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La porta si era chiusa alle sue spalle e Rukawa vi si posò contro, stringendo tra le braccia Hanamichi, baciandolo con passione, mentre le mani si muovevano alla riscoperta di quel corpo forte.
Il rosso gli cingeva il collo e continuava ad accarezzargli i capelli, rabbrividendo quando sentì il tocco leggero di quelle dita contro la pelle.
Sospirò, allontanandosi dal bacio e posandogli la fronte sulla guancia calda: sentiva il respiro accelerato del compagno contro il viso e i suoi baci leggeri scendere sulla mascella e spostarsi sul collo, vicino all'orecchio. Hanamichi si strinse a lui, portando i loro petti a combaciare, poi le mani di Rukawa lo lasciarono per un istante orfano del loro tocco, spostandosi sulle spalle, per togliergli il giubbotto. Hanamichi si lasciò andare contro la spalla del compagno, mentre abbassava le braccia per aiutarlo a sfilargli l'indumento.
Rukawa lo abbracciò e il rosso si aggrappò ai lembi aperti della sua giacca elegante, muovendosi, per stringerlo completamente.
"Hana..." Rukawa lo chiamò in un sospiro, baciandogli lievemente l'orecchio. C'era qualcosa che non andava in lui: e se si fosse sbagliato, non interpretando nel modo giusto i segnali? Non voleva fare qualcosa di cui poi pentirsi.
Sakuragi lo guardò a sua volta e vide che Rukawa gli sorrideva dolcemente, preoccupato per lui.
"Non fare così, kitsune, che poi io non ci riesco..." disse, sorridendo a sua volta, leggermente imbarazzato.
Rukawa non comprese: gli prese il viso tra le mani, alzandolo un po' più verso di sé, e gli sfiorò ancora le labbra con un bacio.
"Non riesci a fare cosa?" chiese.
Sakuragi divenne subito rosso, non poteva non aver capito il motivo per cui l'aveva fatto entrare in casa sua... non... non poteva essere così addormentato!
"Baka kitsune! Stai rovinando l'atmosfera romantica!" gli fece notare, posandogli le mani sui fianchi e Rukawa sbuffò.
Si tolse la giacca, adagiandola sul mobile sotto la finestra e prese per mano il suo ragazzo, si avviò sicuro in camera da letto, accendendo la piccola luce sul comodino, avvicinandosi al materasso e voltandosi di nuovo verso Hanamichi.
"È questo che mi stai suggerendo?" gli chiese, sfiorandogli ancora il viso e accarezzandogli con il pollice il dorso della mano.
Hanamichi annuì e mosse un passo verso di lui, poi sollevò le braccia e si sporse per baciarlo: un bacio lungo e sentito dal quale ritrovò coraggio e fiducia in se stesso. Era sicuro di quello che voleva e voleva che Kaede capisse perfettamente che fosse certo di ciò che stava facendo, per non rovinare tutto poi con eventuali incomprensioni dei suoi gesti. Era inesperto, certo, ma consapevole e voleva fare l'amore con lui.
Lo fece sedere sul proprio letto, invitandolo a salire completamente e Kaede ubbidì, dopo essersi tolto le scarpe, calciandole senza neanche slegare i lacci.
Hanamichi si inginocchiò sul materasso vicino a lui e Kaede lo abbracciò, baciandolo appena, prima che Sakuragi si scostasse ancora.
"Kaede, io... c'è una cosa che devo dirti... ecco, io non ho... mmm..."
Rukawa sorrise e lo tacitò con un bacio, aiutandolo a stendersi sul letto, sovrastandolo con il proprio corpo. Hanamichi alzò le braccia posandole su quelle del moro, e quando si separarono, il moretto sussurrò: "Lo so..." accennando un piccolo sorriso.
Hanamichi arrossì leggermente e proseguì: "Ehm... no, io intendevo, in nessun senso..." specificò.
Kaede gli accarezzò una guancia, incastrandosi tra le sue gambe, baciandogli lo zigomo: "Sì, so anche questo..."
"Ehi, come sarebbe?"
"Doaho... beh, si capisce..." gli disse prendendolo un po' in giro e Sakuragi si accese subito.
"Guarda che anche se io non ho esperienza... so esattamente cosa stiamo per fare! L'ho deciso io!" ci tenne a precisare, facendogli notare che era stato lui a prendere l'iniziativa.
"Meglio allora che lo sappia anche tu. Perché anche per me è la prima volta e non volevo che ti sentissi a disagio..." lo prese in giro, facendogli scorrere una mano lungo il fianco, infilando appena le dita oltre l'orlo della felpa.
A quella rivelazione, Hanamichi smise di far vagare le sue mani sulla schiena volpina e lo guardò con stupore.
"Davvero?" chiese ingenuamente.
"Secondo te?" domandò retorico Kaede, mentre arcuava un sopracciglio decidendo se considerare seria o meno quella domanda. Eppure tempo fa avevano affrontato l'argomento e credeva di essere stato abbastanza chiaro!
"Io credevo che con Sendo..."
Kaede non lo lasciò concludere, chiudendogli la bocca con un bacio, riprendendo a esplorare il suo petto e strizzandogli appena la punta di un capezzolo, entrambi inturgiditi a causa di quelle sottili carezze, facendo gemere il rosso nel bacio.
"Devi proprio nominare altri ragazzi mentre siamo in certe situazioni?" domandò, scoccandogli un'occhiata significativa.
Hanamichi rise appena, divertito da quella sua chiara gelosia, e lo abbracciò, facendolo cadere su di sé, sussurrandogli all'orecchio: "Ti amo, Kaede!"
Kaede si irrigidì e Hanamichi se ne accorse.
Lo lasciò libero di risollevarsi un poco, per riuscire a guardarlo e si morse un labbro: forse non era stata una grande idea dirglielo. Forse per Kaede era ancora presto, non avrebbe voluto legarsi completamente a lui, anche se stavano per fare l'amore non era detto che fosse pronto a sentirsi dire certe cose, in fondo, aveva avuto una giornata particolarmente intensa e ricca di emozioni e...
Rukawa gli posò una mano sulla guancia: "Smettila!" gli disse.
Hanamichi spalancò gli occhi, non comprese subito: "Cosa?"
"Smettila di pensare, Hana..."
"Ma ti sei fermato... e io pensavo..." cercò di spiegare il rosso, confuso.
"Appunto, non farlo... non devi pensare niente, solo a questo..." gli disse, sfregandosi leggermente su di lui e portando il proprio inguine a contatto con la coscia di Sakuragi: era inconfondibilmente eccitato.
Hanamichi aprì la bocca, sospirando piano, senza riuscire a parlare: "Ma..."
Che era successo, d'improvviso? Prima lui non era così!
"Sei stato tu..." spiegò Kaede. "Quello che mi hai detto, Hana..." si abbassò su di lui per baciarlo, arrotolandogli la maglietta sul petto e sfilandogliela dalla testa, una volta che riuscirono a staccarsi.
"Ti amo anche io, doaho... ma avevo paura che se te l'avessi detto ti saresti spaventato... credevo che fosse troppo presto" continuò, scendendo nuovamente a baciargli il viso e giù sul collo.
Hanamichi chiuse gli occhi, assaporando il dolce tocco dei suoi baci e l'eco di quelle parole. Lo avvertì risalire sul volto e gli disse: "Io sono sempre stato pronto, Kaede... è da tanto che sono consapevole di amarti.... e..." non riuscì a concludere, perché Rukawa gli catturò ancora le labbra, parlando prima che l'altro potesse riprendersi.
"Forse è solo un caso, ma..."
"Il caso non esiste, Kaede" lo interruppe Hanamichi sorridendogli e Rukawa, dopo averlo guardato per un momento, riprese il concetto.
"Se c'è una cosa di cui ringrazio mia madre per quello che ha fatto è che, se lei non avesse agito in modo così egoista, noi adesso non saremo qui. Probabilmente non ci saremo mai incontrati, Hanamichi, e tu non avresti stravolto in meglio la mia vita" gli disse con trasporto. "Credo che ognuno si costruisca il proprio Destino con le sue sole forze, lo sai, ma dopo tutto quello che ho passato e, soprattutto negli ultimi giorni, credo che io e te fossimo da tempo destinati a stare insieme".
Hanamichi gli sorrise ancora più apertamente, emozionato per le parole che il suo volpino, insolitamente ciarliero e dolce, aveva appena pronunciato.
Sakuragi annuì e lo baciò ancora: il tempo delle parole era finito, avevano chiarito quello che provavano l'uno per l'altro, adesso, dovevano dimostrarselo.
Rukawa gli prese le mani e se le portò sul petto, sulla camicia poiché voleva che partecipasse.
Il rosso mosse piano le dita, accarezzandolo da sopra la stoffa e liberandolo del gilet, prima di passare a sfilare dalle asole, uno per uno, i bottoni di madreperla della camicia di lino.
Lasciò che questa gli scivolasse via dalle spalle e Kaede sfilasse le braccia, per tornare ad abbracciarlo nuovamente: ora si trovavano petto contro petto e i capezzoli duri si sfioravano tra loro, torturandosi a vicenda, mentre i ragazzi si perdevano in baci infiniti e umidi.
Abbandonata la bocca di Hanamichi, Rukawa si era spostato a tempestare di morsi il suo collo, facendo inarcare il compagno che schiuse le gambe, solo per stringergli le cosce sui fianchi, facendo scontrare in questo modo i loro piaceri, sempre più forti.
Hanamichi sospirava pesantemente, mentre, con le mani sulla testa del suo amante tentatore, assecondava i movimenti sul proprio corpo e muoveva il busto, impaziente.
Rukawa sorrise: giunto all'altezza del suo inguine, posò la guancia tra le gambe e Hanamichi, osservandolo, sussultò. Kaede se ne accorse e lo guardò dal basso verso l'alto, sorridendo malizioso, sollevandosi, inginocchiandosi tra esse e sfiorando l'ingrossamento nei pantaloni.
Hanamichi si portò una mano alla bocca, mordendosi le nocche, mentre muoveva a scatti il bacino: avrebbe voluto avere più controllo del proprio corpo, Kaede l'aveva toccato spesso, ma, stavolta, il suo modo di sfiorarlo sembrava diverso, atto a farlo impazzire velocemente. Rukawa lasciò andare la presa e invece di accontentare lui, come, forse, il rosso si aspettava, portò una mano ai propri pantaloni, allentandoli e cominciando a sfiorarsi piano, mentre Hanamichi lo osservava allibito, concentrando la sua attenzione su quella mano diafana che scompariva al di là della stoffa scura dei jeans e della biancheria.
Si levò la mano dalla bocca e osservò incantato Kaede masturbarsi mentre il suo sguardo blu era fisso su di lui.
Con un cenno del capo Rukawa parve esortarlo a prendere anche lui una decisione e così il rosso fece: titubante, lasciò scivolare una mano sul proprio corpo, concludendo quello che il moro aveva cominciato e, sollevando il bacino, abbassò i pantaloni e gli slip stretti, imbarazzatissimo. Senza, però, smettere di guardarlo, prese in mano la propria erezione e cominciò a darle le dovute attenzioni e, senza che se ne rendesse conto, non vi era più alcuna traccia di imbarazzo sul suo viso.
Kaede sorrise, osservando i risultati di quella specie di 'sfida' tra loro e si alzò dal letto: afferrò Hanamichi per i fianchi e, con un movimento veloce delle mani, lo lasciò completamente nudo. Per un attimo Sakuragi pensò che finalmente adesso si sarebbe dedicato a lui, ma Rukawa, allungandosi sul suo corpo, gli sussurrò all'orecchio: "Continua, Hana, non smettere!"
Hanamichi ebbe un sussulto, preoccupato per quel lampo che vide comparire nel suo sguardo, sentendo un piacere crescente invaderlo, mentre Rukawa, con la bocca, gli torturava l'orecchio, segnandone con la lingua il padiglione, scendendo in una scia umida sul collo. Si volse per poterlo baciare, ma Kaede gli sfuggì scaltro: deviando sulla spalla e sul muscolo contratto del braccio che il compagno stava usando per darsi piacere, in un percorso in discesa.
Giunto sul dorso della mano, lo baciò appena e con l'altra, guidò quella di Hanamichi verso di sé, mentre si spostava con il viso a osservare la pienezza della sua eccitazione: Hanamichi deglutì, richiamandolo. Se aveva capito bene le sue intenzioni, era sicuro che sarebbe morto: era una cosa troppo imbarazzante, ma Rukawa non gli diede il tempo di pensare oltre che inglobò completamente il suo piacere, tenendo ferma la sua mano su di sé.
Il primo istinto di Hanamichi era stato quello di smettere immediatamente il massaggio, ma Rukawa voleva che continuasse insieme a lui.
Hanamichi schiuse di più le gambe, per permettere al moro di muoversi su di sé e poterlo assaporare sempre più a fondo, completamente. Rukawa si muoveva su di lui tracciando percorsi a caso guidato dall'istinto e dai sospiri di Hanamichi.
Il moro era risalito sul materasso, posizionandosi tra le sue gambe, senza che Hanamichi se ne accorgesse: allontanandosi da lui, lasciandolo improvvisamente solo, al freddo. Questo Hanamichi provò, quando non sentì più le labbra di Rukawa sul proprio corpo. Lo osservò e si accorse che anche lui adesso era completamente nudo e lasciava vagare le sue belle mani sul suo corpo, facendolo rabbrividire.
Rukawa riprese a masturbarlo piano, completando il lavoro che la bocca aveva lasciato a metà, ma ancora non gli permise di raggiungere il piacere assoluto, sembrava quasi che sapesse quando fermarsi, per non accontentarlo.
Le dita di Kaede scesero sempre di più, sfiorando la pelle liscia tra i testicoli e il sedere, spingendosi affondo, sfiorando la sua apertura, in un movimento quasi casuale.
Hanamichi si tese come una corda di violino, vibrando di aspettativa: un'improvvisa ondata di calore lo pervase e il rosso mugolò.
"Kaede..." chiamò il compagno e quando aprì gli occhi, leggermente velati di lacrime che per la frustrazione si erano formate sotto le sue palpebre, vide che il cugino lo osservava serio, mentre le sue dita, incessanti, lo accarezzavano.
"Rilassati, Hana..." gli disse Rukawa, per rassicurarlo, mentre con la mano libera massaggiava le sue gambe, solleticandone l'interno dolcemente, tornando sul suo piacere. Con i polpastrelli seguiva uno strano percorso sul suo sedere, premendo leggermente la punta dell'indice al suo interno, forzandolo per la prima volta.
Hanamichi strinse gli occhi e le mani sulle lenzuola, tirando indietro le labbra: Kaede si fermò. Era sbagliato, Hanamichi era troppo rigido, gli avrebbe fatto male, molto più male così.
Si allontanò da quel punto sensibile, ma senza far venir meno il contatto tra loro e gli parlò in un sussurro, prendendogli una mano, facendo sì che allentasse la presa sulla stoffa: "Hanamichi... guardami..."
Si spostò ad accarezzargli il viso e, quando Sakuragi puntò i suoi occhi scuri su di sé, gli sorrise, gli baciò le labbra e prese ancora la sua mano, portandosela alla spalla.
"Toccami, Hana... sono qui" gli disse.
Hanamichi non era solo, non avrebbe sofferto credendo che lui non ci fosse. Sakuragi mosse piano le dita, sfiorandogli il braccio e spostandosi sul petto, sul torace candido e quella pelle che sapeva essere liscia come seta. Distrattamente la lasciò scivolare sulla parte sinistra, incantato, e Kaede, osservando ogni suo più piccolo cambiamento di espressione, tornò a prepararlo piano, riuscendo a spingere appena un dito al suo interno, trovando un morbido accesso. Sollevato che si stesse rilassando, premette ancora più dentro di lui, cercando di aumentare gradualmente la pressione e il numero di dita per poterlo preparare meglio.
Hanamichi lo guardò sorpreso e Kaede si fermò: forse aveva osato troppo, ma il ragazzo non aveva quell'espressione confusa e stupita per la strana presenza in sé. Nel suo vagare sul corpo del compagno, Hanamichi aveva posato il palmo sul suo cuore, sentendone il battito incredibilmente veloce: come il proprio.
"Ti ho fatto male?" chiese confuso Rukawa, chinandosi su di lui. Hanamichi scosse piano la testa, facendo scivolare le braccia sulla schiena sudata del suo ragazzo.
"No... Kaede... il tuo cuore batte... velocissimo!" constatò con espressione ingenua, come se la considerasse una cosa impossibile.
"Sciocco... perché non dovrebbe?" il moro gli baciò castamente le labbra e Hanamichi arrossì e sorrise.
Lasciò scendere una mano sul suo braccio teso che lo preparava, incitandolo a continuare, mentre l'altra scivolava sulle gambe di Rukawa, accarezzandole spingendosi tra di esse; abbassò lo sguardo, mentre prendeva completamente in mano il suo sesso, sentendolo teso, cominciando a muoverla sulla sua carne, poi riportò gli occhi su di lui.
"Preparami, Kaede" chiese, accompagnando quelle parole con una stretta sul suo corpo e muovendo il bacino per far scivolare meglio le dita.
Il rosso irrigidì i muscoli solo per qualche secondo, prima di affidarsi completamente al compagno: Kaede lo baciò con trasporto, costringendo la sua lingua a seguire e contrastare i movimenti frenetici della propria, mentre con due dita si muoveva finalmente in lui e sentiva Hanamichi sciogliersi sotto il suo tocco.
Nel momento in cui mise fine al bacio, lo lasciò libero e Sakuragi emise un lungo sospiro di disappunto.
Kaede sorrise e, guardandolo intensamente, gli prese le gambe, aprendole per sé: Hanamichi capì e un senso di aspettativa ed emozione lo colse, frenetico. Lasciò andare il sesso del compagno che ancora stringeva e si tenne a lui per le braccia.
Kaede si posizionò contro di lui, lasciando scivolare la punta del suo membro, contro il sedere del rosso, accarezzandolo in quel modo così particolare e Hanamichi rise appena.
"Mi fai il solletico, Kitsune..." riuscì a dire tra i sospiri, anche se la sensazione che quel gesto gli provocava non riusciva a spiegarla.
"Doaho..." lo riprese Kaede, un po' offeso. Ma a volte collegava il cervello prima di parlare?
Hanamichi arrossì, forse conscio solo dopo del cosa una frase del genere poteva significare e tentò di correggersi, ma senza riuscire a dire nulla in realtà.
Rukawa allora gli sorrise malizioso e 'per punizione' continuò a torturarlo, ripetendo più volte quello stesso movimento. Solo quando sentì Hanamichi chiedergli in un soffio quasi supplice di accontentarlo, piano lo penetrò. Erano così eccitati entrambi che Kaede, non appena entrò solo con la punta dentro di lui, risucchiato dalle pareti strette del suo ano, avrebbe tanto voluto sprofondare con un colpo forte dentro il compagno: non seppe, però, neanche lui come, ma si trattenne, avrebbe avuto tanto tempo per sperimentare con lui nuovi modi per amarlo.
Adesso, voleva solo che Hanamichi ricordasse la loro prima volta, nel modo più piacevole possibile. Mentre si spingeva con calcolata lentezza, centimetro dopo centimetro, dentro il suo corpo, Rukawa osservava attento il viso del compagno e gli accarezzava il membro teso per aiutarlo a provare piacere immediato.
Quando, finalmente, con un sospiro lungo, ributtando tutto il fiato che, inconsapevolmente, aveva trattenuto, Kaede lo fece completamente suo, si fermò.
Hanamichi respirava piano, cercando di capire quelle sensazioni che l'avevano invaso, sentendosi strano: aveva Kaede dentro di sé, lo sentiva, sentiva che lo riempiva e lo completava, era una sensazione bellissima. Erano uniti completamente, parte l'uno dell'altro.
Il rosso sentì un calore forte sprigionarsi dal cuore, costringendolo a battere veloce, e invaderlo.
"Hana?" preoccupato, Kaede l'aveva chiamato, notando lacrime incontrollabili rigargli le guance, ma Sakuragi, comunque, sorrideva.
Il rosso allungò le braccia, avvicinando Kaede a sé, unendosi a lui in quella stretta che, per il movimento inaspettato, costrinse il moro a muoversi in lui, imprimendo una prima, involontaria spinta.
Hanamichi gemette direttamente nel suo orecchio, baciandolo poi gentilmente, quando Rukawa gli sussurrò le sue scuse: avrebbe dovuto stare attento.
"Ti amo, Kaede!" gli disse di nuovo. "Sono così felice... grazie!" confessò, mentre chinava il volto, nascondendosi contro il collo e la spalla, inumidendo appena la pelle del compagno.
Rukawa, intenerito, lo strinse a sé: le sue erano lacrime di gioia.
Tranquillizzato, Kaede si mosse di nuovo, sentendo il suo ragazzo stringersi a lui e schiudere le labbra per emettere qualche gemito e sospiro. Sempre tenendolo contro di sé, infilò una mano tra di loro, impugnando l'erezione che sbatteva tra i loro addomi, accarezzandolo e muovendosi a tratti più veloce al suo interno, accelerando il ritmo e l'intensità delle spinte.
Hanamichi, quando Kaede cominciò a muoversi in lui in maniera più scandita, toccando con decisione quel punto nascosto dentro di sé, non resistette molto ancora e venne nella stretta volpina.
Kaede sentì quel calore umido scivolargli tra le dita e, quando Hanamichi si rilassò sul materasso e sentì le pareti del suo intestino ammorbidirsi e accoglierlo maggiormente, spinse con un po' più di forza, venendo a sua volta nel suo corpo caldo.
Tese le braccia sul materasso per non gravargli addosso e uscì piano da lui, prima di accasciarsi stremato al suo fianco. Posò la testa sul suo stesso cuscino e schiuse gli occhi per guardarlo: aveva il viso rivolto verso di lui e respirava lento a labbra socchiuse.
Kaede percepiva contro di sé il suo fiato leggero. Allungò un braccio cingendogli il torace, avvicinandolo a sé.
Hanamichi si rannicchiò contro quel calore rassicurante sospirando intensamente; dopo un po', schiuse le palpebre e immerse le sue iridi in quelle bellissime e accese di dolcezza di Kaede.
"Ciao..." gli disse, senza alcuna coerenza, imbarazzandosi lievemente.
"Ciao..." rispose il moretto, senza commentare, baciandogli la fronte umida, rimanendo in silenzio.
Poi, Hanamichi, senza guardarlo negli occhi, perdendosi nel chiarore della sua pelle, con espressione dolce, sussurrò: "Abbiamo fatto l'amore!"
"Sì..." rispose piano il moro.
"È stato meraviglioso, Kaede..."
"Non ti ho fatto male?" si preoccupò il volpino, carezzandogli la schiena.
"Mhmh... solo all'inizio, ma perché ero un po' teso..." spiegò, poi, titubante, chiese: "A te è piaciuto?"
Rukawa lo costrinse ad alzare il viso verso di lui e gli baciò il mento: "Sì... perché?" domandò, aveva letto qualcosa sul suo volto, ma non riusciva a comprendere. Cosa lo lasciava così confuso?
Lui era stato benissimo stretto dentro il suo calore, abbracciato nel tepore del suo corpo, in modo perfetto, Hanamichi gli si era donato con fiducia e adesso era perplesso.
"Beh... i... io, ecco non lo so con certezza, ma forse... credo di... uhn... troppo in fretta..." sussurrò, nascondendosi contro il petto diafano per evitare di guardarlo in viso, anche se per tutto quello stentato discorso i suoi occhi avevano vagato ovunque per non incontrare quelli del ragazzo.
Kaede rimase perplesso, ma poi comprese e rise leggermente: "Hana, ti adoro..." gli disse sincero, senza controllare le parole prima di pronunciarle, glielo doveva e poi tutta quella tenerezza e dolcezza lo disarmava.
"È stato tutto perfetto, Hanamichi, tutto è avvenuto nei tempi giusti" lo rassicurò. "Anche per me è stato bellissimo così e poi, avremo tempo, Hana... tanto, tantissimo tempo per migliorare le nostre prestazioni" gli disse, facendolo arrossire ancora più intensamente di quanto non fosse già.
"Mmmmh, Kaedeeee..." si lamentò, imbarazzato, il rosso conscio che l'altro lo stesse prendendo in giro, burlandosi di lui.
Kaede lo strinse a sé, carezzandogli i capelli e con il corpo caldo di Hanamichi stretto al proprio, insieme, scivolarono lentamente nel sonno.
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Un brivido di freddo scosse il corpo di Hanamichi, ancora ammaliato dal sonno, costringendolo a rigirarsi nel letto. Voltandosi su un fianco e, strisciando piano di lato, il rosso allungò le braccia stringendo a sé una piacevole fonte di calore.
A sua volta, la calda coperta, nella quale si era avvolto, lo strinse e Hanamichi, confuso, socchiuse gli occhi, mentre un piacevole profumo a lui molto familiare risvegliava anche gli altri sensi. Alzò piano il volto e vide quello di Kaede addormentato, ricordandosi immediatamente il perché della sua presenza al proprio fianco. Lo abbracciò ancora più forte, posandogli le mani sulla schiena e accarezzandolo un poco; abbassò di nuovo il capo e si strinse a lui, affondando il volto sul suo petto, sfregando il naso contro la pelle delicata, ricoprendola di baci leggeri: si sentiva immensamente felice.
Era stato il risveglio più bello e dolce di tutta la sua vita e una miriade di sensazioni gli formicolavano in corpo e rischiavano di fargli perdere il senso di ogni cosa: quello che gli importava era solo quell'attimo in cui stava abbracciato al suo Kaede.
Con le labbra si spostò in alto, baciando la base del collo, infilando una gamba tra quelle del suo ragazzo e stringendola, lasciando che i loro piedi si sfiorassero.
Mugolò soddisfatto: era così sereno che se anche Kaede si fosse svegliato e avesse osato lamentarsi per tutta quella dolcezza, l'avrebbe riempito ancora più di coccole.
Il moro, sentendo tutto quell'improvviso movimento turbare la sua quiete, si destò, scostandosi un po', osservandolo a occhi socchiusi, cercando di metterlo a fuoco: si stropicciò un occhio con la mano e, quando tentò di parlare, Sakuragi lo precedette posando le sue labbra contro quelle volpine.
Rukawa emise un piccolo sospiro deliziato e le sue mani si spostarono ad accarezzare lente il corpo del compagno.
"Che c'è?" gli chiese in un sussurro.
"Niente!" rispose il rosso, sorridendogli dolcemente, senza smettere di guardarlo.
"Sembri troppo contento di prima mattina!" gli fece notare Kaede, pettinandogli i capelli, contribuendo, consapevolmente con quel suo gesto, a far sì che il suo sorriso si allargasse ancora di più.
"Sbagliato, kitsune... sono felice il che è diverso!" precisò.
Rimasero in silenzio, scambiandosi qualche bacio, di tanto in tanto, seguendo il sottofondo delle risate di Hanamichi che si lasciava scappare, in seguito ai brividi che il tocco delle mani o delle labbra di Kaede provocavano sulla sua cute.
Poi, alcuni rumori provenienti dalla casa principale irruppero in quella soffusa bolla di tenerezze. Anche il resto della famiglia si era svegliato e loro avrebbero dovuto raggiungerli: Kaede doveva dare alcune spiegazioni.
Hanamichi lo guardò con una leggera punta d'ansia e Rukawa se ne accorse, gli sorrise appena e lo baciò piano, si mosse, spingendolo a rotolare sulla schiena e gli fu subito sopra, mentre chiedeva accesso alla sua bocca. Hanamichi schiuse le labbra, lasciando che la lingua volpina lo esplorasse con morbida passione e le sue mani lo accarezzassero, fermandosi sui fianchi. Sakuragi gli cingeva il collo con le braccia, giocando con i suoi capelli, perdendosi nelle sensazioni di quel contatto caldo.
"Kaede..." lo chiamò, non appena si allontanarono l'uno dall'altro. "Forse dovremo andare" suggerì. Il moro annuì, baciandolo ancora sulle labbra, spostandosi da lui e infilandosi la biancheria, prima di alzarsi e cercare i pantaloni, per rivestirsi.
Hanamichi si sollevò a sedere, ma rimase fermo, al centro del letto, con le coperte tirate sulla pancia, indeciso.
Infilandosi la camicia, allacciando i bottoni, Kaede lo osservava: "Doaho?" lo chiamò, perplesso. A volte, davvero, trovava difficile interpretare quei suoi strani e repentini cambiamenti di umore, la sua mente elaborava tutta un'infinità di pensieri che si susseguivano veloci, non dandogli il tempo di soffermarsi troppo su una sola sensazione.
"Sì?!" gli rispose con voce un po' troppo acuta il rosso, insospettendo il suo ragazzo ancora di più.
Kaede, con la camicia ancora abbottonata per metà, si avvicinò al letto, posando un ginocchio sopra il materasso: "Non vieni?" domandò.
"Certo!"
"Allora perché sei ancora così? Non dirmi che sei diventato pudico, vero?" suppose, con quel piccolo doaho vergognoso non sapeva mai cosa aspettarsi.
"N... no, certo che no, solo... ehm... tu precedimi!" disse, facendogli cenno con la mano di allontanarsi.
Rukawa lo guardò affatto convinto: "Doaho!" lo rimproverò. "Smettila, andiamo!" e prese un lembo di coperta per incentivarlo a uscire dal letto, ma Hanamichi la riagguantò subito, tirandosela fin sul collo, arrossendo.
Adesso sì che la cosa era preoccupante: Rukawa non cedette, prese a strattonare la stoffa verso di sé per averla vinta e Sakuragi fu costretto a sollevarsi sulle ginocchia per mantenere una presa forte.
"Kaede, no... lascia... vai, io arrivo subito!" gli chiese, con una leggera nota di panico nella voce un po' tremante.
Kaede non capiva: cosa diavolo gli stava nascondendo?
Ma la risposta Rukawa la trovò da solo quando lo sguardo gli cadde oltre il corpo nudo del compagno, attirato dal suo fianco scoperto, dove poteva intravvedere la curva morbida del sedere, e si concentrò su una macchia scura sulle lenzuola bianche.
Immediatamente comprese quello strano, e alquanto fuori luogo, imbarazzo da parte del compagno e smise di tirare il lenzuolo. Hanamichi, impreparato, cadde nuovamente seduto, facendo ondeggiare il materasso, osservando le guance di Kaede colorarsi leggermente di rosa. Poi, il ragazzo prese in mano le scarpe e si fiondò in salotto per tornare alla villa principale.
Sakuragi rimase per un istante confuso e meravigliato di vedere il suo, apparentemente, insensibile e indifferente ragazzo tutto d'un pezzo tentare quella fuga strategica: era solo colpa sua se non ci era arrivato prima, eppure doveva sospettarlo!
Hanamichi voleva solo evitare una simile reazione da parte di entrambi.
Quando sentì che l'altro stava aprendo la porta, veloce scese dal letto e corse da lui, frapponendosi tra l'uscio e il ragazzo, gettandogli le braccia al collo e baciandolo. Rukawa portò istintivamente le braccia a cingerlo e rispose al bacio, guardandolo confuso quando si separarono.
"Questo dimostra che ho ragione a dirti che sei una volpe addormentata... mi dispiace, Kaede, ecco io avrei voluto evitarlo. Però ammetto che eri davvero carino tutto rosso" gli disse, passandogli un dito sulle labbra.
"Ma ti ho fatto male? Perché mi hai mentito?" si preoccupò ancora Kaede.
"No, era la mia prima volta, sai che è normale... non ci pensare, va bene?"
Rukawa annuì e lo baciò di nuovo, ma Hanamichi, prima di lasciarlo passare, si sentì in dovere di fargli sapere una cosa: "É stato bellissimo... e..." si avvicinò a lui, sussurrandogli all'orecchio, "… non vedo l'ora di rifarlo!"
Rukawa lo guardò con occhi brillanti e un sorriso sfrontato, lo strinse a sé, non permettendogli di allontanarsi e allo stesso modo, con tono suadente, rispose: "Beh... tu sei già nudo, qui tra le mie braccia, se continui a tentarmi, non penso che dovrai attendere poi molto per vedere esaudito il tuo desiderio..." gli disse, solleticandogli l'orecchio con il suo fiato caldo e lasciando scendere una mano lungo la schiena ad accarezzargli una natica, sfiorando nel suo passaggio il solco centrale. Hanamichi gli mise le mani sulle spalle, staccandolo da sé, indignatissimo.
Boccheggiò un paio di volte, prima di riuscire a formulare un unico pensiero coerente: "Baka kitsune!" e scivolare via dal suo abbraccio nascondendosi nella sua stanza.
Disfò con impazienza le lenzuola, corse in bagno a riempire velocemente l'oblò della lavatrice e poi, solo dopo, vestirsi a sua volta per raggiungere il compagno che l'aspettava per risalire insieme in casa.
***
"Kaede!" Miyako si era alzata dalla sedia andando ad abbracciare il figlio, felice di rivederlo a casa sano e salvo.
Quando Haruhiko le aveva detto che stava bene e non dovevano preoccuparsi, si era un po' calmata, ma non si sentiva ugualmente tranquilla: sapere che la madre di Kaede, effettivamente, avrebbe potuto far valere i suoi diritti in quanto tale e portarglielo via la faceva sentire triste. Anche se non vi erano legami di sangue tra loro, Miyako l'aveva cresciuto e amato come fosse figlio suo e non voleva perderlo.
"Ciao, mamma..." le disse Rukawa e lei lo strinse ancora a sé, commossa.
"Vieni, facciamo colazione, tuo padre e tua sorella saranno qui a momenti..." Kaede si sedette vicino a lei e si versò un po' di succo in un bicchiere, allungando una mano verso il piattino con le fette di pane tostato: aveva stranamente appetito quella mattina.
"Kaede!" una seconda voce pronunciò il suo nome con la stessa apprensione che aveva sentito nella madre e Ayako gli fu subito vicina, ma al contrario di Miyako non fu tanto affettuosa.
"Come ti è saltato in mente di sparire così senza avvertire? Hai osato anche mentire ad Hanamichi! Siamo stati tutti in pensiero per te... io... io... io non ho parole per definire questo tuo stupido comportamento!" si sedette accanto a lui, cominciando a sorseggiare il suo tè caldo che la madre aveva preparato e versato nella tazza affinché si cominciasse a raffreddare. Conosceva bene le abitudini dei suoi figli e anche se erano ormai grandi, le piaceva comunque continuare a viziarli ogni tanto.
Una figura entrò poi silenziosa in cucina e il signor Kuroda guardò intensamente suo figlio, i loro occhi si incontrarono e Kaede parlò: "Mi dispiace avervi fatto preoccupare, non era mia intenzione, io volevo evitare di mettere tutti in allarme, ma... come mi è stato ricordato, facendo così ottengo solo di ingrandire di più la faccenda. Ho incontrato mia madre, ieri, perché dovevo parlarle di persona e sapere alcune cose che, in tutti questi anni mi hanno tormentato, dubbi e domande a cui solo lei poteva dare una risposta" spiegò.
"E ti ha aiutato, Kaede?" chiese Miyako posandogli una mano sul braccio.
Il moro, dopo aver riflettuto un attimo, la guardò e rispose: "Non come avrei voluto... non so cosa mi aspettassi, ma almeno ho capito qualcosa di me e paradossalmente anche qualcosa di lei e so che per noi non c'è futuro" disse, guardando il padre che comprese, in fondo, lui era l'unico tra i presenti ad avere conosciuto Yuna e a sapere come fosse in realtà ed era l'unico che avrebbe potuto comprendere ogni sfumatura che un'affermazione di quel genere sottintendeva.
Un silenzio carico di tensione si creò nella stanza e fu solo grazie all'insistente gorgoglio dello stomaco di Sakuragi che, discreto, era rimasto in disparte per permettere alla famiglia di chiarire, fece voltare varie teste nella sua direzione. Imbarazzato, con una mano a grattarsi la nuca e l'altra a reggersi lo stomaco affamato: era dal giorno prima che non toccava cibo, con la scomparsa di Kaede aveva anche dimenticato di cenare.
Hanamichi sorrise mesto chiedendo scusa: ma perché doveva sempre fare simili figure?
"Scusate, io... non volevo disturbare, volevo aspettare che finiste, ecco... io... ho fame e..."
"Doaho..." Rukawa attirò la sua attenzione al solito modo e Sakuragi si accese: "Grrr... maledetto volpino, è sempre colpa tua! Ieri ho saltato la cena per venirti a recuperare e adesso sono affamato, non voglio mica diventare scheletrico come te, sai? Il supremo Tensai ha bisogno di energie, se poi deperisco la squadra senza di me sarebbe nei pasticci..." sproloquiò, sedendosi anche lui a tavola, prendendo posto davanti al suo ragazzo, al fianco dello zio, lasciando alle due donne il privilegio di coccolarselo per un po'.
In un clima nuovamente sereno e tranquillo, contornato di chiacchiere e risa, battutine e battibecchi, la famiglia Kuroda finì di fare colazione, prendendosi anche più tempo del solito per stare insieme, incurante di eventuali ritardi nei quali ognuno di loro sarebbe incorso, chi per lavoro e chi per l'inizio delle lezioni.
***
"Kitsune, ti muovi? Ho fame, voglio andare a fare merenda!" Hanamichi, al termine degli allenamenti, era andato a dare una svegliata al suo volpino, rimasto per ultimo negli spogliatoi.
Come al solito, il moro si era trattenuto di più in palestra e adesso erano in ritardo: Ayako, stufa di aspettare il fratello, avendo un appuntamento con Ken aveva lasciato ad Hanamichi il compito di aspettarlo, ma, dopo una buona mezzora passata da solo a girovagare attorno al perimetro del campo, della volpe ancora non vi era traccia.
"Doaho... sei un pozzo senza fondo? Hai sempre fame!"
"Non è vero! Io brucio molte energie e devo reintegrare le vitamine, il calcio, i sali minerali... ah, come è dura e incompresa la vita di un genio!" fece teatrale, sedendosi sulla panca accanto a quella del compagno.
"Ma sei ancora così?" gli chiese, vedendo che stava seduto e si asciugava con tutta calma i capelli, passandosi lentamente il cappuccio dell'accappatoio sulla testa.
"Nessuno ci rincorre, doaho... toh!"
Frugando nella propria sacca, Kaede lanciò al rosso una barretta di cioccolato che teneva per le emergenze.
"Oooh, buono!" disse contento Sakuragi, scartando l'involucro di carta stagnola. Morse un pezzo di cioccolato e, masticando compiaciuto a bocca piena, tese parte dello stecco al moro: "Ne vuoi? È buona!"
"Lo so, doaho, è mia!" disse, lasciando andare il cappuccio, voltandosi verso di lui con sguardo ironico.
"Uff... quanto sei antipatico! E poi scusa, perché mi chiami sempre doaho? Io non ho fatto nulla... mi tratti sempre male!" si imbronciò, consolandosi con un altro bel morso di cioccolato.
"Non ti tratto male, doaho..." rispose Rukawa.
Ed era vero: nelle sue intenzioni Kaede non voleva trattare male il ragazzo, ma apostrofarlo in quel modo era più forte di lui. Era una sorta di soprannome affettuoso che neanche si rendeva conto di usare come fosse una cosa naturale.
Hanamichi lo guardò di sbieco e Rukawa sbuffò, alzandosi dalla panca e infilandosi la biancheria e i pantaloni, restando a petto nudo, osservandosi allo specchio, per sistemarsi i capelli. Dal riflesso, vide Hanamichi finire velocemente il suo snack e lanciare la pallina di carta nel cestino e fare canestro.
"Hai visto?" gli disse contento Sakuragi, sentendosi osservato.
Rukawa si voltò verso di lui e si avvicinò di un passo: "Doaho..." mormorò.
"Mmmh quanto non ti sopporto, Kaede... grrr! E non sopporto me stesso, quando non riesco a insultarti come si deve! Sei un... un... una volpe tentatrice! Anche se me lo dici con quel tono morbido, gentile e... e... suadente è sempre un insulto" specificò, guardandolo dal basso verso l'alto, quando l’altro fu troppo vicino e fu costretto ad alzare il volto.
"Doaho..." sussurrò nuovamente Rukawa prendendogli il viso tra le mani e tirandolo un po' verso di sé, mentre si chinava sulla sua bocca sporgendo fuori la punta della lingua. Segnò il contorno delle labbra ripulendole da alcune tracce di cioccolato.
Hanamichi comprese il gesto compiuto dal compagno e incurvò le labbra in un sorriso, catturando quelle dolci del compagno tra le proprie, recuperando tracce del sapore della barretta che aveva mangiato.
"Sei una volpe furba... potevi dirmelo, invece di fare tutte queste scene" lo rimproverò divertito.
Rukawa si portò cavalcioni sulla panca, spingendo il compagno per le spalle fino a farlo stendere, curvandosi su di lui: "Mh? Non so di cosa tu stia parlando..." fece vago.
Hanamichi rise, alzando le braccia per cingerlo, lasciando che Rukawa avesse campo libero e continuasse a baciarlo, ripulendolo completamente con la propria bocca dalle ultime tracce di sapore artificiale.
Rukawa si sedette sulle sue gambe, spostando le mani sul collo e il torace in un percorso in discesa.
"Mmm... Kaede, fermo..." lo ammonì Hanamichi, sentendo quelle mani intrufolarsi scaltre sotto la sua maglia, cominciando ad accarezzarlo.
"Bugiardo... stamattina hai detto una cosa che mi è parso avesse tutt'altro significato" lo guardò malizioso, scendendo a baciargli la mascella.
"S... sì... ma io non intendevo... qui, cioè è..." si guardò intorno preoccupato: la volpe non voleva davvero farlo di nuovo? La loro seconda volta sulla panca di uno spogliatoio, vero?
"Hana, scherzo!" lo riprese il moro, guardandolo con rimprovero e allontanandosi da lui, tornando seduto dritto, aiutando Sakuragi ad alzarsi.
Hanamichi lo osservava con la bocca socchiusa e si avvicinò a lui: non voleva farlo arrabbiare. Per un attimo aveva creduto che si sarebbero spinti più in là, ma era stato solo un piccolo attacco di panico, dovuto all'inesperienza: sapeva che Kaede aveva grande riguardo per lui, i suoi gesti, ogni suo sguardo, ogni bacio lo facevano sentire amato.
Si spinse in avanti, più vicino a lui accavallando le gambe su quelle del moro, portandosi in quel modo vicinissimo per poterlo abbracciare: posò le labbra a stampo su quelle di Rukawa e gli sorrise: "Lo so... so che stavi giocando... scusa... non ho mai pensato che volessi, sì, insomma, qui... ecco" tergiversò con le parole.
Kaede fece scivolare le braccia attorno alla vita del rossino, baciandolo con trasporto: "Io ti amo, Hana..."
Sakuragi arrossì, sentendo il cuore esplodergli di felicità: non pensava di poter risentire tanto presto da lui una dichiarazione del genere, ma evidentemente c'erano ancora tante sfaccettature della sua volpe che doveva scoprire.
"Sì, lo so, amore..." si azzardò a chiamarlo in quel modo, arrossendo subito dopo, abbassando lo sguardo. Si sentiva tanto idiota in quel momento, un idiota innamorato... accidenti a lui, perché doveva essere così sincero e smisuratamente romantico?
Rukawa gli sorrise appena, baciandogli le labbra piano, scuotendo la testa: era un doaho dolcissimo il suo, sarebbe potuto annegare nella sua dolcezza e, a dire il vero, la cosa non gli dispiaceva poi tanto.
Hanamichi lo guardò di sottecchi e cercò di riprendere un po' della sua spavalderia, dicendo vago: "Sai una cosa, però... si dice che, di tanto in tanto, per mantenere viva la passione, si debbano sperimentare anche nuove... mmm... situazioni con il proprio partner e fare l'amore in posti inconsueti sia una delle esperienze consigliate..." ragionò con tono da uomo vissuto.
Rukawa lo ascoltò interessato e, avvicinandolo con uno strattone ancora di più a sé, arcuando un sopracciglio, domandò: "È una proposta, Hana?"
Il rosso rise appena, sporgendosi per baciarlo ancora, quando una voce intrusa gli fece capire che non erano più soli.
"Oh guardali, Hisashi, non sono carini?"
"Sì... c'è una strana atmosfera qui dentro, non la avverti anche tu?"
Hanamichi si voltò di scatto vedendo fermi accanto alla porta Sendo e Mitsui che li osservavano compiaciuti e parlavano tra loro come se lui e Kaede non fossero presenti.
Sakuragi li osservava sconvolto e, sentendo che continuavano a parlottare, si strinse di più a Kaede nascondendosi contro la sua spalla: avevano rovinato tutto! Quei due rovinavano sempre tutti i loro momenti coccolosi.
I due giocatori si avvicinarono e, uno si sedette alle spalle di Kaede, l'altro dietro Hanamichi. Sendo accavallò le gambe e, puntando un gomito sul ginocchio, posando il mento sulla mano, con un largo sorriso, commentò: "Siete così teneri... è successo qualcosa?"
"Già..." gli fece eco il suo ragazzo, "non dovete dirci nulla?"
"No!" fu Rukawa a rispondere, mentre Hanamichi voltava il capo sulla sua spalla e li osservava con un occhio solo. "Che ci fate qui?" chiese la volpe.
Sendo lo guardò sorridendo apertamente: "Abbiamo chiamato casa tua, volevamo passare a salutarvi e volevo sapere dove sei sparito ieri, ma Ayako ci ha detto che non eri ancora tornato che vi aveva lasciati entrambi qui..."
"… e visto che io ero a metà strada l'ho accompagnato!" concluse per lui Mitsui.
Hanamichi si sollevò dal suo ragazzo, permettendogli di finire di vestirsi, mentre i due si avvicinavano meglio al compagno più piccolo e lo guardavano sorridendo.
"Che c'è? Che volete?" disse, osservandoli alternativamente, mentre Kaede teneva d’occhio le loro mosse dal riflesso dello specchio appeso al suo armadietto.
"Niente!" rispose Sendo. "Perché? Tu hai qualcosa da dirci?"
"No... io niente di niente. Siete voi che siete strani: mi fate paura!" disse, cercando di scansarli.
Sendo si mise a ridere del suo nervosismo e di tutto quello stare sull'attenti, pronto al peggio. Peggio che si manifestò per bocca di Mitsui: "Allora, confessa, l'avete fatto, vero? C'era un aria troppo... ehi!" si lamentò il moro, portandosi le mani alla testa, guardando malissimo Rukawa vicino a lui che teneva ancora in mano la borsa con la quale l'aveva colpito.
"Che cavolo prende anche a te? Perché mi hai picchiato?" si rivolse poi al suo ragazzo, fissandolo stordito, cercando di non fare caso al rosso tra loro: Hanamichi stava a bocca spalancata e occhi grandi e non smetteva di fissarlo, incapace di dire qualsiasi cosa.
"Beh, te lo sei meritato... non sono cose da dire" lo rimproverò Sendo, alzandosi dalla panca.
"Ma se l'hai pensato anche tu!" si giustificò la guardia dello Shohoku.
"Sì, ma io non l'ho detto... un po' di tatto!"
"Andiamo, doaho!" disse Rukawa, sollevando per un braccio il rosso, che sembrava aver perso ogni capacità di intendere e di volere, trascinandolo verso l'uscita.
Sendo scoppiò a ridere e li seguì: "Dai, Kaede, stavamo scherzando..."
***
"Kaede?"
"Mh?"
"Sei ancora arrabbiato?"
"Nh..."
"Eddai, stavano scherzando e poi Mitsui ha capito che la prossima volta deve tenere la sua boccaccia chiusa!" ridacchiò Hanamichi prendendo sottobraccio Kaede, mentre rientravano dalla serata passata coi loro amici. Erano andati a mangiare qualcosa insieme e
Kaede si era rifiutato di rivolgere la parola al sempai che cercava in tutti i modi di ottenere il suo perdono per l'uscita infelice che aveva avuto negli spogliatoi.
Mitsui non pensava davvero che Rukawa potesse essere tanto suscettibile.
Hanamichi, invece, aveva dimenticato subito l'accaduto e aveva tranquillizzato i suoi amici circa il cambiamento di umore avuto negli ultimi tempi dal moro: non era sceso nei dettagli, ma aveva spiegato un po' la situazione al posto del suo ragazzo che gli aveva dato il permesso di rivelare anche a loro qualcosa. Anche se si conoscevano da tanto, Rukawa era un po' restio a far conoscere qualcosa del suo passato, ma, come gli aveva fatto notare Sendo, avendolo usato come alibi, il minimo che potesse fare era spiegargli il motivo di questo mistero.
I ragazzi più grandi avevano ascoltato il sunto di Hanamichi non commentando nulla a parte il volersi sentir dire dallo stesso Rukawa che andasse tutto bene.
"Adesso sì" aveva risposto semplicemente guardando il suo compagno.
Il discorso poi era stato abbandonato e Hanamichi, Sendo e Mitsui avevano cominciato a rallegrare la serata chiacchierando di argomenti più leggeri che riguardassero il basket, la scuola o spettegolare scherzosamente sui loro amici comuni.
Ma anche dopo aver lasciato i due, Kaede sembrava ancora infastidito. Si voltò verso Hanamichi che gli sorrideva e strinse contro il torace il braccio di Sakuragi: "No, non sono arrabbiato, ma adesso non mi passerà..." disse.
"Ti... ti dà fastidio che lo sappiano? Tanto, anche se non abbiamo risposto l'avevano
capito, non capisco come possa essere possibile, ma erano piuttosto convinti" disse pensieroso.
"Non mi da fastidio che lo sappiano... non sono fatti loro, in nessun caso e non mi va che parlottino su di noi... sono cose nostre!" spiegò.
Sakuragi rise leggermente: "Ma dai... l'abbiamo fatto anche noi stasera... è un modo per scherzare... uhn... come posso dirti, stupide battute tra maschietti!" cercò di spiegare, anche se sapeva che a Kaede non sarebbe bastata una giustificazione di quel tipo.
"Doaho... non è questo il punto..."
"Lo so, Kaede... anche a me non va che facciano stupide battutine, anche se senza malizia o cattiveria su di noi è come se sminuissero quello che abbiamo. Lo so come ti senti, ma se restiamo offesi alla fine si divertiranno ancora di più."
"Umpf... il sempai non era così tanto divertito, però..." gli fece notare, guardandolo con la coda dell'occhio e sorridendo appena.
Hanamichi si scompose, camminando al suo fianco e restando a bocca aperta: "Kaede Rukawa sei pessimo, l'hai fatto apposta! L'hai fatto sentire in colpa di proposito!"
"Ovvio!"
Hanamichi scosse il capo: "E io che pensavo lo facessi per difendere il mio onore!"
"Tu sai difenderti da solo, Hana..."
"Sì, beh... ma che c'entra? Anche il Tensai, di tanto in tanto, potrebbe aver bisogno di ricevere certe attenzioni dalla sua volpaccia scorbutica" disse vago, frugando nella cartella e cercando il telecomando per aprire il cancello automatico.
Si volse poi a guardare Kaede con un sorriso e questi lo attirò a sé per la vita, fermandolo, prima che potesse entrare nel grande cortile.
"Così vuoi essere protetto?" chiese innocentemente.
Hanamichi arrossì, mettendogli le mani sulle spalle: "… veramente non ho detto proprio questo..."
"Sì, invece..."
"No, non capire solo quello che ti fa comodo, Kaede... io ho detto che se tu fossi più attento nei miei confronti..."
"Più di così?"
"Sì, beh... non è che mi lamento se mi accorgo che sei geloso di me, ma..." disse, facendo vagare lo sguardo a caso, evitando di incontrare quello di Kaede che lo stava scrutando divertito.
"Doaho..."
"… se, però, tu decidessi di batterti per me in un duello, che so..."
"Hanamichi..."
"… e poi, magari, sfidare draghi e fiamme per tenermi solo per te, io..."
"Hana..."
"Sì?" Hanamichi fermò le sue fantasie.
"Smettila di sproloquiare e baciami..." chiuse definitivamente il discorso il moro, tacitando il monologo del compagno.