[Taijuri] Mayowanai tsunai da kono te hanasanai

Jan 01, 2014 15:18

Titolo: Mayowanai tsunai da kono te hanasanai (Non potrai perderti se mi tieni per mano) [Star Rider - KATTUN-]
Fandom: RPF - Bakaleya6
Personaggi: Kyomoto Taiga, Tanaka Juri, Tanaka Koki
Pairing: Taijuri
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 2.145 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la 500themes_ita con il prompt ‘Vagabondare per vie nascoste’.
Dedicata a Elisa, per augurarle buon compleanno <3
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita

Nel vedere l’ennesimo flash scontrarsi contro il vetro della finestra Juri si alzò dal divano, seccato, avvicinandosi alla vetrata e scostando la tenda.
“Adesso basta!” gridò, volendo aprire la persiana per far smettere quegli insistenti avvoltoi, ma venendo fermato immediatamente da Taiga che lo afferrò per un braccio, tirandolo indietro.
“Juri!” lo riprese. “Lascia perdere, farai solo il loro gioco!” lo mise in guardia, parlando con tono fermo, ma senza alzare la voce, cercando di tranquillizzare l’amico.
“Ma io non ne posso più!” sbottò il più piccolo, guardando Kyomoto, il quale serrò le labbra con frustrazione, dispiaciuto per non poter fare qualcosa per lui.
“Lo so” si limitò a dirgli.
“Ma non si rendono conto che questa è mancanza di rispetto! Come possono essere così cocciuti e testardi?” domandò stizzito Juri, voltandosi poi quando vide la porta del salotto aprirsi.
“Fanno solo il loro lavoro, Juri” appuntò la voce di Koki.
“Oniichan” lo chiamò il fratello, tornando a sedersi.
“Senpai…” lo appellò Taiga inchinandosi appena per salutarlo. “Scusa l’intrusione” gli disse.
Koki lo guardò e cercò di sorridere.
“Non ti preoccupare, anzi, ti ringrazio per essere qui…”
“Volevo vedere come stava Juri” spiegò il kohai, posando una mano sulla spalla dell’amico.
“Te ne sono grato” disse il più grande, felice che il proprio fratellino avesse degli amici così cari vicino a lui. “Mi dispiace molto per tutta questa situazione” si scusò con nessuno in particolare.
“La mamma?” chiese il più piccolo, rivolto al fratello.
“È andata a prendere Subaru a scuola, poi andrà a stare per un po’ di tempo dalla zia, fino a che non si calmano le acque. Dovresti raggiungerla anche tu. Non puoi stare qui” gli disse, indicando con un cenno del capo la finestra oscurata, sentendo in sottofondo il vociare dei paparazzi, ancora appostati, in attesa.
“E tu?” chiese di rimando Juri, alzandosi e avvicinandosi al fratello, mentre Taiga li osservava in silenzio, da una parte.
“Io non lo so, per il momento starò qui, poi se la situazione non si calma…”
“Dove andrai?”
“Questo ancora non lo so, devo passare anche in agenzia e troverò qualcuno che…”
“Koki!” lo interruppe di nuovo Juri, stringendo i pugni, il nervosismo di quelle ore, lo shock per la notizia dello scandalo, la paura di quello che sarebbe potuto capitare al fratello da quel momento in poi stavano prendendo il sopravvento in lui, caricandolo di tensione. “Dove andrai? Non puoi andare da nessuna parte perché, lo sai e io ti conosco, non puoi coinvolgere i tuoi amici in tutto questo” affermò, calmandosi un istante e sospirando, passandosi una mano sugli occhi, stava sforzandosi con tutto se stesso per cercare di non mettersi a piangere e non cedere alle emozioni.
“Juri” lo chiamò il più grande avvicinandosi a lui, posandogli le mani sulle spalle, parlandogli con tono basso, dispiaciuto per lui e per tutto quello che da un suo stupido errore era scaturito. E non era il primo che faceva e che portava tanto scompiglio nella sua famiglia, sebbene stavolta, si rendeva conto lui stesso, avesse superato il limite.
“Io me la caverò!” assicurò. “Non devi preoccuparti per me!” cercò di sorridere, guardando poi Taiga e abbassando lo sguardo, chiedendo in quel modo scusa anche a lui.
“E cosa, Oniichan? Dove te ne andrai? Quelli non ti daranno tregua e se non puoi stare a casa… intendi vagabondare per vie nascoste come fossi un ladro o un senzatetto? Io non voglio!” esclamò con enfasi, guardandolo e Koki gli sorrise, risollevandosi e posandogli una mano sulla testa.
“Ehi, ehi, non sta a te preoccuparti di queste cose. Me la risolvo io da solo, ma non posso farlo se sono preoccupato per te! Per tutti voi, mi sento già terribilmente in colpa per questo e voglio che almeno tu sia al sicuro, Juri” spiegò.
“Ma io non voglio andare dalla zia!” chiarì l’altro. “Dovrei andare lontano e anche io ho un lavoro qui e non intendo mancare ai miei doveri perché quelli là…” disse frustrato indicando la finestra. “Sarebbe anche peggio e non voglio dargli altro motivo per parlare della nostra famiglia!” chiarì con rabbia.
“Puoi venire a stare da me!” si intromise Taiga, interrompendoli.
I fratelli Tanaka si voltarono verso di lui e Taiga si avvicinò, spiegandosi: “Se per voi va bene e Juri si sente più a suo agio, può stare da me. Non penso ci siano problemi neanche per mio padre, inoltre così facendo non dovrebbe assentarsi da lavoro e non starebbe da solo” spiegò e a Koki quella sistemazione sembrò una delle migliori per il suo fratellino. Neanche a lui piaceva l’idea che fosse costretto a nascondersi per una sua colpa e, inoltre, Taiga era ormai quasi come uno di famiglia, lui e Juri si conoscevano fin da piccoli e Koki si fidava del signor Kyomoto: certo due ragazzini come Taiga e Juri non avrebbero potuto fare molto da soli e lui stesso non poteva dirsi un buon esempio di fratello, ma non avevano altra scelta, per cui Koki annuì.
“Se a tuo padre non disturba…” esordì.
“Assolutamente. A dire il vero era anche lui preoccupato per quello che è successo e si è reso disponibile per qualsiasi cosa” rivelò.
“Ma Taiga…” cercò di parlare il più piccolo, vedendo l’amico sorridergli incoraggiante.
“Non si accettano no come risposta, sappilo, saresti comunque in minoranza” gli disse con fare divertito e Juri annuì, sentendosi felice di poter contare nell’amicizia del più grande.
“Grazie!” gli disse solo, poi guardò Koki. “Come facciamo a uscire?” domandò, pensando agli avvoltoi che li aspettavano fuori.
“Creerò un diversivo, in fondo è me che vogliono, uscirò in giardino, attirandoli all’entrata principale e voi uscirete dal retro. Prendi una borsa, ma mettici dentro poche cose. Non durerà a lungo tutto questo, te lo prometto!” gli assicurò Koki, passandogli una mano tra i capelli e Juri annuì, sebbene timoroso di lasciare il fratello nelle mani dei paparazzi.
“Ho chiamato il mio manager” affermò Taiga, riponendo il cellulare in tasca. “Ci aspetta al prossimo isolato, farlo venire qui avrebbe attirato troppo l’attenzione” spiegò ai due fratelli i quali annuirono, grati.
“Vado a preparare la borsa!” disse Juri, sparendo nella propria camera e lasciando soli il fratello e l’amico.
“Grazie Taiga-kun” parlò Koki, quando fu sicuro che Juri non lo potesse sentire.
“Non sto facendo nulla” sminuì Taiga, abbassando il capo. “Voglio evitare che Juri soffra ancora” rivelò, guardando il senpai negli occhi e Koki annuì.
“Te lo affido, prenditi cura di lui per favore” gli chiese, inchinandosi leggermente verso di lui, venendo risposto da Taiga allo stesso modo.
“Sono pronto” parlò Juri entrando di nuovo nel salotto e in quello stesso momento Taiga ricevette un messaggio da parte del proprio manager che lo avvisava di essere arrivato sul posto con la macchina.
“Bene, allora io vado!” disse Koki, guardando i due.
“Oniichan!” lo fermò Juri, prima che si dividessero, ma non riuscì a dire nient’altro, limitandosi a sorridere, in risposta a quello incoraggiante del fratello.

*

Juri si portò le ginocchia al petto, raggomitolandosi ancora di più su se stesso, stringendosi la coperta attorno alle spalle, guardando nello schermo del televisore le immagini che scorrevano ormai a ripetizione tutte uguali. In tutti i telegiornali, a qualsiasi ora fosse, non si parlava d’altro che della notizia dell’allontanamento di Koki dall’agenzia. Interviste ai membri dei KATTUN, dichiarazioni del suo stesso fratello e quelle maledette foto, che erano state la rovina della vita del fratello sbattute a pieno schermo, non facevano altro che rendere Juri più ansioso e arrabbiato.
Si trovava a casa di Taiga da qualche giorno ormai e alla fine i paparazzi erano riusciti a scovarlo, non si erano arresi, iniziando a importunare anche l’amico, oltre che lui: non riuscivano più ad andare a lavoro e alle prove e Juri si sentiva in trappola. Dentro di sé si sentiva anche incredibilmente arrabbiato con il fratello e al telefono, l’ultima volta che si erano parlati, gli aveva urlato contro tutta la sua frustrazione, parlandogli in modo cattivo, ma in quel momento non era riuscito a trattenersi e adesso, anche per quello ci stava male.
Forse doveva andarsene da lì, forse doveva raggiungere la madre, non voleva arrecare ulteriore disturbo e fastidio a Taiga e alla sua famiglia, non era giusto che fossero così coinvolti anche loro.
Quando d’improvviso lo schermo si oscurò, Juri ritornò al presente, interrompendo il corso dei propri pensieri e si volse, sentendo dei rumori, vedendo Taiga sedersi sul letto accanto a lui e porgergli una tazza di tè caldo, tirandogli via la coperta da sopra la testa.
“Dovresti smetterla di guardare ogni notiziario” lo ammonì il più grande, osservandolo con apprensione.
“Voglio tenermi aggiornato” gli rispose Juri soffiando sul liquido scuro contemplando il fumo caldo salire nell’aria.
“Non è quello che ti serve, così ti fai solo del male, Juri” gli disse, cercando di mantenere un tono fermo, per fargli comprendere la serietà delle sue parole, ma senza essere duro.
“Tanto sto male lo stesso” ribatté l’altro, abbassando le gambe, lasciando sporgere i piedi dal materasso.
“Potresti fartene di meno” continuò Taiga.
“Beh, non ho certo molti modi per distrarmi ultimamente, sono confinato qui da ore e ho costretto anche te a subire tutto questo. Ho tolto a te e alla tua famiglia la vostra libertà e non me lo posso perdonare!” disse con rabbia, stringendo le labbra.
“Ehi, ehi, non è vero!” Taiga cercò di allontanare subito dalla sua mente quei pensieri. “Non è colpa tua, va bene?” chiarì.
“Ma io…”
“Ma tu niente. Mi sono offerto io di ospitarti e io ti ho voluto qui con me, non mi hai obbligato a fare nulla, per cui smettila di pensarci!” gli rammentò, capiva come Juri doveva sentirsi, ma non aveva bisogno di indugiare anche in simili pensieri, Taiga voleva essergli d’aiuto. “Noi siamo amici e gli amici si aiutano quando ne hanno bisogno! Fiati di me!”
“Mi fido è solo…”
Taiga sollevò gli occhi al cielo: “Cosa?”
Juri sorrise di quella sua espressione e strinse meglio la tazza tra le mani, scuotendo il capo.
“Niente.”
“Ah, meno male!” gli rispose Taiga, scontrando appena le loro spalle, lasciando che il silenzio si impossessasse di loro, restando seduti vicini, mentre Juri finiva il proprio tè.
“Grazie, Tai-chan” parlò il più piccolo dopo un po’ e Taiga si volse a guardarlo. “Lo so che l’ho già detto e che non dovrei ripeterlo così tanto, ma davvero, io non lo so cosa avrei fatto se non ci fossi stato tu con me.”
“Io ci sarò sempre per te, Juri” affermò il più grande, posandogli una mano sulla testa, accarezzandogli i capelli, fermandosi poi sul collo.
Juri sorrise, abbassando appena il capo per sentire meglio su di sé quel tocco rassicurante, guardandolo, rendendosi conto che i loro visi si avvicinavano sempre di più, fino a che non percepì sulle proprie labbra il respiro caldo di Taiga, appena accelerato.
“Juri… io…” provò a parlare il più grande, ma l’altro sollevò un braccio, posandogli l’indice sulle labbra, chiedendogli di tacere, lasciandolo poi andare per poter sostituire il polpastrello con la propria bocca in un bacio leggero e delicato.
Taiga socchiuse gli occhi, concedendosi quel contatto che a lungo aveva desiderato e sedendosi meglio in modo da riuscire con un braccio a circondare la vita di Juri, per tenerlo stretto contro di sé.
Il più piccolo sollevò le braccia, sospirando appena e schiudendo le labbra per approfondire il bacio, lasciandosi vezzeggiare e rassicurare dal calore del corpo dell’amico contro il proprio.
Quando si separarono, diversi secondi dopo, Juri sorrise, sentendo il proprio cuore battere veloce, emozionato. Spostò le mani intrecciandole ai capelli del più grande, prendendo poi una ciocca, giocandoci con le dita.
“Non era un tentativo per calmarti” spiegò Taiga, imbarazzato di essersi scoperto in quel modo, aveva spesso immaginato come sarebbe stato dichiararsi a Juri e il bacio veniva sempre dopo avergli detto che gli piaceva.
“Lo so, lo sospettavo, sarebbe stato molto cattivo da parte tua altriementi” commentò Juri.
“Perché?”
“Perché mi avresti illuso per niente” gli rispose il più piccolo e sorrise, tirando nuovamente su le gambe e voltandosi, lasciando che Taiga si sedesse meglio sul letto, poggiandosi contro di lui, la schiena contro il suo petto, lasciandosi stringere.
“Ti voglio bene, Juri” mormorò Taiga al suo orecchio e il più piccolo sorrise, emozionato, prendendogli le mani nelle sue, intrecciando le loro dita.
“Adesso mi sento meno spaventato” ammise il più piccolo, portando indietro la testa per riuscire a guardare l’altro in viso.
“Te l’ho detto che non ti sarebbe successo nulla e poi l’ho promesso a tuo fratello quella sera” ricordò.
Juri continuò a sorridere, incredibilmente felice nonostante la situazione che stava vivendo in famiglia. Per quanto dura e difficile, si sentiva sollevato di avere al suo fianco qualcuno che lo supportasse e che gli stesse vicino: e se quel qualcuno era Taiga, il ragazzo di cui era innamorato, allora sapeva per certo che sarebbe riuscito a superare quel momento e che tutto sarebbe andato bene.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, bakaleya6: tanaka juri, present-o, genere: romantico, pairing: taigaxjuri, bakaleya6: kyomoto taiga, genere: fluff, fanfiction: bakaleya6, tabella: 500themes, rpf, warning: slash

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