He is my life (6/7)

Jan 10, 2010 16:59

I personaggi non sono miei. Tutti i diritti riservati. La storia è scritta senza scopo di lucro.

Note in prosecuzione: 6/7

Ichigo

He is my life
Chapter Five

"Sire! Sire, aspettate... Arthur... Arthur... Arthur, aspetta! Ahi!" Merlin si fermò di colpo, la caviglia, stretta tra la porta e lo stipite della camera di Arthur, improvvisamente gli faceva un male indicibile: sentì mille aghi infilzargli la carne, come fosse caduto in un groviglio di rovi. Fu costretto a chinarsi su se stesso e tenersi la parte lesa, di nuovo, mentre con una mano spingeva la porta.

Arthur, che non pensava che Merlin l'avrebbe raggiunto così in fretta, non aveva badato a guardarsi alle spalle.

"Merlin!" lo chiamò, chinandosi al suo fianco e prendendolo di peso, mettendolo seduto sul tavolo di legno: con la gamba stretta al petto, Merlin stringeva la caviglia con forza, aspettando che il dolore e le stelle luminose che veda dietro le palpebre sparissero.

"Non ti avevo visto..." si scusò Arthur.

"Me ne sono accorto... e non pensate mai!" gli disse.

Allentò la presa e provò a muovere il piede: gli faceva davvero male.

Arthur sospirò: "perché mi sei venuto dietro?" chiese, abbandonandosi sulla sedia davanti a lui e prendendogli il piede ferito, sistemando la fascia che si era sciolta.

Merlin era imbarazzato da quello strano comportamento, sembrava tornato a essere l'Asino che conosceva, ma con qualcosa in più, adesso che scrutava la sua caviglia e cercava di fasciarla con cura come spesso lui aveva fatto al suo corpo.

"Per Will è ovvio!" sbottò Merlin e Arthur alzò il viso, trovandosi improvvisamente a un palmo da quello del suo servitore che era chino con il busto in avanti. Si guardarono intensamente negli occhi, senza allontanarsi, poi la voce bassa di Merlin e il suo fiato leggero gli solleticarono le orecchie e il volto: "liberatelo... non lo merita, ha sbagliato, ma..."

"No... deve pagare per la sua insolenza..." disse Arthur scostandosi e fasciando con poca delicatezza il piede di Merlin.

"Ma è colpa mia, ha difeso me... è stato punito per colpa mia!"

"Nessuno gli ha detto di intromettersi, era una discussione tra te e me... lui non ha niente a che spartire con noi."

"Ma è mio amico ed è preoccupato... lui non capisce, non sa come noi..."

"Appunto! Non sa... perché è venuto?"

"Te l'ho detto, per... per... è venuto per trovare me. Scrivo così poco a casa e volevano sapere come stessi..." ammise.

Arthur finì la fasciatura, ma tenne il piede di Merlin sulla propria coscia e con una mano stringeva la caviglia, carezzando involontariamente con le dita la stoffa grezza.

A quella spiegazione Arthur capì cosa aveva letto negli occhi di quel ragazzo la prima volta che l'aveva visto rientrare al castello con Merlin e cosa gli aveva dato fastidio a essere spettatore di quella scena: loro due vicini che parlavano a briglia sciolta e ridevano.
Merlin  rideva come mai l'aveva visto fare, i suoi occhi erano luminosi mentre guardavano quel ragazzo. Solo poche volte li aveva visti così accesi nei suoi confronti, ma pensava fosse il modo naturale in cui Merlin  si rivolgeva alle persone e non dipendesse da lui perché fosse il Principe. Merlin gli aveva rivolto pochissime volte espressioni di quel tipo e Arthur non sopportava l'idea che potesse farlo altrettanto facilmente con qualcuno che non fosse lui.

"Dimmi... è vero...  è vero quello che ha detto?"

"Cosa?" si spaventò il moro, Will aveva detto così tante cose.

"Che tu sei stato felice questa sera... che non ti dò tempo di riposare... sii sincero... non ti manderò alla gogna, se lo temi" lo rassicurò, leggendo disagio nei suoi occhi.

"No... sì... cioè... uff..." sospirò il valletto, portandosi una mano tra i capelli, pettinandoli all'indietro con le dita. Arthur si alzò, ponendosi davanti a lui e prendendogli il polso, facendo in modo che riportasse lo sguardo su di sé.

Avvicinò la mano di Merlin al proprio petto e lo stregone la chiuse a pugno, posando la punta delle dita sul dorso della mano del Principe, espirando, tentando di esprimersi in modo che non fraintendesse.

"Io... mi sono divertito stasera, è vero... sono stato bene, non ho avuto pensieri, come non mi capitava da molto. Le feste di paese, sapete, sono diverse da quelle di corte... meno sfarzose e... più balli 'senza etichetta' chiamiamoli così. La gente si diverte e ride e non pensa a niente... se non a divertirsi" spiegò.

"Era da molto che non mi sentivo così... libero. Non fraintendete..." si corresse, sentendo Arthur allentare la presa su di lui e i suoi occhi ingrandirsi, le iridi azzurre saettare scrutatrici sul suo viso.
"È come se fossi tornato indietro nel tempo, a quando facevo queste cose abitualmente a Ealdor, Will è... Will è il mio passato e questo non potrò cancellarlo, è ovvio che io con lui torni il Merlin ragazzo di campagna e metta da parte il Merlin del presente, il valletto del Principe. Per me è un onore servirvi e anche se potrei pentirmi di avervelo detto, mi piace. Mi piace sentirmi utile e sapere che ci sono cose che... solo io posso fare per te. E che per te è lo stesso..." concluse e non seppe in che modo, né quando, Arthur avesse fatto scivolare la mano sulla sua e adesso gli stringeva delicatamente le dita, intrecciandole in modo quasi intimo.

Arthur rimase a pensare alle sue parole e si sentì sollevato, inoltre credeva di aver compreso, per cui disse: "ho capito... ho capito, Merlin, davvero!" gli disse.

Merlin sorrise di cuore e portò l'altra mano in quel loro intreccio: "allora lo libererete? Andiamo, sono sicuro che anche Will capirà e..."

"Ma..." lo interruppe Arthur, "ma, Merlin, non posso liberarlo, non adesso... dovrai aspettare fino a domani sera..."

"Cosa?"  Merlin si scostò da lui senza comprendere e Arthur si spostò verso il letto.

Anche il giovane mago scese dal tavolo, avvicinandosi zoppicando: "ma vi ho spiegato e hai detto che..."

"Lo so, ma ho dato un ordine preciso, se adesso cambiassi idea..."

"Cosa? Penserebbero che siete magnanimo e non come vostro padre?"

Merlin si morse la lingua dopo aver parlato. Arthur lo guardò ferito e indignato, davvero non si aspettava un'accusa di quel genere.

Arthur gli andò incontrò, afferrandolo per le spalle e sbattendolo contro la porta, inchiodandolo a essa con la forza, ma Merlin era convinto che anche solo quello sguardo sarebbe bastato a farlo immobilizzare, un incantesimo più potente della magia stessa.

Non avrebbe dovuto, non voleva dirlo, non lo pensava davvero, ma in quel momento era sembrata l'unica cosa che potesse... cosa? Si chiese. L'aveva ferito, dopo quello che gli aveva detto.

"Non... non libererò quel ragazzo... e tu... domani... non venire nelle mie stanze, non ti scomodare... troverò qualcun altro... la settimana di riposo è finita, ma domani non scomodarti a venire a svegliarmi..."

"A... Ar... Arthur..."

"Sire... per te... Vostra Altezza... scegli quello che ti pare... un'intera giornata, dall'alba al tramonto alla gogna per te, domani. E, adesso, vattene!"

Lo strattonò ancora contro il muro e gli diede le spalle, mentre Merlin usciva dalla sua stanza.

***

"Will..."

"Merlin?"

"Sì, sono io..." il ragazzo dai capelli neri si avvicinò, rendendosi visibile alla luce della piccola fiaccola appesa nella parete di fronte la cella di Will.

"Che ti è successo?" chiese il ragazzo, vedendo il suo amico interamente ricoperto di cibo, l'odore che emanava sapeva di frutta e verdura andata a male e aveva una guancia leggermente arrossata, il viso stanco come di chi non ha riposato per niente durante la notte e... e forse aveva anche pianto.

"Lascia stare... tu come stai? Hai mangiato?" chiese, sedendosi piano e tenendo le mani sulle sbarre, osservando Will.

Questi si sedette a sua volta e posò una mano sulla sua: era fredda.

"Sì, la tua amica Gwen mi ha portato qualcosa, ma non so chi l'abbia mandata... Merlin, tu sei... hai un aspetto distrutto...  è stato lui?"

"Non importa, Will l'importante è..."

"No... zoppichi di nuovo, che ti ha fatto? Merlin, tu non puoi continuare..."

"Non devi preoccuparti, presto verrai liberato... ho interceduto per te ieri e, se non sarai libero, dopo che mi sarò dato una pulita... andrò nuovamente a parlargli e Arthur capirà..." disse, fiducioso, nonostante tutto.

Will, però, era stanco di sentire quelle scuse, di sentire parole ben disposte nei confronti del Principe e sbottò, interrompendolo: "Merlin, da quando sono arrivato, tu non hai fatto altro che parlare di Arthur e sempre in questi termini. Trovi sempre il modo di difenderlo, hai sempre una buona parola per lui,  lo stesso ragazzo che ti tratta con così poca considerazione, colui che non ha esitato un attimo a sbattermi in cella e a umiliarti pubblicamente per uno stupido capriccio o peggio per dispetto. Svegliati, Merlin! Tu hai solo fatto quello che dovevi, ieri, e non dovresti pagare per questo. È la tua vita, Merlin!"

Sporse l'altra mano ripulendogli la guancia da del succo di pomodoro con il pollice, delicatamente, posandola poi aperta sul suo viso.

"Dovrebbe esserlo per lo meno, invece dov'è, Merlin? Sei venuto qui per diventare qualcuno, ma tu non ce l'hai una vita!"

'Arthur è la mia vita!' pensò subito tra sé il mago, ma rispose, invece: "ti sbagli, Will... è  difficile da spiegare... non è così semplice, non puoi capire!"

"Già, è la seconda volta che mi dici una cosa del genere... Invece... invece, Merlin, credo di averlo capito, adesso..."

Ritirò la mano e lasciò andare anche le sue dita sulle sbarre. Merlin prese di nuovo la parola.

"Perché sei venuto, Will?" la stessa domanda alla quale non aveva saputo dare risposta soddisfacente ad Arthur.

Will alzò le spalle: "per te... mi mancavi... scrivi così di rado, ma non posso, non voglio nascondermi dietro a questo pretesto. Sono tornato per te... per vederti e credo che sia stato chiaro sin da subito anche al tuo Principe" e il modo in cui pronunciò stavolta questa espressione era diverso: un tono investito di piena consapevolezza e di rinuncia.

"Saremo solo buoni amici io e te... vero?" chiese poi.

Merlin annuì, senza dire niente e Will, sebbene non potesse vederlo, perché aveva posato le spalle contro le sbarre della prigione, comprese il suo muto assenso e sorrise, un sorriso triste, solo per sé.

Continua...

Continua da Chapter Four

Continua in Epilogue

merlin, long fiction, he is my life

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