Titolo: You and I kasanariau karada to sono kokoro (You and I overlapping each other’s body and heart [xLunaSx - Fujigaya Taisuke-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: R/ AU, generale
Warning: slash
Wordcount 2.059
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
500themes_ita con il prompt ‘freni della mente’.
Della serie:
Love at first sightDisclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_ita Kei uscì dalla propria camera entrando in cucina per prendere dall’armadietto i prodotti per la pulizia della casa, attirando l’attenzione di un curioso Yamada che si trovava a sua volta al tavolo e giocava annoiato su internet con il proprio portatile.
“Kei?” lo chiamò seguendolo e spalancando gli occhi nel notare il disordine che regnava nella camera del coinquilino.
“Oh, Yama-chan, scusami adesso sono un po’ impegnato!”
“Cosa stai facendo?” domandò l’altro sempre più confuso. “Pulizie di primavera?”
“Una cosa del genere, sì. Dopodomani viene Hikka a trovarmi e voglio che sia tutto in ordine!” gli disse, sorridendogli apertamente.
“Vuoi che ti dia una mano?” si propose il più piccolo, vedendolo in alto mare.
“Puoi? Non voglio darti disturbo” Kei si fermò con uno straccio in mano e il flacone del detersivo nell’altra.
Yamada annuì: “Sì, non ho niente da fare e ti aiuto volentieri!” si offrì.
“Non devi uscire con Daiki questa sera?” si informò Kei, salendo su una sedia e porgendo al più piccolo una scatola che l’altro pose a terra accanto a sé, sistemando attorno ai propri piedi i libri e gli oggetti che l’altro gli passava, in modo da avere la mensola libera per poter spolverare.
“Non ci siamo sentiti a dire il vero, magari poi gli scrivo se vuole venire a cena. Posso, Kei-chan?” domandò, mentre afferrava l’ultima scatola.
“Ma certo che sì, lo sai che non devi neanche chiedermelo” gli sorrise il coinquilino, vedendolo poi guardarsi attorno per cercare un posto in cui posare la scatola. “Ti sei chiuso da solo” gli fece notare divertito.
“Sì, non è stata una buona idea, aspetta adesso oltrepasso questo e…”
“Puoi ridarmela te la passo dopo” provò a dire Kei, ma Yamada aveva già allungato il passo e quando stava per scavalcare una pila di libri ne urtò quello in cima perdendo l’equilibrio.
“Ryo, attento!” lo richiamò Inoo, balzando giù dalla sedia e sospirando di sollievo quando si accorse che l’altro era caduto in avanti sul letto. “Non ti sei fatto male, vero?” gli domandò, poggiandogli una mano sulla schiena.
“No, no, sono caduto sul morbido, Kei, grazie” assicurò tirandosi su. “Si è rovesciata la scatola, spero solo che non si sia rotto niente” si preoccupò a sua volta.
“Ah! La scatola! No!” Inoo si precipitò a controllare lo stato del contenuto, assicurandosi che gli oggetti non si fossero rovinati e Yamada lo guardò con espressione affranta.
“Mi spiace, Kei non sono stato attento” disse, cercando di aiutarlo a sistemare, spalancando gli occhi quando si rese conto di quello che aveva in mano.
“Kei questo è…”
“Ah, bravo! Grazie! Non si è rotto, vero?” si impensierì il più grande prendendo dalle mani di Yamada un vibratore e solo dopo essersi accertato che tutto funzionasse correttamente, lo sistemò con cura insieme ad altri oggetti e accessori di simile fattura.
“Kei?” Yamada lo guardò chinando il capo. “È quello che penso?” domandò, pur non avendo il minimo dubbio sulla risposta che avrebbe ricevuto.
“Giocattoli erotici? Sì. Questa è la mia scatola delle meraviglie” chiarì candidamente Inoo, richiudendo la scatola e dando dei colpetti al coperchio. “Perché?” chiese a sua volta. “Ti ho sconvolto?”
“Eh? No, no, io no, solo… non me l’aspettavo ecco.”
“Tu che cosa hai?”
“Come?” Yamada lo guardò perplesso.
“Sì!” Kei annuì convinto. “Non hai una tua collezione?” si informò, incrociando le gambe sul letto, interessato all’argomento.
“Io non ne ho… insomma io… ecco, io ho Daiki!” gli rispose semplicemente il più piccolo.
“E allora?” Kei scosse le spalle. “Liberati da questi freni della mente e allarga i tuoi orizzonti!” gli disse il più grande spingendogli la fronte con un dito. “Prendi me, anche io ho Hikaru, ma che c’entra?” esemplificò. “Anzi, alcuni li abbiamo anche usati insieme!” gli disse.
“Davvero?”
“Sì… per rendere le cose un po’ più divertenti, ogni tanto” sorrise. “Perché? Tu e Daiki non sperimentate mai questo genere di cose?”
Yamada scosse il capo e Kei si avvicinò a lui con espressione sconvolta.
“Scherzi?”
“No, noi non…”
“Ma se non fate altro che fare sesso dalla mattina alla sera!”
“Ehi! Non è vero! Cioè… insomma noi… Kei!” si scompose Yamada, incrociando le braccia al petto, sbuffando.
Inoo scoppiò a ridere: “Sei divertente, Yama-chan! E comunque devi provvedere!” riprese serio, cingendogli le spalle con un braccio. “Posso darti qualche dritta se vuoi” mormorò con tono suadente e, attirandolo verso di sé, iniziò a parlare sottovoce.
*
“Dai-chaaaan!”
Yamada corse giù per le scale, saltando a piè pari gli ultimi gradini, bussando con le mani contro la porta dell’appartamento del fidanzato.
“Dai-chan!” lo chiamò con insistenza fino a che l’altro non aprì.
“Ryo, cosa stai-?”
“Dai-chan!” lo interruppe Ryosuke, aprendo le braccia e guardandolo con un largo sorriso, sporgendosi per baciarlo. “Amore mio, hai da fare adesso?” gli chiese con occhi che quasi brillavano.
“Perché?” il più grande rimase un po’ perplesso dal modo di fare di Yamada. “Ti senti bene?” gli chiese.
“Oh, sì sì, mai stato meglio! Benissimo! Volevo chiederti se ti andasse di uscire con me?”
“Sì, sì che mi va, ma devo cambiarmi e…”
“Oh” Yamada lo fermò di nuovo. “Andrai benissimo anche così” assicurò, gettando uno sguardo veloce alla tuta del compagno. “Forza, mettiti le scarpe!” lo incentivò, spingendolo per le spalle e dopo che l’altro fu pronto lo prese per mano, tirandolo fuori di casa.
“Posso sapere almeno dove stiamo andando?” cercò di chiedere il più grande, ma Yamada non lo ascoltava, troppo preso a tirarselo dietro, incurante delle sue domande.
Non ci volle poi molto a Daiki per rendersi conto di dove si trovassero: non avevano fatto poi molta strada quando Ryosuke si era fermato davanti a un sexy shop, la cui insegna il compagno osservava con la medesima espressione che aveva avuto quella volta in cui erano andati al parco divertimenti acquatico.
“Dai-chan, tu lo sapevi che vicino casa avevamo un negozio del genere?” gli chiesa Yamada, voltandosi verso di lui, curioso.
“Ecco… io… sì, ci sono passato davanti varie volte per andare all’università, da questa parte si risparmia strada, ma ehi!” lo riprese, quando l’altro lo tirò con sé dentro il negozio.
“Ryosuke!” lo chiamò il più grande con tono perentorio ma a voce bassa, per non farsi udire dagli altri clienti.
“Buongiorno!” salutò invece allegro il più piccolo, incurante degli sguardi che attirarono una volta varcata la soglia.
“Oooh, guarda qui!” disse Yamada senza preoccuparsi di abbassare la voce. “Questo deve essere quello di cui parlava Kei!” ponderò tra sé, osservando una scatola colorata.
“Cosa? Kei?” si sconvolse Daiki.
“Oh, sì, è lui che mi ha suggerito questo posto. Lo sai che ha una scatola delle meraviglie? È il suo tesoro più prezioso ha detto!” riferì.
“Avrei volentieri fatto a meno di questa informazione, grazie” gli rispose sarcastico Daiki, mentre lo seguiva curiosare divertito e interessato tra i vari scaffali.
“Oh, ma non temere, Hikka lo sa. Quindi non ci sono problemi e lui approva. Anche molto.”
“Neanche questo volevo sapere. Ryo, è mio fratello!” ci tenne a fargli notare e Yamada lo guardò spalancando la bocca.
“Ops, aspetta, forse questo mi aveva detto di non dirtelo” gli disse sorridendo, stringendosi poi nelle spalle. “Non dirglielo che te l’ho detto!” si fece promettere, mentre Daiki si passava una mano sul viso.
“Guarda, guarda, Dai-chan! Sai a cosa servono queste? Kei ha detto che servono per i giochi di ruolo. Potremo provare a prenderle, per iniziare da qualcosa di semplice!” gli chiese, mentre controllava una confezione di manette pelose. “È un classico! Kei me l’aveva detto!” bofonchiò tra sé, mentre l’altro lo ascoltava sconvolto.
“Aspetta, mi hai portato qui perché intendi acquistare? Cioè, vuoi… vuoi usarli?” chiese quando riacquistò l’utilizzo della parola.
“Sì! Perché, per cosa credevi ti ci avessi portato? Ora aiutami a scegliere, altrimenti sarei venuto da solo!” ci tenne a fargli notare, mostrandogli due diverse variazioni di colore del rivestimento di pelo delle manette.
“Allora?” lo esortò, muovendogli davanti al viso le sue scatole.
“Rosso” rispose d’impulso Daiki, prima di scuotere la testa e cercare di mantenersi lucido, quel posto lo inquietava da morire e ancor di più lo confondeva il comportamento del proprio fidanzato.
“Benissimo, così ti voglio, bello deciso!” affermò Ryosuke, mettendogli tra le braccia la confezione dell’articolo che aveva scelto e spostandosi in avanti.
“Perché lo stiamo facendo, Ryo?” domandò Daiki che ancora non capiva quel suo desiderio: non che lui non avesse mai pensato a sperimentare qualcosa di nuovo con Ryosuke, ma aveva sempre pensato che ne avrebbero parlato insieme prima di agire.
“Ooooh, guarda questo!” urlò Yamada quando si accorse che Arioka era rimasto indietro. “È un vibratore fucsia, Dai-chan! Oh, Kei sarà invidiosissimo, quando l’ha preso lui non c’era di questo colore!”
“Sssh, Ryo ti prego abbassa la voce!” cercò di farlo ragionare, mentre si guardava intorno, abbassando la testa, imbarazzato.
“Ok, lo prendiamo, possiamo andare!” decise su due piedi, prendendo l’altro sottobraccio e tirandolo verso la cassa, rivolgendo al commesso un sorriso, mentre fiero di sé faceva acquisti.
*
Daiki respirava pesantemente, cercando di muovere le braccia e tendersi verso il corpo del più piccolo, maledicendo se stesso per aver permesso a Ryosuke di ammanettarlo al letto.
Yamada sorrise guardandolo con espressione vittoriosa, mentre si chinava su di lui e lasciava scorrere la lingua sul suo torace, sui capezzoli dopo averli morsi appena e con le labbra disseminava lo stomaco di baci. Le mani di Yamada passavano sul corpo del più grande tentatrici, stuzzicandolo, giocando con lui, portandolo sull’orlo della follia, senza posarsi mai dove Daiki più smaniava che lo facesse.
Quando lo vide risollevarsi dal proprio corpo, sospirò pesantemente, vedendolo mettersi in ginocchio e allargare le gambe mentre lo guardava con sfida.
Con una leggera torsione del busto, Yamada allungò un braccio verso il fondo del letto, prendendo il vibratore che avevano acquistato quel pomeriggio e guardò Daiki sorridendo: se lo portò alle labbra, inumidendolo con la propria saliva, mimando i medesimi gesti che era solito compiere sul corpo del fidanzato, osservando la sua espressione, sentendolo completamente in suo potere.
Quando Ryosuke decise di essere pronto, osservò l’oggetto colorato e si portò un braccio dietro la schiena, chinandosi verso Daiki pronto a baciarlo, ma quando premette il pulsante di accensione non successe niente.
Yamada distolse la sua attenzione da Daiki, il quale sospirò di frustrazione per quel contatto negatogli, e osservò il vibratore, spostando l’interruttore su e giù, senza però che questo si decidesse a collaborare.
“Ma che…”
“Ryo…?” lo chiamò Daiki in un ansimo roco.
“No, aspetta!”
“Ryo?” domandò ancora il più grande con tono sarcastico. Non lo stava facendo davvero!
“È rotto!” esclamò il più piccolo, brandendo l’oggetto come fosse una bacchetta, muovendolo per aria, credendo in quel modo di riuscire a farlo funzionare.
“Ryo, lascia stare, dai… non importa, vieni… vieni qui” gli chiese Daiki, cercando di muoversi per sfilare, con inutili risultati, i polsi dalle costrizioni di metallo.
“Scherzi, vero?” Yamada lo guardò sconvolto, sedendosi accanto a lui. “Per quello che l’abbiamo pagato poi!” si indignò.
“Ryo, non lo puoi riportare indietro!”
“Perché no? Ho lo scontrino!”
Daiki spalancò la bocca: doveva stare per forza scherzando, perché non poteva essere così ingenuo. Non dopo quello che gli aveva fatto e che aveva intenzione di fare con quel vibratore.
“Ryosuke” cambiò allora tattica, attirando la sua attenzione. “Amore, slegami un momento, lo controllo e te lo sistemo!”
“Lo sai fare davvero?” Ryosuke lo guardò con occhi luminosi.
“Certo, ma così non posso” appuntò, guardandosi le braccia.
“Oh, sì, giusto, ora ti libero, aspetta!” disse.
“E chi si muove” mormorò ironicamente Daiki.
Ryosuke prese le chiavi delle manette e si mise cavalcioni sul corpo di Daiki per liberarlo e così quando il più grande poté di nuovo muoversi, prese il compagno per le spalle, mandandolo di schiena sul letto, baciandolo con urgenza impedendogli di parlare.
“Wow” mormorò Yamada, leccandosi le labbra.
Daiki gli sorrise maliziosamente e iniziò a strusciarsi su di lui, facendogli sentire la propria erezione contro la coscia: Yamada ansimò e schiuse le gambe, permettendo a Daiki di scivolare su di lui.
“Credi di aver ancora bisogno di quello stupido aggeggio? Io non ti basto?” chiese, scendendo a baciargli il collo, mordendolo a ogni parola, sentendolo inarcarsi e spingersi verso di lui.
“Mh… forse… forse i nostri metodi classici vanno ancora più che bene” gli diede ragione il più piccolo stringendolo per le spalle, attirandolo maggiormente contro di sé, sentendolo spingersi piano dentro di lui, così come sapeva che a Yamada piaceva, facendolo sospirare.
“Lo sospettavo” appuntò il più grande, tornando a baciarlo, impedendo poi a entrambi di continuare a pensare.