavano che la modella e Ninomiya Kazunari stessero insieme.
Note2: una nota veramente inutile sul titolo, dato che il prompt è ‘baciala’ mi è venuta in mente la canzone in inglese che si intitola appunto ‘Kiss the girl’
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
qui Jun arrivò agli studi televisivi della TBS con un leggero ritardo rispetto al solito.
Stava per entrare in camerino quando si accorse che la porta era socchiusa e delle voci che parlavano in modo concitato provenivano dall’interno: si affacciò appena e, attraverso lo spiraglio, vide Ninomiya e il Riida discutere animatamente.
Il più piccolo a dire il vero stava esponendo un lungo monologo, sicuramente dovuto a una qualche affermazione fatta dal leader, e Ohno se ne stava in piedi vicino al portabiti, dandogli le spalle.
“Riida, insomma, mi stai ascoltando?” aveva sbottato il più giovane, posandogli una mano sulla spalla, costringendolo a voltarsi dalla sua parte.
“Ti sento, tutti i giorni ho la tua voce che mi martella nell’orecchio, Nino!” aveva dato in escandescenze l’altro, irato.
Era la prima volta che Jun lo vedeva così nervoso, il suo viso, solitamente rilassato e tranquillo, era segnato da alcune rughe sulla fronte, lo sguardo ostile e accigliato e, si vedeva, cercava di trattenersi dal fare qualsiasi tipo di mossa avventata nei confronti dell’altro.
“Senti” riprese Ninomiya con un tono di voce che a Jun non convinse per niente, sembrava stanco, esausto, stufo di doversi ripetere su cose che, a quanto pare, si era già ampiamente espresso. “Io non so quale sia il tuo problema, ti ho già detto che nessuna di quelle voci è fondata. Perché non mi vuoi credere? Tu sai cosa provo per te, non ti basta? Perché non puoi essere più professionale?” lo sentì rivolgere quelle accuse contro Ohno e Jun poté veder chiaramente il lampo di delusione che passo negli occhi del più grande al sentire quelle parole, tanto che il Riida non si trattenne più e spinse l’altro per le spalle, allontanandolo da sé.
“Io dovrei essere professionale?” gli domandò retorico. “Sei tu quello tra noi cinque che non si impegna mai, che prende tutto sottogamba, ai concerti, ai programmi, alle prove neanche ti degni di partecipare come si deve e vieni a dire a me che non sono professionale?” gli ricordò, avanzando di un passo, ma l’altro non si fece intimidire da quei modi bruschi.
“Questo non è giusto, Riida, io sto cercando di farti capire…”
Ohno lo interruppe ancora una volta.
“No, io non devo capire niente, io capisco sempre tutto, capisco fin troppe cose. Sei tu che non fai mai lo sforzo di venirmi incontro e capire me!” calcò sull’ultima frase, prima di prendere il gilet nero e dirigersi verso l’uscita. “E se proprio lo vuoi sapere, io non lo so cosa provi per me, perché non me lo dimostri mai!” concluse amaro.
Jun fece appena in tempo a scostarsi e poggiarsi al muro, prima che la porta venisse completamente spalancata con uno scatto e lasciata a richiudersi con un tonfo.
Il Riida non fece neanche caso a lui, talmente era arrabbiato; Jun lo vide allontanarsi a passo svelto e sparire velocemente dal corridoio.
Strinse i pugni, trattenendo la rabbia: non era giusto che avesse dovuto assistere a quella scena, lo sapeva che non doveva prenderla tanto a cuore, come se fosse qualcosa che lo riguardasse personalmente, così come sapeva che non doveva lasciarsi coinvolgere dai problemi dei due colleghi.
Che stesero insieme da tempo ormai, era palese agli occhi di tutti, lo era per lo meno tra loro cinque, gli altri potevano solo congetturare e supporre; con l’andare del tempo, per non venire scoperti e pagarne le conseguenze, i due erano diventati bravi a fingere e dissimulare, facendo credere al pubblico e alle fan che si trattasse solo di lavoro, di puro e semplice gioco per accontentare gli altri, ma per chi come lui li viveva realmente ogni giorno, la differenza tra quella che era finzione e ciò che era, invece, realtà era ben tangibile.
Pertanto sapeva che quella a cui aveva appena assistito era una vera e propria litigata e doveva essere successo qualcosa di grave perché quella che Ohno aveva appena fatto era una vera e propria scenata di gelosia: e Jun credeva anche di conoscerne la causa.
Entrò nel camerino, chiudendosi la porta alle spalle, Nino quando si accorse di non essere più solo, alzò la testa verso di lui, accennando un saluto con il capo.
“Buon pomeriggio…” gli rispose Jun, senza troppo entusiasmo, sapeva di doverne stare fuori, sapeva che quelli non erano affari suoi, ma non riusciva a essere imparziale.
Ce l’aveva con Nino in quel momento, perché non sembrava accorgersi della fortuna che aveva ad avere un amore ricambiato e puntualmente lo calpestava giorno dopo giorno.
Si cambiò in silenzio, indossando gli abiti che avrebbero dovuto usare per la registrazione e ripassò la scaletta per quel giorno.
Quando lesse il nome dell’ospite di quell’episodio dell’Himitsu no Arashi-chan, una rabbia incontrollata lo colse e non riuscì a fermarsi.
“Perché non cerchi di essere un po’ più comprensivo?” mormorò, non sapendo neanche lui se sperare che Nino lo sentisse o meno.
“Come?” si sentì chiedere.
Jun si volse, accorgendosi che l’altro si era fermato per guardarlo, nonostante avesse già una mano sulla maniglia della porta.
“Ho assistito per caso alla discussione che tu e il Riida avete avuto poco fa, non volevo, ma voi stavate praticamente urlando, non ho voluto entrare prima, ma non ho potuto fare a meno di sentire.”
“Hai ascoltato tutto?”
“Ti ripeto che non siete stati molto discreti.”
“Tzè” Nino sbuffò, irritato, voltandosi a guardarlo. “E allora? Cosa sei un consulente per coppie?”
“No, ma ho anche io gli occhi per vedere, sto con voi per la maggior parte del tempo e le cose le noto.”
La risata di Nino lo interruppe: “Scusami se te lo dico Jun-kun, ma mi pare che tu non sappia un bel niente, non sai come ci comportiamo quando siamo soli per cui risparmiami-”
“Da quello che ho sentito non ti comporti in modo poi tanto differente da come ti mostri con lui in pubblico, o mi sbaglio?” gli rivolse volutamente quella domanda in modo cattivo, ricordando cosa gli avesse detto il più grande prima di lasciarlo solo.
“Adesso stai esagerando, non ti permetto di fare di queste insinuazioni, tu non sai niente!” si sentì dire.
Jun strinse i pugni, guardandolo con sfida; sapeva che aveva ragione, ma non lo sopportava, non sopportava il modo in cui sembrava che niente potesse scalfire la sua sicurezza.
“Se non stai attento Ohno potrebbe non esserci per sempre, qualcun altro potrebbe portartelo via.”
“Qualcuno come te?” gli domandò sarcastico Nino, incrociando le braccia al petto, sul viso un sorriso di scherno.
“Sì, qualcuno come me!” ribatté sicuro di sé il più piccolo. “Io so di cosa ha bisogno, posso dargli quello che tu al momento gli neghi e che, a questo punto, non credo sarai mai in grado di fare” lo sfidò.
Nino mosse un passo verso di lui, slanciandosi in avanti per risolvere la questione non più a parole, ma la porta si aprì e un Aiba sorridente fece irruzione.
“Ciao a tutti! Scusate sono in ritardo!” esclamò, sorprendendo i due: Nino aveva afferrato Jun per lo scollo della maglia, il braccio sinistro tirato indietro pronto a colpirlo.
“Ragazzi!” li chiamò Masaki, precipitandosi accanto a loro, pronto a dividerli. “Cosa state facendo?” domandò spaventato e confuso, guardandoli alternativamente.
Nino osservò intensamente Jun il quale, comunque, non accennava ad abbassare lo sguardo e lo lasciò andare molto lentamente, allontanandosi e uscendo dal camerino.
“Jun-kun?” il più grande si rivolse all’idol che aveva ancora lo sguardo puntato verso la porta aperta.
Questi si voltò e, sistemandosi la giacca scura, lo rassicurò con un sorriso: “Niente, Aiba-chan, stai tranquillo! Adesso preparati, che fra cinque minuti iniziamo” lo informò, distendendo i tratti del viso e uscendo a sua volta dalla stanza.
Il programma era iniziato da meno di dieci minuti e Jun era particolarmente teso, quando Sasaki Nozomi, l’ospite di quella puntata, aveva fatto il suo ingresso, una strana tensione aveva come invaso lo studio e lui non era riuscito a impedirsi di guardare Ohno.
Ancora prima di fare il suo ingresso, quando veniva detto loro cosa l’ospite misterioso pensasse di ciascuno dei membri, Jun aveva iniziato a innervosirsi e non era stato il solo.
Mentre la ragazza scendeva le scale e li raggiungeva, la faccia del Riida era scura, la bocca contratta e applaudiva, dandole il benvenuto senza particolare entusiasmo: tutto in lui denotava completo disagio. Di contro, Nino sembrava lo stesso di sempre, se possibile ancora più loquace, interveniva quando non era interpellato e non la smetteva più di commentare, qualsiasi cosa l’ospite dicesse, qualsiasi domanda le presentatrici le rivolgessero, lui doveva puntualizzare.
Quella specie di disgustoso siparietto che lui e la ragazza avevano inscenato all’inizio e che dipingeva Ninomiya come l’uomo perfetto l’aveva irritato a dismisura, soprattutto perché, anche senza che gli fosse vicino, Jun aveva potuto percepire lo stato d’animo del Riida.
Perché quella ragazza non era un qualsiasi ospite con cui poter scherzare e fare qualche battuta di spirito, una persona che con loro non aveva alcun legame: Sasaki Nozomi era la modella con la quale, a detta di tutti i giornali di gossip, Nino aveva una relazione. Che poi il più grande avesse smentito più volte con loro, avesse sempre rassicurato Ohno che fossero solo pettegolezzi non aveva importanza. Il modo in cui lui stava al gioco, in cui sorrideva e si prestava a quella farsa era snervante e fastidioso: Jun non l’aveva mai odiato così tanto.
Se aveva rinunciato a Ohno era solo perché era certo che l’altro non l’avrebbe mai ricambiato, non l’avrebbe mai visto come qualcosa più di un amico, perché era innamorato di Nino. Faceva male pensarlo, aveva fatto molto male accettare la sconfitta ancora prima di provare: non si era mai confessato al leader, non per codardia, non perché i suoi sentimenti non fossero forti o non ne valesse la pena, ma perché sapeva quando era il momento di lasciare. Sapeva che Ohno non l’avrebbe mai ricambiato, per quello si era fatto da parte. E l’aveva fatto senza rimpianti. Finché aveva visto l’altro stare bene, era felice per lui, lo era davvero.
Da qualche tempo, invece, aveva iniziato a notare nel compagno di gruppo un lieve cambiamento, una strana insofferenza per tutto ciò che riguardava la presunta relazione tra Nino e la Nozomi.
Quella non era certo la prima volta che giornali scandalistici e non appioppavano a uno di loro delle partner speciali, su Nino aveva davvero scritto tante cose, ma quella era la prima volta che Ohno ne risentiva in quel modo. Neanche quando erano uscite tutte quelle voci riguardo le sue abilità amatoriali l’aveva presa così a cuore, anzi, era stato il primo ad andare dal compagno e fargli delle maliziose battutine. Se stavolta, invece, stava reagendo in quel modo doveva essere davvero preoccupato e il problema doveva essere proprio Nino, il quale, però, si ostinava a non farsi un esame di coscienza.
E Jun era stanco di vedere il Riida in quello stato: anche se l’altro non diceva nulla, anche se si sforzava di fingere che niente fosse cambiato non era poi tanto bravo a mascherarlo.
Quella sera in particolare, non vi stava riuscendo assolutamente.
La situazione poi precipitò velocemente quando, durante la pausa, mentre tutti erano andati a darsi una rinfrescata nei camerini, al loro ritorno, Jun vide Nino e l’ospite che parlavano tranquillamente, seduti vicini sul divanetto; il ragazzo aveva sulle gambe Maron-chan, il cucciolo di Nozomi, mentre lei gli accarezzava la testolina e le orecchie, ridendo per qualcosa che gli aveva detto l’altro.
“Ninomiya-kun, ti inviterò alla mia festa di compleanno” Jun captò quello stralcio di conversazione focalizzandosi sulle parole della ragazza.
“Eh?” il cantante smise di accarezzare il cucciolo, guardando la giovane con un leggero sorriso.
“Sì, per accertarmi se tu davvero sei un uomo che ride anche con gli occhi” spiegò, riferendosi a ciò di cui avevano parlato durante il programma e alle parole che il padre della ragazza le aveva dedicato.
Nino scoppiò a ridere di gusto, piegando un gomito contro lo schienale, dichiarando con sicurezza: “Aaah, sì, l’ho già detto, questa è una cosa che mi dicono che faccio spesso!”
La ragazza, arrossì, timidamente, mantenendo quel sorriso che Jun trovava irritante oltre ogni modo.
“Sul serio!” sentì ripetere Ninomiya che rise di nuovo.
In quel momento, Jun sentì un forte brivido attraversargli la schiena e, voltandosi, si accorse che il Riida era rientrato agli studi proprio in quel momento e li osservava. Notò i lineamenti del volto irrigidirsi, gli occhi spalancarsi e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: senza neanche avere il tempo di rendersi conto di quello che stava facendo, Jun si mosse verso i due, restando in piedi davanti a Nino che, quando si rese conto di lui, cambiò espressione, pronto alla sfida.
“Che cosa stai dicendo?” gli domandò Jun.
La ragazza li osservava alternativamente, senza comprendere: Ninomiya si alzò a sua volta, posando sulle gambe dell’ospite il piccolo cagnolino e fronteggiando Jun.
“Hai qualche problema?”
“Sì, molti anche, sei tu il mio problema e lei” la indicò senza guardarla, “voglio sapere la verità, adesso!”
“Cosa? Non c’è niente-”
“State insieme?”
Jun spostò lo sguardo sulla ragazza, rivolgendosi direttamente a lei.
“Jun-kun!” Aiba si avvicinò ai due, ma il più piccolo lo fermò con un cenno del braccio teso, intimandogli di starne fuori e continuando a guardare Nozomi.
“Rispondimi!” le si rivolse in modo duro.
Lei continuava a tacere, guardando Nino, cercando il suo appoggio, chiedendo aiuto per uscire da quella situazione.
“Matsujun!” anche Sho si intromise a fermare il compagno, prima che fosse Ohno a parlare in prima persona e solo verso di lui Jun si volse.
“Smettila!” gli chiese il più grande.
Ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, non sarebbe bastato semplicemente chiedere scusa.
“No, Riida, mi sono stufato. Mi sono stufato del suo comportamento e sono stufo di vedere te con quell’espressione tirata. Voglio sapere come stanno le cose adesso! Non è forse quello che vuoi anche tu?” gli domandò, in quel momento ce l’aveva anche con lui, perché non riusciva a farsi valere, perché vedeva il modo in cui Nino si stava comportando e, anche se sapeva di avere ragione, non faceva niente per farsi rispettare, preferendo che l’altro si accorgesse dei propri errori, cosa che Jun sapeva che Nino non avrebbe mai fatto, perché era troppo pieno di sé per vedere al di là: non poteva comprendere.
“Ehi, aspetta un momento, tu-” Nino lo prese per un braccio, ma Jun fu veloce a interromperlo e a sua volta lo afferrò per una spalla, facendolo voltare verso la ragazza costringendolo a chinarsi su di lei. Nino ebbe i riflessi pronti da fare presa con le mani sul bordo sella spalliera e allargare le gambe: Nozomi si trovava intrappolata dal corpo di Ninomiya, spaventata e confusa da quello che stava succedendo.
“Baciala!” ordinò il più piccolo, spingendo la testa di Nino verso il volto della modella. Lo spronò, premendo sulla nuca, mentre Ninomiya faceva forza con il collo e le spalle per contrastare la sua spinta.
“Jun, falla finita!” Nino sibilò tra i denti, cercando di spostarsi, tenendosi in equilibrio con una mano, mentre con l’altro braccio tentava di scostare da sé l’idol.
“No, tu falla finita, baciala, adesso!”
“Non ci penso neanche, questo gioco è durato anche troppo, lasciami!” continuava a gridare.
“Baciala! Avanti, sei stato invitato al suo compleanno mi sembra che i suoi intenti siano chiari, no? E per i giornali siete la coppia del momento, non dovresti avere alcun tipo di problema a farlo!” insisté, premendo più forte sulla sua testa.
“No, non voglio!” Ninomiya digrignò i denti.
“Perché?” si sentì domandare dal più piccolo e in quel momento comprese quali fossero le sue intenzioni, ma non gli volle dare alcun tipo di soddisfazione; non avrebbe fatto il suo gioco, specialmente non l’avrebbe fatto lì davanti a tutti loro. Jun si era intromesso in qualcosa che non lo riguardava, gli aveva detto di volergli portare via Ohno e aveva inscenato quel patetico spettacolo.
Era il momento di finire quella stupida farsa.
“Chi ti credi di essere?” sbottò, abbassandosi in avanti, facendo in modo che Jun perdesse la presa su di lui, riuscendo così a liberarsi.
“Mi hai stancato!” soffiò irritato Nino, colpendogli una spalla.
“No, tu hai stancato me, sii onesto per una volta!” lo rimproverò, prima di spingerlo per scostarlo da sé. Ninomiya indietreggiò, ma non perse l’equilibrio.
Rimasero a guardarsi per istanti interminabili, senza quasi fiatare, poi Nino lo sorpassò, uscendo dagli studi.
Aiba si avvicinò a Matsumoto che, a testa bassa, stringeva i pugni lungo i fianchi e, con la coda dell’occhio, il più piccolo vide Ohno allontanarsi. Chiuse gli occhi e, mentre distrattamente percepiva Sakurai rivolgersi all’ospite e chiederle di scusarli, si lasciò andare seduto a sua volta sul divano.
Faceva male, faceva così dannatamente male che sperava, almeno che tutto il dolore che lui stava provando sarebbe servito almeno a sistemare le cose.
Ohno uscì fuori dagli studi televisivi e intravide il più piccolo allontanarsi verso il parcheggio mentre con una mano si massaggiava la testa. Gli andò subito dietro, chiamandolo.
Nino rallentò l’andatura, prima di fermarsi e voltarsi. Quando Ohno lo raggiunse lo scrutò per un attimo, prima di parlare.
“Che vuoi?” chiese brusco.
Il più grande non accolse la provocazione, sospirando e si fece più vicino, gli scostò piano il braccio, posandogli la mano sulla nuca, muovendo le dita in modo circolare. Nino tentennò un attimo, poi rilasciò un sospiro stanco e chiuse gli occhi, posando la fronte contro quella del Riida che si sporse a sfiorargli le labbra, baciandolo dolcemente; il più piccolo si rilassò immediatamente, posandogli mollemente le mani sui fianchi, schiudendo la bocca, lasciando che le loro labbra si sfiorassero pigramente, la lingua ne tracciasse i contorni, suggendole appena. Quando si separarono non si allontanarono l’uno dall’altro, rimasero a fissarsi negli occhi e quando sentirono un vociare dirigersi verso di loro, Ohno perse il collega per un polso, spostandosi e riparandosi grazie a un grosso furgone parcheggiato, lontani da sguardi indiscreti.
Ohno si addossò al corpo del compagno, con la schiena poggiata contro il muro di pietra, scrutandolo serio. Nessuno dei due trovava le parole per iniziare a parlare, dopo la discussione che avevano avuto quel pomeriggio, ancora tra loro tutto era rimasto in sospeso e non avevano chiarito, forse, adesso, era arrivato il momento per farlo, perché era ormai evidente che non riuscissero a stare l’uno lontano dall’altro troppo a lungo. Anche se Ohno avrebbe dovuto essere ancora arrabbiato con Nino, quando l’aveva visto andarsene e lasciare lo studio in quel modo, dopo il modo in cui Jun l’aveva rimproverato, non se l’era sentito di lasciarlo da solo e, preoccupato, gli era corso dietro.
Ohno guardò Nino in viso, sollevano una mano e riprendendo ad accarezzarlo alla base della testa, sfiorando i capelli.
“Perché non l’hai baciata” si sentì chiedere e scoccò all’altro un’occhiata torva.
“Mi prendi per scemo? Io sto insieme a te, non avrei mai baciato un’altra persona” fuggì il suo sguardo per un istante, prima di tornare a guardarlo. “Anche se tu dici che non sai cosa provo per te, anche se non sempre i miei modi possono definirsi romantici o ti sembra che non ti dia le giuste attenzioni, ti amo” confessò.
“Lo so, Nino, ma ho bisogno che ti sforzi di dimostrarmelo più spesso.”
“Non voglio sforzarmi a stare con te, non voglio sforzarmi per far uscire quello che dentro di me è naturale, questo non è giusto per nessuno dei due” spiegò l’altro. “Mi dispiace se non ti faccio sentire amato e con Nozomi…”
Ohno lo interruppe, gli sfiorò la guancia con una mano, chinandosi verso il suo viso.
“Sono geloso, non posso farci niente, è solo che, non lo so stavolta sembrava reale, diverso da qualsiasi altro pettegolezzo.”
“Pensi davvero che potrei tradirti? Pensi che se non ti amassi più non verrei a dirtelo ma ti farei soffrire, ingannandoti?” gli chiese.
“No, ma…” Ohno scosse il capo. Non riusciva a spiegarsi, non riusciva a tirare fuori completamente come si sentisse, perché lui si fidava di Nino, non pensava realmente che l’altro non lo amasse o che potesse mentirgli in quel modo, ma dalle sue parole non riusciva a far trasparire quei pensieri.
Fu Nino a muoversi per primo, sollevando le braccia e circondando il collo del più grande, avvicinandosi a lui, facendo in modo che i loro corpi entrassero in contatto.
“Mi dispiace che ti senta così. So che è colpa mia e so anche che se mi fossi trovato io al posto tuo avrei fatto lo stesso, se non di peggio. Ti amo” gli ripeté, incorniciandogli il volto con le mani, guardandolo dritto negli occhi, “e voglio dimostrartelo, voglio fare in modo che tu non possa mai dubitare di questo, Satoshi. Ma dovrai avere pazienza. Non sono tipo da grandi effusioni pubbliche, ma-”
“Mi va bene!” lo fermò Ohno, “mi va bene anche se me lo dimostri in privato. Anzi, voglio essere solo io l’unico a vedere questo lato di te, Kazunari. Ti prego” gli chiese, accennando un sorriso e stringendolo in un abbraccio.
Nino ricambiò la stretta, nascondendogli il volto contro il collo e inspirando a fondo; sentiva il cuore leggero e finalmente libero, era come se, per la prima volta in tutta la sua vita, si fosse innamorato davvero e stava bene.
Era vero che non era mai riuscito a esternare i propri sentimenti, ma avrebbe imparato a farlo, per Ohno e per conservare quelle sensazioni che in quel momento lo facevano sentire così bene, ce l’avrebbe fatta.
Per sé e per vedere sempre sorridente e felice l’uomo che amava.