Titolo: I used to live alone before I knew you [Hallelujah - Jeff Buckley-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Takaki Yuya, Chinen Yuri
Pairing: Takachii
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.490
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
think_fluff per la tabella Inverno con il prompt ‘Termosifone’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Soffrire l’agonia’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Inverno Yuri era inquieto, era passata solo un’ora da quando si era messo a letto eppure sembrava passata un’eternità. Si era svegliato, meglio, aveva aperto gli occhi, dal momento che non era riuscito a prendere sonno neanche per un istante, desiderando che fosse già mattina, di modo che quella lenta agonia che stava patendo sparisse, ma aveva dovuto fare i conti con la triste realtà che la notte sarebbe stata ancora lunga. Molto lunga.
In altre circostanze, sarebbe stato felice di poter fare quella considerazioni: in circostanze normali, avrebbe guardato la sveglia sul comodino e avrebbe sorriso, voltandosi dall’altra parte per riprendere a dormire, stringendosi al corpo di Yuya, ricercando il suo calore.
Ma non poteva farlo quella notte, anzi, stava cercando con tutto se stesso di non muoversi troppo per non svegliare il compagno che già russava beato accanto a lui.
Sapeva che non doveva preoccuparsi più di tanto, che quando Yuya dormiva, spesso aveva il sonno talmente pesante che neanche le cannonate lo avrebbero svegliato, ma non voleva rischiare. Non voleva che quella che per entrambi era stata una splendida serata venisse rovinata.
Uscì piano dalle coperte, attento a non far ballare troppo il materasso, quando proprio non resistette più, alzandosi, camminando al buio per la stanza, raggiungendo l’uscita, chiudendosi piano la porta alle spalle.
Si concesse un sospiro quando fu nel corridoio, ma continuò a camminare nell’oscurità, a piedi scalzi, una mano sullo stomaco che doleva e non ne voleva sapere di smettere di attorcigliarsi su se stesso, provocandogli dei crampi tali da non riuscire a farlo stare in altro modo che piegato su se stesso.
Raggiunse il bagno, sciacquandosi il viso, ma non trovando alcun sollievo; si diresse in cucina, chiudendo la porta e accendendo la luce, mettendo a bollire un po’ d’acqua in un pentolino. Prese la tazza dallo scolapiatti e una tisana rilassante, e avvicinandosi al termosifone, vi si poggiò contro sentendo un piacevole calore propagarsi per tutto il corpo.
Era stanco, eccome se lo era: aveva lavorato tutto il giorno, dalla mattina presto aveva posato per due photoshoot e poi quando Yuya era passato a prenderlo gli aveva proposto di cenare fuori: e Chinen era stato felicissimo di quel romantico evolversi della serata, anche se si sentiva distrutto, essere servito e riverito di tutto punto, godersi una serata tranquilla insieme al fidanzato, era quello di cui aveva bisogno per sentirsi già meglio.
E così era stato, quando erano tornati a casa non era stato poi così tardi, si era fatto una doccia, aspettando poi che Yuya si lavasse dopo di lui e poi lo raggiungesse a letto.
Si stava addirittura per appisolare quando l’altro era tornato in stanza, sorridendogli. Yuya si era steso al suo fianco, allungando un braccio, permettendogli di stendersi accanto a lui: l’aveva coccolato, Yuri si era teso per baciarlo e non avevano fatto altro, senza alcun secondo fine, avevano passato il tempo a baciarsi e Yuri avrebbe quasi potuto giurare di potersi addormentare sotto quelle carezze, ma quando Yuya aveva spento la luce non era riuscito a prendere sonno. Il suo stomaco aveva iniziato a lamentarsi fin da subito, senza dargli un attimo di tregua, aumentando sempre di più, fino a che Yuri non era stato costretto ad alzarsi.
Quando sentì l’acqua sfrigolare contro i bordi in acciaio del tegame, si spostò a spegnere il fuoco, versando un po’ di acqua nella tazza e lasciando che il filtro andasse in infusione.
Tornò vicino al termosifone, accostando la sedia al calorifero, sedendosi, stringendosi le ginocchia al petto e reggendo la tazza per il manico, attento a non bruciarsi.
Soffiò sulla tisana, azzardando un assaggio, ma desistendo subito, posandola su tavolo, aspettando ancora qualche minuto.
Piegò appena il capo di lato, socchiudendo gli occhi, aspettando che il calore sulla sua schiena gli scaldasse il corpo e gli desse sollievo quando sentì la porta aprirsi e vide Yuya fare capolino in cucina.
“Yuri…” lo chiamò, con voce assonnata, i capelli leggermente scompigliati e il pigiama spiegazzato. “Che hai?” domandò subito il più grande, vedendolo raggomitolato su se stesso e la tazza fumante accanto a lui sul tavolo.
“Yuuyan, mi dispiace averti svegliato. Torna a letto, io arrivo subito” gli disse, abbassando le gambe e facendo una smorfia con la bocca.
Takaki scosse la testa avvicinandosi a lui e abbassandosi sulle ginocchia, stringendo con una mano la spalliera della sedia e posando l’altra sulla gamba del più piccolo.
“Non mi hai svegliato, mi sono alzato per andare al bagno e ho visto la luce” spiegò. “Ti senti male?” gli chiese di nuovo, lasciando vagare le dita in una carezza e risollevandosi per sedersi di fianco a lui, chiedendogli di fargli un piccolo spazio.
Yuri si mosse e Yuya gli prese le gambe, facendo in modo che le posasse su di lui, accarezzandogli i capelli con una mano, scivolando in un tocco gentile sulla guancia, notando l’effettivo pallore sul suo viso.
“Ho solo un po’ di mal di stomaco, penso di aver preso un colpo d’aria come siamo usciti dal ristorante, o come siamo risaliti in casa” suppose, passandosi una mano sullo stomaco.
Yuya annuì, prendendo la tazza, arrotolando il filtro al cucchiaino strizzandolo e posando i resti in un piattino.
“Tieni” la tese poi al più piccolo, il quale lo ringraziò annuendo e soffiando sul liquido prima di provare di nuovo a berla, prendendo qualche piccolo sorso.
Yuya lo osservò, lasciando passare un braccio attorno alle sue spalle e posandogli poi una mano sullo stomaco, massaggiandolo piano.
“Come ti senti?” gli chiese poco dopo il più grande, dopo che entrambi erano rimasti a lungo in silenzio.
“Un po’ meglio” rispose Chinen, guardandolo e rilassandosi poggiando la testa sulla spalla di Takaki, tendendogli poi la tazza piena a metà, affinché la riponesse.
“Non ne vuoi più?” domandò Yuya e Yuri scosse la testa. Gli prese poi la mano, intrecciando le dita con le sue, carezzandolo appena, lasciando che si scaldassero ancora un po’, proponendo poi di tornare a letto.
“Mi dispiace, Yuu” mormorò Yuri, prima di alzarsi.
“Di cosa?” domandò Takaki perplesso.
“Per colpa mia stai trascorrendo la notte in bianco. E anche tu sei stanco. Dovevo darti ragione quando mi hai detto di mangiare piano, me la merito questa indigestione!” si rimproverò.
“Yuri, ma cosa vai a pensare? Non è vero!” lo riprese l’altro, accarezzandogli i capelli.
“Sì, invece. Però, vedi, è che ero felice che potevamo passare finalmente un po’ di tempo insieme in modo diverso, ultimamente non facciamo che vederci nei ritagli di tempo e quando capita che vengo qui o vieni da me, facciamo sempre le stesse cose. Non che mi dispiaccia, però… oggi ero più felice” ammise.
“Invece ti sei dovuto di nuovo preoccupare per me, neanche fossi un bambino!” continuò a rimproverarsi e Yuya con quell’ultima affermazione comprese cosa tormentasse il più piccolo. Si alzò quindi e tornò a chinarsi sulle ginocchia, per riuscire a guardarlo negli occhi, poggiandogli le mani sulle gambe, lasciandole scorrere in una carezza.
“Piccolo mio, ascoltami…” esordì, aspettando che lo guardasse e quando Yuri lo fece, continuò. “Io ti amo, lo sai questo?”
Yuri annuì e Yuya sorrise.
“Ecco e allora smettila di pensare di essere un peso per me e pensare che il nostro rapporto sia diverso da quello che è. Non ti considero un bambino, dovresti averlo capito da tempo, sei il mio ragazzo e poi…” ridacchiò, allungando le braccia per stringerlo in vita, attirandolo verso di sé, tornando indietro e facendo in modo che gli portasse le gambe a cingergli la schiena. “E poi a me piace occuparmi di te, mi piace coccolarti, mi piace viziarti e, per quello che posso, riuscire a sorprenderti con piccole serate come quella di oggi che non erano state pianificate” spiegò, tornando a stringerlo, alzandosi in piedi, sollevandolo in braccio. Gli baciò appena le labbra, posando la fronte contro la sua, prendendo di nuovo a parlare: “Per cui smettila di pensare che mi dai impicci perché non è così, d’accordo, piccolo?” gli chiese, guardandolo negli occhi e sorridendogli.
Yuri annuì, stringendolo in collo e tendendosi per baciarlo a sua volta.
“Bene, e adesso andiamo a stenderci, ci penso io a riscaldarti adesso” gli disse, indicando con un cenno del capo il termosifone, accostandosi poi all’interruttore, lasciando che Yuri lo spegnesse.
“Visto? Siamo molto bravi nel lavoro di squadra!” affermò Yuya divertito, rientrando in camera da letto e stendendo il più piccolo da una parte, salendo subito dopo sul materasso e distendendosi, stringendolo a sé di nuovo, posandogli una mano sullo stomaco.
“Adesso ti faccio un bel massaggio e vedrai che passa tutto” assicurò, lasciando aderire meglio il proprio petto alla sua schiena.
Yuri sospirò, tirando appena indietro il capo, cercando riparo contro di lui e Yuya sorrise.
“E la prossima volta, sperando che non ci sia bisogno, ovviamente, svegliami invece di startene in cucina da solo, va bene?”
“Va bene” annuì Chinen chiudendo gli occhi. “Buonanotte, Yuuyan” gli augurò e Yuya sorrise.
“Buonanotte, tesoro” gli rispose piano.
*
Titolo: Mou wasurechatta no? Anna daiji na yakusoku wo (Have you already forgotten? About that promise that was so important) [Aoppana - Kanjani8-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Takaki Yuya, Chinen Yuri, Yamada Ryosuke
Pairing: Takachii
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.392
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
think_fluff per la tabella Inverno con il prompt ‘Raffreddore’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Promesse infrante’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
Inverno “Yuri! Aspettami!”
Yamada corse dietro all’amico che era uscito di corsa dai camerini alla fine del servizio fotografico.
“Che c’è? Ho fretta, scusa!” gli rispose l’altro, sistemandosi la borsa a tracolla e spingendo le porte dell’edificio.
“Lo vedo, dove stai andando?” domandò il più grande con un sorriso. “Vai da Yuya, eh? Ancora non mi hai detto come è andato il vostra app-”
Ryosuke fu costretto a fermarsi quando vide Yuri voltarsi di scatto e rivolgergli uno sguardo che l’altro non avrebbe faticato a definire assassino.
“Oh-oh, qualcosa non è andat-”
“Quello stupido!” ancora una volta Yamada non riuscì a finire di parlare.
“Yuri, calmati un momento e sediamoci, ok?” gli disse, prendendolo per un braccio e spingendolo per le spalle, indirizzandolo verso una panchina. “Se ne vuoi parlare, io…”
“Io non voglio parlare, perché non c’è niente da dire!” sbottò il più piccolo, incrociando le braccia al petto e Yamada non comprese tutta quella sua carica.
“Mi pareva che dal messaggio che mi hai mandato il giorno dopo il vostro appuntamento tu fossi contento” gli ricordò. “Solo che poi non abbiamo avuto modo di parlarne e… è successo qualcosa?” provò a chiedere, scrutando il suo volto.
“Io non lo so, Ryo…” si ammansì un poco Yuri, intrecciando le mani e muovendo tra loro le dita con fare nervoso. “Non lo so cosa è successo, non sento Yuya da una settimana e non avendo prove insieme non ho idea se almeno a lavoro abbia fatto vedere la sua brutta faccia oppure no!” espose. “L’appuntamento è andato bene, insomma, sai com’è” iniziò a dire, imbarazzandosi poi subito dopo, guardando l’altro con la coda dell’occhio, vedendolo curioso.
“L’avete fatto? Ti prego, dimmelo!” volle sapere Yamada con fare da vecchia comare, prendendo le mani di Yuri nelle sue.
“Questi non sono fatti tuoi!” lo riprese l’altro, cercando di allontanarlo da sé.
“Oh, dai, e cosa ti costa! Io ti dico tutto!” appuntò.
“Sì e io ne farei anche a meno a volte di sapere ogni minimo dettaglio sui tuoi appuntamenti romantici!” gli disse, guardandolo con un sopraciglio sollevato e Ryosuke iniziò a sorridere, probabilmente con la testa altrove.
“Ryo, Ryo, torna sulla Terra!” lo chiamò Chinen, facendo schioccare le dita davanti al suo viso. “Ci siamo divertiti” continuò Yuri nel suo racconto. “Siamo andati a vedere un film, poi mi ha portato fuori a cena e quando mi ha riaccompagnato a casa l’ho invitato a salire da me” gli disse, lasciando il resto alla sua immaginazione e, vedendo che l’altro continuava a sorridere più apertamente, dedusse che avesse capito da sé.
“Siamo stati bene, io sono stato molto bene e Yuya è… ecco, diverso da come si comporta a lavoro. È stato molto dolce e mi ha coccolato tanto” spiegò, aggiungendo quei dettagli, senza però guardare l’altro negli occhi, in qualche modo imbarazzato di mostrarsi in quel modo, sebbene fosse a Ryosuke che stava confidando quelle cose. “Mi ha detto che ci tiene a me, che adesso che mi aveva trovato non se ne sarebbe più andato e che ci saremo risentiti il giorno dopo e tante altre splendide parole, quando invece… puf, l’indomani, ha infranto le sue promesse. Non mi ha chiamato, non ha risposto alle mie mail…”
“Gli hai scritto?” si sorprese Yamada, non l’avrebbe pensato tipo da fare il primo passo in una situazione del genere.
“Sì, una mail” precisò, sollevando l’indice. “Poi non mi ha risposto e ho desistito!”
“Yuri!”
“Cosa? Era lui a dover fare il primo passo! Lui è quello grande!” si impuntò Yuri.
Ryosuke rise: “E dove sta scritto? Io scrivo sempre tantissimo a…”
“Tu sei tu, io sono io. E adesso vado da lui a dirgli che è uno stupido. Che non mi può prendere così in giro e che lo lascio. Sì, lo lascio!”
“Yuri, forse hai capito male e…”
“No! Non lo difendere. Lo so che tu stravedi per Yuya e, per inciso, la cosa non mi piace per niente!” sottolineò.
“Ma dai, siamo solo amici e poi, non lo stai lasciando?” lo punzecchiò, ma Chinen non raccolse la provocazione e si alzò dalla panchina, senza degnarlo di risposta.
“Adesso, se vuoi scusarmi, non posso più stare!” gli disse, riprendendo a camminare.
Ryosuke ridacchiò e lo salutò con un cenno della mano, richiamandolo solo per un istante: “Yuri, dopo chiamami!”
“Scordatelo!” fu la risposta di Chinen senza neanche voltarsi indietro per parlare.
Una volta poi arrivato davanti a casa di Takaki, Yuri suonò al citofono, aspettando che l’altro andasse ad aprire.
“Chi è?” la voce quasi irriconoscibile di Yuya lo lasciò un momento spaesato.
“Stupido Takaki, sono io!” gli rispose, pronto all’attacco.
“Yuri?” Yuya sembrava sorpreso. “Ti apro” gli disse e Chinen sentì scattare la serratura automatica.
Spinse le porte e vide subito al piano terra la porta dell’appartamento di Takaki aprirsi
“Sei davvero tu” mormorò Yuya quando Chinen si avvicinò.
“Perché? Aspettavi qualcun altro?” domandò a sua volta Yuri con fare seccato, guardandolo poi meglio e aprendo appena la bocca sorpreso. “Cosa ti è successo?” gli chiese, entrando in casa e vedendo che aveva il naso rosso, gli occhi lucidi e si sistemava una mascherina bianca sulla bocca.
“Scusami, sono in condizioni pessime, Yuri.”
“Stai male?”
“Uno schifo!” precisò il più grande, portandosi una mano alla fronte e tirando su con il naso. “Scusami, ti spiace se mi stendo di nuovo a letto? Mi gira la testa” gli chiese Yuya e il più piccolo annuì, seguendolo nella propria stanza. “Lo so che non è molto educato da parte mia, ma non riesco a stare in piedi” gli spiegò, non riuscendo poi a trattenere uno starnuto.
Yuri lo coprì bene, tendendogli un fazzoletto e sedendosi sul pavimento, di fianco al letto.
Yuya si girò dall’altra parte per soffiarsi il naso, tornando poi a guardarlo.
“Non ti preoccupare, non sono contagioso è solo uno stupido raffreddore e… se ti dico perché mi è venuto ti metti a ridere, sono confinato in casa da una settimana! Mia madre è venuta ad assistermi, ma l’ho mandata via stamattina, non poteva stare oltre qui con me” spiegò, notando poi che Yuri non aveva detto una parola da quando era arrivato, limitandosi a guardarlo.
“Ehi, piccolo” lo richiamò, sollevandosi su un gomito per guardarlo, ma Yuri lo interruppe.
“Quindi non mi hai richiamato per questo, dopo il nostro appuntamento?” gli chiese Chinen.
“Ah, scusami, sì!” gli disse, prima di spalancare gli occhi, consapevole di come dall’altra parte il suo sparire così all’improvviso potesse essere stato frainteso. “Non avrai pensato che non mi importasse più niente di te, vero? Oh, Yuri, scusami, io avrei voluto chiamarti, davvero, ma non potevo parlare, mi faceva malissimo la gola e non ti ho scritto perché mi bruciavano gli occhi ed ero sul serio ko. Che stupido sono stato!” si incolpò, dandosi una pacca sulla fronte, ricadendo disteso sul letto. “Perdonami, ti prego, a dire il vero io ero così felice per come le cose si sono evolute tra noi che… ecco, mi sono ammalato. Forse lo stress che ha preceduto l’appuntamento, ero così nervoso e poi tutto è andato per il meglio e… scusami, scusami, davvero. Vuoi… vuoi ancora stare con me, vero?” gli domandò, colto da improvviso dubbio.
Yuri lo guardò e si alzò in piedi, abbassando il capo.
“Yuri?” lo chiamò Yuya, confuso.
“Stupido!” esclamò Yuri.
“Eh?”
“Sei uno stupido! Io ho pensato che non ne volessi più sapere, che magari potessi avere cambiato idea e… e invece… invece eri confinato a letto per colpa di uno stupido raffreddore!” riassunse.
Yuya si morse il labbro inferiore, guardandolo colpevole: “Lo so, scusami, non c’ero proprio con la testa, ma in tutto questo tempo anche se ero impossibilitato ad avere contatti con il mondo esterno ti ho pensato tanto, credimi!” assicurò.
“Sei lo stesso uno stupido!” ripeté Yuri, inchinandosi ancora e scostando la coperta.
“Lo so” ammise Yuya. “Ehi, cosa fai?” domandò vedendo l’altro infilare una gamba sotto le lenzuola.
“Spostati, fammi spazio!” gli disse Yuri, con l’intento di stendersi accanto a lui.
“No, Yuri, non voglio che ti ammali anche tu!” gli chiese l’altro, ma il più piccolo non demorse, riuscendo a infilarsi sotto le coperte e stendersi insieme a lui.
“Io non mi ammalerò, solo gli stupidi si ammalano!” ribadì il concetto, guardandolo e sfilandogli l’elastico da dietro l’orecchio per spostare la mascherina, levandogliela completamente.
“Yuri…” lo chiamò piano Yuya.
“Zitto…” ribatté l’altro, ma parlando a sua volta a voce bassa, chinandosi sulle sue labbra, sfiorandogliele con le proprie.