Titolo: Don’t worry it’s safe right here in my arms [The beginnings - One Ok Rock-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: nc-17/romatico, erotico, fluff
Warning: slash
Wordcount 2.659
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
contestmania per la tabella 10 Date con il prompt ‘Appuntamento rovinato’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Sogni ricoperti di zucchero’ e ispirata al prompt di
vogue91 “Il posto più romantico del mondo è fra le tue braccia”.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
10 Date Daiki era nervoso, continuava a guardare ossessivamente l’orologio in attesa di sentire il campanello suonare avvisandolo dell’arrivo del fidanzato: aveva aspettato tanto quel giorno e anche se non avrebbe dovuto reagire in quel modo si sentiva incredibilmente emozionato. Non era il primo appuntamento quello, erano ormai quattro mesi, quasi cinque, che lui e Ryosuke stavano insieme e si conoscevano da così tanti anni che Daiki non avrebbe dovuto sentirsi così, come un ragazzino alla sua prima cotta. Eppure il suo cuore batteva forte ogni volta che leggeva il nome di Yamada prima di aprire una mail, ogni volta che l’altro lo chiamava, ogni volta che Ryosuke gli sorrideva, ogni volta che finalmente poteva averlo tutto per sé, al riparo da sguardi indiscreti e tornare ad assaporare il gusto delle sue labbra.
Fino a quel momento, i suoi erano stati solo sogni ricoperti di zucchero tanto che si era stupito di come, invece, la realtà avesse superato la propria immaginazione, in meglio.
Daiki si sentiva felice ogni giorno: andava a lavoro con entusiasmo, certo che anche l’altro sarebbe stato lì, aspettava la fine delle registrazioni o delle prove con trepidazione e poi si godeva ogni istante che passavano insieme.
Non avrebbe dovuto sentirsi in quel modo e lo sapeva, ma quello per lui era un giorno speciale: non era un appuntamento qualsiasi quello che aveva organizzato per sé e il fidanzato, nascondendo però i suoi programmi al più piccolo.
Anche se non era ancora riuscito a dirglielo, Daiki era sempre stato cosciente di quello che provava per il più piccolo: lo amava, amava Ryosuke, ma non aveva mai trovato il momento giusto per esprimere anche all’altro quei suoi sentimenti. Non che pensasse che il tempo avesse chissà quale importanza o che esistesse un ‘troppo presto’ o ‘troppo tardi’, però non era certo che Ryosuke, per quando fosse coinvolto dalla loro storia, fosse pronto a sentirgli dire quelle fatidiche e importanti parole.
Oltre a confessargli in modo chiaro quello che provava per lui, Daiki desiderava raggiungere un livello più alto nella loro relazione: c’erano i baci, c’erano le carezze, c’era tutto quell’insieme di sensazioni che portavano Daiki a desiderare di condividere tutto con Ryosuke e c’era la voglia di avere qualcosa di più definitivo.
In realtà, però, Daiki aveva paura, paura di correre troppo, di accelerare le cose tra loro e allontanare da sé Ryosuke, per quel motivo aveva organizzato nei minimi dettagli quella loro serata, voleva che tutto fosse perfetto per renderla memorabile e speciale.
Quando sentì il telefono squillare e vide una chiamata in arrivo da parte di Ryosuke, sorrise istintivamente, aprendo la conversazione.
“Ohi, chibi?” rispose. “Dove sei?”
“Dai-chan? Sono in autobus, sto arrivando, senti, devo chiederti una cosa!” gli disse, cercando di usare un tono di voce non troppo forte per non disturbare gli altri passeggeri. “Devo chiederti se possiamo rimandare la nostra uscita!”
“Eh? È successo qualcosa?” domandò Daiki, cercando di non sembrare troppo deluso per quell’inaspettato cambiamento.
“No, no, è tutto a posto, solo che Yuri mi ha chiesto se possiamo raggiungerlo da Yuuyan. In effetti mi aveva accennato che oggi avrebbe dato una piccola festa nella sua nuova casa, ma io mi sono dimenticato di dirtelo, cioè in realtà, mi sono dimenticato proprio della festa e gliel’avevo promesso… ti va?” gli chiese poi, titubando con quell’ultima domanda.
Daiki sospirò, accennando un sorriso e grattandosi la testa: in realtà non avrebbe voluto scombinare i propri piani, era egoista da parte sua pensarla in quel modo, ma doveva ammettere che da quando stava con il più piccolo aveva scoperto lati di sé che non avrebbe mai sospettato di avere e la gelosia e la possessività nei confronti del più piccolo erano alcuni di quelli.
“Va bene, chibi, non ci sono problemi, anzi, mi fa piacere. Passi comunque qui?” gli chiese, guardando l’orologio e avviandosi all’ingresso.
“Sì, sì, la prossima è la mia. A tra poco!” gli disse il più piccolo, chiudendo la conversazione.
Daiki sospirò, scuotendo il capo, dicendosi che non aveva importanza, in fondo quello che voleva era passare del tempo con Ryosuke e per lui avrebbe aspettato tutto il tempo del mondo, perché sapeva che per tutta la sua vita non avrebbe amato altri che lui.
Il campanello di casa suonò e Daiki andò alla porta, accogliendo il più piccolo con un sorriso, lasciandolo entrare per poterlo salutare.
“Ciao, Dai-chan!”
“Ciao, Ryosuke!” lo salutò a sua volta, prendendolo per la vita, stringendolo e baciandolo, sentendo il più piccolo ricambiare con trasporto.
Yamada poggiò la testa sulla sua spalla, restando ancora stretto a lui e notando due biglietti colorati sulla credenza.
“Daiki! Cosa sono questi?” gli chiese, allungando una mano e mostrandoglieli. “Sono per il cinema!” esclamò, mordendosi poi le labbra. “Oh, Daiki, perché non me l’hai detto? Avevi già organizzato tutto?” gli chiese e il più grande scosse il capo, sminuendo.
“Non ti preoccupare, non è importante e poi l’entrata è valida per tutta la settimana, possiamo andarci un altro giorno!” assicurò.
“Ma mi spiace lo stesso… aah sono un disastro di fidanzato, Daiki. Tu avevi organizzato una sorpresa e io l’ho rovinata! Dimmi che non avevi pensato anche alla cena?” gli chiese e vedendo l’espressione di Daiki, chinò il capo con fare colpevole.
Arioka rise e lo prese per la vita, sollevandogli il mento con una mano, affinché lo guardasse: “Ehi, è tutto apposto, non era così importante, davvero” lo tranquillizzò.
“Sì, che lo è invece e io… adesso chiamo Yuri e gli dico che non andiamo più e…”
“Ryo, davvero, andiamo alla festa di Yuya” sorrise Daiki, tranquillizzandolo, baciandogli le labbra e sorridendogli incoraggiante.
Yamada titubò ancora qualche secondo, mordendosi le labbra e guardandolo da sotto in su, combattuto.
“Sicuro?” chiese, posandogli le mani sulle braccia e lasciandole andare avanti e indietro in una carezza.
“Ahn ahn!” annuì Arioka, prendendolo per mano e uscendo insieme di casa.
*
“Eddai, Yuri, sii un pochino più elastico!”
Erano quasi le due del mattino e Yuya, leggermente brillo, cercava di convincere il fidanzato a lasciare tutto così com’era e sistemare più tardi, in mattinata quando sarebbero stati tutti riposati.
“Te lo puoi scordare! Scegli: o sistemi o mi riaccompagni a casa. Non me ne starò certo qui per poi dovermi svegliare domani con il pensiero di mettere tutto a posto! Io ho bisogno di essere tranquillo appena sveglio, non mi devono venire i capelli dritti per il disordine!” puntualizzò.
“Yama-chan, digli qualcosa!” si lamentò Yuya, cercando aiuto nell’amico, ma Yamada sorrise, guardando Yuri.
“Mi dispiace, Yuuyan, non cambierà idea, ma se vuoi possiamo restare ad aiutarti!” si offrì.
“Davvero?” chiese il più grande speranzoso.
“Sì, tu che dici Dai-chan? Non lo possiamo lasciare così” ridacchiò, guardando Daiki, domandandogli se anche lui fosse d’accordo con quel piano.
“Grazie mille!” annuì vigorosamente Yuya, senza neanche aspettare che Arioka esprimesse il proprio parere a riguardo, mettendo nelle mani di Daiki un sacco nero per i rifiuti e consegnando a Yamada una spugna.
Yuri scosse il capo, incapace di credere che il fidanzato potesse essersi venduto per così poco e commentò a mezza bocca: “Quando avremo una casa tutta nostra, scordati di fare come pare a te, Takaki Yuya!”
I quattro si misero a lavoro, ma dopo poco tempo Yuya che si era messo a sistemare i cuscini sul divano, era accidentalmente collassato addormentato, sotto lo sguardo incredulo di Yuri.
Yamada ridacchiò, vedendo comunque Chinen coprire il padrone di casa con una coperta, lasciandolo riposare, mentre in tre sistemavano il resto del salotto, finendo in breve tempo.
“Alla fine forse è stato meglio così, ci sarebbe stato solo d’impiccio!” commentò Yuri, avvicinandosi al divano e guardando Yuya. “Perché non restate qui voi due?” gli offrì ospitalità. “È tardi e non mi va che prendiate un taxi, è il minimo che possa fare per sdebitarmi. Io so come ci si comporta!” sottolineò, guardando con la coda dell’occhio il fidanzato che russava.
Yamada rise e guardò Daiki.
“In effetti sono un po’ stanco” commentò il più grande.
“Potete andare nella sua camera, tanto da qui non lo muoviamo!” spiegò Yuri, mentre scostava la coperta e si ritagliava un posticino vicino al fidanzato: non era il massimo della comodità e dello spazio, ma Yuri non avrebbe voluto dormire lontano da Yuya.
Yamada annuì e uscì dal salotto spegnendo la luce, augurando la buonanotte al più piccolo.
“Qui, Ryo…” Daiki indirizzò il fidanzato nella giusta camera, chiudendosi poi la porta alle spalle.
“Carina!” esclamò Ryosuke, avanzando nella stanza, curiosando, mentre Daiki si toglieva i pantaloni restando solo con la maglietta.
“Conviene che ti metti comodo anche tu!” gli suggerì, sorridendo quando vide che anche lui si era già spogliato, restando con una canotta chiara, salendo sul letto.
“Sono esausto!” mormorò Yamada, stiracchiandosi, stendendosi sul letto, socchiudendo gli occhi.
“Però è stata una bella serata!” affermò Arioka, voltandosi a guardare il fidanzato, accarezzandogli i capelli, tirandogli indietro la frangia.
Yamada sollevò la testa, prendendogli il polso, seguendo i movimenti delle sue dita passate ad accarezzargli la guancia e il collo, sospirando di beatitudine.
“Se non ti conoscessi potrei iniziare a sospettare che possa metterti a fare le fusa” rise Daiki, avvicinandosi a lui, circondandogli la vita con un braccio.
“Potrei, sì” annuì Yamada, incastrando una gamba tra quelle del fidanzato, voltandosi meglio verso di lui. “Daiki, comunque mi dispiace davvero per aver rovinato la nostra serata” gli disse, prendendogli le dita, intrecciandole con le proprie.
“Non ci pensare più, dai” lo tranquillizzò Arioka, baciandogli la fronte, scivolando sul naso e sulla bocca.
Yamada si stese di nuovo sulla schiena, circondando le spalle di Daiki portandolo su di sé e Arioka si fece spazio tra le sue gambe, scendendo con le mani ad accarezzarlo, prima da sopra la canotta, poi infilando una mano oltre la stoffa, posando il palmo sul suo stomaco, salendo verso il petto.
“Dai-chan” Yamada ansimò, muovendo inconsciamente il bacino verso l’alto, scontrandosi con quello del più grande.
“Ryosuke” lo chiamò a sua volta Arioka, scivolando a baciargli il collo, assaporando ogni centimetro di pelle libero, incentivato dagli ansimi sempre più intensi del ragazzo sotto di sé.
Yamada gli posò le mani sulle guance, fermandolo e riportandolo verso il proprio viso, tendendosi a baciarlo, tirandogli il labbro inferiore e guardandolo con espressione inequivocabile.
“Forse potrebbe farmi sentire meglio se provassi a farmi perdonare per aver rovinato la nostra serata” commentò con voce roca, passandogli la mani sulle braccia, accarezzandogli il collo.
“Ma non hai rovinato proprio niente” lo contraddisse Daiki, tendendosi verso di lui, sospirando.
“Mh” mormorò Ryosuke, facendo scivolare le mani all’orlo della sua maglietta e sollevandole verso l’alto, per sfilargliela, lasciandolo a petto nudo, posando le labbra su di lui.
Daiki infilò una mano tra i suoi capelli, massaggiandogli la nuca, assecondando i movimenti della sua testa, gemendo con sempre maggiore intensità.
“Ryosuke…” Daiki lo chiamò, fermandolo quando lo sentì posargli le mani all’elastico dei boxer, prendendogli i polsi.
“Dai-chan, io sono pronto.”
“Eh?” Arioka lo guardò sorpreso e Yamada arrossì, prima di trovare il coraggio per spiegargli.
“Io lo so, lo sento che, ecco che vorresti qualcosa di più e lo voglio anche io!” aggiunse con sicurezza, prendendogli le dita tra le sue, baciandone i polpastrelli. “Quindi non ti fermare” gli chiese, schiudendo le labbra, prendendo tre dita, suggendole appena. “Non trattenerti, Daiki” gli disse, continuando a far scivolare la lingua sulle falangi e con l’altra mano, oltrepassando la biancheria, sfiorando la sua erezione, sollevando al contempo il bacino dal materasso.
Daiki lo guardò, leggendo determinazione in quegli occhi, deglutendo nel sentirlo inumidirgli le dita e le sfilò da lui, per riuscire a baciarlo, in modo profondo, cercando la sua lingua, assaporandolo, mentre lo spogliava a sua volta, lasciandolo presto nudo sotto di lui, calciando lontani anche i propri boxer.
“Ryo” gli disse, accarezzandogli una guancia, facendo passare una mano dietro la sua schiena e forzandolo con un primo dito. “Ryo, io ti amo” confessò, mentre spingeva dentro di lui e Yamada stringeva gli occhi, respirando pesantemente.
“Meno male” disse il più piccolo con tono di voce appena ilare, scherzoso. “Meno male perché ti amo anche io” gli disse, spingendosi contro di lui, cercando di rilassarsi, mentre sentiva il numero delle dita dentro di lui aumentare e Daiki muoverle insieme, in modo circolare, allargandolo e sfilandole per spingerle ancora, diverse volte, aspettando di sentire i muscoli cedere e accoglierlo senza più alcuna resistenza. Arioka sostituì le dita con il proprio sesso, premendo solo con la punta, accarezzando il volto di Yamada con una mano, scivolando sulla sua erezione, circondandolo e muovendo il pugno su di lui con l’intento di distrarlo.
“Daiki!” lo chiamò Yamada, mordendosi le labbra per non urlare e cercando di calmare il battito del proprio cuore quando Daiki avanzò, lentamente ma senza fermarsi, facendolo solo quando fu completamente dentro di lui.
“Chibi, stai bene?” gli chiese Daiki, in modo dolce, baciandogli le labbra.
“Sento tanto caldo e…” sorrise, avvampando di colpo, ma desiderando esprimere quel pensiero ad alta voce. “Sei dentro di me” disse, nascondendo poi il volto tra le proprie braccia che strinse al collo del più grande.
Daiki arrossì a sua volta, sentendosi incredibilmente bene e chiudendo gli occhi, mentre iniziava a muoversi volendo godere di ogni sensazione, volendo sentirlo e farsi sentire, cercando di portare presto Ryosuke verso il piacere.
Di tanto in tanto, Daiki si fermava, permettendo al più piccolo di riprendere fiato e calmarsi a sua volta, fino a che non sentì Yamada andargli incontro, muovendosi sotto di lui per cercare di sistemarsi e Arioka comprese che poteva muoversi più liberamente: strinse meglio la mano su di lui, puntando le ginocchia sul materasso, accarezzando il più piccolo sulle gambe, scivolando nell’interno coscia e muovendosi con spinte sempre più precise e veloci, assecondando il proprio piacere e quello del compagno.
Imprimendosi nella mente l’intensità della sua voce che mutava in base all’eccitazione che saliva, Arioka lo portò a raggiungere l’orgasmo nella sua stretta, seguendolo dopo pochi minuti, venendo dentro di lui.
Si resse con le mani al materasso, sforzandosi per non lasciarsi andare su di lui e portando indietro il sedere, sfilandosi dal corpo del più piccolo, prima di ricadere esausto al suo fianco.
Yamada lo raggiunse, rotolando accanto a lui e sorridendo, passandogli una mano sul petto, sentendolo riprendere piano fiato.
Ryosuke sorrideva e sollevò il volto a guardare quello del più grande, vedendolo che lo fissava a sua volta, accarezzandogli la schiena.
“Daiki…” gli disse. “Che hai?”
Arioka scosse il capo: “Niente, chibi, niente che non vada solo…”
“Solo?” lo incentivò Yamada.
Daiki si voltò su un fianco per abbracciare meglio il più piccolo e spiegò: “Lo so che può sembrare stupido, ma ecco, io avevo preparato questa serata per noi. Volevo dirti che ti amo, volevo fare l’amore con te, ma avevo pensato ecco, volevo che fosse bello!”
“E lo è stato, Daiki, per me è stato bellissimo!”
“Anche per me, Ryo, anche per me solo… pensavo sarebbe accaduto in un posto più romantico, ecco” buttò fuori. “Il letto del mio migliore amico non è esattamente il posto più romantico a cui avevo pensato per fare l’amore con te la prima volta…”
Yamada rise, posandogli le dita sulle labbra, interrompendolo: “Invece è perfetto, Daiki” lo contraddisse. “Perché per me, il posto più romantico del mondo è fra le tue braccia” confessò, abbracciandolo, tendendosi per riuscire a baciarlo.
“E io non vorrei mai che tu andassi in nessun altro luogo che non sia qui” rispose teneramente, stringendogli la schiena.
Yamada annuì e lo guardò con occhi felici.
“Dovremo sistemare e lavare tutto prima che si svegli Yuuyan, domani” rise Yamada, quando Daiki prese il lenzuolo, coprendo entrambi, senza mai fare in modo che l’altro si allontanasse da lui.
Daiki coprì uno sbadiglio con la mano, annuendo, nascondendo il volto contro il collo del più piccolo: “Sì, sì, domani ci pensiamo. Più che di Yuya ho paura di Yuri” disse, stringendolo e Yamada rise.
“Hai ragione, anche io” concordò con lui, chiudendo gli occhi, posando la fronte sulla testa del fidanzato.
“Buonanotte, Daiki. Ti amo.”
“Io ti amo, chibi, buonanotte” gli rispose Daiki scivolando piano tra le braccia di Morfeo.