[Hikanoo] Kono te wo motto tsuyoku zutto

Feb 18, 2013 18:55

Titolo: Kono te wo motto tsuyoku zutto (Stringi di più la mia mano per sempre) [Love Rainbow - Arashi-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei, Yamada Ryosuke, Arioka Daiki
Pairing: Hikanoo; Ariyama
Warning: slash
Rating/Genere: R/ romantico, fluff
Wordcount:4.141 fiumidiparole
Note: scritta per la diecielode per la tabella 12 Storie - Ricorrenze con il prompt compleanno e per la 500themes_ita con il prompt 'tempo vorace'.
Questo è il terzo di una serie di spin off collegati a una storia cardine questa e segue questa storia.
Disclaimer: i personaggi non sono miei non li conosco personalmente quanto di seguito descritto non vuole avere fondamento di verità. La storia non è scritta a fini di lucro.
Tabella: 12 storie - Ricorrenze
Tabella: 500_themes

Kei aprì gli occhi sbattendo le palpebre diverse volte prima di mettere a fuoco gli spazi attorno e rendersi conto di dove si trovasse.
Si girò nelle coperte godendo del caldo tepore della pesante trapunta, sospirando beato quando vide Hikaru riposare accanto a lui ma sorridendo tristemente quando realizzò che mancavano poche ore alla sua partenza.
Non se ne voleva andare: era stato bene in quei due giorni con il proprio ragazzo e come al solito il tempo era stato fin troppo vorace; le ore passate insieme erano volate e Kei non voleva privarsi ancora di quella felicità per chissà quanto tempo di nuovo. Di certo non sarebbero stati loro né i primi né gli ultimi a portare avanti una relazione a distanza, chissà quante altre coppie si trovavano nella loro medesima situazione, ma la cosa non lo consolava affatto. Era ancora con lui, poteva sentire il suo fiato contro il viso, poteva stringerlo e baciarlo, ma Hikaru già gli mancava. Sapeva bene che non avrebbe dovuto pensare quelle cose che in quel modo avrebbe rovinato quelle ultime ore in cui potevano godere della reciproca compagnia e stare insieme, ma era più forte di lui: non lo voleva lasciare, non voleva tornare a casa, ma sapeva che non avrebbero potuto fare altrimenti.
Sentì Hikaru muoversi e si affrettò a chiudere gli occhi, facendosi più vicino a lui per stringerlo fingendosi ancora incosciente, sentendo Hikaru ricambiare la stretta e poi le sue labbra baciare le proprie.
“Imbroglione, apri gli occhi lo so che sei sveglio” lo smascherò il più piccolo e Kei sorrise.
“Oh, come hai fatto? Sono un bravissimo attore io!”
“Innanzitutto, buongiorno!” augurò Hikaru, baciandolo di nuovo piano.
“Buongiorno!” replicò con voce bassa Inoo, guardando l'altro.
“Secondo, ero già in dormiveglia da un po', ma volevo stare ancora con te a letto, si sta così bene. E poi il tuo respiro era diverso, ti senti male?” gli chiese un po' preoccupato, scostandogli i capelli dalla fronte.
“Mh” Kei annuì, mettendosi a sedere sul letto. “No, no è tutto ok, solo sono un po' triste per la partenza.”
Hikaru lo imitò, sedendosi a sua volta: “Neanche io vorrei che te ne andassi” disse, stringendolo in un abbraccio. “A che ora è il treno?”
“Mezzogiorno” rispose Kei.
Hikaru sorrise e gli baciò le labbra: “Allora approfittiamo per stare insieme. Ci vestiamo e andiamo a fare colazione fuori, che ne dici?”
Kei gli sorrise annuendo soddisfatto, baciandogli le labbra e uscendo dal letto per prepararsi.

*

“Hikka, sei sicuro? Posso portarla io!” ribadì ancora Kei, tentando di riappropriarsi del proprio trolley che l'altro si stava tirando dietro. Il più piccolo ridacchiò: “Non mi dà alcun fastidio e poi se lo lascio a te, non ti posso prendere per mano” spiegò, piegando il braccio e stringendo maggiormente le sue dita.
Kei arrossì, godendo di quel calore rassicurante e lasciando ondeggiare l'altro braccio dove reggeva una busta di dolcetti che aveva comprato come souvenir per i suoi amici.
“Yama-chan sarà contento di questi dolci, secondo te?” gli chiese.
Hikaru rise: “Oh sì... sono sicuro che sarà entusiasta! Con il mio fratellino va sempre bene?” domandò poi.
“Benissimo, anche troppo. Sono sempre innamoratissimi” assicurò e Hikaru rise.
“Meglio così” disse, sollevando poi lo sguardo in alto verso l'orologio della stazione. “Siamo in perfetto orario!” affermò.
Kei annuì stando però in silenzio, entrando insieme dentro la stazione, controllando il numero del proprio treno per raggiungere il binario di partenza.
In attesa alla banchina c'erano solo poche persone, Kei e Hikaru scelsero una panchina libera lontana da sguardi indiscreti fermando la valigia e Inoo posò sulla stessa i dolcetti per Yamada.
“Eccoci qua!” esclamò Hikaru prendendo Kei per i fianchi, facendolo voltare verso di sé, mentre si sedeva. “Ho una sensazione di deja-vu” parlò Hikaru, attirando Kei sulle proprie gambe, sorridendo. “Grazie per essere venuto! È stata una bellissima sorpresa!” gli disse, baciandolo piano sulle labbra.
Kei gli passò le mani tra i capelli: “Sono stato benissimo e vorrei non dovermene andare” mormorò unendo le loro fronti e sorridendo poi divertito.
“Facciamo i capricci?” chiese scherzoso Hikaru, passandogli una mano sulla guancia.
“Funzionano?” provò a chiedere Kei, sedendosi meglio su di lui.
Hikaru chiuse un istante gli occhi, poi li riaprì confessando: “Non voglio che te ne vada” ammise e Kei sentì come una sorta di vuoto nel cuore.
Perché doveva essere tutto così difficile?
Si guardarono negli occhi e Kei portò una mano ad accarezzargli il collo, sentendo quelle di Hikaru passargli sulla schiena e stringerlo, mentre in sottofondo la voce elettronica annunciava l'arrivo del treno.
“Scrivimi appena arrivi, ok?” gli chiese Hikaru e Kei annuì; si rialzò in piedi, calandosi bene il cappello sulla testa, recuperando il trolley sfoderando il suo migliore sorriso: non voleva farsi vedere triste da Hikaru come l’ultima volta.
Si avvicinò alla linea di delimitazione mettendosi in fila insieme agli altri passeggeri aspettando che altri scendessero dal vagone prima di salire a sua volta.
Hikaru lo aiutò con la valigia, seguendolo poi con lo sguardo mentre Kei sceglieva un posto accanto al finestrino e abbassava il vetro per parlargli.
“Fai buon viaggio, Kei-chan!” lo salutò, alzando una mano e Kei gli strinse le dita.
“E tu fai il bravo!” si raccomandò. “Salutami Kota!”
“Lo farò!” assicurò Hikaru, allontanandosi dal treno sentendo il fischio del macchinista e le porte chiudersi, restando poi a osservare il treno prendere velocità e poi uscire dalla stazione.

*

“Kei-chan!”
Non appena scese dal treno, Kei trovò Yamada e Daiki che lo aspettavano in stazione.
Il più piccolo corse incontro al coinquilino con un grande sorriso.
“Mi sei mancato molto!” disse Ryosuke facendo ridere Kei.
“Davvero? Tu a me per niente!” scherzò, prendendolo in giro, spingendogli la fronte con un dito, ridendo della faccia dispiaciuta che fece il coinquilino. “Ciao, Daiki!” salutò anche l’amico.
“Daiki! Kei mi tratta male!” Yamada fece i capricci, abbracciando il fidanzato per farsi consolare e Daiki rise, dandogli dei leggeri colpetti sulla testa.
“Eddai, Ryo, scherzavo. Anche tu mi sei mancato e guarda! Ti ho portato un regalo!” cercò di attirare la sua attenzione mostrandogli la busta con i dolci.
“Evviva!” esclamò contentò il più piccolo, acchiappando il regalo e sollevando il coperchio della scatola. “Hanno un aspetto buonissimo! Grazie, Kei-chan!”
“Possiamo mangiarli tutti insieme per merenda!” propose Inoo, mentre si avviavano verso casa. Prese il cellulare dalla tasca scrivendo a Hikaru per informarlo che fosse arrivato finalmente a destinazione, ricevendo una risposta repentina che lo fece sorridere.
“È mio fratello?” chiese Daiki, già conoscendo comunque la risposta.
“Sì, l’ho avvisato di essere a casa” spiegò il più grande.
“Allora, Kei-chan, ti sei divertito? Hikka era sorpreso?”
Kei annuì: “Molto, non se l’aspettava e sì, siamo stati molto bene, ammise, sospirando felice mentre i ricordi del tempo trascorso con il ragazzo gli tornavano alla mente. “Ah, vi saluta!” si ricordò di avvisarli.
“Grazie!” rispose Daiki, poi mentre salivano verso casa, Yamada si rivolse al coinquilino: “Tu come stai?” chiese, prendendo le chiavi dell’appartamento.
“Ryo!” lo ammonì il fidanzato.
Kei comprese e sorrise loro, scuotendo la testa e rassicurando Daiki di non preoccuparsi.
“Bene, credo” aggiunse dopo entrando in casa. “Lo so che forse la faccio sembrare peggiore di quello che è, ma io…”
“Non devi preoccuparti Kei. Con noi puoi esternare i tuoi sentimenti!” lo interruppe Yamada, prendendogli le mani nelle proprie, mentre Daiki li lasciava soli per poter parlare, iniziando a mettere a bollire in un pentolino un po’ di acqua per il tè, muovendosi come fosse a casa sua.
“Posso confessarti una cosa allora?” chiese Inoo a Ryosuke il quale annuì.
“Mi manca di già… sarà normale?”
Il più piccolo sorrise, abbracciandolo: “Normalissimo, anzi, sarebbe strano il contrario. Io non so come fai, sei molto forte, Kei. Senza Dai-chan io non so che farei” ammise, pensando che probabilmente lui, al posto di Kei, non avrebbe avuto poi così tanto autocontrollo.
“Grazie” mormorò il più grande stringendolo a sua volta godendo del suo sostegno e di quella vicinanza.

*

Erano passati diversi mesi e la relazione a distanza tra Kei e Hikru proseguiva: si sentivano ogni giorno, più volte al giorno quando avevano dei momenti liberi per colmare almeno in parte l’assenza reciproca raccontandosi ogni volta quello che facevano durante la giornata anche se apparentemente non era accaduto niente che valesse la pena di dire. Si vedevano poco, cercavano di mantenere una certa assiduità, ma alle volte era impossibile, specie dal momento che Hikaru aveva iniziato a lavorare e doveva conciliare il tempo con il part-time con lo studio e le lezioni. Kei si sentiva un po’ responsabile per la vita stressante del proprio ragazzo, credeva che fosse a causa sua e dei continui viaggi che faceva per vederlo che Hikaru avesse deciso di lavorare. E anche se lo stesso ragazzo e sia Daiki che Ryosuke cercassero di fargli capire che le sue paure fossero infondate, Kei non poteva impedirsi di pensarlo almeno un po’.
In quelle ultime settimane soprattutto, la cosa era un po’ peggiorata perché non riuscivano a sentirsi che la sera, prima di andare a dormire, ma entrambi molto spesso erano stanchi e le telefonate erano diventate ancora più corte. E Kei stava male per tutto quello: aveva voglia di vedere Hikaru e passare del tempo insieme, insieme come una normale coppia, senza dover per forza rubare minuti preziosi al tempo.
Mancavano pochi giorni al suo compleanno e Kei non aveva mai chiesto niente, quell’anno, invece, aveva un desiderio da esprimere; quella domenica si era svegliato presto nonostante non avesse impegni: doveva essere solo in casa perché il giorno prima Yamada e Daiki erano usciti insieme e Inoo non aveva sentito Ryosuke rientrare, segno che, come succedeva spesso, si era fermato dal proprio ragazzo a dormire.
Kei li invidiava, doveva ammetterlo, e gli stessi ragazzi, per non farlo sentire a disagio, avevano limitato molto le loro effusioni pubbliche, come erano soliti fare all’inizio, per riguardo verso di lui. Da una parte Inoo gli era grato, perché così evitava di paragonare la loro storia alla sua e dall’altra gli dispiaceva che non si potessero sentire liberi davanti a lui. Sospirò e, guardando l’ora, prese il telefono, scorrendo l’elenco delle chiamate recenti componendo il primo della lista.
“Pronto?” gli rispose la voce assonnata di Hikaru dall’altra parte.
“Hikka, sono io! Scusa ti ho svegliato?”
“Kei, buongiorno! Non ti preoccupare” lo rassicurò.
“Scusami, avrei dovuto mandarti un messaggio prima…”
“Ma no, lo sai che tu puoi chiamare quando vuoi. Mi piace sentire la tua voce appena sveglio” confidò sorridendo e Kei lo percepì, tranquillizzandosi.
“Sei tornato tardi ieri?”
“Sono uscito con Kota e altri amici dell’università, siamo andati a ballare, ma non fa per me” raccontò voltandosi sulla schiena e sbadigliando. “Tu come mai sei sveglio a quest’ora?” chiese a sua volta, curioso.
Kei si strinse nelle spalle: “Così, mi sono svegliato da solo e non avevo più sonno. Sono solo adesso” gli disse, giusto per informarlo.
“Ryo-chan? È da mio fratello?”
“Penso di sì, ieri sono usciti. Sarei andato con loro, ma da quello che ho capito era una specie di ricorrenza.”
“Eh?” Hikaru dall’altra parte era perplesso.
Kei rise: “Sì, lo fanno. Probabilmente era l’anniversario della prima volta che si sono guardati” li prese in giro. “Ryo ci tiene a queste cose.”
“E mio fratello si presta?”
“Oh sì, lo asseconda molto” ridacchiò Kei, voltandosi tra le coperte, mettendosi pancia sotto.
“Sempre detto che l’amore rincitrullisce” affermò Hikaru divertito.
“Che antipatico, è una cosa molto romantica invece, anche se, secondo me, è solo una scusa per fare sesso.”
“Come se avessero bisogno di scuse quei due!”
“Hikka!”
“Hai iniziato tu!” rise il più piccolo, poi mugolò.
“Hikaru tutto bene?” domandò Kei preoccupato.
“Mh, più o meno” mormorò l’altro sospirando e Kei riconobbe la sfumatura particolare nel suo respiro.
“Hikka, che combini?” domandò maliziosamente.
“Niente!” rispose troppo in fretta il più piccolo. “Volevo alzarmi per prepararmi il caffè, ma…” si interruppe, “lascia stare, Kei-chan, non importa.”
Kei rimase un attimo in silenzio, poi sorrise.
“Puoi farlo, se vuoi” parlò a voce bassa.
“Fare cosa?” domandò Hikaru, sentendo poi Kei ridere.
“Puoi sistemare il tuo problema. Non devo ricordarti, vero, che abbiamo dormito insieme tante volte e conosco il tuo corpo e le tue abitudini a menadito” lo stuzzicò.
Hikaru dall’altra parte sospirò più forte.
“È colpa tua!” si difese. “Ti stavo sognando, tanto per cambiare, poi mi hai chiamato e…”
“E il tuo sogno è diventato realtà?”
“Mh, no, sarebbe stato reale se tu fossi stato qui con me” affermò, sfumando le ultime parole in un ansimo. “Kei, mi dispiace, forse sarebbe meglio se…”
“No!” Kei scosse il capo, stringendo meglio cellulare contro l’orecchio. “Posso stare al telefono con te?” chiese, mentre già faceva scivolare una mano sul proprio corpo, oltrepassando il pigiama e la biancheria. “Per favore, voglio farlo con te…” spiegò, mentre il suo corpo già reagiva a quel tocco appena accennato.
Hikaru non rispose niente, ma dall’altra parte Kei sentiva i suoi sospiri farsi sempre più pesanti e per minuti interi l’unico suono udito da entrambi furono gli ansimi e i sospiri sommessi che poi lasciarono spazio al silenzio affannato dei loro respiri.
“Kei?” Hikaru fu il primo a tornare a parlare.
“Mh?”
“Vorrei tanto averti qui” confessò e Kei sorrise.
“Anche io… Oh, Hikka?”
“Dimmi.”
“A proposito di ricorrenze, ecco… come sei messo la settimana prossima?” domandò Inoo tornando al motivo per cui aveva chiamato il ragazzo.
Hikaru fece un attimo memoria spiegando i suoi impegni: “Aaah, la prossima è una settimana da incubo, a lavoro devo sostituire un ragazzo e coprire anche i suoi turni e nel mentre devo preparare un esame. Non ho idea di come farò, forse dovrei seguire il consiglio di Kota e farmi una specie di tabella di marcia o per lo meno un piano per lo studio” rifletté tra sé, mettendo al corrente anche il più grande. “Mi dispiace, Kei-chan, avevi pensato qualcosa? Volevi che ci vedessimo?” chiese con tono dispiaciuto.
“Oh no, no, stai tranquillo, Hikaru. Io… non è nulla davvero, sì pensavo di venire a trovarti” mentì, “ma è meglio se rimandiamo” assicurò, cercando di non far trapelare la propria delusione.
“Scusami davvero, ti direi che si può fare, ma rischierei di non poterti dedicare del tempo e poi vorrei stare con te come si deve, ci vediamo talmente poco che mi dispiacerebbe non potermelo godere” spiegò e Kei lo tranquillizzò ancora, concordando con lui che fosse meglio rimandare l’incontro. Chiacchierarono ancora un po’ prima di chiudere la conversazione e Kei lasciò andare il cellulare sul letto, sospirando.
Gli dispiaceva non vedere Hikaru quel fine settimana, specialmente perché era il suo compleanno e gli sarebbe piaciuto passarlo insieme, dal momento che sarebbe stato il primo da quando si erano messi insieme, però non poteva chiederglielo, non dopo che gli aveva detto tutti i problemi che aveva tra studio e lavoro e lui non voleva essere fonte di ulteriore pressione e stress.
D’un tratto non aveva più voglia di fare nulla e il suo compleanno gli appariva come qualcosa di insignificante e non come qualcosa per cui valesse la pena festeggiare come era sempre stato per lui fino a quel momento.
Si alzò dal letto e nello stesso istante in cui uscì dalla camera per dirigersi in cucina la porta di casa si aprì.
“Buongiorno” disse.
“Buongiorno” gli rispose Yamada con un sorriso.
“Ti sei divertito, ieri?” domandò Kei, scompigliandogli i capelli e il più piccolo annuì.
“Stavo andando a fare colazione, ti unisci a me?” propose Inoo.
“Speravo che non l’avessi già fatta!” esclamò Yamada mostrandogli una busta bianca. “Ho comprato dei daifuku, li possiamo mangiare insieme” propose, disponendo i dolcetti su un piatto, posandolo sul tavolo e apparecchiando con le tazze e le tovagliette, mentre Kei preparava il tè.

*

La mattina del proprio compleanno, Kei si era svegliato di malumore, era rimasto alzato fino a tardi davanti al pc e poi sotto le coperte a leggere un libro in attesa di un messaggio o una chiamata di Hikaru, finendo poi per addormentarsi con il cellulare in mano.
Controllare eventuali notifiche sul display era stata la prima cosa che aveva fatto, ma a parte un augurio da parte della madre non aveva trovato niente. E c’era rimasto male.
In cucina trovò Yamada intendo a fare colazione e giocherellare con il cellulare e ridere mentre mangiava, incurante di lui.
“Buongiorno!” esclamò, cercando di non apparire scontroso e di non fargli pesare il suo malumore.
“Buongiorno, Kei-chan!” lo salutò di rimando Ryosuke allegro, alzandosi da tavola e lasciando nel lavello le cose che aveva usato. “Scusami se non mi trattengo, Kei, ma sono in ritardo! Ho una verifica oggi e mi vedo un po’ prima con Daiki per ripassare. Non credo di tornare per pranzo. A stasera!” lo salutò frettoloso e, senza neanche attendere risposta di Kei, si chiuse la porta alle spalle.
Inoo rimase inebetito e senza parole: possibile che il più piccolo si fosse dimenticato del suo compleanno? Doveva ammetterlo, per quanto dentro di sé cercasse di giustificarlo, in fondo aveva un esame e doveva essere particolarmente concentrato, ci era rimasto male che Ryosuke se ne fosse andato senza fargli gli auguri.
Si sedette al tavolo per fare colazione, ma gli era passata la voglia; per sua sfortuna poi quel giorno lui pareva essere l’unico a non avere lezione o esami particolari e si ritrovava a dover passare tutta la giornata da solo con i propri pensieri.
Il suo ragazzo si era come dimenticato di lui.
Il suo migliore amico anche.
Bel modo di passare il compleanno!
“Tanti auguri, Kei” mormorò a se stesso con tristezza lasciando perdere la colazione e gettando i resti nel lavello: a riordinare ci avrebbe pensato più tardi, tanto cosa aveva di meglio da fare?
Si gettò di nuovo a peso morto sul letto e prese il cellulare e, come si era aspettato, non vi era alcuna notifica; sospirò, rannicchiandosi su se stesso, tornando a dormire.
Si svegliò qualche ora dopo ancora più rintontito rispetto alla mattina, il suo stomaco reclamava cibo e Kei si alzò di malavoglia, scoprendo che, come aveva supposto, Yamada non era riuscito a tornare per pranzo.
Si fece un po’ di riso in bianco, giusto per quietare il borbottare del proprio stomaco e poi si cambiò; il cellulare era come sempre muto e Kei decise che non valeva la pena rovinarsi ulteriormente la giornata restando ad aspettare una chiamata o un messaggio che non sarebbero mai arrivati. Girovagò a vuoto per diverse ore cercando qualcosa da regalarsi per tirarsi su di morale resistendo all’impulso di telefonare a Hikaru per ricordargli la propria dimenticanza, salvo poi rendersi conto a mente lucida che un comportamento del genere non sarebbe stato opportuno.
Decise di rientrare solo quando vide il cielo imbrunire e iniziò a sentire freddo: salì stancamente le scale di casa, odiandole ancora una volta di più e aprendo la porta, trovando la casa completamente al buio.
“Ryo non è ancora tornato” osservò e sobbalzando quando la luce si accese all’improvviso e sentì uno scoppio, seguito da una pioggia di stelle filanti che gli si riversò addosso.
“Sorpresa!” due voci divertite lo accolsero e Yamada gli saltò letteralmente in braccio, sorprendendolo.
“Buon compleanno, Kei-chan!”
“Ryo!” Kei sorrise, ringraziandolo, facendogli poggiare i piedi per terra, ricambiando comunque la stretta affettuosa. “Dai-chan!” sorrise al ragazzo, guardandolo da oltre le spalle di Yamada.
“Ragazzi, ma cosa avete combinato?” chiese Inoo osservando le bandiere colorate appese da una porta all’altra, venendo trascinato poi da un entusiasta Yamada in cucina per fare in modo che notasse anche la tavola imbandita con tante prelibatezze da mangiare.
“Volevo organizzarti una festa a sorpresa e ci sono riuscito!” spiegò Yamada. “Daiki mi ha aiutato!” affermò, guardando il fidanzato che si era seduto.
“Oh, non ho fatto nulla, Ryo ha pensato proprio a tutto.”
“Mi dispiace per stamattina, sono scappato via ma dovevo ultimare alcune cose e poi dovevi credere che mi fossi scordato.”
“Beh, ci sono cascato in pieno. Mi sono sentito molto abbandonato” ammise Kei, sospirando e poi sorridendo ai due. “Grazie davvero, ragazzi!”
“Kei… cos’hai?” gli chiese Yamada che lo vide rattristarsi. “Non ti ha fatto piacere la sorpresa?” domandò, abbracciando Daiki per le spalle.
“No, non è questo Yama-chan, io sono felice che mi abbiate fatto questo regalo, davvero è solo che…”
“Mio fratello ti ha chiamato?” suppose Daiki, data la riluttanza a parlare dell’altro ragazzo.
Kei scosse il capo: “No, ecco, a dire il vero è da ieri che non lo sento e, lo so che è impegnato con gli esami e il lavoro, ma…” si strinse nelle spalle senza concludere il proprio pensiero e stringendosi nelle spalle. “Non importa, lo chiamerò domani e mi sentirò più tranquillo, adesso dobbiamo festeggiare. Vado solo un istante a cambiarmi” assicurò, sorridendo ai due ragazzi più piccoli, sparendo nella propria camera.
Si chiuse la porta alle spalle, levandosi la felpa e poggiandola allo schienale della sedia, quando sentì un paio di mani stringerlo in vita e una voce familiare contro l’orecchio: “Buon compleanno, Kei!”
Inoo spalancò gli occhi, voltandosi e sentendo il cuore accelerare i battiti nel vedere il proprio ragazzo sorriderli.
“Hikaru!” esclamò, sollevando le braccia e stringendolo in collo.
Il più piccolo rise: “Sorpresa!”
“Cosa ci fai qui? Non avevi lezione oggi?” domandò confuso. “Credevo ti fossi dimenticato di me, non mi hai chiamato in tutto il giorno e-”
Hikaru fermò quel fiume di parole ridendo: “Piano, piano, non era vero nulla, mi sono accordato con Yamada qualche settimana fa per organizzare tutto, non dovevi sospettare di niente.”
“Credevo… non lo so cosa credevo, adesso mi sento anche molto stupido, ma pensavo non volessi vedermi e…” scosse il capo. “Sono contento che tu sia qui, Hikka!”
“Scemo” lo riprese il più piccolo stringendolo a sé. “Quando mai potrei? Mi manchi tantissimo ogni giorno e non mi sarei perso il tuo compleanno per niente al mondo!”
“Grazie! È il più bel regalo che potessi farmi!” gli sorrise Kei.
“Posso baciarti adesso?” domandò Hikaru e Kei rise.
“Giusto! Ancora non l’hai fatto!” ricordò, chinando appena il capo, protendendosi verso di lui e schiudendo le labbra, riscoprendo il suo sapore, sentendo il proprio corpo rabbrividire.
“Mi sei mancato, Hikka.”
“Ora sono qui, no?”
“Sì…”
Un bussare leggero alla porta li riscosse da quel momento: “Ragazzi? Yamada ha fame, iniziamo senza di voi o…” Daiki lasciò la frase in sospeso e Kei scosse il capo.
“Non potete iniziare senza di me!” urlò, guardando Hikaru e sorridendo.
“Kei, ho fame!” stavolta fu la voce di Yamada a farsi sentire e Hikaru rise.
“Dovremo davvero andare o Ryo-chan potrebbe sentirsi male.”
Kei annuì e i due uscirono dalla stanza, raggiungendo gli altri amici per iniziare insieme i festeggiamenti.

*

Kei sospirò pesantemente, passando le mani sulle spalle di Hikaru, mentre il più piccolo affondava per l’ennesima volta dentro di lui, raggiungendo l’orgasmo, accasciandosi poi sul letto accanto a Inoo. Kei riprese fiato a sua volta poi rotolò sul corpo di Hikaru, baciandogli il collo, guardandolo in viso con espressione serena e soddisfatta.
Hikaru gli passò una mano sul volto e ricambiò.
“Ancora non mi sembra vero che tu sia qui” sussurrò Kei e Hikaru gli passò le mani tra i capelli, baciandolo sulle labbra.
“Hai espresso un desiderio quando hai soffiato sulle candeline?” domandò.
Kei sorrise: “Non proprio… è tutta la mattina che penso che ti avrei voluto con me oggi. Tu sei qui ora e… e poi quello che desidero realmente non è giusto pensarlo ed è irrealizzabile.”
“Perché?”
“Perché è una cosa egoista e io sono felice così adesso.”
Hikaru lo guardò perplesso e fece stendere nuovamente Kei accanto a sé, passandogli una mano sul petto.
“Dai, dimmelo!”
“No!” si negò Kei, ridendo. “E poi se anche lo facessi, poi non si avvererebbe comunque, lo sai, no?”
“Tu prova!” continuò a spronarlo Hikaru.
Inoo sollevò gli occhi al cielo e si volse dandogli le spalle, lasciando che continuasse poi ad abbracciarlo, prendendogli una mano e giocando con le sue dita.
“Io vorrei che potessimo stare sempre insieme. Mi piacerebbe che tu potessi stare qui, ma… ma è imp-”
“Va bene” lo interruppe Hikaru.
“Eh?” Kei si volse appena a guardarlo e Hikaru lo scavalcò di modo da stendersi davanti a lui.
“Va bene. Da oggi staremo sempre insieme.”
“Cosa? Hikka, cosa dici, non…”
“Ho chiesto il trasferimento.”
“Cosa?”
Hikaru sorrise: “Ci sto pensando già da un po’ e alla fine mi sono deciso. Mi convalideranno gli esami, non perderò niente e ho parlato con mia madre ed è d’accordo. Andrò a vivere con mio fratello. È solo questione di giorni, il tempo di preparare le mie cose e …”
“Davvero?” Kei lo interruppe, quello che Hikaru aveva detto non gli sembrava vero, per tutto il tempo in cui l’altro aveva parlato aveva come trattenuto il fiato, non riusciva a credere che una cosa del genere potesse essere veramente possibile.
“Davvero” affermò Hikaru sorridendo.
“Oh, Hikka!” Kei si sbilanciò verso di lui, abbracciandolo e baciandolo a lungo. “Hikka…”
“Anche io ero stanco di non poterti vedere tutti i giorni, volevo stare con te, voglio viverti, Kei.”
Inoo gli passò una mano sulla guancia: “Sei sicuro che vada bene? Non te ne pentirai?”
“Assolutamente no” affermò Hikaru e Kei sorrise ancora, tornando a baciarlo.
Quella giornata era cominciata male, ma alla fine si era rivelata essere il compleanno migliore che Kei avrebbe mai potuto festeggiare.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, hey! say! jump: inoo kei, pairing: ariyama, comm: diecielode, hey! say! jump: arioka daiki, hey! say! jump: yamada ryosuke, hey! say! jump: yaotome hikaru, series au: hikanoo-ariyama, tabella: 12storie - ricorrenze, genere: romantico, fanfiction: hey! say! jump, genere: fluff, pairing: hikanoo, rpf, genere: au, warning: slash

Previous post Next post
Up