Titolo: Love yourself
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggio: Yamada Ryosuke
Rating: nc-17
Warning: slash
Conteggio parole: 787 (
fiumidiparole wordcounter)
Note: la storia è stata scritta per il ‘Cavaliere delle Lande’ su
kinkmemeita, con il prompt ‘masturbazione’ di
vogue91 Era stato un pomeriggio pesante, ma anche quella giornata era giunta al termine e Yamada era finalmente tornato a casa. Si spogliò, lanciando disordinatamente la maglietta e i jeans sulla sedia, e con solo i boxer indosso si era spostato nel bagno aspettando che la vasca si riempisse: aveva davvero bisogno di rilassarsi e un bagno caldo era quello che gli ci voleva.
Voleva smettere di pensare, ma si rese immediatamente conto che non era possibile, la sua casa era troppo silenziosa e lui troppo stanco.
Avrebbe potuto unirsi agli altri e andare con loro a bere qualcosa insieme, ma non aveva voglia di stare in compagnia, non era dell’umore adatto per fare baldoria; la settimana non era decisamente iniziata nel migliore dei modi e lui era stato nervoso per tutto il tempo.
Da alcuni giorni c’era qualcosa che lo tormentava intimamente, qualcosa a cui aveva deciso di non badare, sensazioni che aveva cercato di ignorare ma che prepotentemente stavano venendo fuori.
Ed era stanco, non tanto per i propri pensieri, quanto per la forza che doveva metterci per evitare di lasciarli andare.
Anche se quei pensieri, lo sapeva, avevano una causa e una conseguenza ben definiti: Chinen Yuri.
Era lui l’inizio e la fine di tutto e, dopo anni passati a osservarlo in silenzio, passati a fingersi suo amico, passati ad auto convincersi che gli andasse bene essergli solo amico, ma adesso non riusciva più a controllarsi.
Tutto era iniziato una settimana prima, era successo per caso, un pomeriggio in cui era dovuto rimanere agli studi a provare la nuova coreografia; era entrato nei camerini, aveva un’intervista dopo e non aveva tempo di tornare a casa, per cui aveva intenzione di usufruire delle docce degli spogliatoi, ma quando aprì la porta, non riuscì a proseguire oltre l’uscio, gelandosi sul posto: davanti a lui, in uno dei box, c’erano Yuya e Chinen. Erano entrambi nudi, l’acqua che scivolava sui loro corpi in rivoli bollenti e stavano facendo sesso contro le piastrelle della doccia: il più grande aveva sollevato Chinen per i fianchi e questi gli aveva allacciato le gambe dietro la schiena.
Dalla sua posizione, Yamada poteva vedere perfettamente il volto di Chinen distorto dal piacere, sentiva i suoi gemiti che invadevano la stanza e le mani che artigliavano spasmodicamente la schiena del più grande.
Ricordava perfettamente il corpo di Yuya che spingeva contro quello del più piccolo, il quale chiamava il suo nome, domandandogli di non fermarsi.
Era stato allora che era scappato, il cuore a pezzi e brucianti lacrime che cercava in ogni modo di trattenere, perché tutto quello non aveva senso, perché non poteva sopportare l’idea di aver perso, senza neanche aver tentato.
Perché, a quel punto, era chiaro che Chinen non sarebbe stato mai suo.
Aprì gli occhi di scatto, non voleva ricordare, non voleva più provare le stesse sensazioni di quel giorno, non voleva provare nuovamente disgusto per se stesso, perché nonostante il proprio cuore fosse ferito, il suo corpo aveva reagito autonomamente a quella scena e si era eccitato.
Raccolse un po’ d’acqua con le mani, passandosele sul viso e tra i capelli, fissando il vuoto; non voleva, non voleva cedere in quel modo ai propri bassi istinti, ma sentiva il respiro già pesante e la propria mano era scomparsa oltre l’acqua, insinuandosi tra le proprie gambe. Si lasciò scivolare leggermente con la schiena verso il basso, inclinando la testa sul bordo della vasca iniziando a toccarsi.
Dapprima, lentamente, in un movimento dal basso verso l’alto sul proprio membro che si ingrossava dentro il palmo, il battito del cuore accelerato, il fiato corto.
La mente ormai persa dietro fantasie sulle quali non aveva più alcun controllo: immaginò il corpo di Chinen sopra il proprio che lo toccava, che con la lingua discendeva su di lui.
Strinse la presa, procedendo con le dita verso il basso, sfiorando i testicoli, scendendo ancora, lungo la linea delle natiche e lasciando che un primo dito scivolasse dentro di sé. Allargò le gambe, portando anche l’altra mano sul proprio corpo, si sfiorò il collo, scendendo sul petto, graffiando la propria pelle, posandola poi sulla propria erezione, iniziando a muoverla velocemente, aumentando la stretta, mentre inseriva anche un secondo dito e li muoveva dentro di sé allo stesso ritmo.
Era come se lo sentisse, il corpo di Chinen che si muoveva svelto sul suo, che lo stringeva, che lo baciava e lo toccava ovunque.
Non riuscì a trattenere un gemito roco, si morse le labbra, e sfilò completamente le dita per affondarle nuovamente, mentre stringeva con forza il proprio sesso raggiungendo finalmente l’orgasmo.
Si abbandonò stremato, immergendosi completamente dentro l’acqua ormai fredda, stringendosi le gambe al petto.
Abbassò il capo, posando la fronte sulle ginocchia e iniziò a piangere.