[Slam Dunk] Our life is gonna change (8)

Feb 01, 2015 16:05

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"… cento!! Finito!"
Hanamichi aveva fatto l'ultimo canestro della giornata raggiungendo l'obbiettivo che da qualche giorno si era preposto così come Rukawa gli aveva suggerito: eseguire almeno cento canestri al giorno e se non riusciva, l'indomani, i restanti si sarebbero sommati ai cento del giorno successivo e così via.
Inizialmente, Hanamichi aveva avuto qualche difficoltà a rispettare il programma, ma a mano a mano che si allenava e perfezionava di volta in volta la tecnica di lancio, riusciva a completare l'allenamento in breve tempo, diminuendo sempre più i canestri mancati e aumentando i successi ottenuti.
Le prime volte, per essere sicuro che il rossino non battesse la fiacca, Rukawa gli stava spesso dietro, osservandolo allenarsi, trascurando i propri esercizi quotidiani, cosa che tra l'altro, lo portava sempre a fare tardi la sera: sia mai che Kaede Rukawa rinunciasse al basket per colpa di un principiante, semplicemente anteponeva la riuscita di Sakuragi alla propria.
E quando il cugino aveva notato questo suo modo di comportarsi, aveva cominciato a strepitare, rinfacciandogli di non avere fiducia in lui e di non credere alla sua parola di Tensai.
"Rukawa! Ho capito cosa stai facendo, sai? Non osare mai più... io mi sto impegnando seriamente e tu non devi starmi dietro in questo modo, se ti dico che eseguirò cento tiri al giorno, stai pur certo che non mi fermerò fino a che non avrò portato a termine il compito. E tu dovrai fidarti o questo lavoro di squadra non potrà definirsi tale!" così gli aveva detto, con espressione serissima, guardandolo negli occhi. Rukawa si era limitato a restituirgli l'occhiata impassibile, prima di annuire con il solito monosillabo e tornare ad allenarsi per conto proprio.
E così, anche quel pomeriggio, Hanamichi si trovava al campetto vicino al parco, dove Rukawa l'aveva portato diverse volte, ad allenarsi in solitudine. Sakuragi aveva preso l'abitudine di lasciare campo libero alla kitsune nella sua palestra: non voleva che, allenandosi nello stesso spazio, il moro potesse distrarsi dal suo lavoro e, inoltre, vederlo giocare e non poterlo sfidare lo faceva star male.
Lui avrebbe tanto voluto misurarsi con il suo rivale più grande: Hanamichi era convinto che, superando i propri limiti, giocando con Rukawa, sarebbe riuscito a diventare un giocatore migliore. Una volta battuto l'avversario avrebbe potuto dirsi un giocatore completo.
Ma il moro non aveva ancora alcuna intenzione di accettare la sua sfida e se lo faceva, quelle rare volte, allora Hanamichi perdeva già in partenza, perché Rukawa non gli faceva toccare palla e se spettava a lui tirare o compiere un'azione, questi non lo lasciava mai concludere. Hanamichi non si aspettava sicuramente un trattamento di favore, né era quello che voleva, non avrebbe avuto senso, ma voleva almeno che si togliesse dal viso quell'espressione di superiorità, come se stesse facendo un grande sforzo a giocare con lui, o peggio, che per lui, scontrarsi con Hanamichi, non fosse poi così diverso dal giocare da solo.
Avvicinandosi sotto canestro, Sakuragi recuperò la palla e prendendo una bottiglietta d'acqua dalla sacca che si era portato dietro, si sedette a bordo campo con la sfera arancione tra le gambe, facendola roteare, tenendola ferma con un dito.
Bevve un lungo sorso d'acqua, recuperando fiato ed energie e alzò il volto verso il ciel: era quasi sera e non tirava un filo di vento, sentiva le gocce di sudore colare lungo la schiena sul suo corpo accaldato, rabbrividendo per un attimo. Si rigirò tra le mani la bottiglia e si versò il restante contenuto sulla testa.
"Mi ci voleva proprio!" disse soddisfatto, scuotendo il capo mandando via le gocce in eccesso tra i capelli. Si passò una mano tra i ciuffi rossi, pettinandoli all'indietro con un sospiro. Fermò la palla che smise di roteare e si alzò nuovamente facendo un po' di stretching.
"Sakuragi?! Sei tu?" una voce a lui nota lo fece voltare sorpreso: era raro che qualcuno lo chiamasse per nome e lo riconoscesse in quella nuova città. Guardò oltre la recinzione del campetto, scorgendo Mitsui, l'amico di Rukawa e Ayako, che avanzava dall'ombra di un grande albero.
"Ohi... Mitchi, giusto?!" lo prese in giro.
"Modera il linguaggio scimmia rossa, cos'è tutta questa confidenza?" lo riprese, mentre Hanamichi sghignazzava.
"Cosa ci fai qui?" domandò la guardia.
"Mi alleno... ho finito i miei cento tiri per oggi e stavo per tornare a casa. Tu, invece?"
"Io sto andando a un appuntamento!" disse gongolante; Sendo abitava a qualche isolato da lì.
"Oh... sì, domanda inutile, dimentico con chi sto parlando!" gli disse, riponendo la roba nella sacca e chiudendo la zip.
"Sei solo invidioso!" ribatté l'altro, poiché aveva capito che Hanamichi si stesse riferendo al modo poco ortodosso in cui li aveva sorpresi a 'coccolarsi' la sera della festa di Kogure. Il rossino, infatti, poiché i due non si decidevano a tornare era stato mandato a richiamarli e li aveva trovati intenti ad amoreggiare.
Non si aspettava proprio che fossero ancora attaccati l'uno all'altro e nel vederli era rimasto momentaneamente interdetto. Non aveva mai visto insieme una coppia di ragazzi e l'intimità che aveva scorto tra i due lo aveva lasciato sorpreso... e a dirla tutta, anche un po' invidioso: aveva avvertito l'intesa che avevano instaurato, si percepiva al solo guardarli: non avevano paura del giudizio della gente, erano in pace con se stessi e con il resto del mondo.
Lui sicuramente non sarebbe stato così tranquillo in una situazione come la loro, si sarebbe messo mille problemi e paranoie di sorta.
E quando, infine, Sendo si era accorto di essere osservato, voltandosi aveva sorriso dolcemente, prima di assumere un'espressione altamente maliziosa, facendo al rosso una sorta di proposta indecente a tre, alla quale Hanamichi era arrossito e, sbuffando, era rientrato dentro di corsa, non dimenticandosi comunque di informarli del motivo per il quale era andato a cercarli.
"Ma dai, per così poco! Non ti facevo così pudico" lo rimbeccò il ragazzo più grande.
"È stato un momento di sbandamento il mio, non mi aspettavo di certo di trovarvi... così appiccicati. Non mi sconvolgo per così poco!" si giustificò.
"Sì, sì... dicono tutti così, secondo me dovresti scioglierti un po' anche tu e questa falsa timidezza scomparirebbe in un attimo!" fece il saccente, accompagnando Hanamichi a recuperare la bicicletta che aveva parcheggiato fuori dalla recinzione.
"Ma io, al momento, non sono interessato a nessuno... non ho intenzione di stabilire qui un nuovo record di..." si interruppe momentaneamente squadrandolo, indeciso se parlargli o meno: di certo, se avesse saputo, si sarebbe messo a ridergli in faccia.
Ma non ebbe bisogno di riflettere molto che venne preso in contropiede: "oh se ti riferisci alla storia dei tuoi fallimenti amorosi, so già tutto!"
Hanamichi lo guardò con gli occhi di fuori e la bocca spalancata per la sorpres; in quell'espressione, una muta domanda.
"Ayako!" si limitò a dire Mitsui e ad Hanamichi tutto fu chiaro: sicuramente la ragazza doveva aver appreso la notizia dalla madre che a sua volta era stata informata dalla sorella. La prossima volta che avrebbe sentito Minako le avrebbe fatto un bel discorsetto, si ripromise: non poteva di certo andare a raccontare in giro le sue disgrazie amorose, era molto sensibile al riguardo.
"E comunque, mi pareva che la nostra seconda manager non ti fosse poi così indifferente, o mi sbaglio?" domandò, mentre percorrevano insieme un tratto di strada a piedi.
"Ancora non lo so, voglio dire, è carina ma..."
"Rukawa, eh?" concluse per lui il moro, comprendendo bene quale fosse il problema, ma il rosso proseguì nel suo parlare senza avergli prestato attenzione apparente.
"Al momento non posso dire di avere molti assi nella manica, lo so. Per questo devo impegnarmi a fondo e diventare più bravo, così, una volta cominciata la scuola, quando entrerò a far parte del club, mi farò notare per quello che valgo: non posso permettere che continui a ignorarmi in questo modo!" disse convinto, con rinnovata forza.
Mitsui lo guardò un attimo stranito, perdendosi un momento in tutto quel discorso: non era sicuro su chi, dei due sopracitati, fosse il soggetto di quella frase. Sorrise, scuotendo il capo e lasciando correre.
Camminarono ancora per un po' insieme, quando Hisashi, giunti a un incrocio, dovette separarsi da Hanamichi: "io giro qui, Akira abita proprio in fondo alla via, sicuro che non vuoi venire a salutarlo? Ne sarebbe contento! Gli stai simpatico!" disse sorridendo.
"No grazie, non vorrei disturbare" replicò il rosso con ironia.
Proprio in quel momento, però, da una delle villette in fondo alla via, in lontananza, intravide uscire due persone. Sbatté le palpebre più volte, attirando in questo modo la curiosità di Mitsui che si voltò a osservare anche lui nella direzione in cui guardava il rosso.
Non appena si rese conto di quanto stava vedendo, scoppiò a ridere: "ma che ti ridi, teppista!" lo rimproverò Hanamichi tirandolo per un braccio e nascondendosi dietro un muretto.
"Che diavolo stai combinando tu! Perché ci stiamo nascondendo?" gli chiese sinceramente perplesso.
"Oh, beh... io... giusto, tu va! Io me ne vado da qui... ciao!" lo salutò, montando sul sellino e preparandosi a pedalare, ma Mitsui fu più veloce di lui, rubandogli la sacca da basket che teneva sulla spalla e portandosi nuovamente visibile al centro dell'incrocio.
"Ehi, ridammela!" sbottò indignato Sakuragi.
Che diavolo stava combinando? Non voleva essere visto lì, ma Hisashi pareva avere tutt'altre intenzioni, perché gli voltò le spalle cominciando ad avviarsi.
"Ehiii..." disse a gran voce per attirare l'attenzione delle due persone che stavano ferme a parlare.
"Sei in ritardo!" si sentì apostrofare dal suo ragazzo.
"Senti da che pulpito! E tu, allora? Per una volta che mi succede!" ripose sorridendogli.
"E poi ho una buona giustificazione" disse, indicando con un cenno del capo dietro di sé. Akira si sporse, ma non vide nessuno: nessuno a parte una ruota di una bicicletta che sbucava da dietro un muretto.
Guardò, perplesso, il ragazzo moro, senza capire.
"Ciao Rukawa..." salutò il nuovo arrivato.
"Senpai!" ricambiò cordialmente il moretto, mentre osservava confuso la sacca da ginnastica che questi gli stava tendendo.
"Ho incontrato Hanamichi al campetto, stava tornando a casa, ma visto che sei qui potete fare la strada insieme" disse.
Rukawa prese la tracolla, poggiandosela sulla spalla: "e perché questa ce l'hai tu?" domandò giustamente.
"Gliel'ho rubata, pensavo che mi avrebbe seguito, ma a quanto pare il mio piano non è riuscito. Ma sono sicuro che sia ancora lì, non vuole avvicinarsi, credo si vergogni!" fece l'occhiolino ai due e Sendo scoppiò a ridere.
Rukawa guardò i due scambiarsi uno sguardo complice e non si interrogò oltre, salutò con un cenno del capo, prima di allontanarsi.
"Sei pessimo lo sai!?" disse Akira che ancora se la rideva, mentre faceva passare il suo ragazzo dentro casa.
"Naa, io volevo solo divertirmi un po'... intanto ho un piano che voglio esporti, vieni con me!"
"Io veramente avevo altri programmi" gli disse, imbronciandosi seguendolo in casa e chiudendo la porta.
"Hentai, prima il dovere, poi il piacere!"

***

"Quello scemo di un teppista, ma la prossima volta che lo vedo gli mollo una testata che se la ricorderà fino a..."
"Doaho!"
Hanamichi azzittì il proprio monologo, quando sentì quella voce bassa vicinissima a sé.
Rimasero a fissarsi per qualche secondo, prima che Sakuragi reagisse: "baka kitsune, cosa vuoi?" disse sulla difensiva, stringendo le mani sul manubrio della bicicletta.
Rukawa si limitò a porgergli la sacca che il senpai gli aveva dato.
"Ah... grazie!" Hanamichi la prese e se la sistemò di traverso sulla spalla, scendendo dalla bicicletta. Adesso che erano insieme avrebbe fatto la strada in compagnia, anche se non sapeva se fosse meglio tornare da solo o con Rukawa, il cugino non era di certo un tipo chiacchierone e chissà cosa aveva pensato nel vederlo lì.
Si era nascosto come uno scemo per... non sapeva neanche lui perché avesse reagito così, vedendolo uscire da casa di Sendo.
Non erano affari suoi, era tutta colpa di Mitsui che gli aveva raccontato quella storia sul fatto che, tempo fa, la volpe e il giocatore stessero insieme e, per di più, non gliel'aveva neanche raccontata per bene! Adesso gli veniva normale mettersi mille paranoie sui due, nonostante sapesse benissimo quale legame unisse la nuova coppia.
"Come mai eri da lui?" si sentì chiedere, ancora prima di pensare a quello che stava facendo.
"Voleva vedere una partita dell'NBA che gli avevo detto di aver registrato dal satellite" fu la risposta.
Hanamichi lo osservò di nascosto definendo il profilo del suo viso: aveva sempre quell'espressione impassibile, come se nulla di quanto gli accadeva intorno lo sfiorasse, era frustrante non riuscire a interpretarlo.
Hanamichi non si era mai trovato ad affrontare una situazione del genere, era abituato al chiasso, alle chiacchiere, a gente sempre allegra e che dimostrava apertamente quello che pensava: un sorriso, una pacca sulla spalla, un gesto affettuoso. Con Rukawa, invece, era sempre un punto interrogativo che ce lo faceva rimanere male per la maggior parte delle volte.
Eppure, era stato con Sendo, chissà come aveva fatto Akira a instaurare un rapporto di quel tipo con lui? L'aveva mai visto sorridere? Aveva sentito spesso la sua voce parlare di argomenti comuni che non fossero solo il basket e qualche stentato monosillabo?
Era davvero curioso.
"Io... io non ho mai visto una vera partita di basket" disse, senza aspettarsi nulla in realtà, era una semplice constatazione che, volendo, avrebbe anche potuto tenere per sé.
Cosa voleva ottenere? Forse fare un po' di conversazione in più per riempire quel silenzio pesante, ma Rukawa rimase zitto, continuando a camminare, come se non l'avesse neanche sentito.
Hanamichi, perso in quei pensieri, osservò dritto davanti a sé le ombre che i tetti delle case, i lampioni e gli alberi proiettavano sull'asfalto allungandosi a mano a mano che il sole calava.
Perché non aveva chiesto a lui di vedere insieme la partita? Magari gli sarebbe potuto servire come allenamento, una sorta di supporto visivo per toccare con mano cosa significasse giocare il vero basket. Oppure poteva proporgli di vederla da Sendo, insieme a loro.
Anche se aveva come il sospetto che la volpe fosse gelosa del fatto che avesse legato subito con Akira, forse anche per questo si era nascosto prima, non voleva che pensasse...che pensasse che volesse ancora una volta intromettersi. Sospirò piano, ma che razza di pensieri scemi aveva?!
"Che hai, doaho?" fu Rukawa stavolta a rompere il silenzio, accorgendosi dello strano e sospetto mutismo del ragazzo che gli camminava accanto.
Hanamichi si voltò sorpreso vero di lui, fermando il passo: "ah... niente, perché?" domandò.
"Non lo so, sei stranamente silenzioso... non è da te!" asserì, stringendosi nelle spalle, prima di portarsi davanti al mezzo e posare entrambe le mani sul manubrio accanto a quelle di Hanamichi.
Il rosso lo osservò perplesso.
"È tardi, conviene che ci diamo una mossa, spostati!" gli disse la volpe, forse un po' duramente e Hanamichi ne fu talmente sorpreso che obbedì senza fiatare.
Rukawa salì sulla bicicletta preparandosi a partire, sollevando il pedale destro con il piede, pronto a pigiare. Si voltò verso il rosso e, vedendo che non accennava a muoversi, disse: "avanti, sali dietro di me..."
Hanamichi rimase a fissarlo: "eh? Vuoi... vuoi dire che hai intenzione di portarmi a casa in bici?!"
"Doaho, non ha senso che ci facciamo tutta la camminata trasportandola a mano, sali!" ribadì. Hanamichi salì sul portapacchi, sedendosi e poggiando le mani alla vita di Rukawa per reggersi.
"Io non mi fido tanto, posso guidare io?" domandò dopo averci pensato un attimo.
"No!" fu la secca risposta.
"Perché no? Tu ti addormenti sempre, lo dice anche la zia... è vero!" si ricordò solo dopo. "Fammi scendere volpe, sali tu dietro, sarò più sicuro se..."
"No, la bici è mia e guido io, te l'ho semplicemente prestata. Adesso zitto e fermo o ci farai cadere tutti e due!" lo ammonì, cominciando a pedalare.
Hanamichi mise il broncio e voltò il viso di lato, facendo scivolare lentamente le mani in avanti, abbracciando Rukawa per tenersi meglio a lui.
Poggiò la guancia alla sua schiena e dopo qualche altro momento di silenzio, tornò di nuovo a parlare, sentendosi più rilassato, dopo aver accertato le condizioni di guida della volpe: "kitsune... ho fatto altri cento tiri oggi!" disse orgoglioso.
"Mh... lo so!"
"Eh?"
"Anche se non ti seguo passo passo, li vedo i progressi... stai imparando, doaho!" gli disse e non era arrabbiato, nonostante il modo in cui l'aveva apostrofato, anzi.
Hanamichi lo comprese, sorridendo felice di quel complimento, non che gli avesse detto chissà che cosa, ma per il rosso quella semplice constatazione valeva moltissimo.
"Da domani, allora" continuò Rukawa "potremo aumentare di un altro centinaio e..." Hanamichi si staccò da lui sporgendo un poco in avanti il volto per guardarlo.
"Cosa??!! Ma io..." Rukawa si voltò a sua volta, lanciandogli un'occhiataccia da sopra la spalla per essere stato interrotto e Hanamichi chiuse la bocca, in attesa.
"Stavo dicendo che da domani ti insegnerò i tiri da tre punti, così puoi esercitarti anche con quelli, per quello occorre aumentare il numero dei tiri in sessione" spiegò, tornando a concentrarsi sulla strada.
"Mh" anche Hanamichi riprese a osservare in silenzio davanti a sé, tornando ad aderire con il torace alla schiena del ragazzo e posando il mento sulla sua spalla, osservandolo pedalare e poi concentrandosi a sua volta sull'asfalto e su quanto li circondava.
Il tempo che trascorsero insieme ad Hanamichi non sembrò poi tanto lungo, avrebbe giurato di averci messo di più all'andata. Poco dopo, invece, riconobbe i negozietti che vi erano nel loro quartiere e in lontananza poteva già scorgere anche la loro villetta.
"Volpe?" fu ancora una volta lui a chiamarlo, quando mancavano pochi metri.
"Nh?"
"…"
"…"
"Doaho!?" domandò Kaede, confuso, fermando la bicicletta davanti al cancello che piano si apriva automaticamente: stava ancora aspettando che gli parlasse.
Si voltò non solo con il viso, ma anche con una leggera torsione del busto, rendendosi conto in quel modo che Hanamichi lo stava ancora stringendo e ora lo guardava con occhi confusi e un po' vacui.
"Kaede, Hanamichi! Siete tornati insieme!" trillò Miyako che stava uscendo dal garage ed era appena tornata dal turno di lavoro.
"Dove siete stati?" domandò, mentre i due smontavano dal mezzo e le andavano incontro.
"Ho fatto i soliti tiri a canestro e ho incontrato la volpe a metà strada" spiegò Hanamichi con un sorriso che, però, non convinse affatto la donna.
"Hana, stai bene?! Sei pallido..." disse sfiorandogli una guancia. "Kaede non dovresti fargli fare tutti questi esercizi, Hanamichi si deve ancora abituare!" lo rimproverò.
"Ma no, zia, non preoccuparti... sono solo stanco, ma non per quello, anzi, mi fa bene tenermi allenato, mi sto impegnando molto. Vedrai, una bella doccia mi rimetterà in sesto" le sorrise cercando di essere più convincente e precedendo i due in casa.

***

Una volta chiusosi la porta della dependance alle spalle, vi si posò contro sospirando: cosa gli era preso? Perché era rimasto zitto senza dire una parola dopo che lo aveva chiamato? E per dirgli cosa?
Stava cominciando a fare degli strani pensieri su di lui, si sentiva strano anche a stargli semplicemente vicino. L'influenza di Akira e Hisashi non aveva un buon effetto su di sé. A pensarci bene, era tutta colpa loro e, in particolar modo, era dal giorno della festa di Kogure, quando aveva parlato con Mitsui, che non riusciva a capirsi.
Accidenti a lui e alla sua lingua lunga! Da quella sera non aveva fatto altro che pensare al motivo per cui tra Sendo e Rukawa fosse tutto finito.
Sendo, a detta di Mitsui, aveva sofferto molto perché era molto innamorato del cugino, ma Kaede?
Tra tutti quei pensieri si portò al centro della stanza spogliandosi mentre si dirigeva in bagno per farsi una doccia rilassante. Aprì la manopola dell'acqua, miscelandola a una temperatura inizialmente tiepida, prima di spostare completamente la valvola verso destra, lasciando che dall'alto una pioggia fresca si abbattesse sul proprio corpo, portandogli ristoro.
Cercò per un attimo di svuotare il cervello, ma la tregua non durò per molto, quando, ancora, prepotentemente quei pensieri si insinuarono nel suo cervello. Non riusciva proprio a far finta di non sapere.
Era inutile continuare a fingere: era meglio ragionare sulla questione una volta per tutte, almeno così, sperava di riuscire a lasciar perdere la questione.
Quello che lo infastidiva era principalmente il non essere a conoscenza di determinati fatti e non avere elementi necessari per poter dire di conoscere il cugino.
Ricordava che lui, dopo gli innumerevoli rifiuti, stava sempre malissimo e per riuscire a distrarsi aveva bisogno dei suoi amici: Sendo, per volere del caso, aveva trovato Mitsui, la sua spalla su cui piangere o sulla quale semplicemente appoggiarsi, ma Rukawa? Come si era sentito? Aveva avuto qualcuno con cui confidarsi? O aveva affrontato tutto da solo?
"… ma lo sapevo, sapevo che il mio era un interesse a senso unico..."
Stando alle parole di Akira, riferitegli da Mitsui, era stato proprio Kaede a troncare la relazione tra loro poiché provava per lui solo un forte senso di amicizia e nulla di più. Ma questo non voleva dire che vi avesse provato piacere nel farlo, magari c'era rimasto male anche lui e Sendo aveva preferito restargli accanto in veste di amico piuttosto che perderlo.
"… ma sono felice lo stesso, anche se solo come suo rivale numero uno, sarò sempre il primo in qualcosa per lui".
Almeno di quello poteva essere felice: aveva il basket come punto in comune con Rukawa, sicuramente per il primo periodo Akira aveva sofferto a stargli così a stretto contatto, ma senza potervi stare realmente insieme come avrebbe voluto.
Questo pensiero lo fece intristire non poco e, ancora una volta, si fermò a pensare che, forse, lui non avrebbe avuto la stessa forza d'animo per vivere una situazione del genere: stare accanto a qualcuno che ami profondamente e che sai di non poter avere era pura follia solo pensarlo!
Uscì dalla doccia e usò un telo grande per asciugarsi, senza badare a fare altrettanto con i capelli che lasciò bagnati, scuotendo semplicemente la testa per levare via le gocce d'acqua in eccesso.
Si rivestì piano, indossando abiti da casa, shorts corti al ginocchio e una maglia a maniche corte che ripiegò su se stesse, fin sulla spalla. Si sedette sul divano, allungando le gambe sul tavolino basso, rimanendo in silenzio. Non aveva molta voglia di salire a cena, per cui mandò un messaggio ad Ayako dicendole di non aver fame e di scusarsi da parte sua con i parenti, ma preferiva riposare presto quella sera.
Ma quello che Hanamichi non aveva tenuto in considerazione era la fenomenale somiglianza che vi era tra la madre e la zia, infatti, tempo tre minuti dopo l'invio del messaggio, la porta della dependance si era spalancata di colpo e Miyako aveva fatto il suo ingresso, spaventata come non mai: all'orecchio teneva il cordless con il quale era in contatto appunto con la sorella.
Hanamichi rimase a bocca aperta a osservare la scena e poi, si portò teatralmente una mano alla fronte: cosa aveva combinato?
Passò quasi venti minuti buoni a tranquillizzare prima l'una poi l'altra delle due donne, assicurando che, no, non aveva nessun tipo di inappetenza, né febbre alta o avesse preso alcun tipo di insolazione durante l'allenamento pomeridiano.
Prese personalmente il telefono dalle mani della zia e tranquillizzò prima la madre che, nel sentire la sua voce dal tono ed inclinazione normale si era calmata, chiedendole di rassicurare anche la sorella.
Con un sorriso di scusa, Miyako tornò alla casa principale, augurando ad Hanamichi la buonanotte.
Rimasto nuovamente da solo, il rosso si lasciò scivolare più a fondo nel divano, stendendosi definitivamente su di esso e portando indietro la testa sul bracciolo: era stanco di tutti quei pensieri incoerenti, non era da lui rimuginare tanto.
Si abbandonò contro i morbidi cuscini, addormentandosi piano piano, scivolando in un sonno calmo e tranquillo dal quale si riscosse più o meno dopo un'ora abbondante infastidito a causa della posizione non molto comoda per la schiena. Si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi con una mano e sbadigliando sonoramente per il sonno interrotto e per la fame.
Si alzò, stiracchiando i muscoli delle braccia, indeciso se salire o meno a fare uno spuntino di mezzanotte: a quell'ora dovevano essere tutti a letto, ma sapeva che sicuramente era rimasto qualcosa da mangiare, fosse anche solo un pezzo di pane e marmellata: aveva troppa fame!
In silenzio, uscì dalla dependance e risalì piano le scale che conducevano al piano superiore, entrando poi in punta di piedi nel soggiorno: il grande salone era completamente in ombra, illuminato soltanto dalla luce artificiale dell'acquario dei pesci e in sottofondo il basso ronzio del purificatore d'acqua.
Fece memoria sulla disposizione dei mobili e protese le mani in avanti, muovendole piano, stando attento a non andare a sbattere contro qualcosa di imprevisto, dirigendosi in cucina. Qui, senza accendere le luci, aprì il frigo dal quale estrasse una coppetta di dessert alla frutta, considerando che doveva essere la sua parte che non aveva mangiato a cena. Sorrise, riuscendo quasi a sentire nella bocca il gusto dolce della crema.
Con attenzione richiuse lo sportello del frigo e prese un cucchiaino dal cassetto, si voltò per tornare di sotto, quando vide un ombra passare davanti all'uscio. Sospettoso, si avvicinò di corsa oltre la porta che aveva lasciato socchiusa e, allo stesso modo, in punta di piedi, vide Ayako: sandali in mano, la lunga gonna del vestito sollevata e stretta a pugno, dirigersi verso la propria camera.
Si poggiò contro lo stipite sorridendo furbo e fece sbattere lievemente la punta del cucchiaino sul vetro della ciotola contenente il suo dolce. Immediatamente la ragazza si fermò sul posto, voltandosi spaventata.
"Hanamichi!" sussurrò indignata, vedendo il cugino trattenersi dal ridere. Il rosso le fece cenno di seguirlo fuori e lei lo fece.
"Cosa diavolo ci fai qui a quest'ora? Non stavi male, non dovresti essere a letto? Cosa stai mangiando?" lo riempì di domande. Hanamichi portò il cucchiaino colmo alla bocca, assaporando il gusto dolce del caramello alla frutta.
"Non è vero che stavo male, ero solo stanco, ma adesso mi è venuta fame!" spiegò per primo. "Tu, invece?!" domandò di nuovo, voleva delle risposte e si stava divertendo un mondo.
"Uff... non dire nulla ai miei... dovevo vedermi con una persona e... ho fatto un po' tardi..."
"Mh... e questa persona è un ragazzo?" indagò ancora Hanamichi, continuando a mangiare, sul volto un'espressione estremamente divertita e maliziosa.
Per la prima volta vide la cugina leggermente rossa. 'Colpita e affondata!' pensò.
Ayako non era tipa da imbarazzarsi per una piccola insinuazione, vera o meno che fosse, ma forse il fatto di essere stata scoperta l'aveva colta impreparata.
"E se anche fosse?! Non fare tanto il saccente, mister Cinquanta rifiuti" lo prese in giro. "E comunque... non sono affari tuoi... o di Kaede!" disse imbronciata, prima di fare un passo per rientrare in casa.
"La volpe? Che c'entra?" domandò curioso, spazzolando attento i residui di dolce dai bordi della ciotola con il cucchiaino, indeciso se fosse educato o meno passarci anche il dito: era così buono!
"Il mio caro fratellino sembra indifferente a tutto e a tutti, ma è particolarmente geloso, prima mi ha vista con Ken e mi ha guardato malissimo, come se avessi fatto chissà quale reato a uscire due ore con il mio ragazzo! Lui, poi, dovrebbe essere l'ultimo a parlare, visto che stava facendo da terzo incomodo a quei poveri due che si ritrova come amici... non so come abbia fatto Akira a sopportarlo per tanto tempo e a riuscire a gestirlo ancora adesso" gli disse, sfogandosi un poco.
Non voleva essere cattiva con Kaede, lei gli voleva molto bene in realtà, ma il fatto che fosse sempre sotto osservazione quando usciva con qualche ragazzo le dava un po' fastidio e adesso ci si metteva anche Hanamichi.
"È tornato, a proposito?!" gli chiese, ma Hanamichi scosse la testa, stringendosi nelle spalle, non sapeva neanche che fosse uscito.
"Scusa, non volevo farti arrabbiare Ayako... ah senti... la volpe... è uscita con Akira e Mitsui, stasera?" volle sapere.
"Sì... a dire il vero, volevano che ci fossi anche tu con loro, credo che tu gli stia particolarmente simpatico, Hana!" gli disse con un sorriso per fargli capire che non ce l'aveva con lui, il momento era passato.
"Kaede, però, ancor prima che tu mi mandassi il messaggio, gli ha detto che sei stato poco bene rientrando a casa ed era meglio che non ti disturbassero" spiegò la riccia.
Hanamichi ne rimase stupito, forse era vero che non sembrava lui quel pomeriggio se anche la volpe aveva notato quel sottile cambiamento, forse si era anche preoccupato, chissà...
"Mh... beh, sarà per la prossima volta allora!" non si perse d'animo e poi la salutò con un sorriso. "Buonanotte, Ayako!" le disse, scendendo a sua volta i gradini, mentre la ragazza tornava dentro casa.
Stava per aprire la porta della dependance, quando dei passi nel cortile attirarono la sua attenzione, si sporse un poco oltre la ringhiera e vide rientrare in casa proprio il cugino.
Rimase ad osservarlo in silenzio, quando Kaede, sentendo su di sé uno sguardo fisso, alzò il volto verso l'alto, incontrando gli occhi di Hanamichi. Rimasero qualche secondo ad osservarsi senza dire niente: Hanamichi con le mani sul corrimano di ferro attendeva e il moro, immobile, voltato nella sua direzione, teneva le mani nelle tasche della tuta da ginnastica.
Il rosso non poté fare a meno di stupirsi del suo modo di vestire, sempre e comunque poco appariscente anche per una serata tra amici: lui, sebbene anche solo per giocare al Pachinko, ci teneva a essere sempre in tiro come si suol dire.
Non che la volpe, vestita in quel modo, sfigurasse, tutt'altro, solo che si era immaginato di vederlo come, per esempio, si era ben vestito per andare alla festa di compleanno di Kogure.
"Ti senti meglio?" fu Kaede a parlare per primo, con calma, rivolgendosi al cugino.
Hanamichi si sporse appena, parlandogli con lo stesso tono di voce pacato, un suono appena più alto di quello di un sussurro, per non svegliare chi dormiva in casa: "s... sì... ero solo stanco, sono salito per prendere qualcosa da mangiare!" rivelò, accennando alla ciotola che teneva ancora in mano.
"Nh..." Rukawa abbassò per un attimo la testa, prima di tornare a parlargli. "I ragazzi hanno chiesto di te... la prossima volta vieni con me..."
Cos'era quello? Una domanda? Un'affermazione? Un invito? Non sapeva come interpretarlo, ma ugualmente rispose.
"Volentieri... a... adesso vado..." rispose semplicemente, voleva tornare in casa e mettersi a dormire, era stufo di sentirsi così a disagio quel giorno.
Vide Rukawa annuire e tornare a incamminarsi verso casa.
"Ah Kaede..." lo richiamò incoerentemente, utilizzando il suo nome proprio. Senza pensare gli era venuto spontaneo e il suo cuore cominciò a battere veloce nel petto.
Perché?
Il moro si fermò, voltandosi nuovamente. "Domani... domani mi insegni i nuovi tiri?" chiese.
Rukawa annuì.
"Ok... buonanotte, allora, volpe!" rientrò veloce in casa, chiudendo piano la porta.
E solo la luna alta nel cielo, tonda e chiara, udì la risposta di Kaede: "buonanotte doaho!"

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