Titolo: Just say goodbye with only lonely heart
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Inoo Kei, Yamada Ryosuke
Pairing: Dainoo
Prompt: Tango
Genere: angst
Rating: nc-17
Warning: slash
Conteggio parole: 1.383 (
fiumidiparole wordcount)
Note: la storia inoltre è scritta per il set Federica con il prompt #01. Voyeur @
mmom_italia.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
Misc Mosaic Daiki entrò nella palestra poggiando la borsa da ginnastica sul pavimento notando che non era il solo ad avere avuto l’idea di arrivare un po’ prima del solito per provare.
La sala era occupata da Kei che, con la musica dello stereo a un livello non troppo alto, faceva riscaldamento.
“Dai-chan!” lo salutò allegro il più grande, avvicinandosi a lui, abbracciandolo.
“Kei-chan! Buongiorno!” ricambiò l’altro, posandogli le mani sui fianchi. “Non sapevo che fossi già qui!” gli disse, sorpreso.
“Mi sono alzato prima del solito e ho pensato di esercitarmi un po’” spiegò, “Tu come mai sei qui così presto?” domandò tornando verso il centro della palestra e cambiando stazione.
“Mi sono messo d’accordo con Yamada per provare qualche coreografia, ma non deve aver sentito la sveglia” rise, cambiandosi le scarpe.
Kei annuì distrattamente a quella spiegazione e si sintonizzò su una radio che non conosceva, di quelle poco famose, dove trasmettevano musica da sala e balli di gruppo; Kei riconobbe il ritmo sostenuto del tango e gli si illuminarono gli occhi.
“Dai-chan!” lo chiamò, correndogli incontro. “Vieni, ti aiuto a riscaldarti.”
Il più grande lo prese per le mani, trascinandolo davanti alla grande specchiera e facendogli posare una mano sul proprio fianco, facendo lo stesso con lui, mentre intrecciava l’altra mano, stendendo il braccio.
Daiki si adeguò a lui, intuendo cosa volesse fare e iniziò a condurre il ballo come fossero una coppia su un palcoscenico e stessero partecipando a una qualche gara a premi.
Daiki portava Kei a girovagare per la sala, al ritmo della musica che si diffondeva nell’aria, ridevano e perdevano di tanto in tanto il tempo, inciampando sui loro passi.
Quando la musica stava per finire, Daiki lasciò andare il fianco di Kei, spingendolo lontano da sé, facendogli fare una giravolta, prima di attirarlo ancora una volta contro il proprio corpo e fargli fare un casquet, posandogli una mano dietro la schiena.
Kei si diede uno slancio con il braccio, in modo teatrale, ma così facendo fece perdere l’equilibrio a Daiki che cadde in avanti, cercando di attutire la caduta di Kei, ma senza successo.
“Kei-chan! Scusami, sono scivolato, ti sei fatto male?” gli chiese, mettendosi a sedere, a gambe incrociate e osservando Kei mettersi a sua volta seduto allargando le proprie, poggiando le braccia sulle ginocchia.
“Non ti preoccupare, Dai-chan. Non mi sono fatto niente” lo rassicurò e Daiki sorrise, allungando una mano alla sua testa, pettinandogli un ciuffo di capelli ribelle.
Kei lo guardò, con quell’espressione un po’ svagata di sempre e d’improvviso si sporse verso di lui, posando le labbra sulle sue a occhi socchiusi.
Daiki fu perplesso da quell’improvvisa vicinanza, ma non fece nulla per allontanarlo e non diede segno alcuno che la cosa gli fosse dispiaciuta.
Quando Kei si allontanò da lui, non tantissimo comunque, restò in ginocchio tra le gambe del più piccolo, una mano posata su una coscia e l’altra contro il pavimento.
“Mi dispiace, Daiki, non so cosa mi sia preso, è che io…”
Daiki lo interruppe, portandogli una mano dietro la nuca e attirandolo nuovamente verso di sé, schiudendo le labbra, posandole su quelle del più grande che si concesse totalmente in quel bacio.
Si separarono di nuovo, guardandosi ancora negli occhi.
Kei mormorò: “Ero convinto che stessi con Ryo-chan.”
Daiki scosse il capo lievemente, passandosi la lingua sulle labbra, socchiudendo gli occhi.
“Non proprio… stiamo uscendo insieme, ma… ma non è niente di definitivo ancora” gli spiegò.
“Ma lui ti piace?” chiese Kei, avvicinandosi comunque a lui e iniziando ad accarezzargli il collo con la mano.
“Sì” ammise l’altro, mentre sentiva piccoli brividi solleticargli la pelle laddove Kei faceva scorrere le dita, “molto, ma…” inghiottì a vuoi, passandosi la lingua sulle labbra. “È… è complesso, Kei. Lasciamo stare Yamada adesso” cercò di articolare, piegando di lato la testa, permettendo a Kei di muoversi meglio su di lui.
Il più grande smise allora di fare domande, non gli importava poi molto di approfondire il legame che c’era tra i due e se Arioka non si opponeva a quelle attenzioni, allora non spettava a lui mettersi problemi inutili e inutili freni.
Spinse Daiki per le spalle, baciandolo di nuovo sulla bocca, suggerendogli di stendersi sulla schiena, salendo cavalcioni su di lui; portò una mano sotto la canotta e l’altra dentro i pantaloni, sentendo le mani del più piccolo fare lo stesso con lui e iniziare ad accarezzarlo, intimamente.
Sscostò i pantaloni e le mutande, staccandosi dalle sue labbra, sorridendo malizioso, mentre ridiscendeva sul mento e con la lingua segnava linee immaginare sul collo, spostandosi sulle clavicole e il petto, fino a raggiungere lo scollo della maglia. Si spostò con i denti a mordere le spalle scoperte, allontanando le sue labbra da quella pelle che andava via via scaldandosi e sedendosi su di lui dandogli la schiena.
Si voltò leggermente di tre quarti per guardarlo, sorridendo maliziosamente, voltandosi e abbassando il capo sulla sua erezione che premeva vogliosa. Si leccò le labbra, sentendo la bocca secca, abbassandogli di colpo i pantaloni liberandolo di quella costrizione di stoffa, sentendo Daiki sospirare pesantemente.
Soddisfatto del risultato ottenuto, gli occhi di Kei brillarono e il ragazzo si abbassò di colpo su di lui, schiudendo le labbra e prendendogli l’erezione tra le labbra, iniziò a far passare la lingua per tutta la lunghezza, giocando con fare pigro, inizialmente per farlo impazzire, poi decidendosi a prenderlo completamente, fino a sentire la sua punta sfiorargli la gola.
Si tese quando sentì il proprio sesso avvolto dal calore della labbra di Daiki che gli aveva portato le mani ai fianchi, facendolo sistemare meglio davanti a sé. Le dita giocavano con il suo sesso, infilandosi per divertirsi insieme alla lingua che scorreva su di lui, mentre iniziava a suggere in risposta al movimento della bocca di Kei su di sé.
*
“Ero convinto che stessi con Ryo-chan.”
“Non proprio… stiamo uscendo insieme, ma… ma non è niente di definitivo ancora.”
“Ma lui ti piace?”
“Sì, molto, ma… è… è complesso, Kei. Lasciamo stare Yamada adesso.”
Nel sentire quelle parole, Yamada tolse la mano dalla maniglia, lasciando accostata la porta, sbirciando al suo interno. Non aveva intenzione di restare lì ad origliare, ma era stato più forte di lui quando aveva sentito un rumore sordo e aveva visto Kei gettare a terra Daiki, il suo Dai-chan, prima di montargli cavalcioni.
Lo baciava e Daiki sospirava pesantemente, mentre le loro mani sparivano dentro i pantaloni.
Yamada si sentiva al tempo stesso tradito e affascinato da quello che stava vedendo, restando ancora più incuriosito quando vide Kei cambiare posizione e far scorrere le labbra sul sesso eretto di Daiki.
Quando vide poi fare lo stesso ad Arioka, iniziò a sentire il proprio corpo divenire più caldo e il proprio sesso risvegliarsi dentro i pantaloni.
La borsa gli scivolò dalla spalla e la propria mano corse a darsi sollievo, strinse il proprio sesso, stupendosi di quanto fosse già eccitato, muovendo la mano a un ritmo serrato, sincronizzandosi ai movimenti delle bocche di Inoo e Arioka che si davano vicendevolmente piacere.
Poggiò le spalle al muro d’entrata, spostando leggermente il capo per continuare a guardarli: era più forte di lui, si sentiva ingannato da Arioka, dalle sue parole, dal modo in cui si era lasciato andare tanto facilmente con Kei, nonostante l’altro gli avesse chiesto di lui.
Chiuse gli occhi, concentrandosi solo sui suoni, sui gemiti sempre più forti che provenivano dalla sala da ballo, mordendosi le labbra per non gridare, per non gemere, per non farsi scoprire.
Allentò la presa sul suo sesso, muovendo solo le dita, rallentando, riprendendo poi a toccarsi con maggior convinzione e, stringendo più forte venendo nella propria mano e sentendo incontrollati gemiti provenire dall’interno della palestra.
Voltò ancora il capo, posando la fronte contro lo stipite della porta, osservando Kei spostarsi dal corpo di Daiki, non prima però di averlo ripulito con la lingua.
Yamada si rialzò, dopo aver ripreso fiato ed essersi rassettato i vestiti; prese di nuovo la propria borsa, riaccostò la porta e si allontanò
Ormai nulla aveva più importanza, dopo aver scoperto quella faccia nascosta di Daiki, dopo aver preso coscienza dei suoi veri pensieri e della pochezza di spirito dei sentimenti che diceva di provare per lui, capì che quello era un addio e che non aveva più niente ormai per cui valesse la pena continuare a illudersi.