Titolo: I love shopping with my boyfriend
Fandom: RPF - Kis-My-Ft2
Personaggi: Miyata Toshiya, Tamamori Yuta
Pairing: Miyatama
Rating: PG
Genere: fluff, romantico
Warning: slash
Wordcount: 1.786
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la community
maridichallenge per il Santafest per fillare il prompt di
yukiko_no_niji [RPF Musica] Tamamori Yuta x Miyata Toshiya - Vestiti e per la
500themes_ita con il prompt ‘è troppo tardi’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Masterpost:
Santa FestTabella:
500themes “Yuta, perché?” chiese Miyata per l’ennesima volta, seguendo il ragazzo che camminava a passo sostenuto sul marciapiede. “Yuuuta!” continuò, allungando le vocali, raggiungendolo in modo da affiancarlo.
Tamamori si fermò, guardando distrattamente il più grande che gli sorrise.
“Non ti piaccio così?” chiese Miyata, indicando il proprio abbigliamento che aveva scelto con cura per quel loro appuntamento, non trovando nulla di male in quel semplice paio di jeans e la maglietta rossa sulla quale spiccava la faccia del protagonista del suo anime preferito.
“Non è questo” esordì il più piccolo, cercando di trovare le parole adatte per non far rimanere male l’altro, ma allo stesso tempo dire quello che pensava: non era certo il tipo, Yuta da pretendere che Miyata cambiasse per lui, non gli chiedeva questo, Toshiya gli piaceva così com’era, lo rallegrava, gli stava sempre vicino, erano così diversi che in qualche modo si compensavano, ma alle volte Yuta pensava che esagerasse, che entrasse fin troppo nella parte di quel personaggio che si era cucito addosso perdendo il senso della misura.
Come quel pomeriggio, erano entrambi liberi e avevano deciso di passare un po’ di tempo insieme, di uscire e comportarsi come una qualsiasi coppia di amici, sebbene loro fossero qualcosa di più, e rilassarsi; Yuta non vedevo davvero l’ora, eppure quando l’altro gli si era presentato davanti alla porta di casa combinato a quel modo gli aveva dato fastidio.
“Mi piaci, okey?” chiarì. “E non dico che non ti stiano bene, ti rispecchiano in qualche modo, ma a volte, almeno quando abbiamo un appuntamento, vorrei… ecco, vorrei che ti vestissi in modo un po’ più semplice. Così… così dai troppo nell’occhio” spiegò, sperando che l’altro riuscisse a capire e non fraintendesse.
“Mh… quindi dici che dovrei cambiarmi?” mormorò, tirandosi l’orlo della maglia per osservarla bene e Yuta si sentì un po’ colpevole per l’espressione che aveva visto comparire sul suo viso.
“No, solo…” continuò a parlare, avvicinandosi e sfiorandogli il dorso della mano con le dita, “Solo…” tergiversò, si sentiva un mostro adesso, avrebbe fatto meglio a starsi zitto e a tenere per sé quelle considerazioni.
“Yuta!” lo chiamò Miyata, sorridendogli, “Yuta, facciamo una cosa, accompagnami a comprare dei vestiti!”
“Come?”
“Sì, vorrei che mi aiutassi a scegliere qualcosa che ti piace, in effetti, quando usciamo insieme tu sei sempre molto bello e io ti faccio sfigurare. Mi piacerebbe indossare qualcosa che, quando mi guardi, ti faccia pensare di essere fortunato ad avermi al tuo fianco e sentirti orgoglioso di stare con me” disse molto velocemente, tirando poi l’altro verso il centro commerciale, senza dargli modo di replicare.
“Allora dove vogliamo andare?” domandò Toshiya, guardandosi attorno un po’ spaesato aspettando che l’altro gli indicasse uno dei tanti negozi, ma il più piccolo non rispose subito.
“Dai, Tama, non fare quella faccia, fammi da guida!” lo spronò, sempre con un allegro sorriso sul viso e Yuta gli indicò un negozio dove era solito rifornirsi.
“Se troviamo qualcosa che ti piace te la regalo io” mise in chiaro Tamamori e Miyata annuì, felice.
Non appena entrarono nel negozio, un solerte commesso chiese loro se avessero bisogno di aiuto e fu il più piccolo a parlare.
“Vorremo vedere delle camicie” chiese, spiegando poi la taglia che cercavano e il ragazzo indicò loro il reparto, porgendogli tre capi e tendendoli a Miyata, indirizzandolo poi verso il camerino dove poterli provare, lasciandoli da soli.
“Se avete poi bisogno di altro mi trovate alla cassa” disse loro, sorridendo e raggiungendo i nuovi clienti che dovevano pagare i loro acquisti.
“Allora io vado!” disse Miyata, sistemando le camice sugli appendini interni del camerino, chiudendo la tenda, facendo poi capolino e rivolgendosi a Tamamori: “Siediti lì, ti farò una piccola sfilata!” gli disse, ridendo e Yuta si sistemò sul piccolo puf rosso, allungando le gambe, una sopra l’altra, intrecciando le mani in attesa.
“Ecco a voi Miyacchi modello numero uno!” la voce di Miyata fece sorridere leggermente Tamamori che lo osservò scostare la tenda e poggiarsi con fare scenico contro la parete, fissando serio un punto immaginario, come a volte lo vedeva fare durante i servizi fotografici e poi scoppiare a ridere.
“Allora, come sto?” chiese, mettendosi dritto e lasciandosi osservare, la camicia azzurro chiara infilata dentro i pantaloni e Tamamori storse il naso.
“Mmmh… non male, ma il colore non va bene e poi” disse, alzandosi, avvicinandosi e tirando fuori i lembi “lasciala fuori dai jeans” suggerì.
“Grazie, Tama!” gli sorrise. “Allora adesso provo l’altra!” esclamò, tornando in camerino, lasciando che fosse l’altro a richiudere la tenda, aspettando in piedi fuori dalla stessa e sbirciando dentro quando Miyata gli disse di essere pronto.
“Questa?” gli chiese guardandolo attraverso lo specchio.
Yuta piegò leggermente il capo, scrutandolo.
“Non ti sta male, però non mi piace moltissimo il modello” giudicò critico.
“A te che te ne pare? Come te la senti?” gli chiese, incontrando i suoi occhi allo specchio.
Miyata scosse le spalle: “Bene, non me ne intendo, ma proverei questa anche” disse, prendendo la manica dell’ultima camicia rimasta, dal taglio classico, di colore bianco.
Yuta annuì, tirandosi di nuovo fuori e poggiando il capo contro il muro esterno, lanciando un’occhiata furtiva a Miyata: il ragazzo si spogliò levandosi la camicia e restando per qualche secondo a petto nudo, riponendola nella gruccia perché non si sgualcisse, sbottonando l’ultima e infilandosela con un gesto veloce delle braccia, iniziando ad abbottonarla dal basso.
L’altro non si era accorto che lo stesse guardando e Yuta si perse a osservare il suo viso concentrato mentre si vestiva, incespicando di tanto in tanto con i bottoni e le asole, lisciando la stoffa e osservandosi allo specchio, voltandosi leggermente per vedere come gli stesse.
“Questa mi piace” mormorò il più piccolo, entrando nel camerino a sua volta, prima ancora che Miyata lo chiamasse, facendolo sobbalzare.
“Ah, dici?” chiese incerto Miyata.
“Sì, molto più delle altre” spiegò, poggiandogli le mani sulla vita e osservandolo attraverso lo specchio, sistemandogli poi il colletto, lisciandogli le spalle, facendolo poi voltare, legandogli i polsini.
“Allora prendiamo questa!” decise Miyata, sollevando lo sguardo verso quello di Tamamori, portandosi le mani al terzo bottone, facendo per cambiarsi di nuovo.
“Aspetta!” lo fermò Tamamori, prendendogli la mano.
“Ah, già, possiamo chiedergli se la posso tenere!” suggerì il più grande, ma Tamamori scosse il capo, posando la fronte contro la sua.
“No, io… mi dispiace per quello che ti ho detto, Toshiya. Davvero. Non dovevo essere scortese, a me tu piaci così come sei e non vorrei in alcun modo che fossi diverso. Quando usciamo insieme penso sempre di essere fortunato perché sei al mio fianco, tu mi sopporti, stai dietro ai miei capricci e ci sei sempre. Non dovevo farti quelle osservazioni.”
“Ma hai fatto bene, invece, io voglio che tu stia bene quando sei con me!”
“Ma io sto bene con te!” specificò calcando sulle parole. “Sempre, che tu indossi una camicia o una tuta… non è questo che conta” spiegò ancora.
Miyata sorrise, prendendogli le mani e poi prendendogli il viso, sporgendosi per baciargli le labbra.
“Grazie” mormorò, sentendo Tamamori stringersi alla sua camicia, abbracciandolo; lo baciò piano, circondandolo e Yuta sollevò le braccia passandogliele sulle spalle, attirandolo contro di sé, poggiando le spalle al muro dietro di sé.
Miyata si lasciò andare a quelle effusioni, allontanandosi dalle sue labbra, riaprendo piano gli occhi.
“Ti sta davvero bene questa camicia” parlò Yuta con tono basso, abbozzando un sorriso e giocherellando con i primi bottoni lasciati aperti, sfiorandogli il collo con le dita.
Miyata annuì, schiudendo le labbra per baciarlo ancora, scivolando sulla gola, facendo in modo che Yuta arrovesciasse il capo all’indietro.
“Prima che la situazione degeneri, conviene che usciamo di qui” mormorò rocamente il più piccolo, sentendo Miyata ridacchiare contro di lui.
“È troppo tardi, Yuta” lo contraddisse l’altro, spingendosi con il proprio corpo contro di lui..
Tamamori lo guardò spalancando leggermente gli occhi e tirandogli i capelli.
“Non possiamo qui, Miyacchi!” cercò di farlo ragionare, usando un tono fermo e deciso.
“Perché? Secondo me è perfetto e poi non dirmi che la cosa non ti stuzzica neanche un po’” mise in dubbio il suo buonsenso, muovendo il bacino contro quello del più piccolo.
“Miyata!” lo riprese Tamamori, non potendo evitare però di lasciarsi sfuggire un ansimo di piacere quando l’erezione del compagno scontrò la propria.
“Yuta, lasciati andare” gli chiese, mormorando quelle parole direttamente contro il suo orecchio e tornando a baciarlo, sentendo l’altro sciogliersi e arrendersi alle sue carezze. Portò una mano alla cinta dei pantaloni scuri di Tamamori e la infilò oltre la biancheria, iniziando a masturbarlo, portando l’altra sul suo sedere, cercando di prepararlo.
Tamamori gemeva piano, cercando di soffocare i suoni contro il collo del più grande e accarezzandolo a sua volta, fino a che non si sentì pronto e allora gli premette le unghie sulle spalle, chiamandolo per nome, a bassa voce.
Miyata si scostò da lui, baciandogli le labbra, abbassandogli i pantaloni e sollevandolo poi per i fianchi, posizionandosi contro di lui, penetrandolo piano, attento ai cambiamenti di espressione del suo volto, rubando per sé quei bassi gemiti, bevendoli dalle sue labbra, mozzandogli il respiro quando lo fece completamente suo.
Tamamori cercò di abituarsi presto a quell’intrusione, passandogli le mani tra i capelli e sentendo quelle di Toshiya sulla schiena, scivolare oltre la sua maglietta, iniziando poi a muoversi, oscillando il bacino; strinsen la sua erezione, muovendo la mano allo stesso ritmo delle spinte nel corpo del più piccolo, sentendolo in breve raggiungere l’orgasmo, inghiottendo il grido roco nella propria bocca. Si mosse ancora dentro di lui, sfilandosi e affondando di nuovo, mentre Yuta stringeva le gambe dietro la sua schiena e Toshiya, sentendosi completamente sopraffatto dal piacere e dal calore del corpo di Yuta che lo avvolgeva, venne dentro di lui.
Prese fiato e dopo alcuni istanti permise a Yuta di rimettersi in piedi, poggiandosi poi contro di lui, lasciando che le sue braccia lo cingessero e lo accarezzassero, chiedendo poi un bacio, tornando a guardarlo e sorridergli.
“Forse avrei dovuto levarla” commentò Miyata, perplesso, facendo arrossire il più piccolo che sbarrò gli occhi.
Toshiya rise, posandogli una mano sulla testa, cambiandosi per rimettersi la sua maglia rossa e ripiegando con cura la camicia che intendevano comprare.
“Prendiamo questa!” disse Toshiya rivoltò al commesso, tendendogli il cartellino, evitando che prendesse da sé il capo, acquistando anche una busta che Yuta prese immediatamente, stringendola bene.
“La porto io” affermò il più piccolo, sentendosi più sicuro e vedendo Miyata ridere.
“Mi dispiace, Yuta, alla fine non ho cambiato la maglia” si scusò con fare divertito solo per vedere l’altro arrossire. “Però è stato divertente” ammise, “mi è piaciuto fare shopping con te!” assicurò, prendendogli una mano tra le sue, continuando a sorridere dell’imbarazzo sempre crescente sul volto del più piccolo.