Lontano dal paradiso
2002, di Todd Haynes
con Julianne Moore, Dennis Quaid, Dennis Haysbert
Con "Lontano dal paradiso" si continua l'opera di trasformazione del melodramma iniziata negli anni Ottanta e raramente riuscita con efficacia. In questo caso l'operazione è perfettamente riuscita.
E' il 1957, e la vita di Cathy Whitaker è perfetta: il marito, la casa, i figli. Una sera il signor Whitaker resta in ufficio e la moglie ha la pessima idea di portargli personalmente la cena. Lui però non è solo...
Bisogna subito fare una premessa: Todd Haynes è, assieme ad Ozon e pochi altri, uno degli autori più prometenti della nuova generazione. Va ricordato il suo bellissimo "Velvet goldmine", omaggio a Bowie e riflessione su un'epoca del rock.
"Lontano dal paradiso" non è un esercizio di stile. E non è neanche un lavoro freddo e impersonale. Haynes mette subito le carte in tavola a partire dai titoli di testa che sono esplicitamente presi dai film anni Cinquanta. E lo stesso film è girato, interpretato e scritto come se fosse stato fatto in quella decade. L'unica nota dissonante è il mostrare apertamente l'omosessualità del marito di Cathy, cosa impossibile per un film di Hollywood degli anni Cinquanta (e raro anche in quella moderna). L'unico film che riuscì a raggirare più che abilmente l'ostacolo fu il memorabile "Improvvisamente l'estate scorsa". "Far from heaven" si configura, quindi, come una sorta di anello di chiusura di una catena, come apoteosi del melò e trait d'union fra il vecchio e il nuovo. Se i vestiti fruscianti e pomposi, le acconciature, i colori, i titoli di testa e di coda possono sembrare irrimediabilmente kitsch, in realtà non lo sono affatto. Il lavoro di scenografia che è stato fatto per questo film è degno del miglior Visconti, è una ricostruzione storica perfetta. Anche a livello di script, oltre alle bellissime ed efficaci battute, è presente una forte critica sociale verso l'America bigotta e razzista dei centri residenziali e dell'upper class. Nota di merito alla solita Julianne Moore, qui nei panni di un'eroina decadente, che oltre ad essere probabilmente la più grande attrice vivente, si cala perfettamente nel ruolo e recita come le dive del passato, con il classico stile iperreale o sovrarecitato.
"Lontano dal paradiso" ha anche molti punti in comune con "American beauty", senza però lo stile satirico che contraddistingue quest'ultimo. Non è comunque un film per tutti data la lentezza di alcune scene e dei dialoghi più che forzati, particolari che non sono assolutamente difetti. Diciamo più che altro che chi non ama i classici non può amare questo film. E questo è un classico del cinema moderno e un classico di moderna perfezione.
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