[Ariyama] I can’t imagine me without you

Nov 30, 2012 09:19

Titolo: I can’t imagine me without you
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating: nc-17
Genere: erotico, romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount: 1.649 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la community maridichallenge per il Santafest per fillare il prompt di simph8 [RPF Musica] Arioka Daiki x Yamada Ryosuke - Lavatrice - "Ryo-chan, sei sicuro che il libretto delle istruzioni intendesse questo con 90°?", per la diecielode per la tabella Ideal Seduction con il prompt ‘sguardo’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘intenso e indimenticabile’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Masterpost: Santa Fest
Tabella: Ideal Seduction
Tabella: 500themes

Quella mattina Yamada si era svegliato di buon’ora sebbene fosse Domenica e sia lui che il fidanzato non avevano alcun impegno né lavorativo né personale.
Si alzò dal letto, attento a non disturbare Daiki che riposava accanto a lui e portò fuori la cesta della biancheria sporca accumulata in quella settimana, spostandosi nella piccola lavanderia.
Riempì il cestello, cercando di dare un ordine ai capi da lavare, poi prese il detersivo e riempì il dosatore inserendolo tra i panni e chiudendo l’oblò.
Si chinò sulle ginocchia, intento a leggere i programmi per decidere quale sarebbe stato quello più opportuno da usare incontrando non poche difficoltà; il loro vecchio elettrodomestico si era rotto da poco e l’avevano cambiato e fino a quel momento era sempre stato Daiki a fare il bucato e Yamada non si era preoccupato di chiedergli di spiegargli il funzionamento.
Andò comunque a intuito, girando le manopole dei programmi per il lavaggio desiderato e i gradi di temperatura dell’acqua e dopo aver premuto il pulsante per diminuire il numero dei giri della centrifuga, premette quello di avvio, aspettando di vedere la ruota girare e la lavatrice prendere l’acqua.
Dall’armadietto dei detersivi, poi, prese il flacone dell’ammorbidente, versandone una dose non eccessiva nella vaschetta e aspettando che raggiungesse i panni, guardando soddisfatto il suo operato. Non era stato difficile in fondo, si complimentò con se stesso, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Non aveva più sonno e, guardando l’ora, pensò che sarebbe stato meglio svegliare anche il fidanzato: era una bella giornata in fondo e sarebbe stato un peccato sprecarla, sarebbero potuti uscire a fare una passeggiata, magari anche verso il mare o una scampagnata fuori città.
Elettrizzato da quei possibili programmi, Ryosuke si diresse in cucina, deciso a svegliare il compagno nel migliore dei modi con una bella colazione e un po’ di coccole, attivandosi per preparare il caffè, versando lo zucchero nelle tazzine e disponendo qualche biscotto sul vassoio, come presentazione. Dato che c’era preparò anche una spremuta di arance, tornando poi ai fornelli quando sentì il caffè uscire. Spense il gas, inspirando l’aroma forte del caffè e versandolo nelle tazzine, prendendo il vassoio e intenzionato a tornare in camera da letto, quando sentì un rumore strano provenire dalla lavanderia.
Poggiò il vassoio sul tavolo della cucina e tornò indietro, aprendo la porta e spalancando gli occhi.
“Oh porca-!” si interruppe, chiudendosi la porta alle spalle per arginare i danni, vedendo della schiuma bianca fuoriuscire dall’oblò -che lui era arcisicuro di aver chiuso per bene- e inondare il pavimento e la cesta dei panni.
“Oh no… oh no… OH NO!” ripeté in un crescendo, correndo verso la lavatrice e iniziando a scuoterla, cercando di ripulirla dalla schiuma, inutilmente.
“Dannazione! Ma perché?” si lamentò, frustrato, passandosi seccato un braccio sulla fronte, cercando di scostarsi i capelli dal volto e riempiendosi a sua volta di schiuma, soffiandola via, disperdendola in una miriade di bolle.
Si allontanò dall’elettrodomestico, mettendosi le mani tra i capelli, mordendosi le labbra, cercando di pensare a qualcosa, ma non gli veniva in mente niente.
Si chinò di nuovo davanti alla lavatrice e girò a vuoto le manopole: la macchina non voleva sapere di spegnersi e delle lucine, che era sicuro non dovessero esserci, avevano iniziato a lampeggiare.
“Cosa devo fare?” entrò nel panico, osservandosi la maglia bianca del pigiama bagnata, così come l’orlo dei pantaloni celesti, tirandoli su e scuotendoli nell’inutile tentativo di farli asciugare, quando sentì la porta dietro di sé aprirsi.
“Yama-chan che fai? Ho sentito l’odore del caffè, ma…”
Daiki, entrato in quel momento con espressione ancora assonnata, sbarrò d’improvviso gli occhi di fronte a quell’imminente disastro.
“Chiudi la porta Dai-chan o entrerà tutto in casa!” lo ammonì e il più grande obbedì automaticamente.
“Ma cosa è successo?” gli chiese, cercando di attraversare quella marea di schiuma per raggiungerlo e farsi spiegare.
“Non lo so. Io ho fatto tutto per bene, lo giuro. Non so cosa le sia preso. Avevo chiuso bene l’oblò, ma ha iniziato a fuoriuscire!” gli spiegò, levandosi la schiuma dalla maglia e voltandosi a guardare Daiki con espressione insofferente.
“Dai-chan mi dispiace, sono un disastro” si dispiacque, levandosi la schiuma dalle braccia e abbassando lo sguardo, mordendosi un labbro.
Arioka gli si avvicinò, attirandolo contro di sé con un braccio e sollevandogli il mento con due dita, guardandolo con un sorriso, intenerito da quell’espressione.
“Non ti preoccupare, Yama-chan, non è successo niente” lo volle tranquillizzare, passandogli una mano tra i capelli, ridacchiando. “Sei carino ricoperto di schiuma” mormorò, posando le labbra sulle sue e baciandolo in modo lento.
Yamada annuì, sfiorandogli una guancia con la punta delle dita, sorridendo a sua volta; si riteneva molto fortunato a stare con Daiki, lo amava nonostante lui non fosse perfetto, nonostante fosse spesso distratto e gli perdonava tantissime cose.
“Come farei senza di te, Daiki” confessò, posando la fronte contro quella del più grande, stringendogli la maglia del pigiama.
“Come farei io senza di te, Ryo-chan” gli rispose l’altro a sua volta, spostandosi a baciarlo appena sotto l’orecchio, scivolando sul collo, lasciando correre una mano sotto il pigiama, a sfiorargli la pelle.
“Ti sei bagnato la maglia anche tu” parlò piano il più piccolo, in realtà per nulla interessato alle condizioni dell’abbigliamento di Daiki.
“Non importa… si asciugheranno” disse sbrigativo, senza allontanare la bocca e le mani da lui.
“Non dovremo pulire?” chiese Yamada abbandonandosi al contempo a quelle carezze gentili.
“Dopo…” sussurrò Arioka, spingendolo a poggiarsi contro la lavatrice, aderendo con il corpo al suo.
Ryosuke ansimò, sollevando le braccia, portando le mani tra i capelli del più grande e assecondando i movimenti della sua testa su di lui, attirandolo nuovamente contro la propria bocca per baciarlo; non ne comprendeva il motivo, ma Daiki riusciva a fargli perdere completamente la testa, era come una calamita alla quale non poteva stare lontano e di cui non poteva fare a meno.
“Ryo…” Daiki lo chiamò e Yamada schiuse gli occhi, puntandoli nello sguardo liquido e appassionato di Arioka, sorridendo quando questi lo prese per i fianchi, intenzionato a farlo sedere sull’elettrodomestico, fermandolo però.
“Proviamo una cosa” propose il più piccolo, allontanando da sé le mani del fidanzato e dandogli la schiena, scivolando poi in avanti contro l’elettrodomestico, guardando Arioka con espressione maliziosa.
Daiki ricambiò lo sguardo, chinandosi appena verso di lui e facendo scivolare le mani sulla sua schiena, sollevandogli la maglia e baciandogli le scapole, parlando.
“Ryo-chan, sei sicuro che il libretto delle istruzioni intendesse questo con 90°?” parlò contro la sua pelle calda, lievemente divertito.
“Non lo so… io non ho controllato” lo stuzzicò, spingendo indietro il sedere in un chiaro invito.
Daiki gli afferrò l’elastico dei pantaloni lasciandoli scivolare lungo le gambe insieme alla biancheria, allungando una mano a stringere la sua erezione, mentre con le altre dita iniziava a prepararlo.
Dalla schiena, con le labbra, scese in un percorso vago, chinandosi sulle ginocchia e unendo al movimento delle dita anche quello della lingua che usò per inumidire le sua apertura, passandola lungo la linea divisoria, attardandosi nei movimenti quando sentiva Yamada sospirare più forte e spingersi contro di lui.
“Daiki…” il più piccolo lo chiamò in un lamento, piegando le gambe e aggrappandosi maggiormente alla lavatrice. Arioka però non lo accontentò subito e continuò a torturarlo lentamente per qualche altro minuto, unendo ai movimenti della lingua e delle dita dentro di lui quello dell’altra mano sul suo sesso, sollevandosi e poi afferrare Yamada per i fianchi e spingersi dentro di lui con decisione, sentendolo gridare di pura estasi, mordendosi a sua volta un labbro per le scosse di intenso piacere che provava ogni volta che lo faceva suo.
Si chinò su di lui, circondandogli la vita con un braccio, attirandolo a sé e spostando l’impostazione dei programmi sulla centrifuga.
Yamada notò quello strano movimento, ma non ebbe modo di chiedere nulla che sentì Daiki sfilarsi da sé e spingersi di nuovo con forza, mentre l’elettrodomestico sotto di lui iniziava a muoversi.
Ansimò, spalancando gli occhi e torcendo il busto per riuscire a guardare il proprio ragazzo che bloccò ogni eventuale domanda con la propria bocca, baciandolo, mentre riprendeva a spingersi in lui e a stringere la sua erezione, assecondando i movimenti della macchina e muovendo i fianchi a un ritmo cadenzato, sentendo Yamada sciogliersi velocemente nella sua stretta, accasciandosi contro la macchina, emettendo un lungo gemito quando Daiki venne dentro di lui.
Il più grande si sfilò dal corpo del fidanzato, rivestendolo e poi attirandolo verso di sé per abbracciarlo, staccando poi la corrente alla macchina e sedendosi sopra la stessa, facendo in modo che Ryosuke restasse in piedi tra le sue gambe, stretto tra le sue braccia.
“È stato… è stato…”
“Intenso e indimenticabile?” provò Arioka, andandogli in aiuto, sorridendo.
“Sì, credo che siano gli aggettivi giusti” concordò con lui Yamada, abbozzando un sorriso, sollevando il capo per baciarlo.
“E io che volevo passare una giornata di relax con te… per una volta che siamo liberi, adesso dobbiamo pulire” si rammaricò.
“Mh, no…” lo contraddisse Daiki. “Questo può aspettare, in fondo sono solo un po’ di bolle!” minimizzò, consapevole che avrebbero potuto rimandare il tutto solo di poche ore. “Se non sbaglio il mio ragazzo voleva farmi una sorpresa e portarmi la colazione a letto!” gli ricordò, sfiorandogli i capelli con una mano e scendendo dalla lavatrice, avviandosi verso la porta.
“Sì, però adesso il caffè… Daiki!” lo riprese interrompendosi, quando l’altro dopo aver aperto l’uscio lo prese in braccio, sostenendolo sotto le gambe. “Che fai?”
“Ci rimettiamo a letto!” spiegò l’altro, guardandolo con espressione divertita.
“Non ne usciremo più così, lo sai, vero?” rise Yamada, circondandogli il collo con le braccia, posando la fronte contro la sua.
“Mh e allora? È sbagliato?” chiese retorico Arioka, entrando nella loro stanza, avvicinandosi al letto.
Yamada rise.
“No… anzi penso che sia una buonissima idea” affermò, lasciandosi stendere sul materasso e senza dare tempo all’altro di allontanarsi attirarlo giù con sé.

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