Gli Arashi appartengono a se stessi e con loro non ho nulla a che fare. I fatti di seguito descritti sono frutto della mia fantasia, niente di quanto riportato è realmente avvenuto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Questa storia è stata esplicitamente richiesta da
witch81 per
questo meme. Non avendo lei possibilità di connessione al momento, la richiesta è avvenuta via sms, perché noi siamo pignole e facciamo le cose per bene u_u.
Una flashfic Sho Sakurai/Aiba Masaki con il prompt: respiro.
Io ho amato questa richiesta, sappiatelo!
Rating: leggerissimamente angst, taaanto fluff sul finale.
Cullato dal tuo respiro
Si era svegliato di soprassalto: le lenzuola rivoltate, il cuscino a terra e Sho ansimava pesantemente, ancora sconvolto dal sogno che aveva fatto. Un incubo, in realtà, e meno male che era stato solo quello.
Gli era sembrato così reale, sentiva ancora nel cuore l’ansia e l’inquietudine, si chiedeva se mai quelle sensazioni sarebbero riuscito a farle scomparire del tutto.
Si alzò dal letto, raggiungendo il bagno per darsi una rinfrescata, aprì la manopola dell’acqua,lasciando che si intiepidisse e si spogliò, prima di entrare nel box. Fuori le temperature erano molto alte, eppure lui sentiva freddo, un gelido manto gli attanagliava il cuore.
Tornò nella camera d’albergo osservando tutto attorno: sembrava così grande e vuota. Stava per rimettersi a dormire quando un pensiero incoerente gli attraversò la mente. Diede uno sguardo distratto all’ora: le tre e mezzo del mattino. Era ancora presto per girovagare per i corridoi, se l’avessero visto che scusa avrebbe potuto inventare? Non gli importava al momento! Ci avrebbe pensato se e quando sarebbe successo.
A piedi scalzi aveva superato la camera di Jun, poi la porta di quella di Ohno, l’ultima era di Nino, ma Sho si fermò prima.
Provò ad aprire e, come aveva immaginato, la stanza di Aiba non era chiusa a chiave. Entrò piano, in silenzio, per non disturbare il compagno.
Gli sarebbero bastati pochi istanti e poi sarebbe andato via, voleva solo assicurarsi che dormisse sereno.
Raggiunse la sponda del letto e si accovacciò per osservarlo: sorrise dolcemente, il suo Masaki riposava tranquillo, il respiro lento come solo chi si trova in compagnia di Morfeo può fare.
Stretto tra le braccia, l’inseparabile peluche nero.
Sho sorrise, sentendo il cuore colmarsi d’amore per quel ragazzo meraviglioso che aveva riempito la sua vita e l’aveva stravolta rendendola migliore. Masaki era la sua aria, Masaki era la forza che lo spronava ogni giorno a dare il meglio di sé.
Adesso che l’aveva visto poteva tornare a dormire, non voleva svegliarlo. Gli accarezzò un ciuffo di capelli, pettinandoli dietro l’orecchio, incantato.
Un sospiro più forte e Masaki si mosse ma senza destarsi. Sho scostò le coperte e prese il posto del peluche tra le braccia di Aiba.
“Mh… Sho -chan?” Domandò confuso e assonnato il cantante.
“Sssh, dormi… è ancora presto” Si tese a baciargli le palpebre che stavano per schiudersi. “Se hai caldo mi sposto” Mormorò in risposta.
Aiba scosse il capo, avvicinandosi a lui, strusciandogli il viso contro il collo, inspirando il suo buon profumo: “No, rimani” Sussurrò, prima che qualcosa nel suo subconscio facesse capolino, “Resta con me, ma gli altri… domani…”
Il rapper gli baciò piano una guancia: “Prima che si sveglino andrò via, dormi” Lo cullò, accarezzandogli i capelli e il collo.
Masaki annuì, cedendo nuovamente al sonno.
Sho non sapeva se l’altro avesse capito cosa gli avesse detto, se l’indomani avrebbe pensato di aver sognato o meno. Non gli importava, perché adesso era finalmente tranquillo e, stringendo tra le braccia Masaki, si sarebbe addormentato, cullato dal suono del suo respiro.