[Ariyama] Heartbroken

Feb 20, 2013 18:03

Titolo: Heartbroken
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Inoo Kei, Yaotome Hikaru, Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: R/AU, triste
Warning: slash, !deathfic
Wordcount: 1.780 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la community 500themes_ita con il prompt 'stai solo dormendo'
Disclaimer: i personaggi non sono miei, non li conosco personalmente e quanto di seguito descritto non ha alcun fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita

Hikaru fermò l’autoambulanza tirando il freno a mano, abbassando il finestrino e scrutando l’aria grigia e il cielo coperto da una cappa di nubi che minacciavano pioggia da un momento all’altro.
“Sei proprio sicuro di quello che fai?” chiese rivolgendosi al collega seduto al proprio fianco, il quale annuì.
“Sì, faccio questo lavoro da più tempo di te e lui è un mio paziente” gli disse Inoo, scendendo dalla macchina e andando ad aprire i portelloni posteriori.
“Forse confondi lavoro e amicizia” borbottò Hikaru, seguendolo il più grande.
“Siamo arrivati!” disse Kei con un sorriso, porgendo la mano a una terza persona, un ragazzo di qualche anno più piccolo di lui, il cui viso era stanco, consumato da lacrime e dolore; era vestito con un completo nero elegante, una camicia bianca e una cravatta rossa che spiccava tra quei colori anonimi.
“Grazie!” gli disse questi scendendo dal mezzo, guardandosi attorno in un primo momento spaesato e Kei fece bene attenzione alla sua espressione prima di lasciargli la mano e permettergli di incamminarsi verso l’entrata del cimitero.
Hikaru mosse un passo come per seguirlo, ma venne fermato dal più grande che lo trattenne per un gomito.
“Aspetta” parlò piano, osservando Ryosuke allontanarsi lentamente, dalla sua posa impostata riusciva a percepire la sua agitazione.
“Non dovremo seguirlo?” gli chiese Hikaru che continuava a non comprendere perché il collega si stesse comportando a quel modo.
“Non ancora, lascialo andare, è una cosa che deve fare da solo, noi lo raggiungiamo tra poco” spiegò semplicemente Inoo senza staccare gli occhi dal paziente.
“Io proprio non capisco” ammise Yaotome con una leggera frustrazione nella voce e Inoo si volse a guardarlo, iniziando a camminare quando decise che fosse il momento opportuno per farlo.
“Andiamo” lo spronò, sentendo Hikaru camminare accanto a sé. “Tu non conosci la storia di Ryosuke, vero?” gli chiese Kei, senza guardarlo, ascoltando il rumore dei propri passi sul terreno formato da piccoli sassolini e quella quiete silenziosa fatta dei sospiri delle anime.
“No” ammise il più piccolo con rammarico. “Purtroppo non sono riuscito a leggere tutte le cartelle dei casi che mi sono stati affidati” spiegò senza aggiungere altro, aspettando che fosse l’altro a riprendere la parola.
Kei sospirò e riprese a parlare: “Ryosuke è arrivato in cura da noi due anni fa. Non è sempre stato così come lo vedi tu ora” gli disse parlando piano, mentre camminavano tra le tombe anonime, sempre a qualche passi distanza dal più piccolo. “Era un ragazzo solare, sorridente e dal carattere forte che si è spezzato quando il fidanzato è morto, due anni fa appunto” Kei si fermò, immobilizzandosi e trattenendo Hikaru per un polso affinché lo facesse anche lui e indicò con il capo Yamada che si era fermato davanti a una tomba di marmo di colore chiaro, inginocchiandosi e accendendo un bastoncino di incenso.
“Ciao, Daiki” lo sentirono mormorare e le sue labbra per la prima volta tesero in un lieve sorriso, i suoi occhi divennero più grandi e per un istante solo, in quel breve attimo in cui aveva pronunciato quel nome, vivi.
Hikaru osservò Ryosuke tacere di nuovo e pregare in silenzio e si volse confuso verso Kei che, sempre senza perdere un solo istante di vista il più piccolo, fece cenno al collega di allontanarsi appena, riprendendo a parlare sottovoce.
“Daiki è arrivato da noi cinque anni fa, doveva semplicemente donare il sangue, ma qualcosa nelle analisi ha insospettito i medici ed è stato trattenuto per un controllo approfondito e quello è stato l’inizio della fine” concluse a testa bassa.
“Cosa aveva?” domandò Hikaru, cauto.
“Un problema ai polmoni, una malattia di cui ancora non si sono capite bene le cause, probabilmente pensano che fosse portatore naturale di qualche patologia rara e il fatto che fumasse non ha aiutato la cura, che comunque è stata tardiva…”
“E Yamada?” volle capire Hikaru.
“Ryo gli è stato vicino per tutto il periodo della degenza, era il suo sostegno, era il suo sole nel mondo. Avevano questo rapporto quasi simbiotico lui e Daiki, troppo, troppo forte che quando Daiki è morto, lo spirito di Ryosuke è morto con lui. E Ryo è semplicemente impazzito” concluse.
Hikaru guardava Kei senza trovare parole per dire niente e osservava Ryosuke fissare la tomba del proprio fidanzato in silenzio, sorridendo solamente.
“Tu l’hai visto. Ormai sai come Ryo passa le sue giornate. È vivo non perché lo desideri, ma perché i farmaci che gli somministriamo lo obbligano a farlo, ma può davvero considerarsi vita questa? L’unico sorriso che mostra al mondo durante l’anno è in questo giorno. Il giorno in cui Daiki è morto. Il giorno del proprio compleanno.”
Hikaru si voltò di scatto a guardare Kei, spalancando gli occhi e Inoo sorrise tristemente.
“Sì… Daiki è morto nel giorno del compleanno di Ryosuke. Io credo che non dimenticherò mai quel momento.”
“Eri con lui?” chiese Hikaru.
“Quando è successo? Sì…” fece una pausa. “Sapevamo che non gli restava molto tempo, ormai, eravamo preparati e avevamo cercato di preparare anche Ryo, ma nessuno è mai realmente pronto a perdere qualcuno, puoi dirti che non c’è più niente da fare, puoi affermare che è meglio che chiuda gli occhi per sempre piuttosto che continuare a soffrire, lo puoi pensare razionalmente, ma il cuore non lo accetta e non lo accetterà mai. Il cuore di Ryosuke si è ribellato quel giorno e per non continuare a soffrire, per non continuare a rivivere quegli istanti, ha deciso di non battere più a un ritmo normale.”
Lo sguardo di Kei si incupì e Hikaru istintivamente gli portò una mano sulla spalla.
“Kei non c’è bisogno che..”
“No, va bene” gli disse. “Quando abbiamo saputo che non avrebbe vissuto che un mese al massimo, abbiamo permesso a Ryosuke di stare con lui per tutto il tempo. Aveva libero accesso alla camera giorno e notte, passavano insieme ogni singolo istante. Quel giorno l’ho visto uscire presto la mattina e ricordo di avergli chiesto come mai…”

‘Ryo dove stai andando?’
‘Ssh, Kei-chan, voglio fare una sorpresa a Daiki!’ un sorriso, nonostante le occhiaie e la stanchezza fossero una maschera perfetta per quel viso, Ryosuke si sforzò di rivolgerglielo. ‘Oggi è il mio compleanno e voglio andare al bar qui sotto a prendere una torta, torno subito!’ aveva detto, uscendo poi di corsa.

“L’ho lasciato andare e mi sono allontanato per il solito giro di ricognizione, non gli avevo neanche fatto gli auguri pensando che ne avrei avuto l’occasione quando l’avessi visto tornare, ma quel momento non è mai arrivato. Ryosuke è rientrato in ospedale dopo una manciata di minuti. Ho visto la porta della stanza di Daiki socchiusa e sono entrato per parlare a Ryo, ma non ho potuto fare niente, perché lui era lì vicino al letto che stringeva la mano di Daiki e quella torta panna e fragole rovinata per terra.

‘Ryo…’
‘Daiki? Ehi, Dai-chan? Ti ho portato una sorpresa! Oggi è il mio compleanno, ho… ho preso una torta, Daiki, dobbiamo festeggiare’ mentre gli parlava, Ryosuke gli accarezzava la mano e poi si era chinato su di lui, scostando il lenzuolo, prendendolo per le spalle, abbracciandolo, posando la testa sul suo cuore e sollevandosi di nuovo di scatto, accarezzandogli il viso, posando le labbra sulle sue.
‘Stai solo dormendo, Daiki?’ gli chiese con voce tremante.

“Allora ho compreso tutto e mi sono avvicinato a lui. E ho provato a chiamarlo di nuovo. ‘Ryo’ gli ho detto, posandogli una mano sulla spalla e ho sentito il primo singhiozzo. ‘Sta solo dormendo, vero Kei-chan?’ mi ha chiesto con occhi supplici, pregandomi di assecondarlo, di rassicurarlo che il suo amato Daiki stesse solo dormendo e presto sarebbe tornato a guardarlo con quegli occhi pieni di amore e sorridergli, ma non sono riuscito a sostenerlo. Non sono riuscito a fare nient’altro che scuotere la testa e piangere. Mi sono limitato ad abbracciarlo, mentre lui stringeva tra le proprie il corpo del fidanzato, piangendo con lui” concluse.
“Kei…” provò a parlare Hikaru, ma in quello stesso istante videro Yamada alzarsi e dopo un altro saluto alla tomba e un ultimo sorriso alla fotografia sopra la lapide, si voltò verso i due infermieri.
“Possiamo andare” disse loro e Kei annuì, lasciando che li precedesse, tornando a porre un po’ di distanza tra loro e Yamada, lasciandogli ancora per alcuni istanti l’illusione di essere in grado di badare a se stesso.
“Hikaru, mi dispiace” mormorò d’un tratto Kei prima di arrivare all’ambulanza per tornare all’ospedale.
“Di cosa?”
“Per averti coinvolto” spiegò il più grande, accennando un sorriso.
“Non capisco, Kei, se avevi bisogno di parlare…”
“No, non è questo” negò Inoo, facendo salire Yamada sul retro dell’ambulanza e poi prendendo nuovamente posto con Hikaru sui sedili anteriori.
“C’è un posto in cui dobbiamo andare adesso” gli disse, indicandogli un luogo preciso.
“Kei, ma non c’è niente lì, niente a parte…” si interruppe, comprendendo ora il motivo per cui Kei aveva chiesto a lui di accompagnarlo quel giorno, perché gli avesse raccontato la storia di Yamada e il perché si stesse scusando con lui.
“Puoi lasciare che guidi io se preferisci, così non ti accuseranno di essere mio complice” gli disse Kei, non volendolo obbligare.
“No, no, vi ci porto” disse solo, mettendo in moto.
Dopo diversi chilometri si erano ritrovati fuori città a costeggiare la spiaggia.
“Qui andrà bene” disse Kei, chiedendogli di fermarsi in una piccola pineta.
Hikaru spense il motore e Kei scese, andando ad aprire di nuovo le porte posteriori per far scendere Yamada.
“Siamo arrivati” gli disse di nuovo, aiutandolo a scendere e Yamada sorrise, inspirando a pieni polmoni l’aria salmastra, lasciando che il vento freddo di quella giornata lo facesse rabbrividire dandogli l’illusione di poter provare ancora qualcosa, anche se il suo stesso cuore era gelido.
“Daiki amava questo posto, da quassù c’è una vista fantastica” disse Yamada, mentre precedeva gli altri due che in silenzio lo seguivano salire verso la scogliera.
“Lo so, per lui era la cura migliore, aria pulita e stare con te” lo assecondò Kei, cercando di impedire alla propria voce di tremare e di non pentirsi adesso che aveva deciso di renderlo libero.
Quando Ryosuke si fermò lo stesso fecero gli altri due, restando pochi passi dietro di lui: il più piccolo si voltò e guardò prima Hikaru, poi Kei, avvicinandosi a quest’ultimo e abbracciandolo.
“Grazie, Kei-chan” mormorò, “mi dispiace crearti tutti questi problemi” si scusò, sciogliendo l’abbraccio e poi guardando Hikaru.
“Grazie” gli disse solo, muovendo pochi passi indietro e voltandosi di nuovo.
Osservò il mare sotto di sé, prima di muovere un passo nel vuoto e poi lasciarsi andare in quell’abbraccio che, lo sapeva, non era quello dell’aria, né quello del mare, ma erano le braccia di Daiki quelle nelle quali stava finalmente tornando a rifugiarsi.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, genere: angst, hey! say! jump: yaotome hikaru, hey! say! jump: yamada ryosuke, hey! say! jump: inoo kei, fanfiction: hey! say! jump, pairing: ariyama, genere: triste, hey! say! jump: arioka daiki, tabella: 500themes, genere: au, rpf, warning: death fic, warning: slash

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