[Ariyama] For no lost souls will live on forever

Oct 08, 2012 10:49

Titolo: For no lost souls will live on forever [Starfire - Dragonforce]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggio: Yamada Ryosuke, Arioka Daiki, Inoo Kei
Pairing: Ariyama
Rating: PG-13
Genere: angst
Wordcount: 1.124 fiumidiparole
Avvertimenti: slash, !death-fic
Note: la storia è scritta per la community think_angst per il set AU con il prompt ‘creature sovrannaturali’ e per la 500themes_ita con il prompt “Perso e solo”.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: AU
Tabella: 500themes


La guerra durava ormai da diversi mesi nel regno delle Pallapaline e la popolazione era stanca: le città vicine al Regno, sotto assedio da innumerevoli giorni, erano semi distrutte, un cumulo di macerie e polvere. Le forze dell’esercito Imperiale erano ridotte alla fame, erano ormai sull’orlo del tracollo. Le forze armate, capeggiate dalla regina del Regno delle Vacche, Vakkei, avevano privato le povere Pallapaline della loro Regina, Yamachan, portatrice di pace e serenità.
“Ti arrendi?” disse Vakkei con voce suadente affacciandosi oltre le sbarre della cella dove lo teneva prigioniero, tendendo a Yamachan uno stecco alla fragola, facendogli pressione: la Pallapalina era stata costretta al digiuno forzato, ma non si sarebbe arresa.
“Mai!” rispose questi infatti, fronteggiandolo, cercando di muovere le ali per non dargliela vinta e per non apparire ancora più debole.
“Hai perso e sei solo, Yamachan!” gli disse, prendendogli il mento con una mano, solleticandolo con le sue lunghe dita, avvicinandolo a sé, soffiando sul suo viso. “Il tuo popolo ormai si sta arrendendo piano piano, ho dimezzato il tuo esercito, le mie prigioni sono piene di Pallapaline distrutte e stanche. Dicevano di te che fossi una grande Regina, magnanima e attenta ai bisogni dei suoi Sudditi… e allora dimostralo! Arrenditi a me e consegnami il tuo Regno!” gli disse, prima di piegargli indietro un braccio e farlo voltare, mordendogli un’aluccia, facendo gridare. “Meglio ancora” aggiunse, mormorando vicino al suo orecchio, “diventa mio… se lo farai, ti concederò l’onore di sedere di fianco a me sul trono!” propose, guadagnandosi un’occhiata furente da parte della Regina delle Pallapaline.
Yamachan spostò il viso, cercando di allontanarsi il più possibile dal suo aguzzino, quando un gran frastuono proveniente da fuori le mura li interruppe. Poco dopo, la porta delle segrete si aprì e la Pallapalina Guerriero Daichan, fece irruzione: aveva il volto stanco, smagrito e sporco, ma a Yamachan non era mai sembrato più bello.
“Daichan!” lo chiamò, cercando di liberarsi dalla stretta di Vakkei, il quale, infastidito per essere stato interrotto, spinse Yamachan per terra, pestandogli un’ala, facendolo gridare.
“Lascialo andare!” gridò la Pallapalina Guardiano, puntando contro Vakkei la sua lunga spada con la quale aveva tolto la vita a una miriade di soldati.
“Ma guarda guarda chi abbiamo qui, il fedele servitore!”
Vakkei fece un passo in avanti, guardando l’altro con un ghigno, afferrando Yamachan per le antenne e trascinandolo sul pavimento.
“Yamachan!”
Daichan corse verso la sua Protetta, ma dovette fermarsi quando vide Vakkei puntargli contro l’ala destra la torcia di fuoco che aveva preso dalla parete di pietra della prigione.
“Aaah” Yamachan gridò di dolore, il solo sentire il calore con la fiamma era per lui una sofferenza.
Vakkei sorrise malignamente, osservando le reazioni dei due fidanzati, godendo del dolore dell’uno e dell’apprensione dell’altro.
“Arrenditi, Vakkei, ho sconfitto il tuo esercito, lascialo stare!” lo minacciò Daichan, avvicinandosi, mentre Vakkei indietreggiava, tenendo in ostaggio la Regina delle Pallapaline.
“No, finché lui sarà con me, niente potrà sconfiggermi, perché io sono la Regina migliore del Mondo e voi dovete obbedirmi!” ribatté Vakkei con fervore, gli occhi ormai velati da un velo di pazzia.
“Lascialo, ti prego lascialo” continuava a dire Daichan, temendo sempre di più per l’incolumità della Regina; Yamachan ormai era stanco, lo vedeva, le forze lo stavano abbandonando, leggeva nei suoi occhi disperazione e resa.
“Yamachan, non ti preoccupare, ci sono io adesso. Ti salverò e ricostruiremo insieme il tuo Regno!” gli promise, vedendo l’altro tentare di sorridergli e annuire piano.
“Non mi arrenderò mai, Vakkei!” esclamò d’un tratto Yamachan, pronto a reagire e a utilizzare le sue ultime forze per combattere; adesso che Daichan era con lui, niente gli faceva più paura: con un movimento repentino del corpo, incurante del fuoco che gli bruciò l’ala, con le antenne dritte, emise degli ultrasuoni, riuscendo a liberarsi e confondere Vakkei che si portò le mani alle orecchie, urlando.
E fu in quel momento che la Pallapalina Guerriero Daichan, impugnò forte la sua spada, prese la rincorsa e si fiondò rapido verso Vakkei, infilandogli la lama dritta nel petto, colpendogli il cuore.
“Daichan!” con gli ultimi brandelli di forze rimastigli, Yamachan si trascinò sul pavimento verso il suo Guerriero che era rimasto a sua volta immobile accanto al corpo esanime di Kei.
“Daichan!” urlò, quando lo vide sorridergli dolcemente e sollevare una mano sporca di una sostanza azzurra che emetteva un lieve brillio. “Daichan, cosa ti ha fatto?” si spaventò, vedendolo perdere copiosamente energia vitale.
“No! No!” urlò, preda della disperazione, posando su di lui entrambe le mani, cercando di curarlo con gli ultimi stralci di magia rimastagli, ma fermato dall’altro.
“Non forzarti, Yamachan…” gli chiese in un mormorio basso e stanco. “Io sono contento che tu stia bene, questo per me è l’importante” gli disse.
“Ma… ma” Yamachan cercava di essere forte, non voleva lasciar uscire le lacrime. “Hai promesso che saremmo rimasti sempre insieme, Daichan, hai promesso che avremo ricostruito insieme il Regno e… e…”
“Tu devi vivere anche per me. Ricorda che ti amo, Yamachan” confessò Daiki, sorridendogli, lasciandogli andare la guancia e Yamachan allora iniziò a piangere, prendendogli la mano, cercando di trattenere ancora su di sé quel calore.
“Anche io ti amo, Daichan!” gli confessò in un sussurro, chinandosi poi su di lui, singhiozzando tutto il suo dolore.

*

Yamachan osservava la grande distesa del proprio Regno, un tempo dai colori vivaci e che adesso gli appariva così triste e desolata, nonostante stesse lentamente riprendendosi dalla battaglia; grazie al sostegno dei Sudditi rimasti e alla loro magia, unita alla propria, Yamachan stava piano piano portando in vita il Regno delle Pallapaline.
Mentre si guardava intorno, però, non riusciva a essere completamente soddisfatto di quei piccoli traguardi raggiunti, perché il proprio cuore, a differenza delle sue Terre, non sarebbe mai stato risanato.
Decise che non si sarebbe mai più innamorato, mai più, perché l’amore rende deboli, abbassa le difese di ciascuno e li porta a compiere delle stupidaggini.
Per questo Vakkei era riuscito a entrare nel suo Regno, perché lui era stato distratto, ogni pensiero della sua mente rivolto solamente a Daichan e alla propria felicità; adesso capiva per quale motivo esisteva quella legge che vietava alle Regine di avere qualsiasi tipo di rapporto con i propri subordinati e collaboratori.
Era stato uno sciocco a pensare che per lui potesse essere diverso: aveva pensato di essere forte, di poter cambiare le cose, ma aveva fallito.
Non era adatto a fare la Regina, per colpa della sua stupidità e ingenuità, aveva portato alla distruzione il proprio Regno e perso per sempre la Pallapalina del suo cuore.
Avrebbe continuato a vivere in solitudine, ricostruendo il proprio Regno con fatica e dolore, quella sarebbe stata la sua punizione per l’eternità: a ricordarglielo, quell’ala monca, deturpata dal fuoco e la ferita indelebile che portava nel cuore.

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