[Hikanoo] You and I will become one with the uncontrollable attraction

Aug 09, 2014 22:27

Titolo: You and I will become one with the uncontrollable attraction [Overdose -EXO-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff, AU
Warning: slash
Wordcount 2.301 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la diecielode per la tabella Humanity Face con il prompt ‘Guance’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘Dire addio’.
Spin off di Betsubetsu no ashita ga yatte kuru dake
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita
Tabella: Humanity Face

Kei stava nascosto dietro il cofano di una macchina e spiava indisturbato la vetrina di quello che era ormai diventato il suo negozio preferito. Era ormai da un mese buono che quella sua strategia di spionaggio andava avanti e per quanto avesse voluto essere più sicuro di sé, Kei non riusciva a scoprire le proprie carte. Per quanto davanti a Daiki si facesse vedere forte e fiducioso nel suo piano di conquista, non era esattamente così che si sentiva dentro di sé, anzi, aveva davvero paura di restare ferito.
Si abbassò, temendo di venire scoperto, quando vide Hikaru uscire e sistemare i tavolini fuori dalla gelateria per i clienti che avessero avuto voglia di fermarsi a mangiare il proprio dolce all’aria aperta e sospirando quando lo vide rientrare, tornando a rimettersi dritto, continuando a osservarlo per qualche istante, prima di voltarsi e stringersi nelle spalle.
Non si riconosceva in quegli ultimi tempi, quello che avrebbe voluto fare e quello che in realtà poi faceva erano in assoluto contrasto tra loro e la sua insoddisfazione aumentava di giorno in giorno. Non era da lui abbattersi in quel modo, doveva reagire e fare qualcosa!
Si batté le mani sulle guance, cercando di darsi in quel modo la carica e sorrise, provando diverse espressioni e chinandosi sullo specchietto dell’auto che gli faceva da scudo, osservandosi, scorgendo nel riflesso una persona dietro di lui.
“Oh!” esclamò.
“Kei, sei tu?” si sentì chiamare dal ragazzo più piccolo che lo stava osservando.
“Ryo-chan!”
“Meno male, sei tu! Non ero certo e non sapevo se chiamarti o meno. Cosa stai facendo?” gli chiese il più piccolo, guardandolo confuso.
“Hai visto tutto?” gli domandò Kei e Yamada sorrise un po’ colpevole, annuendo.
“Non l’ho fatto di proposito” spiegò.
“Non ti preoccupare, sono io che non dovrei perdere la testa per strada” lo sollevò dal suo disagio e Yamada indicò il negozio di gelati alle sue spalle.
“Ti va di entrare?” gli propose, indicandoglielo.
Kei sorrise e annuì: “Volentieri!”
“Ancora non gliel’hai detto?” chiese Ryosuke a Inoo mentre si avvicinavano alla gelateria e il più grande scosse il capo.
“No e non penso di farlo. Ma non dirlo a Daiki!”
“Come? Perché?” si sorprese Yamada, fermandosi prima di entrare. “Cioè, perché non glielo dici?” chiarì.
Kei rise, passandogli una mano tra i capelli, scompigliandoglieli, indicandogli un tavolino fuori: “Sediamoci qui!” disse, aspettando prima di andare a chiedere i loro ordini.
“Io non ti voglio costringere a parlarmi se non vuoi, ma…”
“Non è questo, è solo che credo che mi passerà!” gli spiegò e Yamada lo guardò sorpreso, non era questo il messaggio che gli era arrivato quando aveva conosciuto Kei all’ospedale, la sua determinazione sembrava essere forte.
“Vedi?” continuò Kei indicando delle ragazze che erano entrate per comprare del gelato e che ridacchiavano e facevano le sfacciate con il commesso. “Ci ho pensato e non penso di essere all’altezza!”
“Ma tu sei migliore di loro!” lo contraddisse Yamada e Inoo gli fu grato per quel modo di tirarlo su di morale.
“Sei carino a dirlo, ma non penso che Hikaru possa avere il mio stesso genere di interesse” specificò.
Yamada si voltò osservando Hikaru rapportarsi con quelle ragazze e cercò di dire la sua.
“Vero, non lo sappiamo, ma non possiamo escluderlo a priori. Hikaru è gentile con tutti. Non credo che questa gelateria abbia tanto successo solo perché è un bel ragazzo e scommetto che tu non ti sei fermato solo a questo o sbaglio?” lo guardò inarcando un sopraciglio.
“Certo che no! E se devo essere sincero, ecco… esteticamente parlando non sarebbe neanche il mio tipo, ma mi affascina, mi fa stare bene, sorrido sempre quando vengo qui. Credo sia questo, credo sia come mi fa sentire che mi ha fatto…” si interruppe senza finire la frase perché il pensiero completo sarebbe stato davvero troppo difficile da ammettere a voce alta con qualcuno anziché renderne conto solo a se stesso. Se se lo teneva per sé avrebbe potuto far finta di ignorare quei sentimenti. Doveva al più presto dire addio a qualsiasi fantasia avesse fino a quel momento imbastito appunto perché essendo tale non sarebbe mai potuta diventare reale.
Yamada avrebbe voluto dire qualcosa, ma la voce di Hikaru il quale si affacciava sull’uscio li distrasse.
“Posso?” chiese il commesso ed entrambi i ragazzi lo guardarono; Inoo sfoderò il suo migliore sorriso, mostrandosi spigliato e sicuro di sé.
“Buonasera! Aspettavamo ti liberassi dalle tue fan per poter ordinare!” lo prese in giro e Hikaru rise.
“Non scherzare, sarebbero capaci sul serio di creare un fan club in mio onore. Il mio capo sarebbe felice, per la pubblicità, ma io poi non vivrei più!” spiegò divertito.
“È il prezzo da pagare per essere una celebrità!” gli rispose sempre scherzoso Kei.
“Cosa vi porto?” domandò Hikaru. “Yama-chan il solito?” chiese al più piccolo che annuì.
“Ormai mi conosci!” gli rispose l’altro annuendo.
“Kei-chan?” Hikaru guardò il cliente più grande e questi ebbe un attimo di esitazione, ma si riprese subito, facendosi pensieroso.
“Vorrei provare un gusto nuovo, fai tu!” gli disse. “Vorrei la coppetta comunque!” precisò, lasciandogli per il resto carta bianca.
“Arrivo subito!” assicurò Hikaru.
“Grazie!” gli risposero gli altri due.
Quando si allontanò, Kei incrociò le braccia sul tavolino guardando Yamada con fare furbo e spostando il centro della loro conversazione su di lui.
“Quindi come va con Daiki?” gli chiese e il più piccolo arrossì.
“Eh?”
“Andiamo! Vi siete visti? Come sta andando?” si informò.
“In realtà no” negò Yamada con il capo.
“Scusa, come no?”
“Non mi ha richiamato. Da quando è uscito dall’ospedale prima di me non ci siamo sentiti. Ho pensato che fosse occupato con la riabilitazione, poi io anche se non partecipo agli allenamenti sono rientrato al club e…”
“Ma quanto siete pasticcioni!” lo rimproverò, sorridendo subito dopo. “Però siete carini!” affermò.
“Kei!”
“Sbaglio o Daiki ti ha lasciato il suo numero?”
“Sì, ma io non lo volevo disturbare e poi lui aveva promesso che sarebbe venuto a trovarmi e non l’ha fatto!” recriminò il più piccolo.
“Ah, quindi è questo? Vuoi che sia lui a cercarti?”
“No, non è…”
Kei rise dell’imbarazzo del più piccolo e in quel momento arrivò Hikaru con i loro ordini.
“E questo?” Kei guardò Hikaru sorpreso nel vedere la propria coppetta.
“Gelato alla vaniglia con cioccolato fuso e praline colorate” spiegò il commesso, mentre Kei affondava la palettina nella crema morbida, spalancando gli occhi quando lo assaggiò.
“È la cosa più buona del mondo!” si complimentò. “Ryo-chan, assaggiala!” offrì all’altro che aveva già iniziato a mangiare il suo cono alla fragola con pezzetti di frutta.
“Ti piace?” chiese Hikaru a Kei, poggiando una mano sul tavolino.
“Moltissimo!”
“Ne sono contento, mi sembravi un po’ sottotono oggi e ho pensato ti potesse tirare su” gli spiegò il perché di quella sua scelta.
“Grazie!” Inoo lo guardò riconoscente, sentendosi bene per quell’attenzione particolare che Hikaru aveva avuto per lui. “Diverrà il mio gusto preferito! Oh no, così ingrasserò e mi diventerà la faccia morbida!” si preoccupò, posandosi le mani sulle guance, facendo ridere il gelataio.
“Ma dai! Secondo me saresti carino anche con le guanciotte piene” gli disse, puntandogli un dito sul volto e stringendolo appena sotto lo zigomo.
Kei era assolutamente impreparato a quel contatto e a quell’affermazione che non reagì in alcun modo e mentalmente ringraziò quei nuovi clienti che portarono di nuovo Hikaru all’ordine, facendolo allontanare dal loro tavolo.
“Kei…” Yamada gli sventolò una mano davanti al volto e Kei si destò.
“Vedi cosa intendo? Lui fa sempre di queste cose e non deve, perché così alimenta le mie inutili fantasie. È questo che mi piace di lui” si confidò. “Anche la prima volta che venni qui fece una cosa del genere. Ero preoccupato per l’esito di un compito che avevo fatto la mattina e lui aggiunse al mio ordine delle palline colorate e delle gocce di cioccolato per tirarmi su” gli rivelò e Yamada annuì.
“Sì, è tipico di Hikaru” annuì, concordando con lui.
“E questo è l’altro problema. Lui non lo fa solo con me, si comporta così con tutti, magari solo con i clienti abituali, ma anche tu mi hai detto che ti omaggia sempre e non è che ne sono geloso di questo, solo che io sbaglio e do troppa importanza a quello che fa per me, dimenticando che non si tratta di me, ma di lui. Perché Hikaru è così gentile con tutti. È davvero un bravo ragazzo” terminò il suo discorso, sorridendo e mangiando un po’ di gelato ancora, prima di alzarsi, senza averlo finito.
“Mi spiace, Ryo-chan, penso sia meglio che io vada adesso” disse, lasciando alcune monete sul tavolo per pagare la sua ordinazione e quella di Yamada il quale tentò di opporsi per offrire lui, ma Inoo gli sorrise, scuotendo il capo.
“Alla prossima” lo salutò velocemente, allontanandosi.

*

Kei guardò con espressione torva la propria coppetta di gelato, ma anche senza averla assaggiata poteva sapere che sebbene il gusto non sarebbe stato sgradevole, il gelato in sé non sarebbe stato buono.
Guardò il ragazzo che gliel’aveva portato, allontanarsi senza neanche degnarsi di salutarlo o sorridergli. Non capiva come mai sembrassero sempre tutti così antipatici e incapaci di fare un’espressione gentile: forse pretendeva troppo o era stato abituato male.
Affondò il cucchiaino nella crema alla vaniglia, ma come si aspettava il gusto non era altro che di vaniglia. E basta. Quello aveva ordinato e quello aveva ricevuto dal commesso.
“Certo che poteva anche mettermi le praline, non lo vede che sono triste? Hikaru non mi avrebbe di certo trattato a questo modo!” ponderò tra sé e sé, litigando con il gelato.
“Perché io sono speciale” una voce rispose ai suoi pensieri e d’istinto Kei ribatté.
“Questo lo so!” appuntò, sollevando la testa di scatto e restando sorpreso poi nel vedere proprio il soggetto dei suoi pensieri materializzarsi davanti ai propri occhi e sedersi a tavolino con lui.
“Sono proprio io!” gli andò in aiuto il commesso della sua gelateria preferita, prendendogli le guance con entrambe le mani e pizzicandolo.
“Ahi!” Kei si allontanò da lui, passandosi una mano sulla parte dolorante, guardando storto il ragazzo.
“Almeno sai che non è un sogno!”
“Non lo pensavo!” gli rispose prontamente Kei.
“Se avessi avuto più polpa non ti avrei fatto così male!” gli appuntò Hikaru, mimando il gesto del pizzicotto con due dita e Kei sbuffò.
“Cosa ci fai qui? Spii la concorrenza?” gli chiese Kei lasciando da parte il gelato, tanto nemmeno gli piaceva.
“Non ne ho bisogno” negò Hikaru. “Ti stavo cercando, mi chiedevo che fine avessi fatto dal momento che non sei più passato e il tuo amico mi ha detto che eri qui” gli spiegò.
“Come? Nessuno sapeva che ero qui” si sorprese.
“Qualcuno c’è. Il ragazzo di Yama-chan, non è tuo amico lui? Mi ha detto di averti visto due giorni fa da queste parti ma non era certissimo si trattasse di te, anche lui era sorpreso che non fossi più passato” gli svelò e Kei storse la bocca con fare colpevole.
“Ci alziamo da qui?” propose poi d’impulso Hikaru e Kei annuì, pagando la propria consumazione e gettando via i resti nel cestino.
“Questo spiega come facessi a sapere dove mi trovavo e mi sarei aspettato di vedere Dai-chan a questo punto, ma tu? Non mi hai risposto” continuò il discorso Kei, mentre passeggiavano vicini e la cosa lo faceva sentire davvero strano. Non erano amici tanto da giustificare un interesse così particolare da parte di Hikaru per lui, poteva semplicemente prendere atto che lui avesse cambiato gelateria e la prossima volta che si fossero visti, di certo non aveva intenzione di boicottare una buona merenda solo per non vedere lui, scherzare sulla sua latitanza.
“Volevo parlarti e siccome non sapevo quando saresti potuto ripassare sono venuto a cercarti. Ho fatto qualcosa di male?” gli chiese diretto.
Inoo si sorprese per quella domanda e scosse il capo.
“No, ti sei sempre comportato bene e… perché questo pensiero?”
“Non lo so, dall’ultima volta che sei passato forse mi sono impicciato troppo. Non era mia intenzione offenderti” si scusò in anticipo.
“No, Hikaru, davvero, mi dispiace avertelo fatto pensare. È solo una cosa mia, avevo bisogno di… cambiare aria, diciamo, ma non dipende da te!” lo rassicurò, fermandosi a guardarlo e sorridendogli gentilmente. Aveva voglia di farlo, di guardarlo e di sorridergli. Gli era mancato non poterlo fare in quei giorni. “Anche se non siamo amici hai avuto un pensiero carino per me. Ti ringrazio.”
“Hai ragione, non siamo amici, io penso che siamo qualcosa di più” lo spiazzò Hikaru.
“Cosa?” Kei lo guardò spalancando gli occhi e Hikaru azzardò a prenderlo per un polso, attirandolo con sé in un luogo un attimo più riparato per poter parlare in tranquillità.
Hikaru sorrise vedendo Kei che ancora lo guardava con fare stralunato: “Mi sono sbagliato, per caso? Perché io ero convinto che in tutto questo tempo avessimo flirtato, ma quando poi hai smesso di passare in negozio ho creduto che fosse solo frutto della mia immaginazione. Pensavo di averti offeso in qualche modo superando il limite e che non sapendo come dirmi che ti avevo infastidito avessi smesso di venire da me” riassunse quei suoi pensieri e Kei si batté una mano sulla fronte -l’altra era ancora stretta a quella di Hikaru- sorridendo.
“In realtà ho pensato io di essermi immaginato tutto, ho iniziato a fare caso a come ti comportassi con gli altri e mi sono convinto che non fossi io quello speciale e prima che potesse essere troppo tardi per incorrere in situazioni irreversibili dovevo allontanarmi da te” gli spiegò.
“E io sono arrivato in tempo?” gli domandò Hikaru e Inoo scosse il capo.
“Era già troppo tardi in realtà” gli confidò, guardandolo con un sorriso e Hikaru lo attirò contro di sé, abbracciandolo e ridacchiando.
“Allora il mio è stato un tempismo perfetto” affermò, facendo ridere Kei che lo strinse a sua volta più forte che poté.

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