[Ohmiya] London night

Jan 02, 2012 11:34


Fandom: RPF-Arashi
Personaggi: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Pairing: Ohmiya
Rating: Verde
Genere: fluff, romantico, AU, crossover.
Warning: slash
FdP word counter: 3179
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conosco personalmente e tante altre di quelle cose che mi rendono triste perché loro non sono miei ç__ç Idem dicasi per i Lostprophets . La storia non è scritta a scopo di lucro.

Angolino blablabla: Mi secca moltissimo non essere riuscita a confezionare questa storia per Natale. Perché le idee c’erano davvero tutte, avevo scritto più o meno metà storia, ma non sono riuscita a finirla in tempo. Sarà perché a casa non ho davvero mai un attimo che sia decente per stare da sola con i miei pensieri, sarà che il mio umore mi ha gentilmente mandata a quel paese, sarà per tantissimi altri fattori, ma non sono riuscita a lasciare andare le parole. Quindi, anziché per Natale, la storia arriva per l’anno nuovo, sperando che porti bene.
La storia è stata confezionata apposta per carrie2485. Volevo regalare anche a lei qualcosa a tema, per cui le ho chiesto di darmi un prompt.
Come pacchetto è abbastanza diverso in fondo, perché ho dovuto giostrarmi e conciliare due mondi diversi e spero di esserci riuscita nel modo meno peggiore possibile.
Mi ha chiesto di unire una delle sue più grandi passioni di sempre, i Lostprophets, con i nuovi arrivati, gli Arashi. Nello specifico, l’Ohmiya che lei ama e non ha forse idea di quanto mi renda entusiasta quando ci fangirleggia su *-*.
Ebbene sì, questo è un piccolo crossover -se proprio vogliamo dargli un nome- e spero sia quantomeno plausibile immaginare una situazione del genere senza troppi traumi. Indi per cui sopra c’è l’avvertimento AU (OOC no, mi rifiuto di mettere OOC XD)
Carrie ha riposto in me tanta tanta fiducia che spero di non deludere (anche perché i biglietti per SS li ho già comprati quindi da te ci vengo comunque XD) e spero che possa essere una lettura piacevole.

Ah, Caroline, Ohno, per motivi di copione, non avrà idea di chi siano i Lostprophets, ma non è colpa sua XD

Buon 2012, Carrie *-*

Pairing: Ohno Satoshi x Ninomiya Kazunari
Prompt: “I would stop time to stay with you, I would stop time so we don't move” (Last Summer -Lostprophets)

Immagine 1:




Immagine2:




London Night
Erano arrivati al gioco finale e, data una buona dose di fortuna, erano riusciti a guadagnare una freccetta a testa. Più due bonus.
Gli Arashi si posizionarono in fila, mentre Watanabe-san, assistant manager del Tokyo Friend Park mostrava al pubblico in studio e a casa quello che ciascuno di loro aveva scelto.
“Ninomiya-san?” chiamò poi Sekiguchi-san.
“Sì!” rispose l’interpellato, facendo un passo avanti.
“Sono sorpreso” gli disse l’uomo “questa volta nessun premio che interessi la sua maggior passione” rise e Nino si passò sorridendo una mano sul viso.
“Due biglietti per assistere a un concerto. È una richiesta davvero singolare” l’uomo guardò il premio che l’idol aveva scelto. “Ha per caso già idea di chi l’accompagnerebbe?” domandò con fare pettegolo.
Ninomiya scoppiò a ridere, limitandosi a un evasivo: “Chissà” volgendo poi un sorriso accattivante alla telecamera.
Il presentatore rise: “D’accordo. Capisco che non ci svelerà nulla” concesse. “Ma se farà centro, ci darà un indizio!” propose. Ninomiya si limitò a scuotere la testa, senza rispondere, prendendo posizione sul puntino rosso e, sotto gli incoraggiamenti del pubblico, lanciò la propria freccia.
Con gran delusione degli spettatori in studio, però, Ninomiya riuscì a portare a casa solo il premio di consolazione.
“Peccato!” lo applaudì comunque Sekiguchi-san, aspettando che ciascun membro del gruppo avesse una chance di guadagnare il premio che avevano scelto per sé o per i compagni, prima che i cinque sorteggiassero a janken chi di loro avrebbe tentato il doppio tiro fortunato.
Il Riida e Sakurai vinsero la contesa e si misero in posizione.
“Buona fortuna, Sho-chan!” lo incoraggiò Aiba, ma sfortunatamente, il ragazzo fallì per un soffio il proprio premio, portando a casa l’ennesimo pacchetto di fazzoletti e mettendosi di nuovo vicino ai compagni, mentre Ohno lo sostituiva.
Ninomiya si piegò sulle gambe, parlando al più grande: “Ohno-san, mi raccomando! Abbiamo una scorta sufficiente di carta, cerca di fare qualcosa di utile una volta tanto!” lo prese in giro. Satoshi si volse verso di lui, regalandogli una smorfia, tornando a concentrarsi sul tabellone circolare che prese a ruotare.
Ohno provò a muovere il polso avanti e indietro due volte, prima di lanciare la freccetta e, con il fiato sospeso, attese che si fermasse per leggere il verdetto.
Ninomiya, una volta che la ruota smise di girare, si sollevò di scatto, saltando e ridendo.
“Non ci credo!” esclamò, mentre i due presentatori e lo studio applaudivano il Riida. “Non ti avrei dato uno yen!” si congratulò con il Leader.
“Una promessa è una promessa, Ninomiya-san” ritentò curioso il presentatore. “Allora?” indagò, “chi è la fortunata?”
Nino, però, fu più furbo, negandogli una risposta. “I patti erano che avrei risposto se li avessi vinti io. La vincita è merito di Ohno-san, non mia” rise e, in effetti, il suo ragionamento non faceva una piega.

***

A fine spettacolo, Ninomiya era rimasto solo in camerino: era stato trattenuto in studio per alcuni scatti fotografici per una rivista e gli altri erano già andati via. Quando la porta si aprì e il ragazzo si volse a guardare chi fosse rimasto ad aspettarlo, vide Ohno camminare verso di lui e sedersi stanco sulla poltrona. Il più piccolo lo raggiunse, sedendosi accanto a lui sul bracciolo.
“Che ci fai ancora qui?” domandò.
“Quando ti hanno sequestrato per quel servizio, ho ritirato io il tuo premio” spiegò, tendendogli la busta bianca contenente i biglietti che aveva chiesto come ricompensa.
“Grazie!” rispose l’altro, osservandoli, leggendo le date e il nome del gruppo. Li aveva scoperti per caso, girando su internet e l’avevano subito colpito. Avevano una grande energia e i testi erano davvero interessanti. Per la maggior parte le canzoni avevano un timbro alternative metal e rock, ma anche le canzoni appena più melodiche avevano una marcia in più.
Ohno lo osservò, poi ruppe il silenzio sfilando un biglietto dalle mani del ragazzo: “Lostuprophetsu…” provò. “Non li ho mai sentiti!” ammise, stringendosi nelle spalle.
“Li ho scoperti da poco, non sono male, ma ero curioso di sentirli dal vivo” spiegò Ninomiya.
Satoshi annuì, facendogli capire di aver compreso, poi Nino lo sorprese con una domanda: “Hai impegni questo fine settimana?”
Il Riida ci pensò su un attimo, prima di rispondere: “No, dopo tanto tempo abbiamo finalmente un giorno libero, pensavo di andare a pesca.”
“Vorresti venire al concerto insieme a me?”
Ohno fu assolutamente sorpreso: “Ma non ci devi andare-?”
“Con chi?” lo interruppe Nino.
“Non lo so…”
“Riida, non fare domande stupide, con chi ci dovrei andare?”
“Io non so, pensavo che se avevi rinunciato al tuo solito premio avessi…”
Nino non lo lasciò finire, sventolandogli una mano davanti al viso.
“Pensare più di quanto sei abituato ti fa male, Riida, non complicarti l’esistenza!” lo prese in giro, passandogli una mano sulle spalle, mostrandogli entrambi i biglietti. “Allora, ti va? Se preferisci andare a pescare però ci vado da solo” buttò lì, ma Ohno comprese quanto ci tenesse a quell’invito. Se lui gli avesse risposto negativamente, non aveva neanche pensato a sostituirlo con qualcun altro e questo dettaglio gli fece piacere.
“Sappi però che se mi dici di no mi offendi, io sono più importante di una branco di stupidi pesci!” aggiunse, probabilmente intendendo i pensieri dell’altro a riguardo, per salvare la faccia come suo solito.
Ohno scosse il capo e rise: “Va bene, va bene vengo! Quando sei arrabbiato per qualcosa è insopportabile lavorare con te” lo prese a sua volta in giro, guadagnandosi uno scappellotto sulla testa.

***

Londra era nel caos più totale o, meglio, lo era l’entrata allo stadio di Wembley dove si sarebbe tenuto il concerto dei Lostprophets quella sera. Mancavano ancora diverse ore all’inizio dello spettacolo, ma vi era già una discreta folla che, urlando e strepitando, acclamava il gruppo chiamando a gran voce i nomi di Ian, Stu, Mike e gli altri ragazzi.
Nino e Ohno sarebbero dovuti essere abituati a situazioni del genere, loro per primi riuscivano a esaurire in breve tempo i biglietti per un concerto e riempire uno stadio come il Kokuritsu, ma era la prima volta che si ritrovavano dall’altra parte e questo, in qualche modo, li fece sentire maggiormente vicini alle loro fan.
“Mi sa tanto che sarà una lunga giornata, Oh-chan” lo rassicurò Ninomiya, dandogli un’incoraggiante pacca sulla spalla.
Il Riida sorrise, arreso ormai al suo destino, rimanendo con l’altro in attesa che arrivasse il momento di entrare nello stadio. Fortunatamente c’era talmente tanta gente che nessuno faceva caso a loro, due idol famosissimi in Patria, e se anche ci fossero state qualche loro fan, dubitavano sarebbero riuscite a raggiungerli.
In quel momento potevano davvero sentirsi liberi di essere se stessi e comportarsi come due semplici ragazzi; purtroppo non potevano trascorrere il tempo a girare la città o passeggiare tranquillamente per i bellissimi e rinomati parchi Londinesi, ma andava bene anche così. L’importante era passare del tempo insieme e Ohno rifletté che era da tanto che lui e Nino non riuscivano a stare insieme in quel modo e vedersi al di là del lavoro; tra i loro impegni comuni e i lavori da solisti, le ore di piacere erano ridotte al minimo.
Quindi, sebbene tutta quella folla che li circondava non poteva dirsi propriamente rilassante, andava bene anche così: Ninomiya era felice, accanto a sé Satoshi lo sentiva fremere, canticchiare i testi che la band suonava durante le prove, arrangiandoli con il suo inglese. Ohno l’aveva visto così entusiasta poche volte ed era felice che avesse deciso di dividere quel momento con lui.
“Che c’è?” si sentì chiedere dal più piccolo quando questi si volse e lo sorprese a osservarlo.
“Niente, stavo cercando di capire in che lingua stessi cantando” lo prese giocosamente in giro.
“Senti chi parla, tu non sai neanche il Giapponese. Devo ricordarti che io sono andato a Hollywood?” si vantò, facendo ridere Satoshi, vedendo comparire anche sul suo volto un’espressione ilare.
“Mi dispiace, forse stai pensando che sarebbe stato davvero meglio affrontare le conseguenze di un tuo no, vero?” chiese Ninomiya guardandolo, avanzando nel piccolo spazio creato dalle persone avanti a loro che si erano spostate.
Satoshi scosse il capo: “Non ti preoccupare, sono abituato a file interminabili e lunghe ore di attesa quando sono insieme a te. È un po’ come aspettare che aprano i negozi quando ti impunti a voler avere la prima copia di un nuovo videogioco!”
“Ehi, mi descrivi come un povero pazzo!”
“Perché, non è forse vero?”
Nino non poté rispondere, perché una ragazza, esaltatasi nel vedere le guardie del corpo avvicinarsi alle transenne per aprire loro l’ingresso, aveva iniziato a saltellare e sbracciarsi euforica, spintonandolo.
Satoshi, dai riflessi stranamente pronti aveva aperto le braccia e attirato Nino verso di sé.
“Ci siamo!” aveva esclamato il più piccolo, sostenendosi alle braccia del compagno e mettendosi in fila, cercando di non perdere la posizione.
“Riida!” lo chiamò, “attaccati a me e non lasciarmi per nessun motivo” si raccomandò, prendendogli le mani e indirizzandole verso i propri fianchi.
Ohno lo strinse, annuendo convinto, seguendolo, stando ben attento a rimanergli vicino per non rischiare di essere divisi.
Quando poi Ninomiya si fermò, costretto dalla muragli umana che gli si era formata davanti, si lasciò andare a un sospiro stanco: non era riuscito a guadagnare esattamente la prima fila come aveva sperato, ma erano in una buona posizione dalla quale vedevano bene il palco. Si lasciò andare all’indietro contro il petto di Ohno, posò le mani su quelle che l’altro teneva incrociate sul suo stomaco e sollevò il volto, la nuca sulla sua spalla: “Ce l’abbiamo fatta!” mormorò.
“Non male, Nino, sono colpito dal modo in cui sei riuscito a passare avanti a tutta quella gente!” si congratulò il più grande e Ninomiya rise, sorridendo poi in modo furbo. “Ci sono diverse cose che non sai di me, Ohno Satoshi” bisbigliò, sollevandosi sulle punte dei piedi per parlare piano, ma in modo che la sua voce gli arrivasse direttamente nonostante il caos attorno a loro. E Satoshi non poté replicare nulla perché Ninomiya, si scostò da lui, sciogliendo quella sorta di abbraccio che avevano casualmente creato, tornando a concentrarsi sul palco davanti a sé, osservando ogni angolo della scenografia per capire da dove il cantante e il resto del gruppo sarebbero usciti.
Dovettero aspettare ancora diverso tempo prima che le luci si accendessero e le macchine del fumo riempissero di nebbia il palco, permettendo al gruppo di fare irruzione in modo scenografico, lasciandosi anticipare semplicemente dal basso e il ritmo sostenuto della batteria.
Quando poi il cantante dei Lostprophets, Ian Watkins, si materializzò oltre la nuvola di fumo e iniziò a incitare il pubblico, dalla platea le fan entusiaste urlarono, saltando sul posto e tendendo in alto le braccia a ritmo di musica.
Lo stesso Nino si lasciò andare, unendosi al coro generale quando Ian rivolgeva verso gli spettatori il microfono chiedendo loro di seguirlo nel ritornello. Anche Ohno partecipò attivamente, sebbene senza conoscere le parole, muovendosi insieme al compagno.
E il Riida dovette ammettere che quel sound particolare gli piaceva, era uno stile di musica completamente diverso dal loro, ma riusciva a capire cosa avesse colpito Nino e come mai il ragazzo ci tenesse a vederli live: erano coinvolgenti, il cantante aveva un buon timbro vocale molto coinvolgente.
Ian sul palco saltava, passeggiava avanti e indietro, chiedendo la complicità degli altri ragazzi del gruppo, inframmezzando l’esibizione con pause strategiche per riprendere fiato, presentare i collaboratori e ringraziare il pubblico. Due ore di spettacolo e ancora i fan erano carichi, fosse stato per loro avrebbero continuato fino al mattino, ma quando Ian annunciò che la canzone successiva sarebbe stata l’ultima, chiedendo loro quale avrebbero preferito sentire, le fan in visibilio, incitarono i loro idoli con un grande boato e un misto di titoli dei loro maggiori successi.
Ian rise, avvicinandosi al bordo del palco, sedendosi pensieroso, fingendo di pensarci su, alzandosi poi per voltarsi a guardare i compagni di gruppo.
Si girò nuovamente verso il pubblico e, mentre Luke Johnson fece partire un leggero tocco di bacchette sui piatti per creare aspettativa e atmosfera, Ian iniziò a intonare le parole di Last Summer.

***

Se possibile, riuscire a uscire dallo stadio fu ancora più difficile che prima dell’inizio del concerto. Ninomiya e Ohno vennero spintonati da una parte all’altra da una folla di ragazze commosse che continuavano a parlare tra loro emozionate per lo spettacolo a cui avevano assistito, cercando di sfuggire all’attenta osservazione delle body guard sperando di riuscire a incontrare i loro idoli che uscivano a loro volta per rientrare in albergo.
I due idol giapponesi, presi per mano, onde evitare di perdersi, riuscirono non senza qualche sgomitata e pestaggio di piedi di troppo a trovare un’apertura in quel tunnel umano e finalmente respirare un po’ d’aria.
“Credevo di morire!” commentò Nino, dopo aver guadagnato terreno, voltandosi a guardarsi le spalle.
Ohno si limitò a ridacchiare, divertito, osservando l’amico.
“Che hai da ridere, vecchio?” lo riprese il più piccolo come sempre.
“Sei tutto spettinato!” appuntò, sistemandogli i capelli con le mani, prima di scompigliarglieli di nuovo.
“Ehi, non sei divertente e poi non credere che le tue condizioni siano migliori delle mie” annotò a sua volta indicandogli la camicia che gli usciva scomposta dai jeans, tirandogli il lembo inferiore.
Satoshi si sistemò alla bene e meglio, prima di guardarsi attorno per cercare di orientarsi.
“Rientriamo? Sarai stanco!” propose Ninomiya, osservando il viso dell’altro.
Il Riida scosse la testa: “Mmh a dire il vero c’è un posto che vorrei visitare se non ti dispiace” gli chiese.
Kazunari lo guardò curioso: “Adesso? È tardi, dove vuoi-?”
Ohno lo interruppe, guardandolo sorridente: “Fidati, andiamo!” gli disse, prendendolo per mano, tirandolo dietro di sé, camminando a passo svelto per raggiungere un taxi.
Il più piccolo lo seguì perplesso: “Riida, sei sicuro di quello che fai? Senza una cartina non vorrei che ci perdessimo” appuntò dubbioso, per niente convinto da quella presa di posizione dell’altro, sentendolo mormorare qualcosa all’autista in uno pseudo inglese, ma dato l’assenso che vide fare all’uomo, questi doveva averlo ben compreso.
“Eccoci!” disse Ohno non appena si fermarono, scendendo dall’auto, subito seguito da Ninomiya che guardò prima lui, poi il paesaggio davanti a sé, stupendosi nello riscoprirsi davanti alla ruota panoramica più famosa della Città: il London Eye.
Tornò a rivolgere uno sguardo stupito al Riida che lo osservava curioso e soddisfatto di essere riuscito a sorprenderlo, precedendo le sue domande.
“Visto che non abbiamo molto tempo e domani dobbiamo rientrare mi sono informato. Non abbiamo mai occasione di fare qualcosa di divertente. Ho letto che è impensabile venire a Londra e non salire sulla ruota. Ti va?” chiese, stringendogli inconsciamente la mano, sperando in una risposta positiva.
Nino si limitò ad annuire e sorridere, emozionato.
Si avvicinarono alla biglietteria e ancora fu il più grande a parlare; Nino lo ascoltò divertito, la sua pronuncia era orribile e dalla faccia che l’addetta alla reception stava facendo, lei per prima cercava di trattenersi dal ridere, solo per semplice buona educazione.
“Hai imparato a memoria alcune frasi fatte, vero? La signorina rideva di te!” lo prese subito in giro Ninomiya, aprendo lo sportello ed entrando nella cabina che oscillò appena sotto il peso dei due uomini.
“Senti un po’ tu, Mr. Hollywood, non darti tante arie. Almeno io ho studiato, non come qualcun altro*” appuntò, sedendosi di fronte a lui e chiudendo la portina.
“Ancora con questa storia?”
“Hai cominciato tu!” si difese il più grande, mentre la ruota iniziava a salire.
Ninomiya si affacciò a guardare fuori, osservando la città e le sue infinite luci allontanarsi, divenendo solo dei piccoli puntini brillanti.
Ridacchiò, voltandosi poi verso Satoshi: “Sho-kun sarebbe morto!” scherzò, immaginando l’amico, che aveva paura dell’altezza, in una situazione del genere.
“Già… lui non è un tipo romantico” commentò il più grande con naturalezza.
Ninomiya lo guardò confuso, senza apparentemente comprendere quell’affermazione, tornando a guardare il paesaggio sottostante. Poi si volse, sentendo Ohno muoversi e lo vide prendere una bottiglia di champagne da un secchio con del ghiaccio e due calici. Gli prese i bicchieri dalle mani, così che potesse aprire la bottiglia e attese che vi versasse il frizzante liquido dorato.
“Come mai ti è venuta in mente questa idea?” domandò il più piccolo bagnandosi appena le labbra e passandovi sopra la lingua per assaporarne il gusto. Ohno si incantò a guardarlo, imitandolo, sorseggiando a sua volta, prima di rispondere.
“Così, mi faceva piacere.”
“Poi non dirmi che sono viziato. Sei tu che mi abitui male” scherzò Nino.
“Già… e non te lo meriti!” concordò con lui, versando da bere a entrambi una seconda volta.
“Comunque, ti è piaciuto il concerto?” domandò il più piccolo.
“Sì, non sono male. Molto diversi dalle nostre canzoni, ma tu eri abbastanza preso!” rise, bevendo ancora.
“Sono una persona poliedrica!”
Ohno per poco non si soffocò con lo champagne, scoppiando a ridere.
“Ehi!” si offese il più piccolo.
“Scusa, ma sai almeno che vuol dire?”
“Ovvio! Sei tu che magari non capisci!”
“Stupido!”
“Idiota!”
Fecero una pausa, prima di scoppiare a ridere insieme.
“Ok, decisamente questa roba è più forte di quello che potessimo pensare” fece dell’ironia Nino, rilassandosi. Stava bene, nonostante la stanchezza per il viaggio, le ore in piedi ad aspettare fuori dallo stadio, le ore passate a ballare, saltare e cantare l’avevano provato molto, eppure stava bene, si sentiva tranquillo ed era la presenza di Ohno accanto a sé a farlo stare così. La sua compagnia era ciò che lo aiutava a rilassarsi, a volte anche più dei suoi stessi videogiochi, ma questo non gliel’avrebbe mai confessato.
“Vorrei fermare il tempo per stare con te. Vorrei fermare il tempo così non dovremo più muoverci” Ohno mormorò a bassa voce quelle parole, distogliendo Kazunari dai suoi pensieri.
Quando Nino lo fissò sorpreso, Ohno spiegò: “È un verso dell’ultima canzone, vero?”
Il più piccolo annuì, restando a osservarlo, ma Ohno non disse più nulla, volse il viso verso l’esterno della cabina, le gambe accavallate e una mano a reggere il mento.
Poco dopo, ancora una volta sentì la sua voce intonare quella stessa melodia. Una, due, tre volte, sempre lo stesso medesimo verso.
“Vorrei fermare il tempo per stare con te. Vorrei fermare il tempo così non dovremo più muoverci” continuò a canticchiare.
“Oh-chan, sei ubriaco?” gli chiese piano Nino, osservandolo da sotto in su. Non capiva proprio perché si stesse comportando così.
“No” rispose solamente l’altro, sorseggiando ancora quel vino particolare, gettando uno sguardo perso all’esterno.
Il più piccolo strinse tra le dita il proprio flute e si sedette accanto a lui, posandogli una mano sulla spalla.
“Satoshi…” lo chiamò in un mormorio basso che fece comunque voltare il ragazzo.
“Vorrei fermare il tempo per stare con te. Vorrei fermare il tempo così non dovremo più muoverci” ripeté, stavolta senza alcuna musicalità nella voce. Satoshi guardava Kazunari negli occhi, sollevando una mano, passandogliela lentamente sulla guancia.
“Stai ancora cantando?” gli chiese Nino, sentendo le dita calde solleticargli il collo.
“No” sussurrò Ohno, avvicinandosi ancora di più a lui. Il suo profumo misto al fiato leggermente alterato dall’alcol fecero rabbrividire Kazunari. “No, questo è ciò che desidero da sempre, ora più che mai” ammise, sfiorandogli le labbra a ogni parola, prima di azzerare completamente la distanza tra loro.
Nino si concesse al bacio, lasciando cadere a terra il bicchiere che si frantumò in piccoli pezzi, portando la mano libera tra i capelli del Riida.
“Questo ti costerà un piccolo extra, Sami” bisbigliò Nino tenendo ancora gli occhi chiusi.
“Non importa” considerò l’altro, lasciando andare anche il proprio calice. “Sono disposto a pagare qualunque penale” scherzò, stringendolo in vita.
Kazunari si sollevò sulle ginocchia, spostandosi a sedere cavalcioni sulle gambe del Riida per poterlo abbracciare meglio. Il calore del corpo del più grande che si univa al suo e ancora il verso di quella canzone gli rimbombava in testa come una colonna sonora.
Come una promessa che non avrebbe mai avuto fine.

Note: allora, non sono mai stata a Londra (ci è andata mia mamma prima di me e il che è tutto dire) non ho idea di come siano fatte le ‘champagne capsule’, né quanto lo stadio di Wembley disti dal luogo in cui si trova la ruota panoramica.
Non sono riuscita a trovare degli orari di apertura dell’attrazione da nessuna parte, per cui non ho specificato né quando è iniziato il concerto, né quando è finito, né se fossero o meno in tempo per salire sulla ruota panoramica. Info prese da: London Eye

Lo scambio di battute a cui Ohno e Nino alludono riguardano questo video che io ho trovato molto divertente e magari dovrei anche decidermi ad anno nuovo a ringraziare le ragazze di quel forum visto che mi sono fatta una cultura per merito delle loro traduzioni

I video che mi hanno fatta compagnia durante la scrittura, specie per la parte riguardante il concerto sono questi: Last train home

Shinobi VD. Dragon Ninja

Rooftops

Questa è la canzone da cui è presa la citazione Last Summer

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